Avere papille gustative protese all’insuperabile, all’immigliorabile,
all’assoluto vinicolo è nel contempo una
grazia e una condanna. Per gli amanti delle bollicine quasi sempre nella luce
odorosa dei nettari della Champagne si trovano le risposte organolettiche
giuste. Dall’impareggiabile cilindro del nostro vagheggiamento enoico spunta
una terna di bottiglie inedite : Il Grand Cru brut Millesime 2007 di Camille
Saves, il Grand Cru brut Blanc de Noirs di Guy Thibaud e la Cuvèe Louis 1998
& 1997-1996 di Tarlant. Si comincia con il nettare di Bouzy. Quelle di
Saves sono bollicine che hanno un tatto
carezzevole e setoso, nonostante l’assenza di malolattica. La freschezza recata
dalla tecnica e dal millesimo è ideale per accendere la beva. Con Thibaud si sala sulla scala della complessità
aromatica. La fermentazione malolattica
dona al suo Blanc de Noirs una cremosità che associata alla ricchezza
estrattiva del pinot nero rende il campione uno champagne di grande carattere.
Il gran finale è affidato alla Cuvèe di Tarlant. Maestri nel combinare le uve
avendo ben 55 parcelle diverse a disposizione, i Tarlant hanno un approccio
biodinamico e lasciano che sia la Natura a guidarli nelle loro coltivazioni. La
Cuvèe Louis è un vino da meditazione,potente e complesso,prodotto da tre annate
diverse e dalle vigne più vecchie. Bollicine d’autore per bevitori
incontentabili.
RT
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