Trittico reale a casa dell’amico e sodale di bevute Antonio
Lioce: Vintage Tunina 2010 di Jermann, Champagne Brut Grande
Sendrèe 2004 di Drappier e Villa Gemma 1999 del compianto Gianni
Masciarelli. Solita grande tessitura e opulenza per il Vintage Tunina a cui è
toccato accendere la beva. Negli anni ’90 tutti erano concordi nell’indicarlo
come il più grande vino bianco italiano. Oggi,nell’epoca di “mantra” quali
sapidità, acidità, sorbevolezza, in tanti lo considerano d’antan. Resta un grande classico di didattica pulizia e
complessità e nella fattispecie perfetto accompagnatore di un golosissimo e
delicato “primo” con scampi e rucola. Poi è facile accedere all’eleganza e
all’alto lignaggio dello Champagne Grande
Sendrèe 2004. Nulla da dire se non “chapeau”
al lavorìo di lieviti alacri nel
chiuso di una bottiglia fino all’estremo sacrificio,l’autolisi,valorizzato da
un lungo affinamento. Un grande Champagne “orizzontale”. Infine il Villa Gemma
1999. Grandissimo olfatto;a seguire grande incipit gustativo per qualche secondo. Poi,come tanti campioni
ultradecennali,ha mostrato la corda pur generando una cospicua piacevolezza.
Nello specifico siamo incappati a tratti nelle sabbie mobili del tannino
“invalidante”,quello per cui fai quasi fatica a parlare. Spogliato parzialmente
del portato fruttuoso, il vino ha scoperto le cuspidi delle sue durezze. Forse
accompagnare il Montepulciano con una “fiorentina” sanguinolenta avrebbe
giovato. Ma qui esplode l’annoso
interrogativo:il grande vino deve ricorrere a stampelle organolettiche recate
dal cibo o deve potersi bere da solo con piena soddisfazione? Io propendo per
l’autarchia. Un grande vino deve contenere l’universalità dei sapori e produrre
in autonomia una beva entusiasmante,quasi dimentico della funzione e
dell’interazione alimentare. Per il Villa Gemma è rimasto un po’ di rimpianto
per i fasti che sciorina in gioventù. Ancora una volta inseguire la terzietà
del gusto non è stata la scelta giusta. Che un vino semplicemente regga non è un
valore. Deve essere armonico o nei paraggi,questo sì che è un valore.
Altrimenti sarà sempre un campione da
osannare sulla carta(ho letto certe recensioni del ’99…) e mai da amare. Si ama
ciò che suscita piacere e induce il vagheggiamento estatico. Questo Villa Gemma
solo parzialmente è riuscito a farlo.
Rosario Tiso
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