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martedì 17 marzo 2015

Vino come Arte



E’ un eufemismo considerare il contesto esistenziale in cui opero un ambiente non favorevole alle Muse. Più facile definirlo “tout court” semplicemente inadatto a qualsivoglia  evoluzione culturale. Eppure incontestabilmente costituisce il semenzaio della mia spiritualità. Non mi si consideri affetto dallo sterile orgoglio della provincia se affermo che la vita contiene sempre, comunque e dovunque, spunti  sufficienti a promuovere un’espressione artistica,nell’accezione più ampia del termine. Sia che si tratti del poetare o dello scrivere,della musica piuttosto che della danza o della creazione pittorica,o del coltivare le più svariate attività dove riversare la propria passione,la manifestazione di quanto si è incamerato e dissolto nello spazio segreto dell’interiorità è prerogativa di ogni essere umano. Poco importa se ciò avvenga a livello amatoriale e confidenziale o si espanda fino a nutrire ambizioni di universalità:quel che si cerca è,in ultima analisi,l’equivalente espressivo delle proprie inquietudini. Val bene dunque qualsiasi forma, purchè  atta allo scopo: far defluire la piena di sensazioni generata dai traboccamenti dell’anima.                                                                                Quando provai, alcuni anni orsono e per la prima volta,a far roteare il vino nel bicchiere,ad osservarlo,annusarlo e gustarlo con una attenzione nuova,mai avrei immaginato quanta parte di me si sarebbe trasferita in quei gesti e in quelle emozioni. Da allora il bere vino non è stato più una mera attività ludica e goliardica alla ricerca del piacere e dell’oblio ma un atto creativo a tutti gli effetti. L’approccio ad ogni bevuta mi vede nella veste di co-creatore, nel valutare e dar voce e rilievo ad ogni singolo elemento che lambisce i miei sensi,dell’opera già realizzata da vignaiuoli ed enologi ed in un rapporto di assoluta necessità:senza l’uno,l’altro non avrebbe alcun senso.     Degustare è dare fondo alle facoltà intellettive e a quelle immaginifiche,che è esattamente quello che avviene quando si produce un’opera d’arte. E come per l’arte,se e quando scatta l’emozione,si manifesta il suggello di Dio.                            Degustare come far poesia, degustare come scrivere, degustare come suonare uno strumento musicale, degustare come dipingere. L’irrompere del piacere sulla scena rivela quel valore aggiunto che travalica la corretta esecuzione dell’atto:è l’esultanza di aver trovato il nesso col divino,un triplice Est! di assenso alla vita. Qualcuno obietterà che stiamo di fronte a tesi deliranti. Ma inviterei gli scettici a farne sinceramente l’esperienza.
Rosario Tiso





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