La passione
per il vino ha segnato la mia esistenza. Sento spesso dire di me:”Considera il
vino la cosa più importante della sua vita!”. Non saprei. Certo è che sto in
perenne movimento,in un sempiterno viaggio enoico. Agli albori (parecchio
remoti) della mia consapevolezza,muovevo i primi passi alla cieca. Tutto era da
apprendere,provare,sperimentare. C’era ancora tutto da sbagliare. Ricordo con
stupore di aver attraversato anch’io la fase dell’acquisto di una bottiglia
solo perché aveva una bella etichetta! A ripensarci non mi pare possibile ma è
accaduto! Poi,giocoforza,ho iniziato a perfezionare l’arte di orientarmi nel
ginepraio delle denominazioni,dei vitigni,delle tecniche di vinificazione. Al
punto che ho visto sorgere in me, lentamente ma inesorabilmente, la prima
esigenza di bevitore adulto:approfondire con degli amici il rito della
degustazione con vini sempre più performanti. Era giunto il tempo del
“settarismo” enologico. Nacque così la “Setta dei bevitori estinti” ,tre
bevitori (Antonio Lioce,Giorgio Gaetani e il sottoscritto) uniti dalla comune
ammirazione per i grandi
bevitori-scrittori del passato:Mario Soldati,Luigi Veronelli ,Gianni Brera. Eroico
quel tempo. Nella calda alcova del wine-bar Cairoli di Foggia si giocava a
misurarsi con grandi bottiglie e ricche libagioni. Ma nulla dura in eterno e i
bisogni si evolvono. Giunse l’epoca del “randagismo” enologico. L’intuizione scaturì dai sontuosi
aperitivi meridiani del Sabato consumati nella consueta cornice del wine-bar.
L’aggregazione spontanea di assidui degustatori generò il movimento dei
“Bevitori randagi”. Non tutti però sanno o possono esserlo. Ci si può
incontrare per caso,voler bere assieme,ma portarsi dentro una sorta di stanzialità
congenita,come il proprio guscio per una lumaca,una sorta di fissità
intellettuale paralizzante e paralizzatrice. Scaduto il tempo
dell’innamoramento per qualsivoglia istanza,il vero bevitore assurge ad
ulteriori raggiungimenti enoici e spirituali. Un percorso ancora più arduo e
singolare m’attendeva:l’avventura dei “Bevitori d’Alta quota”. Gli ultimi nati
dalla mia irrequietezza poetica e dal mio estro quasi letterario
promettono di farne tanta di strada. Il bevitore randagio è come un passeggero
di un autobus guidato dal fato dove ad ogni fermata sale il primo che capita.
Il “Bevitore d’Alta quota” è lui stesso l’autista di quell’autobus e ad ogni
fermata fa salire solo autentici sodali,compagni di cordata,appassionati della
sua risma. Nel segno di una ricerca enoica sempre più qualitativa,più
spinta,più universale. Nel frattempo il versante squisitamente culturale del
mio percorso umano ed esistenziale si è
arricchito di un corso da Sommelier con felice conseguimento finale
dell’attestato di terzo livello. E’ poi
successo che ho imboccato il sentiero “Slow wine” . E ancora che sono
inciampato nei nettari celestiali della scuderia “Les Caves de Pyrene”.Tante
strade che conducono all’unica grande “casa” dei veri amanti del vino. Non so
quanto durerà questa fase così complessa,articolata ed entusiasmante. Forse
tutta la vita. So solo che il frutto della vite
è stato ed è il protagonista assoluto di queste peregrinazioni fisiche
ed intellettuali. E se prima bastavano qualche amico e il solito locale,adesso
è il mondo lo scenario in cui ci muoviamo,io e tutti i “Bevitori d’Alta
quota” con i quali incrocerò il
bicchiere.
Rosario Tiso
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