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venerdì 10 aprile 2015

Anselmet



Nella ricerca di vini italici che stupiscano vorrei segnalare un produttore valdostano fino a qualche tempo fa misconosciuto e solo da qualche anno salito alla ribalta del firmamento enologico nazionale per i suoi Chardonnay ”èlevè en fut de chene”:Anselmet. La maison Anselmet, fondata da Renato, un bonario signore che ricorda nelle fattezze Ernst Hemingway, condotta con mano sicura e piglio innovativo dal figlio Giorgio, produce vini di indiscusso fascino. L'impronta spiccatamente familiare dell'azienda richiama epopee dal sapore antico. Sui contrafforti che salgono a terrazze, dall'alveo della Dora Baltea, su entrambi i versanti contrapposti di Villeneuve e St. Pierre, gli Anselmet hanno avuto l'ardire di coltivate Syrah (Henry) e Traminer(Stephanie),  ma poi hanno concepito una sorta di Amarone della Vallèe,”Le Prisonnier” (Un malcelato richiamo alla Recherche di proustiana memoria?),da uve autoctone: Petit rouge, Cornalin, Fumin. Come dire ,passato e presente, tradizione e innovazione. Vi esorto a berli i vini di Anselmet, così come ho fatto io. Prima irretito dai racconti di un mio fraterno amico trasferitosi ad Aosta dalla natìa Foggia e residente in una casa che guarda i vigneti della maison ( la condizione privilegiata di dirimpettaio lo ha portato prima ad avvicinare, poi a stringere un'amicizia col patriarca di casa Anselmet). Poi conquistato dalle bottiglie che periodicamente l'amico mi reca nei suoi viaggi verso sud.
Rosario Tiso


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