Sorto da una costola della
"Setta dei bevitori estinti", ecco venire alla luce un nuovo
movimento, incentrato sull'amore per il vino, dove confluiscono le più
disparate esigenze gustative.
Meno ingessati degli adepti di una setta e più poliedrici degli affiliati di un gruppo organizzato, fanno dell'appartenenza uno "status" che può risolversi anche in una sparuta apparizione, in un’estemporanea presenza. Il mondo li chiamerà: “I Bevitori Randagi”. Per randagismo enologico si intende quell'attitudine creativa, mediterranea, edonistica a levare il bicchiere ad ogni occasione, prendendo le mosse da qualsiasi pretesto, aggregandosi e disaggregandosi secondo l'estro del momento, carenti scientemente di progettualità, senza un centro, una figura guida, una meta. Unica affinità: la comune, banale, consueta inclinazione a percorrere i crinali del sogno e del vagheggiamento enoico, sospinti da venti eterei spiranti da innumerevoli bottiglie, reali o immaginarie.
Meno ingessati degli adepti di una setta e più poliedrici degli affiliati di un gruppo organizzato, fanno dell'appartenenza uno "status" che può risolversi anche in una sparuta apparizione, in un’estemporanea presenza. Il mondo li chiamerà: “I Bevitori Randagi”. Per randagismo enologico si intende quell'attitudine creativa, mediterranea, edonistica a levare il bicchiere ad ogni occasione, prendendo le mosse da qualsiasi pretesto, aggregandosi e disaggregandosi secondo l'estro del momento, carenti scientemente di progettualità, senza un centro, una figura guida, una meta. Unica affinità: la comune, banale, consueta inclinazione a percorrere i crinali del sogno e del vagheggiamento enoico, sospinti da venti eterei spiranti da innumerevoli bottiglie, reali o immaginarie.
Una più buona dell'altra. Al palato
e nei desideri. Da braccare e possedere con i compagni di cordata dell'attimo
che fugge.
L'idea di dare un nome a questa
informe ed affascinante creatura collettiva mi è venuta in uno dei ritagli
temporali consacrati all'aperitivo nei Sabati e Domeniche mattina, ormai
leggendari, del Wine-bar Cairoli di Foggia. All’ora del richiamo meridiano,
quando il portoncino si schiude alla luce del giorno dopo il meritato ed esiguo
riposo notturno, frotte di fedelissimi sciamano alla volta del locale. Dal banco
di mescita, nient'altro che il breve piano in legno e muratura dove a sera si
allineano geometricamente conti e ordinazioni, Lino Ficelo officia il rito dell'accoglienza, da vero oste
benigno, autentico sacerdote dell'oblio, gravido di consigli, pronto a suscitare
ed insufflare nell'attonito avventore anche la più leziosa voluttà sensoriale,
nello stile senza tempo di una genuina cortesia e in un contesto squisitamente
amicale.
Anime, le più disparate, si
asserpano al caldo ricovero al suono dei dodici rintocchi seminato dal
campanile del duomo cittadino. Non occorre conoscersi. Un rapido saluto e si
depone ogni maschera sociale in favore di un fragrante contatto umano , di una
frusciante sensualità, alla luce spesso rifratta da esuberanti bollicine. Non
sono in tanti a possedere l’autentico spirito dei “Bevitori Randagi” . In
questo pomeriggio di sole, di ispirazione e di ricordi la memoria me ne
suggerisce alcuni. Quelli per cui conta il fraseggio interiore che serpeggia
fra gli astanti, tenuto sempre vivo dallo scambio di sensazioni col bevitore
più importante, il bevitore in quell’istante più prossimo, randagio in quanto
intento nel vagabondaggio ondivago di
chi ricerca l’assoluto. E se qualche ginocchio si piegherà e finirà
simbolicamente nella polvere, sarà un estremo ossequio alla divinità bacchica
che ci sovrasta, dispensatrice di raffinate piacevolezze e di dolci torpori, di
stordimenti e di illuminazioni, in un esaltante gioco dei sensi perduti e
ritrovati. In questa dimensione non esiste il tempo. Il passato, il presente e
il futuro, in misura paritaria, concorrono a sostanziare idee ed esperienze. E
noi “Bevitori Randagi” lo siamo sempre stati, perché l’esserlo, più che una
condizione sociale e giuridica, è un moto dell’anima.
Rosario Tiso
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