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domenica 3 maggio 2015

“Blanc des Millenaires” 1995 e “ Cuvée Sir Winston Churchill “ 2002



Al reiterato assaggio non ho più dubbi:grandissime bottiglie di champagne, specie la “Blanc des Millenaires” ( ha persino oscurato l’ultimo “Salon” degustato, il 1997!!).  Dalla valle d’Epernay e dalla Cote des Blancs, alcune parcelle di vecchie viti di pinot nero e chardonnay donano le uve da cui scaturisce la “Cuvèe Sir Winston Churchill” di Pol Roger. Pur non essendo una cuvèe prestige “storica”,  ha l’allure di uno champagne didattico e quintessenziale. Da quattro “grand cru” della Cote des Blancs proviene invece il nettare nomato “Blanc des Millenaires” di Charles Heidsieck. Ripercorrerne le vicende è d’obbligo. La famiglia Churchill apprezzava i prodotti della maison “Pol Roger” sin dagli inizi del ‘900. Sono stati ritrovati in archivio degli ordini di champagne Pol Roger da parte di Churchill risalenti addirittura al 1908 (una cassa di millesimato 1895 pagata novantasei scellini). Questa condizione di prolungata familiarità fra produttore e cliente ha favorito relazioni persino confidenziali, al punto che Odette Pol Roger divenne grande amica dello statista inglese. Non deve quindi sorprendere la decisione della casa di Epernay di vestire a lutto le etichette di champagne destinate al Regno Unito subito dopo la morte di Churchill. A dieci anni dalla morte venne poi l’idea di omaggiarlo con una “Cuvèe” che fosse a lui dedicata e con la vendemmia del 1975 partì l’avventura della “Cuvèe Sir Winston Churchill”. Il lancio ufficiale del prodotto avvenne nel 1984 a Blenheim Palace, luogo in cui era nato lo statista, in occasione del centenario dalla sua nascita e alla presenza della figlia, Lady Soames. Non fu solo un atto formale. Gli esperti della Maison si preoccuparono di interpretare il gusto del loro celebre cliente e cercarono sin dall’inizio di realizzare un prodotto che ricalcasse il profilo organolettico delle annate più amate da Churchill :1928, 1935 e 1947. Questa “Cuvèe” ha visto la luce solo quattordici volte, e questo la dice lunga sul rigore realizzativo, e ha sempre rispettato una tempistica che prevedesse almeno dieci anni sui lieviti. La storia del “Blanc des Millenaires” è legata ad una tradizione di altissima qualità ed esclusività che rimanda al fondatore della Maison  Heidsieck. Charles Heidsieck è stato un uomo del suo tempo, visionario e innovatore. Nel 1851 fondò  la Maison de Champagne che ancora oggi porta il suo nome e mantiene quello spirito di comunicatività, coraggio e ricerca dell’eccellenza che ne hanno contraddistinto l’incedere produttivo fino ai nostri giorni. Le splendide “crayeres” che serpeggiano nel sottosuolo di Reims, relitto delle vastissime cave di gesso gallo-romane risalenti al II° secolo, oltre a costituire un impareggiabile luogo di affinamento per i prodotti più prestigiosi della Maison, hanno fornito , con  la loro forma vista in sezione, l’ispirazione per un nuovo formato di bottiglia molto seducente. Il “Blanc des Millenaires” è un Blanc des Blancs realizzato con uve di ben quattro grand cru della Cote des Blancs tra cui spicca lo Chardonnay di Oger. Anche per lui fermentazione in acciaio e almeno un decennio di affinamento sui lieviti. Com’è andata la degustazione di simili gioielli enologici nelle versioni 2002 per il Pol Roger e 1995 per il Blanc des Millenaires?
La “ Cuvée Sir Winston Churchill “ 2002 di Pol Roger  ha una prevalenza di Pinot Noir( la casa non dichiara l’ammontare delle uve compositive ma si sospetta un 70% di pinot nero ed un 30% di Chardonnay)  e si presenta con un bellissimo colore giallo oro e  bollicine finissime. Al naso regala subito note di frutta secca,tabacco, burro, crosta di pane. In bocca è robusto,pieno e piuttosto maturo, con lievi note minerali ad alleggerirne ed affinarne  il gusto. Il finale è persistente, il che rivela uno champagne di grande carattere. Il Blanc des Millenaires 1995 vanta l’apporto dello Chardonnay di ben quattro gran cru differenti: Avize,Oger, Mesnil sur Oger,Chouilly, C’è anche una punta del meno quotato “Vertus”. Nel bicchiere lampeggiano lame dorate. Le note floreali e agrumate si alternano a sentori di frutta secca e lieviti esausti. Spicca la nota fresca di una mela verdeggiante che ogni tanto fa capolino. La bocca è ampia e armonica con mandorle, dolci e note affumicate. Ma quel che strabilia è una stupefacente, succosa, placida, golosa, acidità. Questa è la vera, qui è la “nobile”  acidità, il suo nuovo archetipo. Capito, frotte di produttori (specie dell’Aube) di champagne “citrosidina” sguainanti  spade  alla beva? Non occorre ferire le papille gustative per lasciare il segno e la “misura”  è la vera prerogativa della grandezza! Quel che accomuna entrambi gli champagne è che   alla beva sono risultati  assolutamente appaganti  e ci hanno fatto dimenticare cosa stavamo  mangiando. Li abbiamo accompagnati  (Antonio Lioce , Segio Panunzio e il sottoscritto) con  ostriche, salmone affumicato, tonno, polpettine di baccalà, spiedini di gamberi  ma avremmo potuto  anche gustare del prosciutto, una mortadella d’oca o un un formaggio erborinato o persino berli  meditando. Si,perché un grande vino fa “reparto” da solo e non necessita di particolare supporto gastronomico,a volte stampella di vini di media levatura. A differenza di tanti critici e degustatori non credo che il vino vada pensato in funzione del cibo:me lo hanno  spiegato egregiamente questi capolavori  della Champagne! 
Rosario Tiso

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