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lunedì 9 febbraio 2015

Wine-Bar Cairoli



Ci sono giornate da incorniciare.
Bellissime e inutili come oggetti d'arte.
Quando,su di un campo di impressioni autunnali,fioriscono note primaverili.
L'autunno è quello dell'età più che delle stagioni,che colora sempre più la mente,gli occhi,il cuore.
La giovinezza progressivamente si allontana e si dissolve,ed è appannaggio di chi, dell'esistenza, raccoglie or ora il testimone.
In giornate come questa la vita irretisce,seduce,pungola come ai bei tempi, ed invita al viaggio nelle pieghe dei dettagli di cose già obliate.
Scompare la fatica, si risveglia la curiosità, si trasforma il piombo in oro.
Fin dal mattino un “cd”  musicale tanto amato (l'ascolto di"Musicante" di Pino Daniele).   mi ha rimesso al mondo. E in virtù del potere evocativo della musica si è aperto uno squarcio nella memoria. Come d'incanto si è materializzato il fantasma dell'anno trascorso ad Anzio,dove ho fatto il militare e ascoltavo tutto il giorno le canzoni di Pino Daniele nell'Ufficio della Fureria. Ampi finestroni davano sul lungomare e ammiravo i tramonti più belli del Mediterraneo. Quel periodo mi ha scolpito l'anima.
L'assidua frequentazione della capitale (andavo a Roma quasi tutti i fine settimana) mi servì a scrostare ulteriormente la patina di provincialismo che mi portavo addosso e che l'esperienza abortita dell'università non aveva intaccato.
In una realtà cosmopolita e vibrante di fermenti vitali respiravo il mondo,le razze;occhieggiavo alle mille possibilità che contiene un'esistenza.
In mesi febbrili di emozioni e scoperte ho vagliato innumerevoli esperienze,conosciuto, sofferto, amato.
E soprattutto ho scoperto  quanto,ad uno sguardo ampio ed aperto,debba corrispondere, come l'altra faccia di una stessa medaglia, uno sguardo segreto,attento al particolare, per rintracciare il microcosmo più adatto ad accogliere e promuovere la propria evoluzione.
Ora a Foggia,nella mia città,c'è un luogo dell'anima dove i tanti rivoli di energia dispersa negli anni,nei posti e nelle situazioni più disparate,sembrano aver trovato una sintesi.
Il vino è un pretesto.
E anche la cultura che ne è naturale corollario.
Qui,fra questi tavoli,passa il mondo. Quello vero.
Basta saperlo attendere e riconoscere.
Occorre solo quello sguardo segreto,più attento e più acuto,che si sviluppa negli anni dopo sbornie di amori,viaggi,relazioni.
Ecco cosa narra il testo della canzone "Gli amici" di Francesco Guccini :
"..I miei amici veri
(purtroppo o per fortuna)
non sono vagabondi o abbaialuna;
per fortuna o purtroppo
ci tengono alla faccia:
quasi nessuno batte o fa il magnaccia.
Non son razza padrona,
non sono gente arcigna,
siamo volgari come la gramigna;
non so se è pregio o colpa
esser fatti così:
c'è gente che è di casa in serie B.
Contandoli uno a uno
non son certo parecchi,
son come i denti in bocca a certi vecchi;
ma proprio perchè pochi
son buoni fino in fondo
e sempre pronti a masticare il mondo.
.........................
Per quello che ci basta
non c'è da andar lontano
e abbiamo fisso in testa un nostro piano:
se e quando moriremo
(ma la cosa è insicura)
avremo un paradiso su misura,
in tutto somigliante
al solito locale,
ma il bere non si paga e non fa male.
E ci andremo di forza,
senza pagare il fio
di coniugare troppo spesso in Dio....."

Amo pensare che il mio "solito locale" sia il wine-bar Cairoli
dove sono diretto, anche stasera,
come di ritualità consueta.


Rosario  Tiso



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