Le riforme costituzionali procedono, fra disordini e proteste, senza l'opposizione, mentre Renzi sembra in procinto di portare a casa l'ennesimo colpo elettorale.
DI PIETRO CROCE - 14 FEBBRAIO 2015
L'Intellettuale Dissidente
È inutile ricordare che un’aula, eletta incostituzionalmente, (ovvero mediante una legge elettorale, il porcellum, senza la quale l’attuale maggioranza non sarebbe tale) non potrebbe legiferare su nulla, figurarsi sulle fondamenta stesse di uno Stato, sulla sua Costituzione. La neo-armata Brancaleone, guidata dal fiero Renzi, va avanti, imperterrita, ardita, splendente negli occhi di quella stessa, terrificante, agghiacciante, spocchiosa sicurezza di chi crede di possedere la verità. La dimostrazione per loro così lampante, evidente tanto quanto una proposizione ostativa, una tautologia, appare quindi nella riforma in sé, cioè nella plasticità del risultato, non importa che cosa significhi, in che cosa esso consista; agli occhi della maggioranza, è sufficiente che la riforma sia, che effettivamente qualcosa “s’è fatto”.
DI PIETRO CROCE - 14 FEBBRAIO 2015
L'Intellettuale Dissidente
È inutile ricordare che un’aula, eletta incostituzionalmente, (ovvero mediante una legge elettorale, il porcellum, senza la quale l’attuale maggioranza non sarebbe tale) non potrebbe legiferare su nulla, figurarsi sulle fondamenta stesse di uno Stato, sulla sua Costituzione. La neo-armata Brancaleone, guidata dal fiero Renzi, va avanti, imperterrita, ardita, splendente negli occhi di quella stessa, terrificante, agghiacciante, spocchiosa sicurezza di chi crede di possedere la verità. La dimostrazione per loro così lampante, evidente tanto quanto una proposizione ostativa, una tautologia, appare quindi nella riforma in sé, cioè nella plasticità del risultato, non importa che cosa significhi, in che cosa esso consista; agli occhi della maggioranza, è sufficiente che la riforma sia, che effettivamente qualcosa “s’è fatto”.
Un dramma che si compie quando le stesse, fragili tesi vengono ripetute pedissequamente da gran parte dell’opinione pubblica, un risultato che non stupisce se si pensa ai frutti della Prima e, forse ancor più, della Seconda Repubblica con, in questo caso, un premier le cui cure e preoccupazioni erano in gran parte rivolte verso i propri affari, le aziende di famiglia, i processi a carico. Dunque, di fronte a una tale miseria, muovere appena appena la melma della palude, alzare leggermente la polvere, come Renzi sta facendo, può essere confuso, da orecchie abituate allo sterile chiasso , occhi assuefatti al nulla, come quelli degli italiani, con una rivoluzione copernicana. Memore dell’esasperante inconcludenza dei passati esecutivi, l’italiano medio, incredulo innanzi alla prospettiva di poter finalmente sperimentare l’ebrezza di un cambiamento, getta a mare, nella generale ondata di entusiasmo orgiastico, il proprio senso critico, ripetendo un gesto consueto alla storia umana, spesso anzi prodromo di catastrofi. Non interessa dunque che le tanto strombazzate riforme consistano poi nella nomina, e non più nell’elezione, dei senatori, nella nomina, e soltanto in minima parte nell’elezione, dei deputati della camera, nell’assegnazione di un premio di maggioranza abnorme, tanto più sconcertante quanto più non tiene minimamente conto dell’astensionismo galoppante.
Un obbrobrio di riforma che si riflette non a caso nei metodi, con forzature e tempi illegali, impensabili per una riforma della Costituzione, le cui ultime prove le abbiamo proprio in queste ore mentre assistiamo alle cosiddette sedute fiume, protratte nella notte. Ma, come ha detto Danilo Toninelli del M5S, “Di notte si rubano le pecore, signora presidente, di notte si ruba in casa, non si riforma una costituzione”. Quale valido motivo può giustificare un’attività così intensa, frenetica, ansiosa, per compiere una riforma di tale importanza? Nessuno, se non che, in realtà, è l’ennesima occasione per il premier di conseguire un successo, un trofeo per ottenere ulteriori consensi elettorali. I tempi sono irregimentati, così assurdamente forzati perché al premier è necessaria questa vittoria che definitivamente lo consacri come il vero salvatore della patria, colui che per primo riuscì, e così velocemente, a ottenere la tanto discussa riforma elettorale, colui che per primo cambiò verso all’Italia. La riforma non è altro che lo scalpo di Renzi che, come con gli ottanta euro, sarà probabilmente l’arma vincente per il PD nelle prossime elezioni. Si assiste al triste e tragico spettacolo del populismo, totalmente frainteso perché finemente mascherato. L’opposizione, con proteste calci pugni bagarre disordini urla grida strepiti, sembra stia tentando il possibile (a cui di recente si sono aggiunti i forzisti, con la splendida e disinvolta incoerenza che li caratterizza). Eppure il treno delle riforme non si arresta, lavorando anche di notte. Di notte però, #dinottesiruba.
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