Cosa c’è da
raccontare della degustazione di un vino che possa interessare l’occasionale,
appassionato bevitore? Quel che si è provato o ha riscontri oggettivi e risultare
perciò banale, oppure è un “unicum” esperienziale che nessuno può capire. Si
finisce comunque per esprimerlo per la naturale, umana esigenza di condividere
un’emozione traboccante.Al cospetto dello “Jo”2007 (da Ionio, il mare che lambisce le fascinose
terre del tacco d’Italia),in una serata nata sublime per l’accoppiata con l’Es
2007(il primitivo), sono mancati concreti
riferimenti enologici. L’aspettativa di un negramaro consueto è stata del tutto
disattesa. D’altronde a casa “Fino” urge la ricerca dell’assoluto
vinicolo! Difficile trasmettere la malìa
e l’incanto di una bevuta eccezionale che neppure la confusione di un Sabato
sera in un locale stracolmo di gente ha saputo turbare.
Lo “Jo” 2007 è ragione della sua stessa
esistenza. Il suo profilo organolettico non è assimilabile a nessun canone
precedentemente svolto dai più blasonati vini da uve negramaro in purezza fin
qui conosciuti. Non è un Patriglione né un Graticciaia, un Masseria Maìme o un
Duca d’Aragona.E’ “Jo”. Immensamente
e semplicemente “Jo”. Unico nel suo
genere. Con precise caratteristiche e proprietà. Monumentale fino a vette di
pienezza gustativa mai lambite da nessun’altro vino da uve Negramaro. 16,5° di
alcol disperso in equilibratissimo frutto, delicatamente speziato, con un
residuo zuccherino efficace nella sua funzione di smussare ogni spigolosità di
cui un estratto così poderoso è congenitamente dotato. Vergine nei sapori e
negli esiti gustativi come un’ambrosia spillata da grappoli ubertosi di solarità
baciati, pregni di umori minerali, conciati con sapiente tocco e raffinata
elevazione nell’alveo di un terziario elegantissimo e lieve, sorprende per la
calda effusione di sapori che invadono la bocca fino ad ammantare e stregare, in
un abbraccio totale e saturante, ogni intento esplorativo. Si è appagati e non
si ha voglia neppure di saperne il perché. Per non distrarsi dal puro
godimento. Il piacere è la cifra di questo vino. Che sa promettere nei profumi
intensi ed intriganti, folate di macchia mediterranea e humus, richiami di
frutta rossa sotto spirito e ricordi di fiori appassiti, del primo approccio
olfattivo. Che sa mantenere al gusto con note di cacao, vaniglia e cannella di
rara suadenza. Che sa imprimere nella memoria sensoriale nel ridondante ritorno
retro-olfattivo ed in una inesauribile persistenza. Come
abbia potuto Gianfranco Fino in pochi anni
realizzare simili capolavori è inspiegabile.C’è da ipotizzare una subliminale
interazione fra l’anima del produttore, la sua profonda passione, la sua
meticolosità e caparbietà nel dare corso ai suoi sogni e i vetusti vitigni ad
alberello scelti per produrre i suoi vini. Un travaso di energia creatrice
dall’uomo alla pianta. Il miracolo dello spirito che orienta la natura ed il
suo corso. Il miracolo “Jo”.
Rosario Tiso
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