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lunedì 25 febbraio 2019

I suicidi di massa di pecore

Negli ultimi decenni avvengono sempre più spesso fenomeni ancora poco compresi nel regno animale: ogni anno da qualche parte nel mondo gli animali si suicidano in massa.

Il fenomeno riguarda moltissime specie, specialmente gli uccelli. Un evento tanto curioso quanto agghiacciante è il suicidio di massa di uccelli di Jatinga in India: incredibilmente ogni anno alla fine dei monsoni migliaia di uccelli (addirittura oltre 40 specie diverse) si alzano in volo per schiantarsi contro case, automobili e sulle strade, concentrando i suicidi in poche ore.
A cosa sono dovuti questi suicidi di massa? Beh, si possono fare solo supposizioni, perché gli studi in questo senso procedono a rilento. C’è chi pensa siano dovuti a onde elettromagnetiche anomale, generate dalla tecnologia dell’uomo che disturbano o alterano gli animali; qualcuno ipotizza che la causa siano i repentini cambiamenti climatici, come tempeste o il surriscaldamento globale; c’è poi chi pensa si tratti di patologie particolari che fanno letteralmente impazzire i soggetti.
Ma se per un certo senso si possono teorizzare malesseri nelle specie selvatiche, diventa più difficile capire coma mai la stessa attitudine inizino ad averla anche gli animali domestici o allevati. Immaginate lo sgomento di un allevatore che vede le sue pecore gettarsi una dietro l’altra in un baratro e tutte dallo stesso punto…
Uno degli eventi più strani di questo tipo è avvenuto in Italia, in provincia di Brescia. Venerdì 27 luglio del 2012, ben 37 pecore e agnelli sono precipitati da un’altura nei pressi del Lago d’Arno, in alta Val Saviore, a circa 1.900 m di quota. In questo caso, il dubbio che non sia stato un suicidio “volontario” c’è perché, per stessa ammissione del pastore che le stava guidando al pascolo, nella mattinata sulla zona si era abbattuto un violento temporale con tanto di fulmini e tuoni. L’idea più gettonata è quindi che i tuoni abbiano spaventato gli ovini e abbiano fatto precipitare i capi ai piedi della Sega d’Arno. La cosa strana è stata che invece di disperdersi, come ci si aspetterebbe, si sono gettate tutte nello stesso punto una dietro l’altra.
Nel 2011 in Turchia era avvenuto qualcosa di molto simile, ma questa volta non c’era alcun temporale o cambiamento climatico. Herder Mejmet Gana stava guidando il suo gregge di 52 pecore su un sentiero montano; gli ovini al termine del viaggio sarebbero state vendute al macello, ma all’improvviso hanno scelto tutte di suicidarsi gettandosi da una rupe. Una delle pecore ha dato il via alla tragedia e ha deviato per gettarsi giù dal dirupo, subito seguita dalle altre compagne. Le carcasse degli ovini sono state trovate sul fondo del dirupo, tutte ammassate nello stesso punto; due pecore incredibilmente sono sopravvissute ad una caduta di oltre 30 mt, atterrando sui cadaveri delle prime.
Ancora prima, sempre in Turchia, ben 450 pecore si sono suicidate con quello che sembra a tutti gli effetti una sorta di rituale. È successo nel 2005 nella provincia di Van, nella regione orientale del paese. Di ritorno dal pascolo in montagna, 450 delle 1.500 pecore che componevano il gregge hanno seguito una che le ha guidate giù da un precipizio: i pastori hanno cercato con ogni mezzo di dissuaderle e ostacolarle, ma prima di riuscire a deviare il flusso hanno perso quasi un terzo dei loro ovini. Si calcola che siano cadute oltre 800 capi e che per fortuna 350 di loro si siano salvate atterrando sui cadaveri di quelle che le avevano precedute.
Torno ancora più indietro, al 17 luglio del 1995. Questa volta nella Mongolia orientale 500 capi tra pecore e capre hanno tentato il suicidio gettandosi in un lago, mentre si stavano abbeverando. I pastori, increduli, hanno visto il gregge gettarsi in acqua senza un motivo apparente e, addirittura, rifiutarsi di nuotare. La follia suicida è iniziata non appena le capre e le pecore sono giunte sul posto: due capre si sono gettate in acqua, immediatamente seguite dal resto del gregge, ad eccezione di sole quattro pecore che sono rimaste in riva al lago. Ci sono volute tre ore per trarre in salvo 281 pecore, mentre per altre 43 di loro e per 206 capre non c’è stato nulla da fare. La cosa più inquietante, oltre al fatto che gli ovini non hanno cercato di nuotare, è che i capi riportati a riva hanno cercato nuovamente di buttarsi in acqua. Le pecore e le capre sopravvissute sono state sottoposte ad alcuni esami, ma tutte sono state trovate in ottime condizioni fisiche.
Questi sono soli alcuni casi di suicidi di massa di pecore avvenute negli ultimi anni. Se il caso italiano potrebbe essere spiegato, almeno in parte, come gesto dovuto alla paura dei capi per il temporale, il resto non è spiegabile, almeno apparentemente, come fenomeno dettato da condizioni esterne. Cosa porta allora al suicidio di massa di molti animali?
https://ununiverso.it/2018/11/16/i-suicidi-di-massa-di-pecore/

Dmitry Orlov: Putin ora pensa che le elite occidentali siano dei 'porci'



Un articolo che avevo pubblicato quasi cinque anni fa,“Putin alle élite occidentali: la ricreazione è finita”, si è rivelato uno dei pezzi più popolari da me scritti finora, con oltre 200.000 letture nel corso degli anni. Avevo commentato il discorso di Putin alla conferenza del Valdai Club, nel 2014. Con quel discorso [Putin] aveva definito le nuove regole in base alle quali la Russia avrebbe condotto la propria politica estera: allo scoperto, completamente in pubblico, come una nazione sovrana fra le altre nazioni sovrane, affermando i propri interessi nazionali e chiedendo di essere trattata alla pari. Ancora una volta, le élite occidentali avevano perso l’occasione per dargli retta.
Invece di una cooperazione reciprocamente vantaggiosa, hanno continuato a parlare un linguaggio fatto di vuote accuse e di inutili e controproducenti sanzioni. E così, nel discorso di ieri [20 febbraio, NdT] davanti all’Assemblea Nazionale Russa, Putin ha avuto un tono di assoluto e totale sdegno e disprezzo nei confronti dei suoi “partner occidentali”, come li definisce di solito. Questa volta li ha chiamati “porci.”
Il discorso annuale del presidente davanti all’Assemblea Nazionale è un avvenimento di una certa importanza. L’Assemblea Nazionale Russa è molto diversa da quella del Venezuela, che in realtà è costituita solo da qualche oscura non-entità di nome Juan che registra video su YouTube nel proprio appartamento. In Russia, questa assemblea è il ‘ritrovo delle celebrità’ della politica russa, tra cui ministri del governo, membri del personale del Cremlino, parlamentari (Duma di Stato), governatori regionali, dirigenti d’impresa ed esperti politici, insieme ad un’enorme folla di giornalisti. Una cosa che si notava durante discorso di quest’anno era l’altissimo livello di tensione nella sala: l’atmosfera sembrava satura di elettricità.
Era subito diventato evidente il motivo di tanto nervosismo fra i quadri superiori della burocrazia statale russa: il discorso di Putin era costituito in parte da ordini di marcia ma anche da una sorta di ‘cazziatone’. I suoi piani per i due anni successivi si erano rivelati estremamente ambiziosi, come lui stesso aveva ammesso. L’asticella è molto in alto, aveva detto, e coloro che non sono all’altezza della sfida non sono obbligati ad affrontarla.  Per quasi tutti quelli che si erano riuniti in quella sala si prospettava un lavoro molto duro, e coloro che avrebbero fallito nei loro compiti difficilmente sarebbero stati presenti la volta successiva, perché le loro carriere sarebbero terminate in disgrazia.
Il discorso conteneva poche cattive notizie e molte ottime notizie. Le riserve finanziarie della Russia sono più che sufficienti per coprire l’intero debito estero, sia pubblico che privato. Le esportazioni di risorse non energetiche stanno crescendo a tal punto che la Russia non ha più bisogno delle esportazioni di petrolio e di gas per mantenere un equilibrio commerciale positivo. È diventata quasi completamente immune alle sanzioni occidentali. I progetti di integrazione eurasiatica stanno andando molto bene. Gli investimenti del governo russo nell’industria stanno pagando i dividendi.
Il governo ha accumulato enormi quantità di capitali, che ora spenderà per programmi nazionali destinati a favorire la popolazione, per aiutare i Russi a vivere più a lungo, a vivere in modo più sano e ad avere più figli. “Più figli-meno tasse” è stato uno degli slogan più accattivanti. Questi sono stati i temi principali dell’intervento: eradicazione della povertà residua; mutui a tassi ridotti e agevolati per le famiglie con due o più figli; pensioni oltre i livelli minimi di reddito ufficiali indicizzate all’inflazione (modificate con valore retroattivo); internet ad alta velocità per ogni scuola; accesso universale all’assistenza sanitaria attraverso una rete di cliniche rurali; diverse nuove cliniche oncologiche di livello internazionale; supporto per le start-up tecnologiche; un programma di “contratti sociali” per aiutare le persone ad avviare piccole imprese; un altro programma chiamato “biglietto per il futuro,” per consentire ai bambini di quinta elementare di scegliere un percorso professionale che includa piani di studio preordinati, tutoraggio ed apprendistato; un sacco di nuovi progetti infrastrutturali, come l’autostrada di prossima inaugurazione tra Mosca e San Pietroburgo, la riorganizzazione della raccolta e del riciclaggio dei rifiuti e l’abbattimento dell’inquinamento atmosferico in una dozzina di grandi città; l’elenco potrebbe continuare ancora per molto. Non si è sentita nessuna critica degna di nota a queste proposte nei commenti sui notiziari e nei talk show televisivi andati in onda subito dopo l’evento; dopo tutto, chi potrebbe mai essere contrario a spendere capitali già disponibili in progetti che aiutino la popolazione?
Forse l’obiettivo più ambizioso di Putin era quello di ricostruire l’intero sistema dei regolamenti governativi russi, sia federali che regionali, che definiscono ogni aspetto della vita pubblica e del commercio. Nei prossimi due anni verrà esaminata ogni singola caratteristica delle varie normative, per verificare se è veramente necessaria e se risponde alle necessità odierne e, se la risposta sarà negativa, sarà eliminata. Tutto questo ridurrà in modo significativo gli oneri di adeguamento alla conformità normativa, abbattendo i costi d’impresa. Un altro obiettivo era quello di continuare a far crescere il settore delle esportazioni agricole, già in forte espansione. L’anno scorso la Russia aveva raggiunto l’autosufficienza per le sementi cerealicole, ma il traguardo generale è quello di raggiungere la completa autosufficienza alimentare e diventare il fornitore mondiale di alimenti ecologicamente puliti. (Come sottolineato da Putin, la Russia rimane l’unico grande produttore agricolo al mondo non contaminato da veleni OGM di origine americana). Un altro obiettivo è quello di sviluppare ulteriormente l’industria turistica russa, già in fase di forte crescita, introducendo i visti turistici elettronici, che saranno molto più facili da ottenere.
Il discorso dell’anno scorso aveva sorpreso il mondo nella sua seconda parte, quella in cui Putin aveva reso pubblico un intero set di nuovi sistemi d’arma russi, in grado di contrastare in modo efficace ogni residuo di superiorità militare statunitense. Quest’anno, ha aggiunto solo un nuovo sistema: un missile da crociera supersonico chiamato “Zirkon” con una portata di 1000 km e in grado di volare a Mach 9. Ma ha anche fornito un resoconto dei progressi di tutti gli altri [sistemi]: tutto procede secondo i piani; alcuni nuovi armamenti sono già stati consegnati, altri stanno entrando in produzione di massa, il resto è in fase di test. Ha parlato a favore di relazioni normalizzate con l’UE, ma ha accusato gli Stati Uniti di “ostilità,”aggiungendo che la Russia non minaccia nessuno e non è interessata ad uno scontro.
Le parole più dure Putin le ha riservate alla decisione USA di abbandonare il trattato INF. Ha detto che gli Stati Uniti hanno agito in malafede, accusando la Russia di aver violato il trattato, mentre erano stati loro ad averlo fatto, in particolare gli articoli 5 e 6, dispiegando in Romania e in Polonia sistemi di lancio a doppio uso, che possono essere utilizzati sia per la difesa aerea che per il lancio di armi nucleari offensive, che il trattato proibisce in modo specifico. I missili da crociera Tomahawk a testata nucleare, che gli Stati Uniti potrebbero schierare in Polonia e in Romania, rappresenterebbero certamente un rischio, ma non garantirebbero agli Stati Uniti nulla di paragonabile ad un vantaggio da primo attacco, dal momento che questi missili da crociera sono talmente obsoleti che persino le difese aeree siriane dell’era sovietica erano state in grado di abbattere la maggior parte di quelli lanciati dagli Stati Uniti come rappresaglia per il finto attacco con armi chimiche a Douma.
Parlando del sogno americano di un sistema di difesa aerea globale, Putin ha esortato gli Stati Uniti ad “abbandonare queste illusioni.” Gli Americani possono pensare a tutto ciò che vogliono, ha detto, ma la domanda è: “capiscono la matematica?” Questa affermazione ha bisogno di una spiegazione.
Primo, gli Americani possono pensare a quello che vogliono perché… sono Americani. I Russi non si concedono il lusso di pensare a cose completamente senza senso. Coloro che non sono ben ferrati nei fatti o nella logica tendono ad essere rapidamente apostrofati con il termine russo“likbez.” Si traduce letteralmente come “analfabeti totali”ed è generalmente utilizzato per tappare la bocca agli ignoranti. Ma, negli Stati Uniti, le manifestazioni di incredibile ignoranza sono abbastanza accettabili. Per fare un esempio, non dovete far altro che documentarvi sull’incredibilmente idiota “Green New Deal” reclamizzato dal neo-congressista diversamente intelligente [congresstwit, twit=idiota, NdT] (vi sembra corretto come termine unisex?) Alexandria Ocasio-Cortez. Se fosse russa, a quest’ora sarebbe già stata coperta di ridicolo.
“Ma riescono a capire la matematica?” Apparentemente no! Esiste un altro termine russo, “matchast,” che, letteralmente, si traduce come “parte materiale” ma con cui si intende la comprensione che può essere raggiunta solo attraverso la conoscenza della matematica, delle scienze sperimentali e dell’ingegneria. In Russia, ignoranti come la Ocasio-Cortez, che pensano che le necessità del trasporto possano essere risolte da veicoli elettrici alimentati da energia eolica e solare, vengono messi a tacere dicendo loro di andare a studiare “matchast,” mentre negli Stati Uniti possono scorazzare nei saloni del Congresso. In questo caso, se gli Americani “conoscessero la matematica”, capirebbero rapidamente che non esiste un sistema difensivo concepibile efficace contro le nuove armi russe, che non è possibile pensare ad armi offensive  in grado di impedire alla Russia di lanciare un inarrestabile attacco di rappresaglia, e che quindi la “nuova corsa agli armamenti” (che alcuni Americani sono stati abbastanza stupidi da annunciare) è effettivamente finita e la Russia ha vinto. Vedi sopra: la Russia non spende i suoi soldi in armamenti; li spende per aiutare la sua popolazione. Gli Stati Uniti possono sperperare in armi tutto il denaro che vogliono, ma questo non farà un briciolo di differenza: un attacco alla Russia sarebbe l’ultima loro azione.
La Russia non ha intenzione di essere la prima a violare il trattato ABM, ma, se gli Stati Uniti dispiegheranno armi nucleari a medio raggio contro la Russia, la Russia risponderà di conseguenza, prendendo di mira non solo i territori da cui viene minacciata, ma anche le località che ospitano i centri decisionali di questi attacchi. Washington, Bruxelles ed altre capitali della NATO sarebbero, chiaramente, in quell’elenco. Ciò non dovrebbe costituire una novità; La Russia ha già annunciato che la prossima guerra, se mai ce ne sarà una, non sarà combattuta in territorio russo. La Russia ha intenzione di portare il combattimento sul suolo nemico, immediatamente. Naturalmente, non ci sarà una guerra, a condizione che gli Americani siano abbastanza sani di mente da capire che attaccare la Russia è l’equivalente di un suicidio atomico. Saranno abbastanza lucidi? Questa è la domanda che sta tenendo il mondo con il fiato sospeso.
È nel parlare di loro che Putin ha usato la parola più raggelante del suo intero discorso. A proposito della disonestà e della malafede degli Americani nell’accusare la Russia di violare il trattato ABM, mentre sono loro stessi a farlo, ha aggiunto: “… e i satelliti degli Americani grugniscono insieme a loro.”  È piuttosto difficile tradurre in modo adeguato il verbo russo “подхрюкивать”; “grugnire con” [Oink with] è il meglio che riesco a fare. L’immagine mentale è quella di un codazzo di porcellini che accompagnano un grande maiale. L’implicazione è ovvia: Putin pensa che gli Americani siano dei porci e che anche i loro satelliti NATO siano dei suini. Pertanto, non dovrebbero aspettarsi che Putin sparga perle davanti a loro e, in ogni caso, sarà troppo occupato ad aiutare i Russi a farsi una vita migliore, per prestare loro attenzione.
Dmitry Orlov
Fonte: russia-insider.com
Link: https://russia-insider.com/en/putin-now-thinks-western-elites-are-swine/ri26363
22.02.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=7396

domenica 10 febbraio 2019

UN GENOCIDA A CAPO DELL'OMS




L'attuale direttore dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanita') e' l'etiope Tedros
Adhanom Ghebreyesu.
Tedros ha militato nel partito TPLF, forza politica dominante dell'Etiopia. Il TPLF ha compito un genocidio nei confronti di un gruppo etnico etiope (gli Amhari) torturando ed uccidendo i loro giovani.
Tedros ha promosso la sterilizzazione forzata di giovani donne Amhari.
E' stato membro dell'Aspen Institute (Rockefeller), ha stretto accordi con la Clinton Foundation e Bill & Melinda Gates Foundation. E' stato membro del GAVI (Rothschild) (1) (2)

Fonti :

(1)https://nomassoneriamacerata.blogspot.com/search?q=Tedros%20Adhanom&fbclid=IwAR2gFwJrQrK7mu_LP3zjfYkmfWFgoOphXMqTLnw7FJNnR_3caQ5HHJyLhXc

(2) http://nomassoneriamacerata.blogspot.com/2017/10/un-pupazzo-dei-rothschild-capo.html

http://nomassoneriamacerata.blogspot.com/2019/01/un-genocida-capo-delloms.html

SALVINI NELLE MANI DI FICO E SOROS


Leggi tutto PER FARCI AMARE LA UE e odiare i populisti

PER FARCI AMARE LA UE e odiare i populisti


Giuro, non è finzione. Sono video di un’associazione europeista, “Pulse of Europe” che intende  in questo modo “lottar contro i populismi” a farci amare la UE.
Nelle storie due lupi che si chiamano Vlad e Donald   vogliono papparsi  i teneri europeisti, visti come conigli (eurolapins)





Les "eurolapins", initiative de "Pulse of Europe" (@PoEFrance) pour faire aimer l'Union européenne et "lutter contre le populisme". Non ce n'est pas un canular !

"- Salut Vlad, c'est quoi cette machine ?
- Ça Donald, c'est ma nouvelle machine à fabriquer les populistes."

– Ciao Vlad, cos’è questa macchina?
– ecco Donald, è la mia nuova macchina per fabbricare i populisti.



Scegliere la solitudine e l’isolamento, rendersi conto dell’assurdità di questa scelta e intestardirsi a continuare, è una tendenza al masochismo, no?
 Come mi trovi nel  mio nuovo ruolo? Faccio  la parte di una politica di estrema destra che di colpo è diventata favorevole all’Unione Europea.
– Poco credibile.
Vuoi costruire un grosso muro? Noi invece in Europa preferiamo costruire dei ponti fra i popoli, e questo da più di 60 anni!
L’Europa è buona come un grosso gelato pieno di aromi!

Erasmus Generation

Attenzione: o questo è il livello mentale a cui riducono i Corsi Erasmus.
O è la manifestazione terminale di quella che Costanzo Preve ha delineato, la “nuova middle class caratterizzata dalla sua facilità di viaggiare, dall’inglese turistico, dall’uso moderato delle droghe, dal controllo delle nascite, da una nuova estetica androgino transessuale, da un umanesimo terzomondista, da un multiculturalismo senza vera curiosità culturale, e infine, da un approccio generale alla filosofia che ne fa una terapia prsicologica di gruppo e una ginnastica di relativismo comunicazionale, in cui il vecchio e faticoso dialogo socratico diventa il chiacchiericcio di persone semicolte”.
Oppure ancora, terzo, questa è l’arroganza dei figli dell’eurocrazia che pensano  di trattare noi come bambini, per convincere i quali occorre l’infantilismo. Probabilmente sono vere tutte tre le ipotesi.
Poi s’intende c’è la grinta della realtà eurocratica:

‘C’è un posto speciale nell’inferno’ per coloro che hanno promosso la Brexit senza un piano – Tusk dell’UE

Donald Tusk, il presidente del Consiglio dell’UE, si è scagliato contro il Regno Unito, dicendo che si chiede quale sia il “posto speciale nell’inferno” per chi ha spinto per la Brexit senza un chiaro piano per concluderlo.
Rivolgendosi ai giornalisti a Bruxelles, Tusk ha ribadito la posizione dell’UE sull’accordo di ritiro, affermando che l’accordo Brexit concordato con il governo Tory di Theresa May nel novembre dello scorso anno, non era aperto alla rinegoziazione.


Donald Tusk e il nonno Josip

Sulla prospettiva di uno scenario “senza accordi”, Tusk ha insistito sul fatto che Bruxelles si sta preparando per un tale “fiasco”, prima di pronunciare alcune parole dure per i funzionari del governo britannico.
“Mi sono chiesto quale sia il posto speciale nell’inferno per coloro che hanno promosso la Brexit senza nemmeno un abbozzo di un piano per consegnarlo in sicurezza”, ha detto.
https://www.rt.com/news/450781-special-place-in-hell-brexit/?utm_source=browser&utm_medium=push_notifications&utm_campaign=push_notifications

Il che dimostra che . L’europeismo è una religione, con i suoi dogmi, i suoi apostoli, le sue blasfemie… e, quindi, l’inferno e la sofferenza che promette agli eretici che osano l’apostasia e ne escono.
Maurizio Blondet
fonte https://www.maurizioblondet.it/per-farci-amare-la-ue-e-odiare-i-populisti/

PD, UN INSIEME DI VIGLIACCHI E TRADITORI DELLA PATRIA


sabato 2 febbraio 2019

CHI HA TRADITO DEVE ESSERE PROCESSATO ED INCARCERATO


Per non dimenticare

Queste sono state le persone che hanno distrutto lo Stato italiano.
Monti, Prodi, Ciampi, Draghi, Padoa Schioppa, D'Alema
Queste persone che hanno tradito il popolo Italiano devono essere processati e incarcerati

“Ma cosa crede, la plebaglia europea: che l’euro l’abbiamo creato per la loro felicità?”

A primo acchito potrebbe sembrare banale dietrologia, o semplice complottismo, ma oltre ad esserci i dati, anche gli stessi esecutori di questi crimini contro l’umanità confermano le accuse a loro carico. Lo stesso Mario Monti durante una conferenza stampa alla Luiss il 22 febbraio 2011, dichiarò: “Non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi e di gravi crisi per fare passi avanti, I passi avanti dell’Europa sono per definizione CESSIONE DI PARTI DI SOVRANITA’ NAZIONALE A UN LIVELLO COMUNITARIO. E’ chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale, possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle, perché c’è una crisi in atto visibile e conclamata. Abbiamo bisogno delle crisi come il G20, come gli altri consensi internazionali, per fare passi avanti; ma quando una crisi sparisce, rimane un sedimento, perché si sono messe in opere istituzioni, legge etc; per cui non è pienamente irreversibile.”


Oppure personaggi come Jacques Attali, banchiere economista e tra i principali esponenti del fondamentalismo eurocratico, il quale dichiarò a chiari lettere: “Ma cosa crede, la plebaglia europea: che l’euro l’abbiamo creato per la loro felicità?”

Siamo in mano a fanatici dall’alto profilo accademico, che grazie alle nuovi armi astratte del tecnicismo stanno portando le persone a dover sopravvivere in uno stato di esasperata precarietà, al punto di dover scegliere tra disperazione e suicidio.

http://altrarealta.blogspot.it/

Aquisgrana: il vero potere adesso ha paura di noi europei



Tanto peggio, tanto meglio: vuoi vedere che l’orrendo patto franco-tedesco per fondare la versione 2019 del Sacro Romano Impero finirà con l’aprire gli occhi agli europei? Lo sostiene Enrico Carotenuto in un’analisi su “Coscienze in Rete”, network impegnato a svelare i retroscena della geopolitica sulla base di una tesi di fondo: il vero poterenon mostra mai il suo vero volto, preferendo utilizzare comodi burattini (come Macron e la Merkel, in questo caso). E una mossa come il Trattato di Aquisgrana – che affossa virtualmente l’Uesullo scenario mondiale – rivela la fragilità del poterefranco-tedesco, spaventato dalla ribellione in corso in tutta Europa(elettorale in Italia, popolare in Francia, istituzionale nella Gran Bretagna della Brexit). Ma quel potere, più che “franco-tedesco”, è apolide: la Francia di Macron e la Germaniadella Merkel sono solo i principali strumenti con cui il neoliberismo neo-feudale ha esercitato il suo dominio, imponendo ai popoli europei di sottostare alle rigide norme finanziarie che hanno fatto crescere il Pil europeo impoverendo però la stragrande maggioranza della popolazione, attraverso un immenso trasferimento di ricchezza dal basso verso l’alto, grazie a regole truccate dell’austerity.
Tristemente decadente anche l’aspetto simbolico del trattato, firmato non casualmente proprio ad Aquisgrana, la capitale di Carlomagno. Proprio Aachen, ricorda Enrico Carotenuto, è la città dove ben 37 imperatori del Sacro Romano Impero vennero incoronati “Re dei Germani” (non dei Franchi). E siamo sicuri, aggiunge, «che anche questa ennesima “incoronazione” abbia il beneplacito del papato». Ve le ricordate, le effusioni del soave Macron in Vaticano con Papa Francesco, dopo che i francesi avevano appena definito “vomitevole” la politicaitaliana sui migranti? Ora ci risiamo: lo stesso Macron – attaccato da Di Maio per lo sfruttamento coloniale dell’Africa – dice che l’Italia merita governanti migliori, all’altezza della sua storia. Si scivola dal ridicolo al grottesco, visto che Macron – a capo di un paese che rapina nel modo più ignobile 14 paesi africani – parla come una Maria Antonietta qualsiasi, assediato com’è dalla rivolta dei Gilet Gialli, approvata da 8 francesi su 10. Ed è proprio il malconcio Macron – politicamente, un morto che cammina – ad aver firmato il Trattato di Aquisgrana insieme ad Angela Merkel, la cui stella politicaè al tramonto.
In altre parole: non sono loro, a decidere. Politici come Merkel e Macron si limitano a eseguire ordini. La notizia? L’élite che li comanda oggi teme il popolo. Ha paura del risveglio in atto, nelle coscienze dei cittadini europei. «Noi – scrive Carotenuto – siamo del parere che il “peggioramento” (l’accorciamento delle linee di comando) sia una manovra di retroguardia, da parte di certe forze, di fronte a quello che sta succedendo realmente dal punto di vista evolutivo». Sempre “Coscienze in Rete” immagina «che la risposta a questo peggioramento imposto sia un’occasione di miglioramento delle coscienze individuali». E’ evidente, intanto, il rischio che la Ue“si smonti” per via dei risentimenti crescenti che stanno esplodendo ovunque, specie nell’Europamediterranea. Il Trattato di Aquisgrana sembra fatto apposta per varare l’Europaa due velocità, divisa tra paesi leader e piccoli satelliti. Il vero poterelavora da sempre alla creazione del super-Stato, «ma è un lavoro molto lungo e difficile anche per le grandi piramidi». Chi ha un po’ di poteretende a mantenerlo. E la piramide è antica, come i suoi metodi: carota e bastone, “divide et impera”. Ora, se non altro, il fenomeno è sotto gli occhi di tutti.
Tanto peggio, tanto meglio: vuoi vedere che l’orrendo patto franco-tedesco per fondare la versione 2019 del Sacro Romano Impero finirà con l’aprire gli occhi agli europei? Lo sostiene Enrico Carotenuto in un’analisi su “Coscienze in Rete”, network impegnato a svelare i retroscena della geopolitica sulla base di una tesi di fondo: il vero potere non mostra mai il suo vero volto, preferendo utilizzare comodi burattini (come Macron e la Merkel, in questo caso). E una mossa come il Trattato di Aquisgrana – che affossa virtualmente l’Ue sullo scenario mondiale – rivela la fragilità del potere franco-tedesco, spaventato dalla ribellione in corso in tutta Europa (elettorale in Italia, popolare in Francia, istituzionale nella Gran Bretagna della Brexit). Ma quel potere, più che “franco-tedesco”, è apolide: la Francia di Macron e la Germania della Merkel sono solo i principali strumenti con cui il neoliberismo neo-feudale ha esercitato il suo dominio, imponendo ai popoli europei di sottostare alle rigide norme finanziarie che hanno fatto crescere il Pil europeo impoverendo però la stragrande maggioranza della popolazione, attraverso un immenso trasferimento di ricchezza dal basso verso l’alto, grazie a regole truccate dell’austerity.
Tristemente decadente anche l’aspetto simbolico del trattato, firmato non casualmente proprio ad Aquisgrana, la capitale di Carlomagno. Proprio Aachen, ricorda Enrico Carotenuto, è la città dove ben 37 imperatori del Sacro Romano Impero vennero Macron e Papa Francescoincoronati “Re dei Germani” (non dei Franchi). E siamo sicuri, aggiunge, «che anche questa ennesima “incoronazione” abbia il beneplacito del papato». Ve le ricordate, le effusioni del soave Macron in Vaticano con Papa Francesco, dopo che i francesi avevano appena definito “vomitevole” la politica italiana sui migranti? Ora ci risiamo: lo stesso Macron – attaccato da Di Maio per lo sfruttamento coloniale dell’Africa – dice che l’Italia merita governanti migliori, all’altezza della sua storia. Si scivola dal ridicolo al grottesco, visto che Macron – a capo di un paese che rapina nel modo più ignobile 14 paesi africani – parla come una Maria Antonietta qualsiasi, assediato com’è dalla rivolta dei Gilet Gialli, approvata da 8 francesi su 10. Ed è proprio il malconcio Macron – politicamente, un morto che cammina – ad aver firmato il Trattato di Aquisgrana insieme ad Angela Merkel, la cui stella politica è al tramonto.
In altre parole: non sono loro, a decidere. Politici come Merkel e Macron si limitano a eseguire ordini. La notizia? L’élite che li comanda oggi teme il popolo. Ha paura del risveglio in atto, nelle coscienze dei cittadini europei. «Noi – scrive Carotenuto – Enrico Carotenutosiamo del parere che il “peggioramento” (l’accorciamento delle linee di comando) sia una manovra di retroguardia, da parte di certe forze, di fronte a quello che sta succedendo realmente dal punto di vista evolutivo». Sempre “Coscienze in Rete” immagina «che la risposta a questo peggioramento imposto sia un’occasione di miglioramento delle coscienze individuali». E’ evidente, intanto, il rischio che la Ue “si smonti” per via dei risentimenti crescenti che stanno esplodendo ovunque, specie nell’Europa mediterranea. Il Trattato di Aquisgrana sembra fatto apposta per varare l’Europa a due velocità, divisa tra paesi leader e piccoli satelliti. Il vero potere lavora da sempre alla creazione del super-Stato, «ma è un lavoro molto lungo e difficile anche per le grandi piramidi». Chi ha un po’ di potere tende a mantenerlo. E la piramide è antica, come i suoi metodi: carota e bastone, “divide et impera”. Ora, se non altro, il fenomeno è sotto gli occhi di tutti.
fonte http://www.libreidee.org/2019/02/aquisgrana-il-vero-potere-adesso-ha-paura-di-noi-europei/

LE RIVELAZIONI DEL GRAN MAESTRO GIULIANO DI BERNARDO / MASSONERIA, ECCO TUTTE LE CONNECTION



Andrea Cinquegrani
Verbalizzazione clou davanti alla Corte d’Assise di Reggio Calabria da parte dell’ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Giuliano Di Bernardo, che ricostruisce una serie di storie & fatti, soprattutto sul versante dei rapporti tra massoneria e ‘ndrangheta, partendo dalle inchieste dell’allora procuratore capo di Palmi Agostino Cordova.
Ma fa dichiarazioni anche anche sulla figura del Venerabile Licio Gelli voluto dagli americani al vertice della P2, sui “veri elenchi” della stessa super loggia, su traffici d’armi con la Somalia.
Tutto si svolge lo scorso 11 gennaio alla Corte d’Assise reggina, in occasione del processo sulla “‘ndrangheta stragista” che vede alla sbarra il boss siciliano Giuseppe Graviano e Santo Filippone, accusati di essere i mandanti degli agguati ai carabinieri dei primi anni ’90, all’epoca di quelle stragi che insanguinarono il nostro Paese.
Di Bernardo venne eletto Gran Maestro del Goi l’11 marzo del 1990: la sua testimonianza, quindi, è di grande importanza all’interno del processo perchè riguarda proprio quegli anni bollenti.
QUEL “MINOTAURO” CHE AVEVA LA VISTA LUNGA
Agostino Cordova.
La verbalizzazione parte proprio dal “minotauro di Palmi” Cordova, come epicamente lo definì Giorgio Bocca nel suo straordinario “Inferno” uscito nel ’92. Da rammentare che la maxi inchiesta di Cordova partì dalla morte mai chiarita di un grosso notaio-massone calabrese, Pietro Marrapodi, il quale apparteneva alla loggia “Logoteta” e aveva iniziato a verbalizzare sui rapporti tra massoneria e ‘ndrangheta. A Marrapodi venne negata la scorta, fu trovato impiccato nel suo scantinato e la sua morte venne rapidamente archiviata come omicidio senza che sia mai stato trovato un colpevole.
Ecco le parole dell’ex Gran Maestro davanti al collegio presieduto da Ornella Pastore e al procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, che lo ha interrogato: “L’inchiesta di Cordova stava andando nelle direzione giusta. Io gli misi a disposizione documenti importanti e i risultati delle mie scoperte, ma poi non è successo nulla. Quando l’inchiesta gli fu tolta il fascicolo è passato in mano a  più procuratori per competenza a Roma, e lì è stata archiviata per decorrenza dei termini”. Il gigantesco fascicolo, infatti, approdò nel “porto delle nebbie”, fra gli altri affidato ai pm Augusta Iannini (consorte dello storico conduttore di Porta a PortaBruno Vespa) e Nello Rossi.
Continua Di Bernardo: “Ettore Loizzo, ingegnere di Cosenza e mio vice nel GOI, nel corso di una riunione della Giunta del Grande Oriente disse che poteva affermare con certezza che in Calabria su 32 logge 28 erano controllate dalla ‘ndrangheta. Io saltai sulla sedia e gli dissi: ‘E cosa vuoi fare?’. Lui mi rispose: ‘Nulla, assolutamente nulla’. E mi spiegò che viceversa lui e la sua famiglia rischiavano gravi rappresaglie. Mi recai allora dal duca di Kent a cui esposi la situazione, ma mi disse che ne era già a conoscenza. A Londra mi dissero che grazie all’ambasciata ed ai servizi di sicurezza erano a conoscenza delle infiltrazioni della ‘ndrangheta e questo è normale, perchè in Inghilterra la massoneria è un’istituzione riconosciuta. Il capo è il duca di Kent, quindi è normale che le associazioni con cui sono in rapporti siano sotto osservazione”.
LOGGE, ‘NDRINE & CLAN
Da tener presente che il tema dei rapporti tra massoneria è ‘ndrangheta è stato al centro dei lavori della precedente Commissione Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, che una paio d’anni fa chiese all’attuale Gran Maestro del GoiStefano Bisi (giornalista senese e in rapporti di “lavoro” con il responsabile del Monte dei Paschi di Siena David Rossi, “suicidato” dal quarto piano di palazzo Salimbeni cinque anni fa), la consegna degli elenchi dei massoni calabresi, suscitandone le ire: Bisi parlò di vera caccia alle streghe, quando uscirono fuori i nomi di alcuni massoni sotto inchiesta (o condannati) per rapporti con le ‘ndrine.
Stefano Bisi
Torniamo alla verbalizzazione bollente. “La Calabria era indubbiamente il centro di questo fenomeno di infiltrazione, messo in evidenza dal procuratore Cordova, ma già segnali venivano dalla Sicilia. Ci fu un fatto che fece tremare i vertici del Grande Oriente, ossia l’arresto del sindaco di Castelvetrano per i suoi coinvolgimenti con la mafia. Ma in Sicilia ebbi altri segnali da parte dei vertici del Goi”.
I segnali, precisa, arrivarono soprattutto da un avvocato-massone di Palermo, Massimo Maggiore, il quale lo metteva in guardia dal visitare una loggia trapanese per via, appunto, di infiltrazioni sempre crescenti in tutta la Sicilia: “Gli chiesi come avevano potuto permetterlo, e lui mi rispose che non avevano potuto evitarlo. Lì cominciai a capire che i vertici che avrebbero dovuto applicare le regole della massoneria, nel territorio erano in realtà state subordinate a logiche di altro potere. E questo avveniva già prima dell’inchiesta di Cordova. Io sono stato eletto Gran Maestro ignorando completamente quali fossero le realtà locali. Nella massoneria siciliana non c’era per così dire un punto di vista unitario. La massoneria era frastagliata e ogni parte aveva il suo centro di potere. In Calabria, invece, c’era una mente che regolava, al di là di tutti, i contrasti che esistevano tra le obbedienze massoniche di quel territorio. Si percepiva un filo conduttore. Loizzo mi diede l’imprinting più forte, però poi io iniziai a vedere il contorno e sono arrivato a capire che la massoneria calabrese è più potente di quella siciliana per la visione unitaria che possiede”.
Di Bernardo fornisce ragguagli anche sui rapporti tra massoneria e movimenti separatisti, all’epoca molto forti: “Il mio segretario segretario personale Luigi Savina mi diceva che parte della massoneria appoggiava i movimenti separatisti. Reggio Calabria era il centro propulsore di questi movimenti separatisti. Cosenza aveva una sua specificità e la situazione era meno grave. Catanzaro non contava molto. Quella visione non rientrava nella mia visione d’Italia, per questo fin da quando sono stato Gran Maestro ho sempre respinto tali richieste di coinvolgimento che arrivavano. Non conosco la situazione al Nord, ma immagino che non fosse interessato, sebbene non posso escludere che ci fosse chi gettava benzina sul fuoco”.
Sui legami massoneria-mafia all’epoca delle stragi, così dichiara Di Bernardo: “Io un’idea me la sono fatta e penso che fosse tutto all’interno di uno stesso contesto, seppur con separazioni interne. L’idea che mi sono fatto era che lì c’era qualcuno che tirava le fila all’interno di contesti diversi. Sì, quella stagione è maturata a contatto con ambienti massonici”.
TRAFFICI D’ARMI IN SOMALIA 
Licio Gelli
L’ex Gran Maestro racconta poi di una strana telefonata che gli pervenne poco dopo la sua nomina al vertice del Goi, succedendo al sardo Armando Corona, grande amico dell’ex capo dello stato Francesco Cossiga: “Ero nella mia residenza sul Gianicolo e suona il telefono alle tre di notte. Mi sento dire con una voce da straniero: ‘Gran Maestro, noi avremmo bisogno delle stesse cose che ci ha dato prima’. Io avrei potuto dire ‘sta parlando con un’altra persona’. Però sono stato al gioco e ho chiesto ‘di cosa avete bisogno in particolare?’. E inizia a farmi un elenco di armi non solo leggere ma anche pesanti. Quando lui si accorge del senso delle mie domande mi dice: ‘Sto parlando con Armando Corona?’. Io dico ‘No, sono Giuliano Di Bernardo’ e lui mette giù. Per me si è accesa una spia. Capii che quella telefonata proveniva dall’Africa, forse dalla Somalia”. Ricordiamo che la Somalia era un paese all’epoca molto ‘caldo’, densa di traffici di armi sui quali stava indagando la giornalista Rai Ilaria Alpi; così come sui traffici di rifiuti tossici, in gran parte gestiti dalle mafie in combutta con ambienti massonici.
La verbalizzazione prosegue descrivendo i rapporti della massoneria nostrana con quella inglese e quella americana. “Quando gli americani vengono in Italia portano una nuova immagine della massoneria, che è quella della massoneria democratica, diversa da quella nata in Inghilterra, e in questo cambia tutto”.
IL VENERABILE VOLUTO DAGLI STATES
Circa gli anni seguenti prosegue: “Il governo americano iniziava a temere che ci potesse essere il sorpasso comunista. Quando gli americani non hanno più fiducia negli organi istituzionali, vanno alla ricerca dell’uomo nuovo, fuori da ogni contesto. Fu Frank Gigliotti(il massone che aveva lavorato per lo sbarco degli Usa in Italia, ndr) a rifondare la massoneria in Italia, e sempre lui propose Licio Gelli. Disse, ‘Il salvatore dell’Italia è quest’uomo’. Da quel momento Gelli è stato il referente unico ed esclusivo del governo americano, per evitare che si facesse il sorpasso dei comunisti. Gelli ha avuto montagne di dollari, ma soprattutto il governo americano ha messo all’obbedienza di Gelli i vertici italiani economici, militari e della magistratura. Tutti nella sua obbedienza. Quest’uomo, all’improvviso, s’è ritrovato un potere che penso nessuno abbia mai avuto in Italia. Ed è vero: si parla di questo progetto politico di Gelli, il Piano di Rinascita. Ma cosa avviene? Gelli si era impegnato a modificare l’Italia per evitare il sorpasso. Ma quando Gelli riceve i soldi dagli americani fa i suoi affari e non pensa allo scopo fondamentale. Gli americani cominciano a sollecitarlo. E allora lui, come confidato a qualche suo collaboratore, non ce la fa più e si mette a scrivere così un progetto a caso. Tradisce gli americani mettendo da parte i fini politici”.
IL VERO ELENCO DELLA P2
Sui rapporti tra il capo della P2 e il Grande Oriente, così racconta davanti alla Corte d’Assise Di Bernardo: “Aveva una base molto forte. Ufficialmente tutti osannavano Gelli. Ma io ho avuto modo di capire che questo non era vero. Gelli, dopo la mia elezione, mi invia due lettere in cui mi chiede di essere riammesso al Goi. Io le leggo e informo la giunta che mi sono arrivate queste lettere e non faccio nulla. Una sera Eraldo Ghinoi mi viene a trovare e mi chiede se ho ricevuto le lettere. Io dico che, a parte la mia idea personale, Gelli non può né deve tornare. E che se anche io avessi voluto il suo rientro, l’avrei dovuto presentare in Gran Loggia con la certezza che sarebbe stato bocciato a grande maggioranza. E lui mi dice, ‘Qui ti sbagli. Prova a metterlo all’approvazione e vedrai che sarà approvato’. A questo punto mi dice, ‘Io sono amico di Gelli da tanto tempo’ e mi fa vedere una medaglia d’oro e platino ricevuta da Gelli. Io comincio a pensare: questa è la massoneria”.
Le manovre ‘persuasive’ di Gelli nei confronti del fresco numero uno del Goi per una riammissione, comunque, sono state diverse, e con promesse molto forti. In danaro ma soprattutto mediante la consegna dei ‘veri elenchi‘ della P2. Ecco le parole pronunciate da Di Bernardo: “Quello sequestrato dalla magistratura era un elenco solo parziale. Gelli mi offrì l’elenco vero della P2 tramite un suo emissario che commentò, ‘così puoi ricattare tutta l’Italia’. Non dico che non ci ho pensato, ma poi ho deciso di non procedere”.
E continua: “Dopo la mia elezione, chiede di incontrarmi il segretario personale del gran maestro Ennio Battelli (generale di brigata aerea iscritto alla loggia Garibaldi di Imperia, ndr). Questo segretario voleva fare una dichiarazione al gran maestro da firmare. Infatti lo incontro e mi dice che una sera Gelli si presenta nello studio del gran maestro Battelli con un grosso fascicolo e gli dice, ‘Questo è l’elenco della P2’. Battelli inizia a sfogliarlo e diventa di tutti i colori. Battelli chiude e dice a Gelli, ‘Riprendilo, questo io non l’ho mai visto’. E dice al suo segretario che i nomi che ha visto lì non li vuole dire. Il segretario si sente in dovere di fare questa dichiarazione. Io ho la cognizione che il vero elenco esiste ma non sappiamo dove. Questo avviene dopo che la loggia P2 è stata sciolta. Per sciogliere la P2 è stata necessaria la legge Anselmi, anche se non scioglie proprio nulla perchè contiene una contraddizione che contrasta con un articolo della Costituzione”.
QUELLE LOGGE COPERTE
Sul tema bollente delle logge coperte, ecco cosa ne pensa Di Bernardo: “Un giorno mi viene a trovare un personaggio calabrese che mi dice: ‘Gran Maestro, io sono all’obbedienza di Armando Corona della loggia coperta, però voglio sempre stare accanto al numero uno e voglio entrare nella sua loggia coperta’. E io dissi che per prendere in considerazione la sua richiesta avevo bisogno di un documento scritto. Così mi scrisse una lettera su carta intestata in cui allegò una foto con Corona vestito con paramenti massonici e mi fornì prova documentale dell’esistenza di una loggia coperta. Non ho mai saputo se fosse in Calabria, ma il soggetto che venne da me era un calabrese. Io a quel punto diedi tutto a Cordova. Le logge coperte sono di fatto dei comitati d’affari. Corona ha preso quegli imprenditori che secondo lui potevano essergli utili nei suoi progetti e li ha riuniti in una loggia coperta”.
In alcuni passaggi le parole dell’ex gran maestro Di Bernardo sembrano pronunciate da una vera Alice nel paese delle meraviglie. Come cadesse dal pero su tante vicende massoniche che ha scoperto solo dopo la sua nomina. E sorge spontaneo un interrogativo: ma come ha fatto ad essere eletto se era all’oscuro di tanti meccanismi e conosceva così poco tanti territori italiani?
Ciò detto, si tratta di una verbalizzazione per non pochi versi “storica”.
Di chi ha guidato per anni il Grande Oriente, lo ha ben conosciuto al suo interno e ha deciso di descriverne affari & connection.
Tra l’altro questa fresca testimonianza consente di ri-valorizzare quella prima maxi inchiesta firmata Cordova. Chissà perchè affossata tra le nebbie romane…
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