Ieri a Parigi si è consumata l’ennesima strage che lascia intravedere in controluce l’ombra lunga della massoneria. Fino a quando il metodo “11 settembre” continuerà a funzionare, gli attentati “terroristici” messi in atto da sedicenti difensori dell’Islam non cesseranno. Perché mai le élite mondialiste dovrebbero archiviare uno schema fino ad oggi risultato vincente? Come insegna anche la storia italiana, la “strategia della tensione” serve a stabilizzare il sistema. Di fronte al crescere di un malcontento diffuso non più occultabile da media asserviti e di regime, la mera mistificazione non è più sufficiente. Le stragi invece producono quasi sempre in automatico alcuni prevedibili effetti: rendono semplice la criminalizzazione del dissenso pacifico ora accusato di fare “il gioco dei terroristi”, e danno fiato alle forze politiche “istituzionali” e “moderate” chiamate- nel nome della sempreverde “responsabilità”- a fare fronte comune contro tutti “gli estremismi e i fondamentalismi”. Gli antichi romani, che di politica qualcosa ne capivano, erano soliti domandarsi un bel “cui prodest?” prima di procedere all’analisi di qualsiasi evento degno di nota. Non ci vuole molto per capire quali interessi servano questi attentati, propedeutici al successivo e già pianificato lancio in pompa magna di operazioni aggressive sotto il profilo internazionale e liberticide per quanto concerne la politica interna dei singoli Paesi coinvolti. Senza Bin Laden e la sua fantomatica Al-Qaeda, il “Patriot Act” (legge illiberale ed emergenziale, ndm) non sarebbe mai stato approvato negli Stati Uniti, così come nessuno si sarebbe potuto mai accanire contro Saddam Hussein e le sue altrettanto fantomatiche armi di distruzione di massa. C’è un filo nero e sporco di sangue che lega i massacri di ieri a quelli di oggi? La crescita e il consolidamento dell’Isis non sono forse il risultato di un ventennio di politiche folli, volte a destabilizzare il Medio Oriente? E questa destabilizzazione, oggettivamente funzionale all’esplosione dell’Isis, è voluta o casuale? Possibile che le migliori “teste d’uovo” delle agenzie di intelligence d’Occidente, addestrate con rigoroso puntiglio, non siano mai state sfiorate da nessun dubbio al riguardo? Certo, se tutti i capi dei servizi segreti dei principali Paesi al mondo avessero non più di 8 anni la tesi “innocentista” risulterebbe facilmente sostenibile. In caso contrario temo che qualcosa non torni. Giusto per continuare a porci interrogativi ai quali i media mainstream mai proveranno a dare risposta, gettiamo adesso un altro sasso nello stagno: perché mai i terroristi dell’Isis dovrebbero odiare proprio la Francia, nazione che insieme agli Stati Uniti d’America ha nei fatti contributo più di ogni altra al consolidamento del potere del califfo del terrore Abu Bakr Al Baghdadi? Fino allo sbarco dei russi di Putin, per i “tagliagole” la vita in Siria era letteralmente uno spasso. Ogni giorno i sedicenti soldati della “guerra santa” si dilettavano a mandare impunemente in giro per il mondo videocassette macabre, rilanciate dai media occidentali bravi nel diffondere il mito lugubre del “sanguinario antieroe” difensore della fede. L’altro giorno, leggendo qualche frammento di Eraclito, mi si è accesa una lampadina. L’antico filosofo greco sosteneva che “l’armonia è il risultato dell’equilibrio fra elementi opposti e in continua tensione fra di loro”. Detta così sembra una specie di “supercazzola” per feticisti del pensiero. Invece si tratta di una massima degna di particolare attenzione. Eraclitoteorizza un concetto molto in voga presso tutte le società esoteriche, ovvero quello che insegna “l’unità fra gli opposti”, principio al centro della spiegazione offerta pure dal leggendario Lao Tzu, il cui Tao Te Ching è posto quale imprescindibile fondamento della filosofia taoista. In parole povere: il pompiere serve solo nella misura in cui esistano gli incendi, altrimenti si tratterebbe di una figura inutile, siamo d’accordo? Parimenti i difensori della “purezza atlantica”, così per come disegnati ad esempio nel libro “Lo scontro delle civiltà” di Samuel Huntington, acquistano forza e importanza in misura direttamente proporzionale al livello di aggressività palesato da sedicenti propugnatori di valori e stili di vita presuntivamente incompatibili con il nostro. Tutto chiaro? Per gli amanti della “numerologia” non resta infine che segnalare che ieri era il 13-11 del 2015. L’undici (a partire dall’undici settembre 2001) è un numero che ricorre spesso in occasione di eccidi eclatanti. Mentre il numero 13 è notoriamente legato alla “sommossa di Lucifero”. Casualità buone per eccitare la fantasia di complottisti incalliti. O forse no?
Francesco Maria Toscano
http://www.ilmoralista.it/2015/11/14/lorrenda-strage-di-parigi-richiama-alla-mente-macabre-atmosfere-massoniche/
Nessun commento:
Posta un commento