Al reiterato
assaggio non ho più dubbi:grandissime bottiglie di champagne, specie la “Blanc des Millenaires” ( ha persino oscurato l’ultimo “Salon” degustato, il 1997!!). Dalla valle d’Epernay e dalla Cote des Blancs,
alcune parcelle di vecchie viti di pinot nero e chardonnay donano le uve da cui
scaturisce la “Cuvèe Sir Winston Churchill” di Pol Roger. Pur non essendo una
cuvèe prestige “storica”, ha l’allure di
uno champagne didattico e quintessenziale. Da quattro “grand cru” della Cote
des Blancs proviene invece il nettare nomato “Blanc des Millenaires” di Charles
Heidsieck. Ripercorrerne le vicende è d’obbligo. La famiglia Churchill
apprezzava i prodotti della maison “Pol Roger” sin dagli inizi del ‘900. Sono
stati ritrovati in archivio degli ordini di champagne Pol Roger da parte di
Churchill risalenti addirittura al 1908
(una cassa di millesimato 1895 pagata novantasei scellini). Questa condizione di
prolungata familiarità fra produttore e cliente ha favorito relazioni persino
confidenziali, al punto che Odette Pol Roger divenne grande amica dello
statista inglese. Non deve quindi sorprendere la decisione della casa di
Epernay di vestire a lutto le etichette di champagne destinate al Regno Unito
subito dopo la morte di Churchill. A dieci anni dalla morte venne poi l’idea di
omaggiarlo con una “Cuvèe” che fosse a lui dedicata e con la vendemmia del 1975
partì l’avventura della “Cuvèe Sir Winston Churchill”. Il lancio ufficiale del
prodotto avvenne nel 1984 a Blenheim Palace, luogo in cui era nato lo statista,
in occasione del centenario dalla sua nascita e alla presenza della figlia,
Lady Soames. Non fu solo un atto formale. Gli esperti della Maison si preoccuparono
di interpretare il gusto del loro celebre cliente e cercarono sin dall’inizio
di realizzare un prodotto che ricalcasse il profilo organolettico delle annate
più amate da Churchill :1928, 1935 e 1947. Questa “Cuvèe” ha visto la luce solo
quattordici volte, e questo la dice lunga sul rigore realizzativo, e ha sempre
rispettato una tempistica che prevedesse almeno dieci anni sui lieviti. La
storia del “Blanc des Millenaires” è legata ad una tradizione di altissima
qualità ed esclusività che rimanda al fondatore della Maison Heidsieck. Charles Heidsieck è stato un
uomo del suo tempo, visionario e innovatore. Nel 1851 fondò la Maison de Champagne che ancora oggi porta
il suo nome e mantiene quello spirito di comunicatività, coraggio e ricerca
dell’eccellenza che ne hanno contraddistinto l’incedere produttivo fino ai
nostri giorni. Le splendide “crayeres” che serpeggiano nel sottosuolo di Reims,
relitto delle vastissime cave di gesso gallo-romane risalenti al II° secolo,
oltre a costituire un impareggiabile luogo di affinamento per i prodotti più
prestigiosi della Maison, hanno fornito , con la loro forma vista in sezione, l’ispirazione
per un nuovo formato di bottiglia molto seducente. Il “Blanc des Millenaires” è
un Blanc des Blancs realizzato con uve di ben quattro grand cru della Cote des
Blancs tra cui spicca lo Chardonnay di Oger. Anche per lui fermentazione in
acciaio e almeno un decennio di affinamento sui lieviti. Com’è andata la
degustazione di simili gioielli enologici nelle versioni 2002 per il Pol Roger
e 1995 per il Blanc des Millenaires?
La “ Cuvée Sir Winston Churchill “ 2002
di Pol Roger ha una prevalenza di Pinot
Noir( la casa non dichiara l’ammontare delle uve compositive ma si sospetta un
70% di pinot nero ed un 30% di Chardonnay)
e si presenta con un bellissimo colore giallo oro e bollicine finissime. Al naso regala subito
note di frutta secca,tabacco, burro, crosta di pane. In bocca è robusto,pieno e
piuttosto maturo, con lievi note minerali ad alleggerirne ed affinarne il gusto. Il finale è persistente, il che rivela
uno champagne di grande carattere. Il Blanc des Millenaires 1995 vanta
l’apporto dello Chardonnay di ben quattro gran cru differenti: Avize,Oger,
Mesnil sur Oger,Chouilly, C’è anche una punta del meno quotato “Vertus”. Nel
bicchiere lampeggiano lame dorate. Le note floreali e agrumate si alternano a
sentori di frutta secca e lieviti esausti. Spicca la nota fresca di una mela
verdeggiante che ogni tanto fa capolino. La bocca è ampia e armonica con
mandorle, dolci e note affumicate. Ma quel che strabilia è una stupefacente,
succosa, placida, golosa, acidità. Questa è la vera, qui è la “nobile” acidità, il suo nuovo archetipo. Capito,
frotte di produttori (specie dell’Aube) di champagne “citrosidina” sguainanti spade
alla beva? Non occorre ferire le papille gustative per lasciare il segno
e la “misura” è la vera prerogativa
della grandezza! Quel che accomuna entrambi gli champagne è che alla beva sono risultati assolutamente appaganti e ci hanno fatto dimenticare cosa stavamo mangiando. Li abbiamo accompagnati (Antonio Lioce , Segio Panunzio e il
sottoscritto) con ostriche, salmone
affumicato, tonno, polpettine di baccalà, spiedini di gamberi ma avremmo potuto anche gustare del prosciutto, una mortadella
d’oca o un un formaggio erborinato o persino berli meditando. Si,perché un grande vino fa
“reparto” da solo e non necessita di particolare supporto gastronomico,a volte
stampella di vini di media levatura. A differenza di tanti critici e
degustatori non credo che il vino vada pensato in funzione del cibo:me lo hanno
spiegato egregiamente questi capolavori della Champagne!
Rosario Tiso
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