1. SI SCRIVE MATTEO RENZI, SI DEVE LEGGERE MARIA ELENA BOSCHI: MA QUALE ‘’FATINA’’ O “MINISTRA SCULETTANTE” (IL POETA SALVINI), È LEI LA DOMINATRIX DI PALAZZO CHIGI
2. NON È PIÙ SOLTANTO LA MADONNINA CURVY DELL’ITALICUM. LA PAPESSA DELLE RIFORME BATTAGLIA CON I SINDACATI SULLA SCUOLA, VA NELLE MARCHE, IN LIGURIA E IN VENETO A FARE CAMPAGNA ELETTORALE, MINACCIA BERLUSCONI CON IL CONFLITTO D’INTERESSI
3. E’ LEI, LA GIAGUARA DELLA VALDARNO, CHE TIENE AL GUINZAGLIO L'AGITATO PITTIBIMBO, L’UNICA VOCE CHE PUO’ ZITTIRLO E MAGARI BACCHETTARLO COME UN DISCOLO MOLESTO. CON QUEL SORRISO SOAVE, PUO’ DAVVERO TUTTO. TUTTO ECCETTO ESSERE AL FIANCO DEL PREMIER CAZZONE (VEDI L’APERTURA DELL’EXPO) QUANDO E’ PRESENTE LA DI LUI MOGLIE AGNESE
4. L'UNICA IMMAGINE DELLE DUE INSIEME E' DI "NOVELLA 2000" SCATTATA ALLA CONVENTION DELLA LEOPOLDA 2014 DOVE NON SI DEGNANO DI UN SALUTO, DI UNO SGUARDO, NIENTE...
1. L’ITALICUM, LA SCUOLA E IL TOUR DELLE REGIONALI LA BOSCHI IN BATTAGLIA COME UN VICEPREMIER
Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
Madrinato Italicum, conflitto d’interessi, legge costituzionale sul Senato, polemica e poi offerta di pace ai sindacati sulla scuola; poi copertina stile rinascimental sull ’Espresso e poi talk da Lilli Gruber, e a Porta a porta, e tour elettorale nelle Marche, e in Liguria, e a Venezia, dall’Harry’s Bar alla Biennale, dovunque paparazzi in agguato, ladri o supposti tali già penetrati in casa.
Quindi riconoscimenti fiabeschi e da cartoni animati, quale fata dotata di clava, grevi insulti salviniani e sessisti, tipo «ministra sculettante », attenzione bisignana, considerazioni di genere sulla volubilità e il trasporto per il comando da parte di Brunetta, divagazioni di costume e colore, dal blu elettrico al rosso delle ballerine, amenità e gravami di vita pubblica e privata - sempre ammesso che tra le due si possa in questo tempo un po’ dissennato tracciare una linea di divisione.
Ma insomma, e comunque: dove vuole arrivare Maria Elena Boschi? Di solito questo genere di domande mette in causa una pregiudiziale quota di indeterminatezza. Ma oltre e forse anche più che un personaggio dal crescente ruolo e peso politico, questa giovane donna (34 anni, Acquario) si è proiettata sulla scena come la più efficace icona del renzismo reale e applicato.
Decisiva nei processi di democrazia turbopersonalizzata, quest’aura contribuisce a collocare Boschi al numero due nel governo, una sorta di vicepremier ombra o in pectore - per quanto la preminenza sia meno scontata all’interno del Giglio magico, dove di recente s’è riscontrata una potenziale rivalità con il sottosegretario Lotti.
Per dovere di giornata e di evanescenti organigrammi - ma anche questo si può leggere come un indizio - si segnala come ieri si sia letto che Boschi, trascorsa l’estate, potrebbe dimettersi dalla Riforme e passare al partito, al posto dell’odierno vicesegretario Guerrini, che si trasferirebbe alla Camera o in Lombardia. Nella capitale, in questi casi, si dice: beato chi ci ha un occhio, per dire con doveroso scetticismo che si vedrà.
Ma intanto è destino delle icone del potere non solo disporre di brave imitatrici e parodie (la Raffaele che fa «Shabadabadà»), nonché delle costanti pizzicatine di Signorini e Dagospia, ma anche dover fare i conti con i cinquestelle che s’indignano perché lei sorride in aula, o della minoranza dem che nel tripudio di qualche legge approvata, e battaglia renziana vinta, non le perdona qualche bacetto con Verdini e perfino con l’ineffabile Razzi - anche se poi all’informazione non è sfuggito un affettuoso gesto rivoltole dall’ultrà bersaniano Gotor.
Tutto questo per dire che in un anno su Boschi è venuta accumulandosi una tale abbondante e conturbante pubblicistica da renderla, per estremo paradosso, una figura per così dire in cerca d’autore. La Volonterosa della Grande Riforma o la Giaguara della Valdarno?
Una Maria Elena da Calcutta (con treccina composta da piccoli congolesi riaccompagnati in Italia) o una Bridget Jones della Ripartenza nazionale? In genere la comunicazione non va per il sottile. Ma questo non toglie che l’immagine sua può prendere strade diverse e perfino opposte, ondeggiando tra pieni e vuoti di futuro, sospetta glorificazione e scontatissimo stalking.
Senza necessariamente comprendere in quest’ultima categoria il magmatico immaginario che al giorno d’oggi contrassegna l’ambiguità del potere, tanti piccoli-grandi segni che accompagnano, certificano, riepilogano e a volte ribaltano la popolarità: la lettura della mano da parte di Solange («Hai sofferto molto, ma sei una donna forte») e le vicissitudini di Banca Etruria, l’ex fidanzato loquace e il selfie con il cooperante di Mafia capitale, il cappello da cuoco e la maglietta con Togliatti che lecca il gelato, la leggenda della Bmw con una speciale pellicola oscurante sui finestrini e l’illustratissimo e patinato bracco di Weimar di famiglia, a nome Artù.
Inezie, magari, o coriandoli, pulviscolo. C’è pure lo storico paroliere di Julio Iglesias, Belfiore, che ha creato per lei una canzone che comincia così: «A prima vista fai innamorare/ per quel tuo fascino vellutato che non si lascia decifrare./ Sei come la compagna di scuola del liceo,/ il simbolo dell’amore dove il sesso si fa reo». Al che Boschi, che è una persona educata, gli ha detto grazie, pure consigliando Cesare Cremonini come possibile interprete.
2. "IGNORIAMOCI COSÌ", ALLA LEOPOLDA AGNESE RENZI E MARIA ELENA BOSCHI NON SI DEGNANO DI UNO SGUARDO
C'eravamo tanto ignorate: Agnese Renzie Maria Elena Boschi, la moglie e il ministro delle Riforme di Renzi, alla quinta edizione della Leopolda, la kermesse renziana all'omonima stazione fiorentina, pizzicate da Novella 2000 si evitano sapientemente. La consorte del presidente del Consiglio e la ministra per le Riforme non incrociano nemmeno gli sguardi nonostante si sfiorino quasi: "Ignoriamoci così, senza rancor" titola ironico il settimanale diretto da Roberto Alessi. A due giorni dal polverone Madia, pubblicato invece da Chi, le prime pagine dei rotocalchi rosa, con buona pace di piloti, cantanti, calciatori e popstar sono monopolizzate dalle ministre democratiche, fra le più seguite e cliccate della storia della Repubblica.
3. LA METAMORFOSI STUDIATA DELLA “FATINA” CON LA CLAVA
Fabio Martini per “la Stampa”
Fabio Martini per “la Stampa”
La “fatina” ha imbracciato la clava ed è una novità che ha un suo perché. Maria Elena Boschi, la più pacata tra le interpreti del mondo renziano, ha improvvisamente sfoderato un eloquio aggressivo, soprattutto nei confronti di Silvio Berlusconi: «Dice che “siamo vicini a una deriva autoritaria”... ma lui ne ha esperienza...». Una battutina all’insegna dell’anti-berlusconismo che, quanto a tono, non è restata isolata.
Parlando della campagna elettorale per le Regionali, la Boschi l’ha descritta così: «Non metto bandierine perché in passato hanno portato molta sfortuna. Ma noi combattiamo casa per casa, azienda per azienda, piazza per piazza. Giochiamo non per partecipare, ma per vincere». Una Boschi con l’elmetto che ha detto la sua anche sulla riforma della scuola, prendendo di mira i sindacati e suscitando in questo caso diverse repliche, anche se paradossalmente le battute politicamente più indicative sono altre.
Da più di un anno Maria Elena Boschi è la principale «interprete e custode» del racconto renziano, secondo la definizione di Sofia Ventura, autrice del saggio più importante sulla comunicazione del nuovo governo: in 15 mesi il ministro, superati gli iniziali pregiudizi maschilisti, ha sfoggiato padronanza del dossier riforme, anche grazie ad un «eloquio preciso e puntuale» e soprattutto «più pacato» rispetto a quello del leader. E oltre alla misura, l’altra costante del Boschi-pensiero è quella di essere sempre in linea col capo.
Non è mai stata smentita, ha sempre interpretato nel modo più corretto il verbo e il mood renziani. Quasi quotidianamente Maria Elena Boschi partecipa a riunioni operative a palazzo Chigi con Renzi e con Luca Lotti, il braccio destro del premier incaricato delle missioni più difficili e riservate.
E dunque se, per un giorno, Boschi ha dismesso i panni della dolce e comprensiva “madrina” per indossare l’elmo del pretoriano questo significa che un certo indurimento della polemica è in qualche modo autorizzato da palazzo Chigi. E in effetti da qualche giorno sta cambiando qualcosa nella comunicazione renziana. Anzitutto l’annuncio, a sorpresa e a freddo, che si torna a parlare di una legge sul conflitto di interessi: un messaggio subliminale per comunicare all’opinione pubblica di sinistra-sinistra che si vuol fare sul serio.
E ancora: qualche giorno fa, Renzi è andato a ripescare dai giorni precedenti una delle tante battute fiammeggianti di Renato Brunetta e improvvisamente gli ha replicato: «Evochi il fascismo? Così profani la memoria dei morti». Ma in questo modo Renzi ha usato, per la prima volta la parola «fascismo», dopo che l’aveva ignorata durante le celebrazioni del settantesimo anniversario della Liberazione.
E dunque, se nella comunicazione del mondo renziano si percepiscono crescenti messaggi di “sinistra”, la principale ragione di questa novità sta nella percezione di una forte demotivazione nell’elettorato tradizionalmente di sinistra, una demotivazione che - in vista delle Regionali - a palazzo Chigi stanno provando a colmare con dosi di anti-berlusconismo e di antifascismo.
E curiosamente, nella ricerca di una “patina” di sinistra, Renzi e i renziani preferiscono prendersela con la destra, piuttosto che col sempre reattivo Beppe Grillo, autore della inaudita esternazione sui tumori al seno e al quale l’unica che ha replicato con forza è stata il ministro Beatrice Lorenzin, appena ritwittata da Renzi e appoggiata così dalla Boschi: «Grillo può fare la campagna elettorale come vuole, ma non si può giocare sulla pelle degli altri».
MARIA ELENA BOSCHI 2
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/si-scrive-matteo-renzi-si-deve-leggere-maria-elena-boschi-ma-quale-100345.htm
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/si-scrive-matteo-renzi-si-deve-leggere-maria-elena-boschi-ma-quale-100345.htm
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