Nessuno ne parla nessuno lo dice, ma nel paese di Madibaesiste una prassi "antica" e radicata tra la popolazione di colore davvero atroce, vittime le donne che se "sospettate" o considerate lesbiche, vengono violentate per essere "curate". Un orrore per almeno un centinaio di ragazze al giorno.
Nel Sudafrica, la patria di Nelson Mandela, il primo paese africano ad aver dichiarato incostituzionale la discriminazione su base sessuale, l'unico paese africano in cui è legale sposare una persona dello stesso sesso, ebbene in questo paese rimangono impuniti gli "stupri" e chiude gli occhi di fronte al dramma di tantissime ragazze che vengono violentate solo perché sospettate di essere lesbiche.
Una vicenda che coinvolse direttamente anche l'attuale presidente sudafricano Zuma. Lui stesso processato per stupro e assolto per aver sostenuto, appunto, che "fare sesso con una vergine era l'unico modo per difendersi dal contagio (dell'AIDS)". Un paese che resta ostaggio di convinzioni basate sulla tradizione tribale e su un maschilismo piuttosto diffuso che lo hanno già portato alla ribalta per le curiose convinzioni del presidente Zuma, uno zulu assai tradizionalista, in materia di AIDS.
Vicenda che accende una luce piuttosto sinistra sul Sudafrica, Paese che ha vinto l'apartheid e ha dichiarato fuorilegge nella sua Costituzione la discriminazione su base sessuale ma che tollera lo stupro. Tutti gli stupri, perché al di là delle giustificazioni più o meno curiose, resta il fatto che gli stupratori restano liberi, anche dopo eventuali processi a loro carico.
Nella sola Città del Capo l'organizzazione locale Luleki Sizwe ha registrato più di uno "stupro correttivo" al giorno, del tutto impunito. L'idea è che la donna omosessuale "sbagli" per mancanza d'informazione corretta e quindi, convinta con le buone o con le cattive a un rapporto eterosessuale, si "converta". Un'alternativa al trattamento psichiatrico, una "cura" del tutto empirica che colpisce, ovviamente, l'anello debole, ragazze di colore, povere, lesbiche ed emarginate.
Nel 2008 un episodio drammatico coinvolse Eudy Simelane, eroina nazionale e campionessa della squadra di calcio femminile del Sudafrica, uccisa durante uno stupro di gruppo. Simelaneera anche un'attivista per i diritti umani e una delle prime donne a vivere apertamente la propria omosessualità, venne dapprima aggredita e violentata da almeno una decina di uomini e poi uccisa con 25 coltellate. Ma nonostante il clamore sulla stampa nazionale, lo stesso ministro dell'interno di allora Radebe, definì l'episodio "irrilevante" ai fini di conseguenze penali perché attuato durante un episodio di "stupro correttivo".
• La storia di Eudy Simelane --> http://bit.ly/1Ald7gn
C'è da dire che, quale che sia l'orientamento sessuale delle vittime, il Sudafrica è leader dello stupro nel mondo. Una ragazza che nasce in Sudafrica oggi ha più possibilità di essere stuprata che d'imparare a leggere. Un quarto delle ragazze subisce violenza ancor prima di compiere 16 anni.
Colpa di una mentalità diffusa dove il 62% dei maschi sopra gli 11 anni di età ritiene che costringere qualcuno a fare sesso non sia un atto di violenza, e di un contesto difficile che comprende la povertà, il sovraffollamento, la promiscuità, la mancanza di lavoro e di diritti, e di una mentalità comune radicata. Chi denuncia non riceve encomi ma si trova alle prese con la totale indifferenza delle forze dell'ordine.
La verità è che l'Africa fatica a conciliare le sue diverse anime e a mediare tra l'eredità del colonialismo e la difesa, a volte velleitaria, di "tradizioni" indifendibili.
La lotta delle associazioni .. Per fortuna non mancano però le persone che vincono la paura e continuano a denunciare questo crimine. Come Funda, o gli attivisti del network Avaaz che da tempo denunciano questo orribile crimine, chiedendo al presidente Zuma e al ministro della Giustizia di condannare pubblicamente lo stupro correttivo, penalizzare i crimini d'odio e guidare un cambiamento radicale contro lo stupro e l'omofobia per garantire l'educazione pubblica e la protezione delle vittime.
La figlia è lesbica e la fa violentare .. Sono le stesse mamme a far "stuprare" le figlie ritenute lesbiche. Free Gender è un'associazione in difesa dei diritti "gay" e da 10 anni cerca di aiutare e sostenere Pearl Mali, una ragazza che oggi ha 21 anni, ma che ha iniziato a essere stuprata da quando di anni ne aveva solo 12. La madre di Pearl sospettava che fosse lesbica, così decise di far entrare nella sua camera un uomo vecchio, che da allora per ben quattro anni la violentò regolarmente.
A 16 anni Pearl rimase incinta. Solo allora dopo l'ennesimo tentativo di denuncia, la polizia impose un ordine restrittivo contro l'uomo. Ma qualche giorno dopo il parto, entrò di nuovo in casa. Poi quando il bambino compì sette mesi, lo stupratore e la madre di Pearl lo portarono via perché Pearl era ancora una lesbica e il bambino poteva diventare gay al solo contatto.
Un'ignoranza difficile da debellare in un Paese come il Sudafrica, dove il termine "stupro correttivo" fu coniato nei primi anni del 2000, quando alcuni volontari delle associazioni umanitarie notarono un incremento di questi episodi violenti. Da allora, nonostante il riconoscimento del fenomeno e la denuncia a livello internazionale, lo stupro correttivo è in aumento. Secondo il People Opposed to Women Abuse "una ragazza che nasce in Sud Africa oggi ha più possibilità di essere stuprata che d'imparare a leggere". E un quarto delle ragazze in Sud Africa è stuprato ancor prima di compiere 16 anni.
Il Paese della violenza .. Come ha evidenziato un rapporto dell'ufficio delle Nazioni Unite (2008-2010) contro la criminalità e la droga, il Sudafrica è il Paese con il più alto tasso di stupri pro capite, definito più volte la capitale mondiale dello stupro con 500 mila stupri all'anno, uno ogni 17 secondi, e una donna sudafricana su due sarà violentata nella sua vita.
Un quarto degli uomini nelle province di Eastern Cape, quando gli viene chiesto in forma anonima dal Medical Research Council, ha ammesso di aver stuprato almeno una volta, tre quarti dei quali ha detto che la vittima era sotto i 20 anni, un decimo anche al di sotto dei 10. Un quarto di scolari a Soweto ha descritto il jackrolling, il termine locale per definire stupro di gruppo, come "divertimento".
Nessuno ne parla, ma purtroppo in questa triste classifica, il "democratico" Sudafrica batte decisamente l'India, di cui la stampa internazionale si è occupata per recenti e brutali episodi di violenza sessuale nei confronti di ragazze povere e di "casta" inferiore.
È necessario che il mondo inizi ad interessarsi anche delle donne "nere" del Sudafrica, del tutto indifese e alla mercé di una cultura maschilista e di uno Stato che non prevede condanne e punizioni per gli "stupratori".
(Maris)
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