La pratica della degustazione dei vini,specie se frequente,contiene un
rischio che è congenito a tutto ciò che tende ad essere seriale:una perdita di
solennità nei modi e nell’essenza. Per tale rischio c’è solo un antidoto: la
ricerca del “piacere”. L’emozione ha una chimica complessa.
Per sgorgare come una sorgente di stimoli stupefacenti ha bisogno dell’incontro
fra l’anima individuale e lo spirito del mondo. E quale miglior viatico che il vino della luce,lo Champagne,per innescare
tale virtuosa concatenazione di eventi? Era
dai tempi di “La Flute” di Delphine Vessiere che non si respirava al wine-bar
Cairoli di Foggia un tale clima di
trepidante attesa, così palpabile. Le
aspettative sono alte: ci aspetta l’incontro con Nicola Roni, non nella veste
di relatore in un corso Ais, ma come esperto e rappresentante di Champagne. Facile snocciolare la lunga teoria
delle sue credenziali: Miglior enotecario indipendente del mondo nel
2005,Ambasciatore italiano dello
champagne nel 2007 ed insignito nello stesso anno di un premio speciale
dal prestigioso “Comitato interprofessionale del vino Champagne” in quel di
Epernay. Ma quel che nessuna “brochure”,nessun sito web e nessun articolo può
raccontare e che è soprattutto una gran bella persona. Fuori e dentro. Di
passione e competenza esemplari. L’aspetto
e le movenze giovanilistiche non fanno che accrescere un carisma scaturente da
un eloquio innervato di solida esperienza,intelligenza e quella leggerezza che
rende tutto più succoso e intrigante. Nel
locale siamo in quattro ad accoglierlo: Lino Ficelo, patron del “wine”, Antonio
Lioce, Sergio Panunzio e il sottoscritto.
Dopo una stretta di mano ed un sorriso,Nicola ha dato subito fuoco alle
polveri con i campioni che ha recato con sé:una Cuvèe Brut ed una Cuvèe de
Reserve Brut di HATON e una Cuvèe Grand Cru
Blanc de blancs ”Les Belles Voyes” di
FRANCK BONVILLE. Dal suo
estro l’abbrivio è presto affidato alla
cuvèe brut di HATON. Dal primo sguardo, dalla prima snasata, dal primo sorso si
comprende che è uno champagne a cui non si può
chiedere nessun particolare volo
pindarico e dal quale non si attendono orgasmi organolettici. E’
semplice,lineare,fresco,pulito,dalla
beva facile e fluente. Ideale per
chi non vuole meditare sui misteri della
vita ma vuole semplicemente “bere”. Passare
alla Cuvèe de Reserve è stato cambiare
totalmente registro. Tutto risulta ad un
livello superiore,dal colore bello e dorato al naso ricco e complesso,fino ad
un gusto pieno e appagante. I
profumi fruttati e floreali,freschi e conciati,si issano fino alle narici
trascinando sentori di pane fresco,lievito,biscotti,burro. Tutto in un unico
inestricabile effluvio. L’acidità è spiccata e molto rinfrescante. Ma c’è un
tesoretto di morbidezza ad ogni deglutizione.
La carezza felpata del sorso disattiva il versante analitico dell’attenzione e
libera la sensualità. In quel di bocca si finisce solo per godere senza
giudicare. Sarà la “star” della serata. Le
storie a lieto fine richiedono un
“crescendo” emotivo. E’ il momento della Cuvèe Grand Cru Blanc de blancs”Les Belles Voyes” di FRANCK BONVILLE. Strali di ossidazione
fuggevoli e interessanti ricordi gustativi movimentano quel che doveva essere una primigenia,massiva
espressività. Buono e decisamente da riprovare. La piacevolezza generale del momento non ha mai subito battute d’arresto. Uno Champagne Brut
Tradition di Gosset-Brabant ha chiuso le
danze. E c’è stata comunione: quel che accade sempre quando si compie la magia
di un incontro fra simili.
Rosario Tiso
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