Metti insieme a cena quattro “moschettieri” del gusto in uno dei ristoranti più seducenti
di Foggia e fatalmente ne scaturirà un’esperienza enoica destinata a
diventare punto di memoria! Al ristorante “Al Primo Piano” dello chef Nicola Russo i
“Degustatori indipendenti” nonché
“Bevitori d’Alta quota” Sergio Panunzio, Antonio Lioce e il sottoscritto, affiancati dallo stesso
“chef” nella veste di commensale, hanno dato fondo a tutta la loro creatività e
ricercatezza per approntare un desco degno di siffatti palati. Saporitissimi
tranci di pizza, pane abbrustolito e ”pettoline” hanno sedato gli arrembanti appetiti iniziali.
Sergio, da Manfredonia, ha portato del pesce ancora profumato di umori marini. E’ servito a realizzare degli “Spaghettoni agli scampi” e una leggera, croccante e prelibata fritturina
di triglie e calamaretti. A chiudere , sublimi
scaglie di formaggio erborinato da una superba forma di “Stilton” . La differenza, come di consueto, l’ha fatta
il vino. Si parte con il “T zero” riserva 2006 di Arcari e Danesi. Sempre
intriganti le sfide del terzetto ( Giovanni Arcari, Nico Danesi e Andrea Arici)
più battagliero e innovativo della Franciacorta. La loro voglia di competere
con “bollicine” italiche e d’oltralpe di alto profilo si manifesta apertamente
nella realizzazione di questa riserva. Fresco di furente acidità, I 72 mesi (o
giù di lì…) sui lieviti hanno inevitabilmente imbrunito la potenziale purezza espressiva del
prodotto, sciorinata copiosamente nelle fragranze di altre realizzazioni aziendali. Da valutare
l’entità della perdita in termini di franchezza ed il guadagno in complessità. Abbrivio
comunque di livello adeguato alle circostanze. A seguire, la prima grande
novità, con conseguente piacevole
sorpresa, della serata: l’Extra Brut di
Fallet-Prevostat. Siamo alle prese con un autentico “vigneron” della Cote des
Blancs, in quel di Avize, ed il suo Blanc de Blancs Grand Cru. Convincente l’olfatto; ancor più
seducente la beva! Unico vino del produttore, in cui riversa tutta la sua
poetica!! Lo Chardonnay di
Fallet-Prevostat ha introdotto la perla enoica,
anch’essa di solo chardonnay, di Rodolphe Peters del domaine Pierre Peters:
“Les Chetillons” 2005. Recoltant- Manipulant di Le Mesnil-sur-Oger, Rodolphe
possiede parcelle anche nei Grand Cru di Oger, Cramant e Avize. Da vigne di età
compresa tra i 48 e i 70 anni, il nostro realizza questa prestigiosa cuvée solo
nelle annate migliori per farne specchio fedele del terroir dove la “craie”, il
peculiare strato calcareo-gessoso della regione, costituisce il fondo minerale
e umorale più significativo a cui attecchiscono i vasti apparati radicali delle
vetuste viti . Dal bevante infatti si issano fino alle nari strali iodati di
memoria oceanica a far da bordura ad una complessità gusto-olfattiva cangiante
e avvincente. Ma non ci si può sentire appagati se all’orizzonte spunta all’improvviso
l’ultimo dei gioielli passati in rassegna, estratto stavolta dal cilindro
enoico di Nicola: Vintage 2008 di Marguet. Va colto, subito! Siamo ad Ambonnay, nella Montagne de Reims. Le
sole 8717 bottiglie del “Vintage” sono un blend di Pinot Nero al 62% e Chardonnay al 38%. Ma soprattutto siamo di
fronte ad uno di quei produttori che centra l’eccellenza con tutte le sue
etichette. Benoit Marguet colpisce per eleganza, sostanza, dinamismo, energia.
Nella fattispecie si avvertono profumi
intonsi, cenni agrumati, tatto
vellutato, mineralità. E il riverbero dei supremi spasmi dei lieviti a far da
discreto sottofondo. Non si poteva concludere meglio quel che è risultato, in
ultima analisi, un autentico “crescendo
rossiniano”.
Rosario Tiso
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