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martedì 13 gennaio 2015

Quella sera che ho incontrato Anna Martens .



Da un po’  di tempo nel mondo del vino tutti sanno chi è Anna Martens. Al pari di altri “giramondo” per amore della vite,è  stata conquistata dal fascino dell’eroica  viticoltura  etnea,da quegli alberelli dalle forme drammatiche spesso a piede franco adagiati su di un terreno nero come la pece,che si stagliano  sovente all’orizzonte fra nebbie mattutine e la fumèa di qualche colata lavica d’intorno. Siamo nella frazione di Solicchiata,che ospita alcune fra le più quotate contrade dell’Etna. Sì,sui versanti vitati dell’Etna,la “Muntagna” per i locali, ci sono le “contrade” ad indicare i “cru” più vocati:Feudo del mezzo,Morganazzi,Guardiola,S.Spirito,Calderara e tante altre,nomi dotati di un profondo potere evocativo. La vigna più emozionante di Anna Martens  è di sicuro quella da cui si ricava il “Vino di Anna”,minuscola parcella di oltre 90 anni d’età. Anna Martens non è una cantante,un’attrice o un’eccentrica milionaria. E’ un’enologa di origine australiana ed ha già lavorato in Italia per Ornellaia e Passopisciaro. E’  una donna perfettamente consapevole della materia oggetto della sua passione,che ha capito fino in fondo la natura del suo desiderio e sta sperimentando i modi per appagarlo. Ad oggi sono quattro le sue declinazioni di vino. In primis c’è il Nerello Mascalese,vitigno principe etneo,che dà origine in purezza al “Vino di Anna”. Senza nessuna influenza  “mediatica” lo bevo  in tutta la sua franchezza nella versione 2011 da “Bacco e Perbacco” a Lucera,nel corso di una serata dedicata tutta alla giovane enologa del nuovissimo mondo. Apprendo di uve ammostate a grappoli interi,di fermentazione con lieviti indigeni e pigiatura con i piedi, di assenza di chiarifica e filtrazione. Risultato organolettico: naso prima fruttato e poi speziato,bocca calda e voluttuosa e nessuna temuta deriva ossidativa. C’è equilibrio,miracolosamente,come solo la Natura al meglio delle sue possibilità  sa conseguire. Per cui il godimento può dispiegarsi senza intoppi,si può suggere l’amarena,la ciliegia,la prugna,farsi carezzare da un ricordo  di spezie senza temere gli strali dell’acidità e i morsi del tannino  pur così vivi  e vivificanti.  Poi  il “Vino di Anna Bianco” 2012,carricante e grecanico,”orange wine” lieve e suadente. Le stratificazioni del suolo vulcanico ne accrescono la complessità e ne fanno uno dei vertici gustativi della serata. Gli altri vini degustati,Jeudi e Jeudi 15,sono una versione beverina del campione aziendale,dove tutto si gioca sulla bevibilità e digeribilità estrema,fino alla mescita reiterata e quasi noncurante. Con nettari di tal fatta  indolore è il peso alimentare da sostenere e inebrianti ed eteree le conseguenze spirituali della beva. Come se Madre Terra ci baciasse fino a saziarci. Il “Vino di Anna Rosso Amphora” scelto per la chiusa rappresenta la sfida del futuro. E dopo cotanto deliziarci del frutto della vite che dire della donna protagonista di questa favola bella? Anna Martens è tenace, bella, competente,una persona dall’entusiasmo contagioso,curiosa al punto da aver modificato nel tempo il suo rapporto con il vino e con il mondo(lo si evince dal suo nutrito curriculum) percorrendone ogni sentiero e spingendosi fino ai più alti contrafforti vitati della “Muntagna”  . Il suo orientamento vitivinicolo è volto ad implementare  un’agricoltura capace di generare vini dall’espressione naturale e dalla beva invitante e in tal senso si può parlare non più di promesse ma di certezze. Poi,in uno slancio di confidenza, Anna ci ha mostrato le foto della casa e della cantina sull’Etna,del marito Erik che tanta parte ha avuto nelle  sue  ispirazioni umane e professionali,della loro splendida prole,amplificando quella sensazione di calda umanità provata d’acchito e arricchendone  ulteriormente il profilo e lo spessore psicologico e morale. Non ci resta che provare gratitudine per il dono  di Anna,un’incontenibile, trabordante,radiosa voglia di vivere.
Rosario Tiso


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