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giovedì 30 marzo 2017

DHvSS – I Signori della Pietra Nera



DHvSS – Die Herren vom Schwarzen SteinI SIGNORI DELLA PIETRA NERA

Nel 1220 o nel 1226 il templare Hubertus von Koch mitico fondatore deiDHvSS, di ritorno da una Crociata e mentre attraversava la Mesopotamia, vicino alla città di Nineveh, ebbe l’apparizione della Dea Isais, figlia di Isis e Set.
Ella gli ordinò di raggiungere il massiccio dell’Untersberg, in Germania, e di costruire ivi una dimora in attesa delle sua nuove apparizioni. 
Secondo alcuni, questa entità non era una dea, ma un angelo; talaltri affermano trattarsi di un demone.
Comunque sia, secondo la poiesi, Koch avrebbe eretto diverse costruzioni, la prima nella cittadina di Markt Schellenberg, aBerchtesgaden (emblematicamente, a poca distanza dal complesso voluto da Adolf Hitler per trascorrervi il tempo libero), collegate da gallerie e persino un tempio dedicato ad Isais nella zona dell’Untersberg.
E’ da notare che entrambe le date riportate in questa storia sarebbero anacronistiche.
templareInfatti, nella Quinta Crociata la città di Damietta, in mano Araba, venne conquistata nel 1219, ma nel 1221 I Crociati, che cercavano di penetrare nel Delta del Nilo, vennero definitivamente sconfitti.
La Sesta Crociata, iniziata nel 1228, fu l’unica pacifica e l’unica coronata da successo, grazie all’abilità diplomatica di Federico II, malgrado egli fosse stato scomunicato da uno dei tanti papi contagiati dalla follia dello sterminio dei cosiddetti infedeli saraceni, papa Gregorio IX.
E’ necessario un excursus al riguardo. Un monaco, Bernard de Clairvaux (Bernardo da Chiaravalle), il fondatore dei Templari, rinnegando il Quinto Comandamento e rinnegando soprattutto Gesù Cristo, affermò che, “Il Cavaliere di Cristo uccide in piena coscienza e muore tranquillo: morendo si salva, uccidendo lavora per il Cristo, e, ancora, “Egli, (il Cavaliere) è strumento di Dio per la punizione dei malfattori e per la difesa dei giusti. Invero, quando egli uccide un malfattore, non commette omicidi, ma malicidio, epuò essere considerato il carnefice autorizzato di Cristo contro i malvagi“. 
Non contento di tali aberrazioni, vaticinò infine che “la morte inflitta o ricevuta nel nome di Cristo da un canto non ha nulla dicriminale, dall’altro merita una gran gloria.
E’ questa l’infame teoria del malicidio (malicidium, in latino, è un termine introdotto da Bernardo di Chiaravalle per indicare l’omicidio di un non cristiano in guerra, quando non vi sia altro mezzo per impedire il ‘male’ che commette” – Wikipedia), che, benché negata con forza dal vero Dio, Gesù Cristo, il quale affermava che l’uccisione di chiunque – anche del cosiddetto nemico – è puro male, regalò a Bernardo di Chiaravalle l’aureola di santo.
Ad ogni modo, sono proprio le date indicate dal mŷthos della presunta apparizione di Isais a lasciare perplessi.
Un Templare non poteva essere in Mesopotamia nel 1220 perché impegnato, in tale data, nell’attacco al Delta del Nilo. Non poteva essere presente neanche nel 1226 poiché, la Sesta Crociata, l’unica pacifica, sarebbe iniziata, grazie all’impulso di Federico II, solo nel 1228.
La leggenda afferma che Koch, una volta in Germania, ebbe una seconda apparizione nel 1227 e, una terza, nel 1228, sempre nell’Untersberg. In questo periodo egli ricevette le cosiddette “Rivelazioni di Isais” “Die Isais Offenbarung”, una serie di profezie concernenti il Sacro Graal.
 
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Va precisato che Graal è riferito alla sua più precisa accezione di pietra (in Persiano Grhal significa pietra), ben differente dal successivo gradalis (vaso o piatto) in latino medioevale o l’ancora più recente sang real ove alcuni ipotizzerebbero, senza alcuna prova, trattarsi della linea di sangue di Cristo che avrebbe dato origine alla dinastia reale dei Merovingi.
Ma, al di là delle evoluzioni successive, il termine Graal trae origine da Perceval ou le conte du Graal di Chrétien de Troyes e soprattutto nel Parzival di Wolfram von Eschenbach ove il Graal viene descritto coma una Magica sacro_graalPietra (lapis exillis) che materializza ciò che dall’istanteviene desiderato.
Fu succesivamente Robert de Boron, nel suo Joseph d’Arimathie che venne redatto tra il 1160 e il 1212 ad affermare che il Graal sarebbe stata la coppa dell’ultima cena ove Giuseppe di Arimatea avrebbe raccolto le gocce del sangue di Cristo.
Wolfram Von Eschenbach affermò che la sua fonte ispiratrice sarebbe stata il poeta provenzale Kyot. Wolfram narra che il poeta della Provenza avrebbe trovato un manoscritto nella moresca Toledo vergato da Flegatanis, un astronomo mussulmano e discendente di Salomone, il quale avrebbe scoperto il segreto del Graal studiando le stelle.
E’ da rimarcare che la radice di Kyot è identica al titolo conferito da Koch di Kyan o Kyane (se donna) ai membri più autorevoli del suo ordine, termine tratto dall’accadico Küan, il che ha indotto ad ipotizzare che la fonte originaria di Wolfram sia stato in realtà uno dei Maestri dei DHvSS.
Va inoltre evidenziato che “la letteratura cavalleresca fiorita intorno al Graal si affolla inesplicabilmente in un breve periodo, suscita un intenso interesse e poi scompare subitamente: nessun testo è anteriore al primo quarto del XII secolo e nessuno è posteriore al primo quarto del XIII secolo. Onde, l’impressione che si ha è quella di qualcosa di sotterraneo affiorato momentaneamente, ma subito respinto e soffocato da un’altra forza: quasi al titolo di una tradizione segreta che sotto “spoglie strane” tramandava un insegnamento poco riconducibile a quello della Chiesa allo stesso modo che la posteriore letteratura dei cosiddetti Fedeli d’Amore (secondo quanto è risultato dalle ricerche del compianto Luigi Valli), o la stessa letteratura ermetico-alchemica o, infine la tradizione stessa dei Templari. E – si noti – Wolfram Von Eschenbach chiama esattamente i cavalieri del Graal “templeise”, cioè i templari” (Julius Evola, “Il Mistero del Graal”, 1934).
Insomma, tutti i testi sembrano essere leggermente antecedenti o coevi alla fondazione dell’Ordine dei DHvSS, Die Herrenvom Schwarzen Stein.
DHvSS
Grazie alle rivelazioni di Isais, Koch sarebbe entrato in possesso di tale pietra o cristallo di colore nero-violetto, in parte in quarzo ed ametista, la cui immane energia, scoperta ed utilizzata ad Atlantide, avebbe permesso l’annullamento della forza di gravità e i viaggi transdimensionali.
Un collegamento alla Zero Point Energy? (Cfr. Nick Cook, “The Hunt For Zero Point”)
Oltre al cristallo, con l’identico ordine di nascondere tutti i preziosi reperti nel massiccio dell’Untersberg, la dea consegnò a Koch lo specchio di Ishtar che donerebbe la possibilità al possessore di scrutare le Altre Dimensioni e la Lancia di Odino che aprirebbe un varco tra questa e le Superiori Dimensioni.
La Pietra Nera sarebbe stata avvolta dai lunghi capelli che l’Entità si sarebbe tagliato per fungere da trasmittente psichica (cfr. l’articolo Vril ) ed entrare, in un preciso momento, in contatto con i Vril-Ya e con il Re del Mondo.
Sarebbero evidenti i contatti e le similitudini tra il Grhal, la Pietra Nera ed il Cristallo di Luce, Lightball, Tuaoi, il cristallo primordiale che permetteva alla mitica civiltà Atlantidea, per mezzo delle sacerdotesse della luce,  di dare tangibile realtà ai pensieri umani. 
lightball
 
E’ la pietra filosofalelapis philosophorum, disperatamente cercata dagli alchimisti medievali.
Della Pietra Tuaoi o Terribile Cristallo parla anche Edgar Cayce nelle sue eccezionali profezie pubblicate dall’A.R.E.
Per difendere tali formidabili segreti, Koch avrebbe fondato l’Ordine de “Die Herren vom Schwarzen Stein”“I Signori della Pietra Nera” e questo occulto ordine avrebbe avuto importanti ramificazioni in Germania, Austria, Nord Italiaed anche nella parte nord-orientale della Francia, in Inghilterra, Scozia e Irlanda, nel sud di Norvegia e Svezia, nonché centri in Medio Oriente e Caucaso, ed infine sull ‘isola di Cipro.
Gli affiliati venivano scelti con grande oculatezza, indifferentemente di entrambi i sessi, dallo stesso Koch, in aperta violazione ai dettami previsti dall’Ordine Templare.
Dopo la fondazione i legami di Koch con i Templari sarebbero divenuti solo formali ed egli non avrebbe confessato ai suoi superiori il possesso della Pietra Nera.  
Nel Parzival, Wolfram von Eschenbach, afferma che il luogo ove sarebbe conservato il Graal sarebbe il Castello diMunsalvaesche (Mons Salvationis), che da alcuni, non ultimi i monaci di Montserrat, sarebbe stato identificato appunto con il Castello di Montserrat in Catalogna.
Anche l’AhnenerbeStudiengesellschaft für Geistesurgeschichte‚ Deutsches Ahnenerbe e.V.,  “Società di ricerca ed insegnamento dell’eredità ancestrale” fondata nel luglio 1935 da Himmler, Wirth e Darrè, compì lunghe ricerche tra il Monastero di Montserrat e l’infinita sequela di caverne site nella montagna ove sorge il Castello.
Dapprima  si recarono ivi l’archeologo Otto Rahn e Alfred Rosenberg ed addirittura, nell’ottobre del 1940 , vi giunse il Reichsführer Himmler con un seguito di 25 ufficiali SS.
Malgrado il capo delle SS fosse stato caldamente raccomandato dal dittatore Franco, non ricevette alcuna collaborazione dai monaci del Monastero. Parrebbe, addirittura, che una valigetta portadocumenti del Reichsführer contenente le mappe d’ingresso per le più segrete gallerie di Montserrat fosse stata rubata dai servizi segreti britannici all’Hotel Ritz di Barcellona ove la delegazione tedesca alloggiava.
Per impedire che Adolf Hitler entrasse in possesso del Santo Graal.
L’ancestrale leggenda Càtara narra che il Graal sarebbe venuto in possesso dei Càtari e sarebbe stato salvato da quattro donne nella notte del 14 marzo 1244 sfuggite all’assedio portato alla Fortezza di Montségur dalle demoniache forze che volevano la distruzione del Catarismo e che erano arrivate, nel corso della criminale Crociata Albigese a trucidare migliaia di donne e bambini anche non càtari e disseppellire cadaveri prutrefatti per bruciarli nelle pubbliche piazze.
Nella Chanson de la Croisade Albigeoise così viene descritto uno dei tanti eccidi di massa compiuti dall’Inquisizione contro gli “eretici” Càtari, qui a Marmande, anno di grazia, 1219:
“Corsero nella città (le forze cattoliche), agitando spade affilate, e fu allora che cominciarono il massacro e lo spaventoso macello. Uomini e donne, baroni, dame, bimbi in fasce vennero tutti spogliati e depredati e passati a fil di spada. Il terreno era coperto di sangue, cervella, frammenti di carne, tronchi senza arti, braccia e gambe mozzate, corpi squartati o sfondati, fegati e cuori tagliati a pezzi o spiaccicati. Era come se fossero piovuti dal cielo. Il sangue scorreva dappertutto per le strade, nei campi, sulla riva del fiume. Uomo o donna, giovane o vecchio, nessuno sopravvisse, non uno riuscì a sfuggire (…)”.
La stessa leggenda afferma che, sette secoli dopo la soppressione del Catarismo, il Graal tornerà nelle mani dei suoi legittimi proprietari.
I legittimi proprietari dovrebbero essere i “Signori della Pietra Nera”.
Sempreché non ne siano già tornati in possesso…

Riedizione dell’omonimo articolo scritto il 22 gennaio 2009.
Link originario: http://www.isoladiavalon.eu/terra_cava/articoli/dhvss.html
http://www.isoladiavalon.eu/dhvss-signori-della-pietra-nera/

CABALA E COSE


CABALA E COSE

Il filosofo Charles S. Pierce della scuola pragmatista definiva la «cosa» come qualunque oggetto di cui possiamo parlare e pensare. Siamo noi uomini, armati di coscienza, che diamo esistenze alle cose, pensandole e parlandone.
Ma per l’orrida Cabala siamo noi le cose.

Pierce si riallacciava a Cartesio, per il quale gli essere pensanti sono i soggetti attivi, mentre gli altri esseri, cioè ciò che i soggetti pensano, sono le cose, oggetti, che palesano, in quanto “pensati” dal soggetto attivo, la loro passività. “Gli oggetti, le cose, sono senza vita, inattivi, acquiescenti, apatici, tolleranti, compiacenti, docili, passivi e pronti a subire: sono collocati stabilmente sul lato ricevente dell’azione.”

Immanuel Kant avrebbe fatto scivolare il lato «attivo» della relazione soggetto-oggetto completamente sul lato del soggetto; le cose sono oggetti dell’analisi e della manipolazione del soggetto, ed è al soggetto che essi devono il loro significato e status. Bertrand Russell li avrebbe chiamati «fatti» («cosa fatta»,dal latino facere). (…)

Il divario fra soggetto e oggetto, l’uomo pensante e la cosa, è a tutti gli effetti incolmabile.
L’idea di «incolmabilità», di irreparabile opposizione degli status e di inguaribile asimmetria della loro relazione, è un riflesso dell’esperienza comune del potere-in-azione: cioè di superiorità e subordinazione, comando e obbedienza, libertà di agire e necessità di sottomissione…

La descrizione della relazione soggetto-oggetto è sorprendentemente simile a quella del «potere», «governo», o «dominio»: i modi in cui le cose sono definite, classificate, valutate e trattate sono determinati da quelle che il soggetto ritiene siano le sue esigenze, e sono modulati secondo la convenienza del soggetto.

Si è inclini a concludere che le cose, naturalmente passive, intorpidite e mute, siano lì (quali che possano essere il momento e il luogo di quel «lì») per servire i soggetti radicalmente attivi, percettivi e giudicanti; le cose sono «cose» fin tanto che sono così. Non sono «cose» in virtù di certe loro intrinseche qualità di «cose», ma a causa della relazione con cui sono legate ai soggetti. (Zygmunt Bauman, «“La ricchezza di pochi avvantaggia tutti” Falso!», Editori Laterza)

Il tema cruciale dell’attuale società riguarda proprio la divisione soggetto/oggetto, poiché il Tanatocapitalismo della Cabala, Neoclassico e Neoliberista – in ultima istanza Neofeudale – considera gli esseri umani come oggetti, strumenti (né più e né meno di Aristotele quando affermava che gli schiavi erano “strumenti parlanti”) soprattutto se posti alla base della piramide sociale al cui vertice assurge l’élite finanziaria. In poche parole, l’operaio, l’impiegato, il commerciante sull’orlo del fallimento, il disoccupato, non sono altro che «cose» che “meritano” il trattamento riservato agli oggetti.

La Cabala – The Cabal
Perché meritano questo trattamento? Perché la logica sempre più distorta che tende ad accomunare il ricco con il virtuoso e il povero o il debitore con il peccatore è accettata e normalizzata persino da coloro i quali subiscono tale logica aberrante.
Il debito pubblico, inevitabile se si desidera che lo Stato fornisca ai suoi cittadini servizi pubblici e welfare di livello dignitoso, è diventato, per la casta europea formata da abomini dalle infime vibrazioni, un peccato mortale.
Con il pretesto che le «giovani generazioni italiane non potranno sostenere il peso di un debito pari a oltre il 130%», i Cabalisti genocidi chiedono riforme che uccideranno vita e futuro di tutte le generazioni, dai neonati ai nonagenari.
Gli avvoltoi del rigore a tutti i costi, ideatori dell’ossimoro “austerità espansiva” (RR2010), abusando di un’informazione-propaganda drogata e in malafede, hanno convinto tutti, compresi i ceti più deboli, che il debito pubblico va progressivamente ridotto, senza spiegare che ciò porterà alla miseria il 90% della popolazione della parte più bassa della piramide sociale, arricchendo ulteriormente il rimanente 10%, formato da ricchi rentiers, parassiti della casta e banksters.
Un volgare esempio di tali avvoltoi del rigore è il finto-socialista tecnocrate UE Jeroen Dijsselbloem il quale recentemente si è rivolto con sprezzo e dileggio agli Europei del Sud: 
«Perché dovremmo prestare i nostri soldi a gente brava solo a ubriacarsi e trombare?»
Dovrebbero, gli avvoltoi spiegare perché Obama e Abe non applicheranno mai, nei loro Paesi Sovrani,  forme analoghe al fiscal compact UE, come non si sognerebbero mai di applicare politiche di sterminio ai danni delle loro stesse popolazioni.
Attualmente è proprio l’Eurozona a rappresentare il massimo esempio di società mercantile degenerata e amorale, senza né spirito, né anima, dove comunità reali,  antiche aggregazioni religiose o sociali e solidali, vengono spazzate dai simulacri virtuali dei social network, ottimi nel solleticare la vanità e l’egocentrismo di individui vacui, deboli e sempre più isolati, atomizzati, e ormai del tutto incapaci di avere una voce comune all’infuori dell’enorme “rumore di fondo” causato da miliardi di evanescenti sms, post e tweet.

Immagine di David Dees
Passivi consumatori-adoratori di “cose” sono essi stessi, ogni giorno di più, “cose”, trattati come “cose” con la loro stessa – passiva – acquiescenza.
Molecole passive, dotate di mero moto browniano, all’interno della “Società liquida”.

Questa tendenza a trasferire il modello in maniera sviata e illegittima, che sfida la logica e la morale, si è (…) diffusa nella nostra società liquido-moderna, individualistica, di consumatori, e continua a mostrare tutti i segni di una forza aggregante.

Una parte grande, forse principale, di responsabilità di una simile svolta nella situazione attuale va assegnata alla spettacolare avanzata della cultura consumistica, che pone la totalità del mondo abitato come un enorme contenitore, zeppo di nient’altro che oggetti di potenziale consumo, giustificando così e promuovendo la percezione, la stima e la valutazione di ogni singola entità mondiale secondo standard fissati nelle pratiche dei mercati di consumo. (Zygmunt Bauman, «“La ricchezza di pochi avvantaggia tutti” Falso!», Editori Laterza)

Quello della società liquida, cangiante e volubile ai ritmi pulsanti e istantanei dell’informatica, senza auto-coscienza, è un concetto che affiora spesso nelle pagine dei giornali, mutuato in maniera, però, superficiale, non assumendo la valenza – giustamente – negativa che traspare nelle opere del filosofo Zygmunt Bauman.
Lo stesso Bauman spiega i motivi per cui l’individualismo iper-liberista viene pervicacemente perseguito anche da coloro i quali avrebbero tutto l’interesse a vivere in una comunità (gemeinschaft) più solidale e meno aggressivo-competitiva qual è l’attuale Mondo marcio e corrotto della Cabala Globale.

«La comunità ci manca» perché ci manca la sicurezza, elemento fondamentale per una vita felice, ma che il mondo di oggi è sempre meno in grado di offrirci e sempre più riluttante a promettere. «Ma la comunità resta pervicacemente assente», ci sfugge costantemente di mano o continua a disintegrarsi, perché la direzione in cui questo mondo ci sospinge nel tentativo di realizzare il nostro sogno di una vita sicura non ci avvicina affatto a tale meta; anziché mitigarsi, la nostra insicurezza aumenta di giorno in giorno, e così continuiamo a sognare, a tentare e a fallire.

L’insicurezza attanaglia “tutti noi”, immersi come siamo in un impalpabile e imprevedibile mondo fatto di liberalizzazione, flessibilità, competitività ed endemica incertezza, ma ciascuno di noi consuma la propria ansia “da solo”, vivendola come un problema individuale, il risultato di fallimenti personali e una sfida alle doti e capacità individuali. Siamo indotti a cercare, come Ulrich Beck ha causticamente osservato, soluzioni “personali” a contraddizioni “sistemiche”; cerchiamo la salvezza “individuale” da problemi “comuni”. Tale strategia ha ben poche speranze di sortire gli effetti desiderati, dal momento che non intacca le radici stesse dell’insicurezza; inoltre, è precisamente questo ripiegare sulle nostre risorse e capacità individuali che alimenta nel mondo quell’insicurezza che tentiamo di rifuggire.

Capita sovente che, seduti in un treno fermo alla stazione e vedendo il convoglio del binario accanto iniziare a muoversi, ci sembra che sia il nostro treno a partire. In un altro caso di illusione ottica, il nostro io ci appare l’unico elemento stabile nel bel mezzo di un mondo estremamente volatile in cui tutti gli oggetti apparentemente solidi continuano ad apparire e sparire, a cambiare forma e colore ogni volta che vi poggiamo lo sguardo. Il nostro corpo e la nostra anima hanno una speranza di vita maggiore di qualunque altra cosa al mondo; ogni qual volta ricerchiamo la certezza, la cosa più saggia da fare ci sembra investire nell’autopreservazione.

E così cerchiamo di trovare rimedio ai disagi dell’incertezza nella ricerca di sicurezza, vale a dire nell’integrità del nostro corpo e di tutte le sue estensioni e baluardi: la nostra casa, i nostri beni, il quartiere in cui viviamo. E nel fare ciò, cresce in noi la diffidenza nei confronti di quanti ci circondano, e in particolare degli estranei. Gli estranei sono l’incarnazione stessa dell’insicurezza e di conseguenza impersonificano l’incertezza che tormenta la nostra vita. Da un certo punto di vista, bizzarro quanto perverso, la loro presenza è rinfrancante, perfino rassicurante: le nostre paure soffuse e frammentate, difficili da inquadrare e definire, hanno ora un bersaglio concreto su cui focalizzarsi; ora sappiamo dove cova il pericolo e non è più necessario attendere a capo chino i colpi che il destino ci riserva. Finalmente “possiamo fare” qualcosa. […]

Non sorprende, dunque, che eccezion fatta per gli autori di libri accademici e per qualche politico (di norma quelli non al potere), si senta parlare ben poco di «incertezza esistenziale» o di «incertezza ontologica», e moltissimo invece – da ogni dove – delle minacce alla sicurezza delle strade, delle case e delle persone, e quanto si sente sembra corrispondere appieno a quella che è la nostra esperienza quotidiana, a quanto vediamo con i nostri occhi. Allorché si parla dei possibili modi per migliorare la nostra vita, le richieste di eliminare dal cibo che mangiamo sostanze pericolose e potenzialmente letali e di ripulire le strade da estranei imperscrutabili e potenzialmente pericolosi sono quelle sollevate più spesso, nonché quelle che appaiono più credibili, più evidenti, di tutte le altre. Agire in un modo che contraddica tali richieste è ciò che con maggiore facilità siamo portati a classificare come comportamento criminale e che desideriamo venga punito con la massima severità.

Antuan Garapon, studioso del diritto francese, ha rilevato che se tutte le azioni malvagie perpetrate «in alto», nelle stanze dei bottoni delle grandi compagnie multinazionali, restano di regola ben nascoste, e qualora vengono fugacemente esposte al pubblico sono di norma scarsamente comprese e oggetto di un’attenzione men che effimera, la rabbia dell’opinione pubblica raggiunge il parossismo quando si tratta di danni causati al corpo umano. Tabagismo, molestie sessuali ed eccesso di velocità alla guida, i tre crimini che l’opinione pubblica condanna con maggiore fermezza e per i quali chiede le pene più severe, non hanno nulla in comune se non la paura per una minaccia all’integrità fisica.

Nel suo acclamato libro di sfida alle élites politiche – e appropriatamente intitolato “Protect or Go Away” («Proteggeteci o smammate») – Philippe Cohen cita la «violenza urbana» fra le tre maggiori cause di ansia e infelicità (insieme alla disoccupazione e alla vecchiaia priva di sicurezza). (Zygmunt Bauman, “Voglia di comunità”, Editori Laterza)

Insomma, chiusi come siamo nel nostro egoismo consumistico e competitivo, non ci rendiamo conto di accusare della nostra incertezza ontologica e della nostra infelicità altri infelici identici a noi. Non chiediamo il redde rationem ai veri responsabili della nostra crisi che è – contemporaneamente – personale e sistemica. Mentre i veri responsabili sono la Cabala Mondiale, le MegaCorporations transnazionali, le Banche internazionali e tutta la pletora di politici ed economisti sicofanti.
Accettiamo noi stessi per primi di essere trattati come “cose” che si gettano non appena ne cessa l’utilità.
Anche dal punto di visto lessicale: quello che una volta era il “personale” ora sono le “risorse umane”, del tutto assimilabili alle “risorse strumentali” ed altrettanto facilmente fungibili. Quando organismi sovranazionali tristemente famosi come OCSE, Banca Mondiale, FMI, UE, BCE, parlano di “riforme strutturali” e di “piena flessibilità lavorativa” retrocedono milioni di lavoratori a cose, infischiandosene se dietro a “ristrutturazioni” e “globalizzazione” ci sono milioni di famiglie a rischio sopravvivenza.
Ma il fatto più grave è che i primi ad accettare questa realtà di pura follia neoliberista sono le stesse categorie di consumatori-lavoratori sempre più precarizzate persino nel consumo dei beni necessari alla sopravvivenza.
Secondo il folle paradigma su cui si fonda l’attuale contro-realtà, se un individuo ha un lavoro precario o non ha alcun bene, la colpa è solamente sua; «ai poveri viene addossata la colpa, ma i ricchi si prendono il piacere».

“Going for Growth [rapporto annuale dell’OCSE, tanto fallimentare che, pur ammentando che le richieste di deregolazione del mercato italiano sono sempre più implementate, non riesce a spiegarsi perché il PIL italiano crolli anno dopo anno, ndr]  non trae lezioni dalla crisi e continua a insistere sulla deregolazione del mercato del lavoro.

Le politiche che contribuiscono alla crisi attuale vengono presentate come soluzioni. È particolarmente preoccupante che l’OCSE raccomandi di ridurre la protezione per i lavoratori, in un momento in cui si richiede maggiore fiducia.”

 La «mano invisibile del mercato», che con molta fantasia si pensa operi per il benessere universale – la mano che la politica di deregolazione dello Stato mira a liberare dalle manette giuridiche precedentemente predisposte al fine di limitarne la libertà di movimento – può anche essere davvero invisibile, ma non abbiamo molti dubbi a chi quella mano appartenga e chi ne diriga i movimenti…

La «deregolazione» delle banche e del movimento dei capitali permette ai ricchi di muoversi liberamente, di cercare e trovare i migliori terreni di sfruttamento e quelli più capaci di generare profitti e così diventare più ricchi, mentre la «deregolazione» del mercato del lavoro rende i poveri incapaci di star dietro agli exploit, e li mette ancor meno in grado di arrestare o almeno rallentare le peregrinazioni dei possessori di capitali (rinominati «investitori» nel gergo della Borsa), e quindi alla fine non può che renderli più poveri. Oltre al danno arrecato al loro livello di reddito, le loro possibilità di impiego e di salario per vivere si trovano ora esposte ai capricci dei capitali a caccia di ricchezza, le loro prospettive di competizione diventano cronicamente precarie e producono acuto sconforto spirituale, perpetua preoccupazione e cronica infelicità: flagelli che non spariranno e non cesseranno di tormentare neanche nei (brevi) periodi di relativa sicurezza. (Zygmunt Bauman, «“La ricchezza di pochi avvantaggia tutti” Falso!», Editori Laterza)
E’ il Consumismo all’ennesima potenza. Anche gli umani possono e devono essere trattati come merci in transazioni commerciali ove le Corporation globali hanno il potere di deflazionare sempre più il compenso per il lavoro svolto, la cui quantità deve aumentare ogni giorno di più, comprimendo la sfera religiosa, spirituale e ultramateriale in ambiti sempre più minuscoli, oscurati dalla propaganda-pubblicità.
Parafrasando uno slogan politico coniato per la campagna elettorale del cabalista Bill Clinton nel 1992, «è la società liquida, stupido»

È in questo modello di relazione cliente-merce o utente-utilità trasferito nell’interazione da-umano-a-umano che noi tutti, consumatori in una società di consumatori, siamo educati dalla prima infanzia e per tutta la vita. Questa educazione porta buona parte della responsabilità per l’attuale fragilità dei legami umani e per la fluidità delle associazioni e unioni umane, mentre la friabilità e revocabilità dei vincoli umani sono a loro volta fonte prolifica e permanente delle paure di esclusione, abbandono e solitudine che ossessionano al giorno d’oggi molti di noi e provocano tanta ansia spirituale e infelicità.

E non c’è da stupirsi: il modello inguaribilmente asimmetrico della relazione soggetto-oggetto, una volta assunto e riciclato dal mercato di consumo a somiglianza della relazione cliente-merce, si rivela singolarmente inadatto a guidare e mantenere la comunità e l’interazione umana in cui noi tutti giochiamo, simultaneamente e alternativamente, il ruolo di soggetti e di oggetti. A differenza del modello cliente-merce, la relazione umano-umano è simmetrica; entrambi i lati della relazione sono «soggetti» e «oggetti» allo stesso tempo, e i due aspetti che essi assumono non possono essere separati l’uno dall’altro. Entrambi sono agenti motivati, fonti di iniziativa e compositori di significati, e lo scenario non può che essere a due lati, in quanto essi sono coautori dello scenario nel corso dell’interazione in cui entrambi sono attivi partecipanti: fanno e subiscono allo stesso tempo.

Se i due lati dell’interazione non concordano di giocare entrambi i ruoli di soggetti e di oggetti, e non accettano i rischi che ne seguono, è inconcepibile una relazione veramente e pienamente umana (cioè una relazione che richiede un genuino incontro e una previa cooperazione di soggetto e oggetto).

Ci sono rischi, è vero, rischi che non possono essere eliminati e che provocano tensione per l’ineludibile possibilità di uno scontro fra due soggettività: fra due agenti autonomi, autopropulsivi, che vedono la situazione condivisa da prospettive separate, che perseguono obiettivi non coordinati in anticipo, e che difficilmente sono sempre pienamente allineati. Le frizioni sono perciò inevitabili, e i protagonisti non possono far altro che attrezzarsi per le prospettive di scomode e spesso spinose e pungenti negoziazioni, sconfortanti compromessi e penosi sacrifici. Nessuno dei protagonisti può pretendere una indivisibile sovranità sulla situazione e un pieno comando sul suo sviluppo; né può sperare seriamente di acquistarla.

Questi rischi sono il prezzo da pagare inesorabilmente per godere degli unici, sani piaceri che la vita degli uomini in una comunità amichevole e cooperativa ha in serbo. L’accordo a pagare quel prezzo è la formula magica che apre la porta a un Sesamo di tesori. Ma non c’è da meravigliarsi che molte persone possano trovare il prezzo troppo gravoso. È a persone del genere che è diretto il messaggio dei mercati di consumo, che promettono di spogliare le relazioni umane dei disagi e degli inconvenienti cui sono associate (in pratica: di riconfigurarle secondo il modello della relazione cliente-merce). E simili promesse sono la ragione per cui così tanti di noi trovano l’offerta allettante e l’abbracciano con tutto il cuore, infilandosi volontariamente nella trappola, beatamente ignari delle perdite che lo scambio preannuncia.

Le perdite sono enormi, e pagate nella valuta di nervi a pezzi e oscure, vaghe e diffuse paure fluttuanti, poiché la vita dentro la trappola richiede di essere costantemente in allerta: fiutare la possibilità, e anche la probabilità, di malevole intenzioni e complotti nascosti in ogni sconosciuto, ogni passante, ogni compagno di lavoro. Per quelli che sono caduti nella trappola il mondo si presenta come carico di diffidenza e pieno di sospetti; ognuno o quasi ognuno dei vicini è colpevole fino a prova di innocenza, mentre ogni assoluzione è solo temporanea, in attesa di ulteriore osservazione, sempre aperta all’appello o alla revoca istantanea. Ogni coalizione in cui entriamo con altri umani tende a essere ad hoc e accompagnata da una clausola di uscita su richiesta. L’impegno, per non parlare dell’impegno a lungo termine, tende ad essere sconsiderato; sono insistentemente raccomandate e molto richieste l’impermanenza e la flessibilità dell’associazione (che non possono non far sentire tutti i legami inter-umani spiacevolmente fragili e tuttavia più fissipari): per la sicurezza, si tende a contare più sulla televisione a circuito chiuso e sulle guardie armate all’ingresso che sulla buona volontà umana e l’amichevolezza.

Tutto sommato, dopo essere caduto in una simile trappola, il mondo è inospitale per la fiducia e la solidarietà umana e la cooperazione amichevole. Quel mondo svaluta e denigra la mutua affidabilità e lealtà, l’aiuto reciproco, la cooperazione disinteressata e l’amicizia in sé e per sé; per questo diventa sempre più freddo, straniero e non invitante. Come se fossimo ospiti non benvenuti nella casa di un altro (ma di chi?), in attesa di un ordine di sfratto già alla posta o nella cassetta delle lettere. Ci sentiamo circondati da rivali, competitori nell’infinito gioco del fare sempre meglio degli altri, un gioco in cui il tenere le mani tende a essere confuso col mettere le manette e l’abbraccio amichevole tende a essere scambiato con la schiavizzazione…

Liquidare questa trasformazione richiamandosi all’antichità dell’adagio homo homini lupus est è un insulto per i lupi.

La nostra situazione è la conseguenza ultima dell’aver sostituito la competizione e la rivalità – modo d’essere derivante dal credere nell’arricchimento dei pochi come la via maestra per il benessere di tutti – all’anelito umano, troppo umano, a una coabitazione basata sulla cooperazione amichevole, la reciprocità, la condivisione, la fiducia, il riconoscimento e il rispetto vicendevole. (Zygmunt Bauman, «“La ricchezza di pochi avvantaggia tutti” Falso!», Editori Laterza)

Isolati nel nostro individualismo edonistico e consumista, stiamo perdendo la conoscenza e la consapevolezza dei ritmi lenti e profondi del nostro spirito e della nostra anima.
Come leggiamo nell’articolo “Olomovimento”, noi, insieme a tutto il nostro Universo, siamo un Tutt’uno, un’unica Entità.
Siamo parte di Dio, ma nel nostro isolamento materialistico, la nostra scintilla divina va inesorabilmente spegnendosi.

George Soros, emblema della Cabala Mondiale – immagine satirica
fonte http://www.isoladiavalon.eu/cabala-cose/

GLI STATI UNITI D'EUROPA E' UNA CREAZIONE DEI ROTHSCHILD CHE SONO RESPONSABILI DELL'UCCISIONE DI KENNEDY



Tony Gosling, giornalista investigativo, ad una tv turca :
''Il Bilderberg, nato dopo la seconda guerra mondiale, ha lavorato per la creazione degli Stati Uniti
d'Europa. L'Unione Europea e' stata istituita con la NATO al fine di mantenere 500 milioni di persone in una stretta alleanza politica e militare con gli Stati Uniti.
Criminali di guerra del Bilderberg sono Kissinger coinvolto, per esempio, nel colpo di stato indonesiano, negli anni settanta, del colpo di stato in Cile,ecc.
 A capo del Bilderberg ci sono i Rothschild ed i Rockefeller. Penso che il Bilderberg e' la gang che ha
ucciso Kennedy. Se si guarda alcune delle figure della CIA che hanno finanziato il Bilderberg ed il Movimento Europeo sono le stesse persone che erano dietro la Baia dei Porci e dietro l'assassinio di Kennedy. Mark Lane avvocato di Kennedy ha detto molte chiaramente che Lyndon Johnson, l'FBI e la CIA erano dietro la morte di Kennedy''

Fonte :

https://www.youtube.com/watch?v=8T0cZ8qsAiY&feature=youtu.be

http://nomassoneriamacerata.blogspot.it/

IL PUPAZZO DEI ROTHSCHILD ALEXEI NAVALNY



Alexei Navalny che ha recentemente manifestato contro Putin e'
finanziato dal NED (National Endowment for Democracy,) (1) 
un'emanazione della CIA in mano ai Rothschild.
Ha frequentato la Yale University (2) famosa per essere la sede della famosa societa' segreta
Skull & Bones (3) 
E' difeso da Amnesty International (4) controllata dai Rothschild (5).
Gode del supporto di Vera Kichanova sovvenzionata dal NED e che si e' incontrata con Susan Rice (Consigliere della Sicurezza nazionale USA) e Samantha Power (ambasciatrice USA presso le Nazioni Unite) mentre alti funzionari della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato erano impazienti di sapere da Vera 'in che modo gli USA avrebbero potuto promuovere le riforme in Russia''

Fonti :
(1)
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=58598

(2) http://worldfellows.yale.edu/alexey-navalny

(3) https://www.bibliotecapleyades.net/sociopolitica/esp_sociopol_skullbones05.htm

(4 ) http://iostoconputin.info/mosca-giulietto-chiesa-vi-spiego-navalny-la-campagna-russofoba/?utm_content=bufferf5604&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaign=buffer

(5) http://nomassoneriamacerata.blogspot.it/2015/12/amnesty-international-e-controllato-dai.html

(6) https://it.rbth.com/rubriche/2013/07/31/lo_strano_caso_di_alexei_navalny_25655

http://nomassoneriamacerata.blogspot.it/

LA MANO OCCULTA DEI ROTHSCHILD NELLA PROTESTA IN BIELORUSSIA



In Bielorussia questo fine settimana, la polizia ha arrestato centinaia di manifestanti contro una cosiddetta tassa “parassiti sociali” per i sotto-occupati. Molti hanno sfidato il divieto di protestare, scenderndo in piazza a Minsk ed in altre città; i manifestanti hanno gridato “fascisti!” rivolgendosi alla polizia anti-sommossa.

I manifestanti hanno usato la parola “basta”, una parola italo/spagnolo quindi non russa.

Gli organizzatori della protesta, legati a George Soros, hanno chiamato la marcia “Freedom Day”, che evoca la Bielorussia indipendente che è durato appena sei mesi dopo la prima guerra mondiale, nel 1918. Hanno cercato di marciare lungo le principali strade di Minsk, ma sono stati bloccati dalla polizia che li ha arrestati, insieme con i giornalisti che hanno coperto la protesta, secondo Alexander Ponomarev che lo ha riferito all'agenzia di stampa AP.

In precedenza, la polizia ha fatto irruzione negli uffici del gruppo per i diritti umani Vesna e detenuti circa 30 attivisti.

Ispirata ai disastri delle rivoluzioni colorate, l'opposizione bielorussa ha in più occasioni cercato di spodestare Lukashenko attraverso proteste post-elettorali.

Lincoln Mitchell, che per molti anni ha lavorato per il National Democratic Institute nelle nazioni post-sovietiche, ha dichiarato che “dalla la primavera del 2006, la Bielorussia è stato uno dei pochi paesi al mondo, sicuramente l'unico nella ex Unione Sovietica”, dove Washington ha cercato un cambiamento di regime.

Il senatore John McCain ha rilasciato una dichiarazione sulle proteste in Bielorussia: “Le manifestazioni pubbliche che si svolgono a Minsk oggi sono un potente espressione delle aspirazioni democratiche del popolo bielorusso. Nel corso delle ultime settimane, migliaia di bielorussi si sono riuniti per preservare la loro dignità umana e chiedere conto dal loro governo, nonostante la repressione e la violenza. Il presidente Lukashenko dovrebbe rilasciare immediatamente e senza condizioni le centinaia di cittadini che sono stati ingiustamente detenuti e arrestati per aver esercitato il loro diritto fondamentale alla libertà di espressione e di riunione e il rispetto delle libertà civili dei suoi cittadini. Il popolo bielorusso merita la libertà di progettare il futuro della loro nazione, ed è tempo che il governo della Bielorussia risponda alle loro legittime richieste.”(1)

Riguardo il gruppo per i diritti umani 'Vesna' sembra aver collegamenti con Soros (2)


Fonti :

(1) http://freewestmedia.com/2017/03/26/another-soros-colour-revolution-for-belarus/

(2) http://www.dailystormer.com/color-revolution-beginning-in-belarus-hundreds-arrested-at-illegal-protest/

http://nomassoneriamacerata.blogspot.it/