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mercoledì 21 giugno 2017

UN ESORTAZIONE CHE DISTRUGGE LA CHIESA E I FEDELI



Quello che mi sorprendo è come mai il clero e i fedeli che hanno ben compreso che queste parole servono per destabilizzare la chiesa e il mondo prendano ancora a modello tali parole invece di rifiutare tale testo e negarlo, Continuando ad applicare quello che vi era prima di questo, e anche gli altri che sono andati in confusione mediante esso, perchè non lo rigettano, perchè non lo rifiutano? Da come il clero e il popolo si comporta anche se confuso pare che gli faccia piacere ascoltare questa campana, quasi fossero lobotomizzati, e istupiditi, quasi qualcosa li inducesse a seguire le eresie del testo Amore lieto
( Amoris Laetitia), da l'impressione che molti vogliano farsi del male, vogliano in realtà liberarsi da una certa chiesa, da quella secolarizzata, non è un impressione è la realtà, una parte del clero piace questo testo di Bergoglio, piace perchè li rende liberi di essere quello che hanno sempre voluto essere, preti liberi di pensarla come volevano, e quindi queste contrapposizioni tra chi accetta queste parole e chi le rifiuta saranno sempre più marcate, finché lo scontro diverrà addirittura fisico, procurando e producendo odio tra lo stesso clero, ora siamo a liti informali, ma presto si passerà a via di fatto ben più drastiche e potrebbe pure scapparci qualcosa altro, così avvera anche tra i fedeli, con l'epilogo finale che ci sarà certamente lo scisma e in certo senso c'è già, ben vediamo la separazione in questi giorni tra Bergoglio e BXVI il vero pontefice. Per cui dico buttate ne cesso questo libro che destabilizza la chiesa prima che esso la distrugga in toto e riprendente seriamente il mano il vangelo e a quello dovete fedeltà non ad un libricino d'intenti confusi. 

fonte http://iipapi.blogspot.it/2017/06/un-esortazione-che-distrugge-la-chiesa.html

MUSULMANO BRUCIA MADONNA A FOGGIA: “FATTO PER ISLAM”,

Un tunisino ed un gambiano sono stati espulsi per motivi di sicurezza dello Stato. Lo fa sapere il Viminale.
Il primo, un 34enne residente a Piombino (Livorno) aveva condiviso sul proprio profilo Facebook immagini e video di propaganda dello Stato Islamico.

VERIFICA LA NOTIZIA

Il gambiano, 25 annni, il 2 gennaio scorso aveva danneggiato una teca contenente la statua della Madonna nel cortile esterno della Parrocchia della Madonna del Rosario di Foggia e aveva incendiato un presepe, motivando il suo gesto per la sua appartenenza alla fede musulmana.
Con questi rimpatri, il 53/o e il 54/o del 2017, salgono a 186 i soggetti gravitanti in ambienti dell’estremismo
religioso islamico espulsi con accompagnamento nel Paese di provenienza dal gennaio 2015 ad oggi. Intanto ne sono sbarcati 500 mila. Geniale.
Ora lo chiamano ‘estremismo religioso’: questo accade quanto al posto delle palle hai lo yogurt.

Un immigrato di 25 anni, del Gambia, in regola con il permesso di soggiorno (sembra umanitario), è stato arrestato in flagranza di reato dai carabinieri dopo aver incendiato il presepe allestito nel cortile della parrocchia della Madonna del Rosario, in via Guglielmi, a Foggia.

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L’africano, da circa due anni in Italia e senza fissa dimora (ridicolo che chi non ha un lavoro che gli permetta di avere una casa abbia il permesso di soggiorno), ha ‘giustificato’ il gesto sacrilego perché musulmano e, per tale ragione, obbligato a distruggere i simboli cristiani.
E’ accusato di danneggiamento, incendio e resistenza a pubblico ufficiale.
Il giovane ha appiccato il rogo dopo aver mandato in frantumi con un bastone la teca contenente una statua della Madonna. E’ stato lo stesso parroco della chiesa a bloccarlo e ad avvisare i militari che sono subito intervenuti.
fonte http://voxnews.info/2017/06/21/musulmano-brucia-madonna-a-foggia-fatto-per-islam-espulso/

LE STRONZATE DELLA LORENZIN











 La ministra della Salute Beatrice Lorenzin dovrebbe fare un passo indietro.
Nella giornata di ieri la Lorenzin ha dichiarato in un’intervista a Sky che “l’Austria invita a non andare a Gardaland perché c’è un problema di copertura vaccinale in Veneto“.
Immediata la replica del CEO del parco di divertimento Aldo Maria Vigevani, che qualche ora dopo ha smentito le affermazioni del ministro: “Gardaland tiene a chiarire che, all’interno del Parco, non c’è stato e non c’è alcun problema specifico legato alle vaccinazioni. Tra l’altro non ci risulta sia stata divulgata da alcun Paese estero una circolare che dissuada dalla visita a Gardaland”.
Di seguito la dichiarazione integrale della ministra Lorenzin:
“L’obbligo dei vaccini è stato deciso dopo numerose riunioni con i rappresentanti di tutte le Regioni, anche del Veneto, ed è una necessità dimostrata dai numeri e dai fatti. Il Veneto ha gravi carenze nella copertura vaccinale, e di questo non si può far finta di niente, anche agli occhi del mondo. Una settimana fa i giornali austriaci hanno riportato l’indicazione espressa dalle autorità sanitarie austriache che invitano i loro connazionali a non andare a Gardaland perché c’è un problema di copertura vaccinale in Veneto. Ci rendiamo conto dei messaggi che passano fuori da qui per alimentare polemiche esclusivamente politiche”.

Anche l’assessore alla Sanità della Regione Veneto Luca Coletto ha contestato quanto detto dalla Lorenzin: “Non c’è un’epidemia di morbillo ed i casi sono in diminuzione. Chiediamo ci venga data tale circolare; potrebbe trattarsi invece di una ‘epidemia politica’,” ha dichiarato Coletto.
Austria, vaccini e Gardaland, Fantinati (M5S): “Basta con questi rappresentanti incapaci”

Il parlamentare del M5S Mattia Fantinati ha commentato l’uscita della Lorenzin postando il video dell’intervista su Facebook e scrivendo:

“Basta con questi rappresentanti incapaci!!! Sentite questa, l’ennesima follia.
Secondo la Lorenzin, l’Austria avrebbe emesso una circolare sconsigliando di portare i bambini a Gardaland e di trascorrere le vacanze in Veneto a causa della bassa immunizzazione.
Ma un vaccino contro questa classe politica?”

Fonte:https://www.silenziefalsita.it/2017/06/16/austria-vaccini-gardaland/

http://direttanfo.blogspot.it/2017/06/condividete-lorenzin-nei-guai-lhanno.html

http://altrarealta.blogspot.it/




QUESTA E' DA GALERA 
270 morti per morbillo a Londra. Le prove del reato, reiterato, di procurato allarme della Lorenzin. Stanno partendo gli esposti in tutte le procure di Italia.

L’imbecille globale è al potere















Ogni mattina, pomeriggio e sera, ovunque tu sei e a qualunque fonte d’informazione ti colleghi – video, radio, giornali, web ma anche film, concerti, omelie, lezioni a scuola o all’università, discorsi istituzionali – c’è un Imbecille Globale che ripete sempre lo stesso discorso: 

“Abbattiamo i muri, niente più frontiere tra popoli, fedi, razze, sessi e omosessi, non più chiusure in nazioni, generi, famiglie, tradizioni ma aperti al mondo”.

Te lo dice come se stesse esprimendo un’acuta e insolita opinione personale, originale; finge di ribellarsi al conformismo della chiusura e al potere del fascismo (morto da 72 anni) mentre lui, che coraggioso, che spregiudicato, è aperto, non si conforma, ha la mente aperta, il cuore aperto, le braccia aperte, è cittadino del mondo. Sfida i potenti, lui, che forte.

Sta ripetendo all’infinito, da imbecille prestampato qual è, il Catechismo Precompilato dei Cretini Allineati al Canone del Tempo. Tutti per uno, uno per tutti. L’Imbecille è globale perché lui sa dove va il mondo e si sente cittadino del mondo. L’idiota planetario si moltiplica in mille versioni.

C’è l’Imbecille Cantante che dal palco, ispirato direttamente dal dio degli artisti, dichiara che lui canta contro tutti i muri e tutti i razzismi. Che eroe, sei tutti noi.

Poi vedi l’Imbecille Attore o Regista che dal podio lancia il suo messaggio originale e assai accorato, perfettamente uguale a quello del precedente cantautore, ma lui lo recita come se l’umanità l’ascoltasse per la prima volta dalla sua viva voce. “Io non amo i muri, non mi piace chi vuole alzare muri” Che bravo, che anticonformista.

Segue a ruota l’Imbecille Intellettuale, profeta e opinionista che per distinguersi dal volgo rozzo e ignorante, dichiara anche lui la Medesima Cosa, sui muri ci piscio, morte al razzismo, morte a Hitler (defunto sempre da 72 anni), viva l’accoglienza, i neri, i gay e i trans.

L’Idiota Collettivo, versione ebete dell’Intellettuale Collettivo post-gramsciano, non pensa in proprio ma scarica l’app ideologica che genera risposte in automatico. Poi c’è l’imbecille a mezzo stampa o a mezzobusto che riscrive o recita ispirato l’identica pisciatina contro i Muri.

E poi c’è il Presidente o la Presidente, che in veste d’Imbecille Istituzionale, esprime lo stesso, identico Concetto, col piglio intrepido di chi sfida i Poteri Forti (ai cui piedi è accucciato o funge da zerbino).

Non c’è film, telefilm, concerto, spettacolo teatrale o sportivo, gag e omelia tv in cui non si ribadisca la lotta tra il Bene e il Male: Aperti e Filantropi contro Chiusi & Ottusi, Accoglienti contro Razzisti, Omofili contro Omofobi, Xenofili contro Xenofobi e Negrofobi.

Voi quelli del Muro, noi quelli del Telepass.

Le bestie da scacciare sono quasi sempre vaghe, anonime, mitologiche; e già, il male è sempre oscuro, cospira nel buio, non ha volto, solo maschere storiche o ridicole. Ora va di moda la maschera di Trumputin, in Europa di Le Pen, da noi di Salvini.

Tu senti uno, cambi canale e ne senti un altro idem, spegni la tv e senti alla radio un altro ma il Discorso è sempre quello, apri il giornale e leggi ancora l’Identica Opinione; a scuola idem con patate, all’Università peggio-mi-sento, i Palloni Gonfiati dai media compilano lo stesso Modello Unico.

Nessuno di loro è sfiorato da dubbi, invece a te sorge un primo dubbio: è un’allucinazione o è sempre la stessa persona, l’Imbecille Globale, che cambia veste, fattezze e mansioni e ripete all’infinito l’Identico Discorso?

Segue un secondo dubbio: ricordo male o eravamo in democrazia, che vuol dire libertà e pluralismo, cioè opinioni libere e divergenti a confronto? Loro non credono alla Verità, sono relativisti, però guai a dissentire dal Discorso Obbligato con fervorino finale anti-Muro.

Ma possibile che tutti la pensino allo stesso modo, conformi, allineati e omologati, e ritengano che la cosa più urgente e più importante del momento, il Messaggio Unisono da dare all’Umanità sia sempre quello? Allora ti sorge un terzo dubbio.

E se l’Imbecille Globale a reti unificate fosse il Grande Fratello del nostro tempo? Se fosse lui il Portavoce multiplo del Non-Pensiero Unico, cioè del nuovo regime totalitario-globalitario? E se fosse proprio quell’Uniformità Totale e quel corale accodarsi la miseria prioritaria del nostro tempo?

Non so voi, ma io di quell’Imbecille Planetario che ripete il Discorso Unico e Identico all’Infinito, non ne posso più.

Marcello Veneziani 19 giugno 2017
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BURIONI PROVIENE DA ENTI CONTROLLATI DAI ROCKEFELLER



Roberto Burioni che si batte per l'obbligatorieta' dei vaccini proviene da scuole controllate dai
Rockefeller.

Ha frequentato come Visiting Student per un periodo complessivo di due anni i Centers for Disease Control di Atlanta (1) (2) , un ente finanziato dalla Rockefeller Foundation (3) ed il Wistar Institute presso l' Universita' della Pennsylvania.
L'Universita' della Pennsylvania ha rapporti con la Rockefeller Foundation (4), mentre
il presidente di questa universita' per il periodo 1994-2004 e' stata Judith Rodin che e' stata anche presidente della Rockefeller Foundation tra il 2005 ed il 2017 (5).(6)

Dal 1991 e' stato Visiting Investigator presso il Dipartimento di Immunologia dello Scripps Research Institute la Jolia  un ente che collabora con l'Universita' Rockefeller. (7)

Il nome di Burioni compare nell'elenco massoni (8) e frequenta organizzazioni massoniche sioniste
come il Rotary (9).

Fonti :

(1) http://www.unisr.it/k-teacher/burioni-roberto/

(2) https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Burioni

(3) http://mphprogramslist.com/100-awesome-things-you-never-knew-about-the-cdc-centers-for-disease-control/

(4) http://penniur.upenn.edu/initiatives/rapid-urbanization

(5) https://en.wikipedia.org/wiki/Judith_Rodin

(6) https://www.rockefellerfoundation.org/insights/insights-detail/#why-should-philanthropy-be-involved-with-innovative-finance

(7) http://www.scripps.edu/newsandviews/e_20110620/law.html

(8) http://popoffquotidiano.it/wp-content/uploads/2014/10/Massoneria-Elenco-Massoni-Italiani-.pdf

(9)http://caglialert.blogspot.it/2010/06/rotary-cagli-riconoscimento-paolucci-e.html

http://nomassoneriamacerata.blogspot.it/

GUERRA RANIERI, CHE SI BATTE PER L'OBBLIGATORIETA' DEI VACCINI, E' UN PUPAZZO DEI ROTHSCHILD



Guerra Ranieri nel periodo 1982-1983 ha fatto tirocinio presso il Ross Institute della London School of Hygiene and Tropical Medicine finanziata dai Rockefeller.(1) (2) (3)
Nel periodo 1986-dicembre 1986 ottiene un certificato presso l'OMS (WHO) dei Rothschild (4)
Nel periodo gennaio 2000-gennaio 2001 ritorna al Ross Institute dei Rockefeller
Nel 2005 ha lavorato presso l'OMS (WHO) dei Rothschild
Nel periodo che va da ottobre 2006 a maggio 2007 ha studiato presso il World Bank Institute branca della Banca Mondiale dei Rothschild (5)

Fonti :

curriculum :

 http://www.salute.gov.it/portale/CV692009/CV_pubblicazioni_Guerra_n.pdf

http://www.igienistionline.it/docs/2014/32cvguerra.pdf

(1) https://en.wikipedia.org/wiki/London_School_of_Hygiene_%26_Tropical_Medicine

(2) https://books.google.it/books?id=VXnXAAAAQBAJ&pg=PA740&lpg=PA740&dq=London%20School%20of%20Hygiene%20%26%20Tropical%20Medicine%20rothschild&source=bl&ots=Vucub3JG7u&sig=P9TFPqf1LYmhe4ZSEnIsaZ7te8A&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi-m7_SkMfUAhXJvRQKHY5wA28Q6AEIQTAE#v=onepage&q=London%20School%20of%20Hygiene%20%26%20Tropical%20Medicine%20rothschild&f=false

(3) http://www.telegraph.co.uk/finance/9300205/Rothschild-and-Rockefeller-their-family-fortunes.html

(4) http://nomassoneriamacerata.blogspot.it/2017/05/loms-che-sta-terrorizzando-gli-italiani.html

(5) https://en.wikipedia.org/wiki/World_Bank_Institute

http://nomassoneriamacerata.blogspot.it/

L'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA' E' STATO FINANZIATO DAI ROCKEFELLER



L'Istituto Superiore di Sanita' e' stato finanziato dalla fondazione Rockefeller (1).

Il presidente di questo istituto e' Walter Ricciardi, che si batte per l'obbligatorieta' dei vaccini,  ha forti legami con organizzazioni controllate dai Rothschild e Rockefeller (2)


Fonti :

(1) https://it.wikipedia.org/wiki/Istituto_superiore_di_sanit%C3%A0

(2) http://nomassoneriamacerata.blogspot.it/2017/06/il-presidente-dellistituto-superiore.html

C’E’ UN CHIP SEGRETO IN OGNI TELEFONO: NON CREDERTE A COSA SERVE, PAZZESCO!(GUARDA IL VIDEO)


 
Ecco a cosa serve il chip segreto della batteria degli smartphone Samsung – IL VIDEO . Di questi tempi è lecito pensare che qualcuno voglia spiarci.
Del resto, negli Stati Uniti d’America la recente querelle con Apple in ordine alle intercettazioni da parte dell’NSA che ha pubblicamente chiesto di poter conoscere il sistema per leggere i dati degli iPhone, ci fa comprendere come tutti coloro i quali utilizzano un dispositivo siano in effetti a rischio. Anche nei sistemi Samsung e più precisamente nella batteria, è stato individuato una sorta di chip misterioso. Di cosa si tratta? Un video tenta di fornire una spiegazione plausibile.
fonte http://notiziarioonline360.com/2017/06/21/ce-un-chip-segreto-telefono-non-crederte-cosa-serve-pazzescoguarda-video/

lunedì 5 giugno 2017

IL PADRE DI TUTTI GLI SPIN DOCTOR: EDWARD BERNAYS



di Gaetano Sebastiani
Che la moderna comunicazione politica non sia il mero frutto dell’ars oratoria del leader di turno è ormai un fatto accertato e consolidato. Quello che suscita ancora curiosità è cercare di scoprire quale sia la figura, o meglio la “mente” che ispira gli atteggiamenti, i vezzi e – più importante di tutto – i discorsi dei politici.Sappiamo, ad esempio, che personaggi quali Berlusconi, o anche Renzi, hanno grandi doti comunicative. Ma, partendo dal presupposto che quanto espongono in pubblico non è totalmente farina del loro sacco, non ci è dato facilmente sapere chi sia il deus ex machina dei loro discorsi che, per quanto condivisibili o meno, possiedono comunque il potere di influenzare le masse.
Nell’impossibilità di svelare con precisione nomi e cognomi, ciò che almeno possiamo portare alla luce è la figura al centro di tutto questo processo, quella che una felice ed usatissima espressione anglosassone definisce “spin doctor”, letteralmente il dottore (inteso come esperto) dei colpi ad effetto (dicitura mutuata dal tennis). Lo spin doctor è, dunque,un esperto di comunicazione che, sfruttando e mescolando le sue conoscenze in questo campo, come in quello della psicologia delle masse, riesce acostruire specifiche strategie d’immagine e mediatiche tese ad orientare ed influenzare l’opinione pubblica su un determinato personaggio, molto spesso politico. Se pensate che questa figura nasca solo recentemente, per via dell’attuale e sempre più forte necessità non solo del mondo della politica, ma anche della pubblicità, dell’industria ed in generale dei mass media di condizionare e dirigere il pensiero delle folle siete fuori strada.
Il primo spin doctor che la storia possa registrare nasce, infatti, nel 1891 e risponde al nome di Edward Bernays. Noto più per la sua parentela con il celeberrimo Sigmund Freud (Edward ne è il nipote), Bernays è invece da annoverare tra i personaggi più influenti del XX secolo, proprio per essere stato il pioniere della manipolazione dell’opinione pubblica, grazie ad una efficacissima combinazione delle teorie del sociologo francese Gustave Le Bon (autore diPsicologia delle folle) e gli insegnamenti dello zio.
Nato a Vienna da una famiglia di origini ebraiche, si trasferisce in America poco dopo. Qui, per via di pressioni paterne, studia agricoltura ed ottiene la laurea nel 1912. Disinteressato a questo mondo, intraprende la carriera di giornalista dove ha subito modo di esprimere il suo talento di comunicatore ed influencer, diffondendo dalle colonne di una rivista medica un’opera teatrale che trattava di un argomento scabroso per l’epoca, la sifilide. Bernays affina ulteriormente le sue doti nel mondo dello spettacolo, occupandosi di pubblicizzare una compagnia di danzatori russi con metodi innovativi per l’epoca (opuscoli riguardanti il corpo di ballo, informazioni biografiche, foto, accordi commerciali con aziende americane per produrre gadget ispirati alla compagnia), prima di compiere il definitivo salto di qualità con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. A quell’epoca, il nostro aveva ottenuto una certa fama grazie alla sua capacità di creare un contatto diretto e condizionante sul pubblico presso cui si rivolgeva. Avendo compreso che l’ingresso nel conflitto aveva suscitato molte perplessità nell’opinione pubblica, il Presidente Wilson decide di istituire il Committee on Public Information con il fine di convincere i cittadini che l’ingresso in guerra è cosa giusta. Il comitato è composto da giornalisti, ministri, pubblicitari e naturalmente anche da Bernays. Il frutto di questo lavorio è la diffusione capillare di comunicati stampa, documenti propagandistici, film anti-tedeschi, immagini e poster tra cui il famosissimo “I want you” dello Zio Sam. L’isteria collettiva indotta nella popolazione provoca la costituzione di associazioni patriottiche “spontanee” ed un odio inusitato verso la Germania ed in generale verso i Paesi avversi all’Intesa.

L’idea fondamentale alla base della strategia comunicativa elaborata da Bernays e dal suo entourage è quella per cui l’America non entrava in guerra per ristabilire i vecchi imperi, ma per portare la democrazia in tutta l’Europa. Uno degli slogan più battuti era, infatti, “fare del mondo una democrazia più sicura”. Allora come oggi, sembra che nulla sia cambiato…
In ogni caso, la combinazione tra la vittoria sul campo ed il successo della propaganda organizzata dal Committee rendono Wilson un eroe, un liberatore del popolo e Bernays un efficace manipolatore delle coscienze, abile istigatore delle folle, capace di orientarne sentimenti e paure. Al termine del conflitto, egli si pone il problema di come applicare quanto appreso fino ad allora in un contesto post-bellico. Consapevole della trasformazione della società statunitense in un conglomerato di individui molto spesso ammassato nelle città e dunque più incline a soddisfare bisogni consumistici, Bernays decide di studiarne più in profondità esigenze ed aspettative, supportato anche dalla lettura dell’opera dello zio,Introduzione alla psicoanalisiEvocare l’emozione irrazionale della gente diventa, quindi, il fulcro fondamentale della sua ricerca. La strada intrapresa dallo spin doctor non poteva che incrociare quella delle grandi corporation americane, arricchite dall’economia di guerra, ma adesso preoccupate di vedere invenduta la grande quantità di beni prodotta in un contesto di pace.
La parola chiave che muoveva i consumi dell’epoca era “necessità”. La grande massa dei consumatori acquistava solo sulla base di precise e semplici necessità legate al quotidiano e la pubblicità stessa rafforzava questo tipo di impostazione. Ma la sovraproduzione di beni delle grandi aziende non poteva più limitarsi a queste piccole esigenze. Ispirato dall’intuizione di un banchiere della Lehman Brothers, Paul Mazur, secondo cui bisognava trasformare “l’America da essere una cultura dei bisogni, ad essere una cultura dei desideri”, Bernays si mette al servizio delle imprese statunitensi per affascinare, influenzare ed infine condizionare i gusti e le scelte del popolo in fatto di acquisti.
Negli anni Venti, con l’innovativo appellativo di “consulente in relazioni pubbliche”, Edward comincia ad applicare tecniche di persuasione di massa al fine di creare un nuovo tipo umano: il consumatore. Per fare questo, utilizza non solo le classiche forme di sponsorizzazione attraverso giornali, riviste, inserzioni, ma sfrutta anche il potente mezzo cinematografico inserendo pubblicità occulte nei film e facendo indossare alle star di quel mondo vestiti, gioielli, prodotti di aziende per cui lui lavora. L’azione di Bernays è così efficace che la stampa dell’epoca è costretta ad ammettere che non solo i singoli individui, ma persino il sistema democratico del Paese ha subito un’evoluzione che prende il nome di “consumismo”, dato che il cittadino americano non ha più importanza in quanto tale, ma in quanto appunto consumatore.
La portata del lavoro di Bernays travalica ormai i meri confini del commercio, dell’industria e dell’influenza sugli acquisti ed abbraccia in tutto e per tutto la politica. Nel 1928, esce il suo libro più famoso: Propaganda. Qui viene esposta la sua particolare concezione di democrazia ed il complesso rapporto tra essa e le folle, come queste ultime possono essere orientate al fine di mantenere saldo lo status quo. Bernays vede di buon occhio la democrazia, ma nel contempo non ripone fiducia nel cosiddetto uomo della strada, incapace di elaborare opinioni corrette e dunque bisognoso di essere guidato dall’alto per evitare scelte politiche errate o sconvenienti. Egli è convinto, dunque, che una manipolazione consapevole ed intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse, svolge un ruolo importante in una società democratica: “Se vogliamo capire il meccanismo e le motivazioni della mente di gruppo, non è forse possibile controllare le masse secondo la nostra volontà, a loro insaputa? La recente pratica di propaganda ha dimostrato che è possibile, almeno fino a un certo punto ed entro certi limiti”.
Naturalmente, in una logica di controllo del potere – soprattutto di stampo politico – avere tra le mani questo strumento sociale significa automaticamente essere in possesso di una forza quasi invisibile capace di dominare un’intera nazione: “Coloro che hanno in mano questo meccanismo […] costituiscono […] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. […] Sono loro che manovrano i fili…”.
Ad un solo anno dalla pubblicazione del suo testo fondamentale, Bernays ha modo di applicare le sue teorie ancora una volta con successo. Negli anni Venti il vizio del fumo, pur essendosi diffuso in maniera capillare tra i cittadini, è considerato tabù per le donne, soprattutto se viste fumare in pubblico. Per conquistare anche questa importante fetta di mercato, il presidente dell’American Tobacco Company, George Hill, si rivolge allo spin doctor. Dopo aver studiato il significato simbolico della sigaretta per l’universo femminile (sigaretta come pene, dunque potere maschile, quindi fumare equivale a sfidare il potere maschile), Bernays architetta un piano per dare seguito alle ambizioni di vendita del suo cliente. Durante la tradizionale parata di Pasqua a Broadway, un gruppo di femministe doveva nascondere sotto la gonna delle sigarette che ad un momento convenuto avrebbero dovuto accendere con fare plateale. Ovviamente, la stampa era stata allertata al fine di dare alla manifestazione un elevato grado di eco mediatica e scandalistica, visti i costumi dell’epoca. Inoltre, Bernays aveva specificato agli organi di informazione che quella a cui avrebbero assistito era la protesta delle “Torce della Libertà”. Espressione studiata sagacemente per evocare il simbolo americano per eccellenza, la statua della Libertà ed insieme identificare la battaglia di emancipazione femminista come lotta di liberazione e rivolta contro il potere maschile dominante.
Questo episodio dimostra quanto certe manifestazioni o movimenti “rivoluzionari”animati da gruppi che si professano “spontanei”, agenti dal basso, siano in realtà facilmente manipolati da quelle stesse élite contro cui pensano di battersi. La realtà odierna offre numerosi esempi di quanto veniamo dicendo: è una dinamica, quindi, che affonda le radici nel Novecento, ma evidentemente la storia non insegna nulla.
Negli anni della crisi di Wall Street e del New Deal, Bernays si schiera contro Roosevelt ed a favore delle grandi corporations che osteggiano la politica economica interventista del Presidente. Un maggiore controllo dello Stato sul mercato impedisce alle strategie comunicative elaborate dallo spin doctor di propagarsi liberamente. Per i grandi industriali l’unione tra democrazia americana e capitalismo sfrenato non deve essere messa in crisi. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale pone fine a questa diatriba a favore dei grandi interessi capitalistici e Bernays può continuare imperterrito la sua attività di PR presso la Philco, azienda di elettrodomestici, presso la quale promuove un nuovo modello di radio dalle alte prestazioni sonore.
Dopo la fine del conflitto, lo spin doctor acquisisce una fama nazionale indiscussa e con le sue potenti ed affinate conoscenze in materia di condizionamento delle masse collabora con i più alti gradi istituzionali della politica statunitense, come nel caso del rovesciamento del governo del Guatemala di Jacob Arbenz Guzman. Nel 1953, infatti, questo colonnello viene eletto primo ministro con un programma di restituzione al popolo di quasi tutte le piantagioni di banane possedute dalla compagnia americana “United Fruit Company” (l’attuale Chiquita Brands International). Di conseguenza, la potente corporation ingaggia Bernays per sbarazzarsi dello scomodo ufficiale. Pur essendo semplicemente un socialdemocratico senza alcun legame con la Russia, Guzman viene spacciato negli USA come comunista, aizzando negli americani la paura del pericolo sovietico alle porte di casa. Attraverso un organo di stampa creato ad hoc, fintamente indipendente, Bernays diffonde nel proprio Paese l’idea che il colonnello sia una semplice marionetta nelle mani dei comunisti, manovrata per attaccare da pochi passi gli Stati Uniti. Creato il clima psico-sociale adatto per un “regime change”, non rimane che rovesciare il governo di Guzman utilizzando elementi della CIA sotto copertura per creare ed armare un esercito di “ribelli”, con alla testa un ufficiale locale, tale Carlos Castillo Armas, per conferire all’operazione un carattere spontaneistico interno. Inutile dire che nel 1954, dopo solo un anno al potere, Guzman è costretto a lasciare il Guatemala e la “United Fruit Company” può ritornare a fare affari in uno stato non sovrano.
Confortato dal successo di questa operazione, all’apice della sua carriera Bernays formula il concetto di ”ignegneria del consenso”, concetto tutt’oggi utilizzato ed adattato da moltissimi esperti di comunicazione e manipolazione delle masse con l’odierna espressione “fabbrica del consenso”. Bernays muore all’età di 103 anni, nel 1995.
E’ molto facile intuire come l’eredità di questo ultracentenario ed infaticabile affabulatore di folle, sia sul piano prettamente politico sia su quello del condizionamento ed indirizzamento dei gusti e dei bisogni commerciali dei cittadini sia di grande attualità. I suoi discepoli, noti e meno conosciuti, che agiscano nell’ombra o si manifestino apertamente sotto gli occhi dell’opinione pubblica, prendono spunto a piene mani dalle opere e dalle attività del loro mentore, affinando ancor di più – se possibile – le tecniche di penetrazione mentale e delle coscienze. E nell’era di internet, quella che secondo gli entusiasti porterà gli individui ad un grado di consapevolezza mai raggiunto nel passato, si ha l’impressione, invece, che il “popolo bue” sia ancor più penetrabile e manipolabile. Forse, neanche Bernays si capaciterebbe dei “grandiosi” risultati ottenuti oggi dai suoi esperimenti di ingegneria sociale…
fonte https://ladagadinchiostro.com/2017/06/02/il-padre-di-tutti-gli-spin-doctor-edward-bernays/

Aldo Moro: Tutta la verita' sul suo omicidio





ALDO MORO E' STATO UCCISO DAL COMITATO DEI 300. ALTRO CHE BRIGATE ROSSE .

http://mondos-porco.blogspot.it/2014/12/il-comitato-dei-300.html

Si oppose al piano segreto contro l'Italia :


  • DEINDUSTRIALIZZAZIONE “crescita zero” e udite udite ...
  • Alla riduzione della popolazione italiana che sarebbe stata commissionata dal comitato dei 300 e dal Club di Roma.


Si puo' dire che all'epoca era segreto questo piano contro l'Italia, ADESSO E' SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI .

MORO E' MORTO DA EROE PER SALVARE GLI ITALIANI !

L’Italia è sotto il tiro di grandi poteri finanziari mondiali, che hanno deciso di ridurne drasticamente il comparto industriale per trasformarla in un Paese arretrato di tipo feudale. A rivelare questa congiura, che casualmente coincide con l’attuale recessione, è il libro “The Conspirator’s Hierarchy: The Committee of 300” del dottor John Coleman (“La gerarchia del cospiratore: Il Comitato dei 300”), pubblicato in inglese dalla World Int. Review di Las Vegas, negli Stati Uniti. Questo libro, giunto ormai alla quarta edizione mondiale, non è mai stato tradotto in italiano.

E, se lo si legge, se ne capisce anche il perché. Infatti, in questo volume di 465 pagine viene spiegata la strategia che sarebbe stata adottata dal club dei potenti più forte al mondo, appunto il Comitato dei 300 fondato dall’aristocrazia inglese nel 1727, per ridurre drasticamente il numero di quelli che vengono definiti “useless eaters” (letteralmente “mangiatori inutili”), riportando le economie nazionali a un livello pre-industriale. In altre parole, secondo loro, sarebbe necessario riportare la popolazione mondiale a livelli precedenti il Novecento. Il potere, sempre secondo questi signori, deve essere concentrato nelle mani di pochi, ricchissimi e potentissimi finanzieri (si fanno chiamare The Olympians, considerandosi simili ai mitici dei greci dell’Olimpo), i quali decideranno che cosa sia meglio per tutti, Paese per Paese. I primi tre a essere presi di mira, cioè quelli dove dovrebbe essere adottata questa strategia di impoverimento della popolazione, sarebbero Italia, Argentina e Pakistan.

Ma prima di entrare nel merito della questione, ampiamente e dettagliatamente spiegata nel libro, vediamo di conoscere un po’ meglio l’autore. John Coleman, Ph.D. (cioè titolare di quello che in Italia chiamiamo un dottorato di ricerca), classe 1935, è un ex agente del servizio di spionaggio britannico M16, successivamente trasferitosi negli Stati Uniti. Qui, dopo aver acquisito la residenza, ha scelto di diventare cittadino americano. Studioso di fama mondiale, considerato uno scienziato della politica ed un economista, autore di decine di libri pubblicati in otto diverse lingue, Coleman è arrivato alla conclusione che la finanza e la politica dell’intero globo siano realmente nelle mani di un Comitato di 300 notabili che decidono le sorti del pianeta. Non si tratta di una scoperta del tutto nuova. Già nel 1909 era uscito un articolo in tedesco (“Geschàftlicher Nachwucs” di Walter Rathenau), nel quale veniva spiegato per la prima volta che ciò che accadeva nel mondo era opera di un gruppo ristretto di individui che agiva secondo una precisa e meditata strategia.

La Rivoluzione Russa, la Prima Guerra Mondiale, Il dottor John Colemanl’ascesa di Hitler e la Seconda Guerra Mondiale, non sarebbero affatto casuali. Tutto sarebbe stato ordito e organizzato da potenti finanzieri che agivano secondo uno schema preordinato. Coleman ci avrebbe messo 35 anni per verificare questo assunto. E dopo una miriade di interviste ad ammiragli, capi dei Servizi Segreti, ufficiali di alto rango, politici, banchieri ed economisti, è giunto alla conclusione che quel Comitato dei 300 esiste davvero. E in fondo al suo libro riporta i nomi dei passati e dei presenti membri di quel sodalizio. Compresi quelli degli italiani che ne facevano, e ne fanno, parte.

E’ curioso notare che tra gli antichi fondatori del Comitato dei 300, ispirato alla The East India Company britannica, si trovassero diversi rappresentanti della nobiltà nera veneziana e genovese. Aristocratici, questi ultimi, che avrebbero ancora oggi “scanni” tra le fila dei 300.
Del resto, non tutti sanno che la casata di Windsor degli attuali regnanti britannici, venne così definita dal re Giorgio V nel 1917, ma avrebbe dovuto chiamarsi più propriamente casata dei Guelfi, una delle più antiche famiglie della nobiltà nera di Venezia, dalla quale discendeva la regina Vittoria.
Vediamo dunque un po’ più da vicino che cosa scrive Coleman. Prima di tutto, l’attuale Comitato dei 300 sarebbe presieduto da Etienne Davignon, diplomatico, politico e dirigente d’azienda belga, più volte Commissario europeo, proveniente da una delle più blasonate famiglie dell’aristocrazia del vecchio mondo.

Davignon, infatti, è anche visconte, nonché presidente del Gruppo Bilderberg, l’altro sodalizio esclusivo degli industriali e dei magnati della finanza internazionale. Il Bilderberg sarebbe una delle organizzazioni controllate direttamente dal Comitato dei 300. Per la cronaca, ne fa parte anche l’attuale Presidente del Consiglio, professor Mario Monti (“Il Club Bilderberg” di Daniel Estulin, Arianna Editrice, pag. 273). Secondo Coleman, Davignon sarebbe uno strenuo difensore della teoria della deindustrializzazione, con crescita zero. Una prova sarebbe il Piano Davignon del 1981 che promosse la riduzione della produzione siderurgica, la fine dei sussidi pubblici al settore e un drastico ridimensionamento del numero degli addettiEtienne Davignon. Una strategia, questa, che venne poi sposata anche dal presidente Reagan, con disastrose conseguenze per l’industria americana, a tutti i livelli e fino ai giorni nostri.

Ebbene, ad un certo punto il Comitato dei 300 avrebbe deciso di mettere in pratica la propria politica di contenimento industriale per ridurre la “surplus population” (cioè la “popolazione in eccesso”) in Italia, Argentina e Pakistan. “Attualmente l’Italia è di fatto sotto il controllo di segreti governanti designati dalla loggia P2 della Massoneria – scrive Coleman - . Le corporazioni dirigono l’Italia. I partiti dell’opposizione italiana definiscono lo status quo corporativismo fascista”.
La cosa più singolare riguarda il metodo adottato dai 300. Coleman sostiene che la loro politica sia quella di sostenere in tutto il globo una diffusione della sinistra politica, sull’esempio dei Socialisti Fabiani. Stiamo parlando di un movimento politico e sociale istituito nel 1884 a Londra col nome di Fabian Society. Si ispirava a Quinto Fabio Massimo, detto “il temporeggiatore”, che contro Annibale aveva usato una strategia attendista di lento logoramento. Il fabianesimo credeva, appunto, ad una graduale evoluzione della società attraverso riforme che portino passo dopo passo verso il socialismo. Il marxismo, invece, crede in un cambiamento repentino e rivoluzionario.

Una volta imposto il modello socialista, i 300 lo controllerebbero dall’alto, impedendo che vi siano contestazioni o rivolte. Dunque, una sinistra che verrebbe controllata da una dittatura occulta e potentissima a livello planetario. Ovviamente, nessuno dei sudditi dei regimi socialisti potrebbe mai immaginare che quei governi siano stati voluti da una ristrettissima cerchia di super miliardari che, di fatto, avrebbero costituito un Nuovo Ordine Mondiale.
Per quanto ci riguarda, la notizia più clamorosa che ci dà Coleman la si legge a pagina 47, dove viene raccontata la tragedia di Aldo Moro. Secondo quanto riporta il libro, l’attentato di via Fani, il rapimento e l’uccisione dello statista furono progettati e portati a termine dal Comitato dei 300.

Altro che Brigate Rosse. I terroristi ci misero la faccia e l’organizzazione, ma l’operazione sarebbe stata manovrata interamente dai 300. Moro, infatti, si opponeva alla “crescita zero” e alla riduzione della popolazione italiana che sarebbe stata commissionata dai 300 al Club di Roma. “Il 10 novembre 1982, in un tribunale di Roma, un buon amico di Moro (si trattava di Corrado Guerzoni n.d.r.) testimoniò che l’ex primo ministro venne minacciato da un agente del Royal Institute for International Affairs (RIIA) che era anche un L'attentato di via Fanimembro del Comitato dei 300 e Segretario di Stato. Il testimone disse che quell’uomo era Henry Kissinger – scrive Coleman – L’ex primo ministro Moro venne rapito dalle Brigate Rosse nel 1978 e successivamente brutalmente ucciso a colpi di pistola. Fu al processo dei membri delle Brigate Rosse che diversi di loro testimoniarono di essere a conoscenza del coinvolgimento ad alto livello degli Stati Uniti nel complotto per uccidere Moro. E uno di essi coinvolse Henry Kissinger in questo complotto omicida.

Quando Moro venne minacciato, ovviamente Kissinger non era più al servizio della diplomazia americana, ma piuttosto agiva secondo le istruzioni ricevute dal Club di Roma, il braccio politico estero del Comitato dei 300. Questa notizia non venne mai diffusa da nessuno dei media o delle stazioni televisive”.
Ma anche negli Stati Uniti, continua Coleman, nessuno arrivò mai ad accusare formalmente Kissinger. Perché, allora, tutto questo sarebbe accaduto?
“Nel mio resoconto del 1982 su questo crimine – spiega Coleman – abbiamo esposto che Aldo Moro, un leale membro del Partito Democristiano, venne ucciso da assassini controllati dalla loggia P2 che avevano come scopo quello di portare l’Italia entro i confini del progetto del Club di Roma per deindustrializzare il Paese e ridurne considerevolmente la popolazione.

Il progetto di Moro di stabilizzare l’Italia attraverso la piena occupazione e una pace industriale e politica, avrebbe rafforzato l’opposizione cattolica al comunismo, e reso la destabilizzazione del Medio Oriente (che era l’obiettivo primario) molto più difficile da ottenere per il Comitato”.
I 300, insiste Coleman, non si pongono piani a breve scadenza. Anzi, è vero il contrario. Lo proverebbe l’omicidio di Moro.

Aldo Moro con Henry Kissinger“La sua morte – si legge nel libro – rimosse i posti di blocco al progetto di destabilizzare l’Italia, e, sulla base di quanto noi sappiamo adesso, ha permesso i piani della cospirazione per il Medio Oriente, portati a termine nella Guerra del Golfo, 14 anni più tardi. L’Italia venne scelta come bersaglio tipo dal Comitato dei 300 a causa della sua importanza per i cospiratori. Un’importanza dovuta al fatto che fosse il Paese europeo più vicino al Medio Oriente e con più stretti rapporti alla politica e all’economia del Medio Oriente. Inoltre è anche sede della Chiesa cattolica, che Rothschilds aveva ordinato a Weishaupt di distruggere”.

Il riferimento sarebbe ad un antico progetto dei banchieri Rothschilds, potenti membri del Comitato, di affidare ad un loro addetto, Adam Weishaupt, il piano per distruggere la cristianità.
Sempre secondo Coleman, l’Italia è importante anche per un’altra ragione del panorama mondiale. Il nostro Paese, infatti, viene considerato la porta di accesso dell’Europa per la droga proveniente dall’Iran e dal Libano.

Ma l’aspetto più inquietante di questo interesse della finanza mondiale verso l’Italia, resta quello della copertura che sarebbe stata esercitata da non meglio precisati ricchi italiani, nei confronti dei brigatisti e della Massoneria deviata.

“Sin dal 1968, quando venne istituito il Club di Roma – scrive Coleman – numerosi gruppi si sono associati sotto l’ombrello del Socialismo allo scopo di far cadere diversi governi italiani, per destabilizzare il Paese. Tra questi, la nobiltà nera di Venezia e Genova, la Loggia P2 e le Brigate Rosse, tutti quanti operavano con lo stesso obiettivo. Investigatori della polizia che lavoravano al caso Brigate Rosse-Moro, sono venuti a conoscenza dei nomi di diverse importanti famiglie italiane che controllavano da vicino i leader di questi gruppi terroristici. La polizia scoprì inoltre le prove che, in almeno una dozzina di casi, queste potenti e importanti famiglie avevano messo a disposizione le loro case e proprietà per essere utilizzate come basi sicure per le cellule delle Brigate Rosse.

Gianni AgnelliLa ‘nobiltà’ americana – continua Coleman – ha fatto la sua parte per distruggere la Repubblica Italiana. Un notevole contributo in questo senso è venuto da Richard Gardner, allora Ambasciatore a Roma per conto del presidente Carter. A quel tempo, Gardner operava sotto il diretto controllo di Bettino Craxi, un membro importante del Club di Roma e uomo chiave della NATO”.
Secondo Coleman, Craxi sarebbe stato il primo referente dei cospiratori per distruggere la Repubblica Italiana. E, a supporto di questa dichiarazione, gli addebita anche la responsabilità di aver introdotto nella legislazione italiana divorzio e aborto, creando una ferita non rimarginabile nella società italiana. A onor del vero, però, queste accuse non vengono poi dimostrate con prove evidenti e incontestabili. E per quanto riguarda divorzio e aborto, le affermazioni di Coleman sono per lo meno discutibili.

Ben più documentata è invece la parte che riguarda Giovanni Agnelli (Torino 12/3/1921 – Torino 24/1/2003), definito “uno dei membri più importanti del Comitato dei 300”, e il suo amico Aurelio Peccei (Torino 4/7/1908 – Torino 13/3/1984). Peccei, la cui figura non tutti conoscono, fu il fondatore del Club di Roma che Coleman definisce “un ombrello dietro cui si cela un’organizzazione cospiratoria, un matrimonio tra finanzieri anglo-americani e le famiglie della nobiltà nera d’Europa, particolarmente della cosiddetta ‘nobiltà’ di Londra, Venezia e Genova”.
Peccei, comunque, era tutt’altro che uno sconosciuto. Durante la Resistenza aveva militato nelle fila di “Giustizia e Libertà” ed era stato anche arrestato, incarcerato e torturato. Nel 1949 si trasferì per conto della Fiat in America Latina, dove in Argentina fondò la Fiat-Concord, succursale dell’industria italiana. Nel 1958 tornò in patria dove fondò la Italconsult, una joint-venture che comprendeva marchi italiani come Innocenti, Montecatini e Fiat. Nel 1964 venne nominato amministratore delegato della Olivetti e quattro anni dopo, nell’aprile del 1968, fondò il Club di Roma insieme allo scienziato scozzese Alexander King.

L’atto di accusa di Coleman verso Peccei è pesantissimo, in quanto lo scrittore sostiene che l’imprenditore italiano abbiaAurelio Peccei avallato nel suo libro “Limits of Growth” (“Limiti della crescita”) un progetto che portò le popolazioni di diverse nazioni africane alla morte per fame. Questo “piano” venne poi formalizzato nel “Global 2000 Report”.
Il libro continua la sua lunga esposizione trattando di un’infinità di altri argomenti. Si parla anche dei Beatles, il cui successo sarebbe stato guidato da Theodor Adorno; dei miliardari inglesi che finanziarono prima Lenin e poi Hitler; della morte di Grace di Monaco, che sarebbe stata provocata come presunta ritorsione contro il principe Ranieri; del vastissimo mercato della droga che da secoli finanzia le famiglie più in vista del pianeta; dell’incredibile influenza che l’aristocrazia britannica avrebbe ancora oggi sulla Casa Bianca di Washington; della carriera di Henry Kissinger all’ombra del discusso docente di Harvard William Yandall Elliot; del presunto assassinio di Papa Giovanni Paolo I; del complicato e multi sfaccettato complotto che ha portato all’uccisione del presidente John Kennedy, che osò opporsi ai piani del Comitato dei 300, con un incredibile elenco di morti misteriose che vennero subito dopo. Infine, per chiudere tornando all’Italia, del “Permindex affair”, cioè della rete spionistica clandestina che opererebbe da anni nel nostro Paese.

Forse, però, ciò che cattura di più l’attenzione del lettore è la lista dei membri del Comitato dei 300, passati e presenti, che parte da pagina 417. Ne cito alcuni, solo per ricordare i più noti, specificando però che Coleman non sempre spiega quali siano state le sue fonti . Si parte dal già nominato Giovanni Agnelli, di cui si conosceva da sempre anche La regina Elisabetta II con il marito Filippo di Edimburgol’appartenenza al Bildelberg Group (lasciata in eredità ai successori), per proseguire con Beatrice di Savoia, l’ex presidente USA George W. Bush, il conte Vittorio Cini, l’industriale-editore Carlo De Benedetti (il nome viene riportato come Carlo De Benneditti), la regina Elisabetta II, la regina Giuliana d’Olanda, la regina Sofia di Spagna, la regina Margrete di Danimarca, l’economista John Maynard Keynes, l’onnipresente Henry Kissinger, l’ex presidente francese Francois Mitterand, il faccendiere Umberto Ortolani (P2), l’ex leader svedese assassinato Olaf Palme, Aurelio Peccei, il cardinale Michele Pellegrino, il Principe Filippo di Edimburgo, il banchiere David Rockefeller, Sir Bertrand Russel, il diplomatico ed ex Segretario di Stato Cyrus Vance.

A quanto pare, dopo aver scritto e pubblicato questo libro (l'ultima ristampa risale al 2010), il dottor Coleman ha preso alcune precauzioni per la sicurezza della sua persona. Tuttavia, a prescindere dai pur comprensibili timori di un uomo di 78 anni, nessuno può affermare con assoluta certezza che quanto scrive Coleman corrisponda alla pura e semplice verità dei fatti. Nonostante questo, non c’è dubbio che la lettura di questo libro lasci addosso una forte inquietudine sulla realtà segreta e misteriosa del mondo che ci circonda. E una domanda sorge spontanea: ma quanto sappiamo, in realtà, di ciò che succede intorno a noi? A ognuno la sua risposta.

Per chi ne volesse sapere di più, il sito dell’autore è www.coleman300.com
fonte http://mondos-porco.blogspot.it/2014/12/aldo-moro-tutta-le-varita-sul-suo.html#more