Da Massimo Lanini
del ristorante “Le Giare” di Bari stravolgere la consueta e “sedicente”
corretta grammatica enologica è una regola, non l’eccezione. Ogni volta che ci
si approssima al “personaggio” e al suo desco è un’avventura. Cibi dai sapori impeccabili
fanno da sfondo dinamico a vini dalle suggestioni uniche, sovente misconosciuti
e scovati da Massimo nel suo eterno girovagare ed incespicare enoico. I vini
che Massimo propone al bicchiere in
pirotecniche e arbitrarie successioni non sono i migliori, non intendono
neppure gareggiare, ma hanno tutti un comune denominatore: la vocazione di
scatenare la convivialità. Non c’è nulla di caricaturale e costruito in quei
nettari dalle trame inconsuete. Sono piuttosto vini da bere copiosamente, agili,
sapidi, vivi. Di una vitalità che subliminalmente te la ritrovi dentro. Invano, sorso dopo
sorso, l’ignaro avventore insegue riferimenti analogici noti per nomare il
profluvio di sensazioni inedite che avverte montare da arcane sorgenti
interiori. Non resta che l’abbandono alla gioia, al divertimento, al piacere.
Addio nominalizzazioni e tecnicismi!! Quando un vino rispecchia la Natura è
come un uomo che non ha eguali ma
simili, compagni di cordata. Vedere schierate diverse bottiglie a semicerchio e
pronte allo stappo, impazienti di stupire e di stregare, è rivoluzionario.
Perché noi non siamo liberi. Condizionamenti, pregiudizi, miti enoici di ogni sorta ci hanno nutrito fin
dalla nascita alla beva. Ma abbiamo il potere di pensare intenzionalmente e
possiamo, come ha fatto Massimo, creare con la mente il cambiamento ed
implementare un sorta di “rinascimento” enoico che passi attraverso mani che
toccano la terra, sensi che si dispiegano liberi nelle praterie del gusto e
desideri come farfalle dell’immaginazione che si posano di nettare in
nettare a suggerne gli incantevoli umori. Al ristorante “Le Giare” è possibile
tutto questo perché Massimo ha cercato e trovato il suo posto nel mondo. Ecco la breve descrizione di
alcuni dei vini assaggiati l’ultima volta da Massimo : Cesanese del Piglio
Superiore DOCG “Civitella “2012 di Mario Macciocca, saporito, goloso e nel
contempo ampio, di timbro mediterraneo, racconta la sua terra con levità e
sostanza, sempre ritto nella beva mai cadente nonostante il grado alcolico non
certo trascurabile; Cristiano Guttarolo ed il suo rosato,“Violet”, un rosato
tutt’altro che morbido,liscio,patinato come tanti pugliesi. Piuttosto scontroso
all’inizio , conquista poi per il carattere e si sente il canto della vigna
avita, quel Primitivo del nonno tanto amato; Ed infine il “Belle Vignole” 2013
della “Tenuta Macchiarola” di Domenico Mangione. Un Fiano così insolito non
l’avevo mai bevuto. Da sperimentare.
Rosario Tiso
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