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sabato 24 gennaio 2015

La Setta dei Bevitori Estinti




Quale viaggio mi attende, fra lande sconosciute d'Enotria, che ogni profumo, colore, sapore di ogni singolo nettare alla beva saprà evocare?
Costruirò attorno ad ogni bottiglia di vino un evento, per poterle degustare al meglio. Coinvolgerò anche i miei compagni di cordata, gli amici appassionati  con cui condivido tutte le esperienze d'assaggio che costituiscono una novità, così da custodire un resoconto più corale delle sensazioni provate.
Ma soprattutto, mi preme puntualizzarlo ,è l'incontro fra anime della stessa natura che ha il potere di scatenare  certe dinamiche  che sono  all'origine delle parole e dei fatti intercorsi fra noi.
L'amicizia fra bevitori  scaturisce spontanea, senza sforzo, solo per contiguità.
Io, viandante enologico ancora in cammino, combattuto fra le sirene della modernità dei vini-frutto, imponenti e costruiti, e il fascino della classicità nella sua apollìnea perfezione e ardua comprensione, accolto con benignità in ambiti professionali al cospetto di soggetti più consapevoli, ho avuto negli ultimi anni l'ispirazione di  catalizzare e canalizzare l'ansia di aggregazione degli amici-degustatori  di Foggia più esigenti.
Per loro, sfibrati da lotte intestine per contendersi all'arma bianca le poche, arcinote e costosissime bottiglie presenti sulla piazza foggiana, ho suscitato la  formazione di diversi gruppi di "degustatori".
In principio fu la "Setta dei bevitori estinti", sodalizio che mi ha visto impegnato, con Antonio Lioce e Giorgio Gaetani , nel tentativo di accedere al "gotha" dell'enologia mondiale facendo leva sull'elementarissimo principio dell'unione che fa la forza.
L'idea del nome la mutuai dal film "L'attimo fuggente".
( Chi di voi ricorda "L'attimo fuggente" di Peter Weir?
E'  uno splendido film nel quale il protagonista, il valente e carismatico professor Keating, trasmette ai suoi studenti  l'amore per la letteratura, spronandoli a valicare i limiti asfissianti imposti dall'insegnamento tradizionale e inducendoli ad esplorare lo sterminato mondo della poesia universale con passione ed un nascente e sempre più personale senso critico.
Infiammati, come solo i giovani sanno esserlo, i suoi allievi decidono di riunirsi di notte per declamare versi di poeti misconosciuti o censurati, scegliendo, a fungere da covo, una grotta nel bosco: nasceva così la "Setta dei poeti estinti".
A distanza di molti anni quelle atmosfere son rimaste impresse nella memoria. Alle prese con l'esigenza di dare un appellativo ad un piccolo consesso di gaudenti,  Rosario Tiso, Antonio Lioce, Giorgio Gaetani,   il ricordo di quel nome è sbocciato provvidenziale :è bastato sostituire alla parola "poeti" quella di "bevitori", quali ci onoriamo di essere, e... voilà….
"La setta dei bevitori estinti" ha visto la luce!
Non ci sono grotte, ma il wine-bar "Cairoli" a Foggia  ad ospitarci.
Non ci sono poeti estinti,  ma grandi bevitori "estinti" che hanno fatto la storia della critica enologica del nostro paese e hanno salvato a più riprese l'universo "vino"  dall'oblio e dall'imbarbarimento: Mario Soldati, Gianni Brera, Luigi Veronelli. Al loro verbo, al loro stile, alla loro filosofia di vita attingiamo a piene mani.
E' nata così una splendida avventura degustativa che, pur temporalmente terminata, non ha mai smesso di incidere sulle nostre personali esperienze di degustatori )
Degli studenti di un college americano dunque si riunivano di notte in una grotta nel bosco a leggere poeti "estinti" che non trovavano spazio nella cultura
accademica(  Wittman , Donne, Marvell ).Siccome il vino è anche "cultura" ho pensato di emularli, scegliendo quello strano nome, per omaggiare grandi bevitori del passato a cui noi tutti dobbiamo qualcosa: Gino Veronelli, Mario Soldati ,Gianni Brera.
Veronelli è stato, sic et simpliciter, il salvatore di tanta parte del patrimonio eno-gastronomico del nostro bel paese.
Basti pensare, a titolo di esempio, al salvataggio del Picolit, celeberrimo vino da meditazione(neologismo anch'esso di derivazione veronelliana!).A ROCCA BERNARDA, in Friuli, si producevano solo poche bottiglie di questo prezioso nettare, pesantemente falcidiato in vigna dal fenomeno dell'aborto floreale. Fu Veronelli, che ne intuì l'eccezionalità, a convincere la nobildonna della "ROCCA" a perseverare nell'imbottigliamento delle poche decine di litri di quel liquido quintessenziale.
Mario Soldati invece è l'inventore del viaggio eno-gastronomico. Dalle splendide terrazze liguri di Tellaro, ha pontificato per anni in tutti i campi dello scibile, culinario e non, formando intere generazioni di giornalisti gourmet.
Infine Gianni Brera, sulla carta cronista sportivo.
E' stato Lui a salvare la vigna della Santissima Annunciata da cui Bellavista trae oggi il celeberrimo, omonimo chardonnay e a sostenere chicche enologiche adesso universalmente riconosciute. Lottò perchè non si abbandonasse la sua coltivazione in quanto amava il vino che se ne produceva in maniera viscerale. Come amava il Barbacarlo di Maga Lino, a suo dire il vino più imperfetto, tipico, buono dell'Oltrepò  pavese. Erano vini come il Barbacarlo a suggerirgli l'immagine di qualità connessa alla capacità di mondare lingua e palato, così di moda nella critica enologica odierna.
Non c'era buono e gustoso che, a mò di segugio, Lui non snidasse. Autentico paladino della bellezza.
A loro idealmente, noi della "setta", ci ispiravamo.
A quegli spiriti così illuminati.
Cercando di seguirne le orme.
Facendo della passione un surrogato della competenza e un sostituto dell'esperienza.
Alla ricerca del santo Graal:
l'"immigliorabile vinicolo".


Rosario Tiso

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