Si chiama Sunni Awakening (risveglio sunnita) la nuova strategia pensata dal Pentagono per contrastare l’avanzata dell’Isis, ma le perplessità sono molte
Sembra che gli Stati Uniti siano in una situazione alquanto critica nei confronti dell’Isis e Obama comincia ad essere vittima delle sue stesse affermazioni: dopo aver annunciato che mai alcun soldato americano avrebbe più posto piede sul teatro medio orientale nella guerra al Califfato Islamico ora si trova a dover fare un piccolo passo indietro che potrebbe presagire ad un cambio di strategia: per la prima volta sarà lo stesso Pentagonoad occuparsi dell’addestramento delle truppe sunnite, attività svolta fino ad ora esclusivamente dalla CIA. L’operazione è stata battezzata Sunni Awakening (risveglio sunnita) sotto il comando di John Allen, generale in congedo del corpo dei marines il quale è già partito per il Medio Oriente e presto sarà raggiunto da altri istruttori militari. Di fatto quindi, anche se in quantità esigua (per il momento), scarponi americani già calpestano il suolo siriano.
Ma il punto non è questo in realtà, secondo i piani del Pentagono, per combattere efficacemente l’avanzata dell’Isis è necessario intervenire anche via terra e per fare questo verranno addestrati militarmente le milizie tribali sunnite considerate “affidabili”, un po’ come avvenne nella campagna irachena del 2005-2007 per contrastare AlQaeda, ma è proprio questa “affidabilità” che lascia perplessi alcuni osservatori come ad esempioVladimir Isaev, vice direttore dell’Istituto di Studi Orientali dell’Accademia delle Scienze della Russia: “Non so come gli americani intendono distinguere i ribelli “fidati” da quelli “non fidati”. Non dubito però che dopo l’addestramento molti dei “buoni” finiranno nelle file dei “cattivi”. In tal modo gli USA, con le proprie mani, stanno addestrando persone che prenderanno il posto di coloro che oggi muoiono sotto le bombe americane” (fonte la Voce della Russia).
Il primo passo verso questa direzione Obama lo aveva già compiuto alla fine di settembre quando ha firmato una legge che prevede lo stanziamento di 500 milioni di dollari in favore dei ribelli moderati dell’opposizione siriana mentre il programma Sunni Awakening considera che ogni anno potranno essere addestrati circa 5000 combattenti.
Alle parole di Vladimir Isaev fanno eco quelle di Irina Fedorova, anche lei esperta dell’Istituto di Studi Orientali di Mosca: “È un’altra delle operazioni che gli USA iniziano con troppa facilità. Lo stesso abbiamo visto quando hanno creato Al-Qaeda. Anche lo “Stato islamico”, creato per lottare contro Bashar Assad in Siria, è nato grazie agli USA. Il senatore John McCain aveva incontrato l’attuale leader dell’ISIS ancora nel 2013 in Siria. Hillary Clinton, quando era ancora Segretario di Stato, ha avuto contatti con alcuni dirigenti di questo gruppo in Turchia. La politica dei doppi standard non porta mai a nulla di buono, come anche la strategia del “caos controllato”, il quale, ahimè, è diventato ormai incontrollabile”.
Ma se le perplessità che giungono dalla Russia possono facilmente essere contestualizzate nel conflitto diplomatico che vede contrapporsi le due super potenze altrettanto non si può dire leggendo le parole pronunciate dall’ex capo del Pentagono Leon Panetta che in un’intervista al quotidiano USA Today ha dichiarato che tutta la politica di Obama in Iraq e in Siria è un susseguirsi di errori e sostiene che la guerra contro l’Isispotrebbe durare ancora altri 30 anni. Secondo Panetta il ritiro delle truppe americane dall’Iraq del 2011 ha determinato un “vuoto di sicurezza” che ha permesso il proliferare di svariate cellule estremiste.
Pare che l’interventismo a tutti i costi degli USA stia conducendo ad uno scenario che ricorda la guerra in Vietnam, solo che questa volta Obama sta cercando di coinvolgere quanti più Stati possibile, Italia compresa
Ma il punto non è questo in realtà, secondo i piani del Pentagono, per combattere efficacemente l’avanzata dell’Isis è necessario intervenire anche via terra e per fare questo verranno addestrati militarmente le milizie tribali sunnite considerate “affidabili”, un po’ come avvenne nella campagna irachena del 2005-2007 per contrastare AlQaeda, ma è proprio questa “affidabilità” che lascia perplessi alcuni osservatori come ad esempioVladimir Isaev, vice direttore dell’Istituto di Studi Orientali dell’Accademia delle Scienze della Russia: “Non so come gli americani intendono distinguere i ribelli “fidati” da quelli “non fidati”. Non dubito però che dopo l’addestramento molti dei “buoni” finiranno nelle file dei “cattivi”. In tal modo gli USA, con le proprie mani, stanno addestrando persone che prenderanno il posto di coloro che oggi muoiono sotto le bombe americane” (fonte la Voce della Russia).
Il primo passo verso questa direzione Obama lo aveva già compiuto alla fine di settembre quando ha firmato una legge che prevede lo stanziamento di 500 milioni di dollari in favore dei ribelli moderati dell’opposizione siriana mentre il programma Sunni Awakening considera che ogni anno potranno essere addestrati circa 5000 combattenti.
Alle parole di Vladimir Isaev fanno eco quelle di Irina Fedorova, anche lei esperta dell’Istituto di Studi Orientali di Mosca: “È un’altra delle operazioni che gli USA iniziano con troppa facilità. Lo stesso abbiamo visto quando hanno creato Al-Qaeda. Anche lo “Stato islamico”, creato per lottare contro Bashar Assad in Siria, è nato grazie agli USA. Il senatore John McCain aveva incontrato l’attuale leader dell’ISIS ancora nel 2013 in Siria. Hillary Clinton, quando era ancora Segretario di Stato, ha avuto contatti con alcuni dirigenti di questo gruppo in Turchia. La politica dei doppi standard non porta mai a nulla di buono, come anche la strategia del “caos controllato”, il quale, ahimè, è diventato ormai incontrollabile”.
Ma se le perplessità che giungono dalla Russia possono facilmente essere contestualizzate nel conflitto diplomatico che vede contrapporsi le due super potenze altrettanto non si può dire leggendo le parole pronunciate dall’ex capo del Pentagono Leon Panetta che in un’intervista al quotidiano USA Today ha dichiarato che tutta la politica di Obama in Iraq e in Siria è un susseguirsi di errori e sostiene che la guerra contro l’Isispotrebbe durare ancora altri 30 anni. Secondo Panetta il ritiro delle truppe americane dall’Iraq del 2011 ha determinato un “vuoto di sicurezza” che ha permesso il proliferare di svariate cellule estremiste.
Pare che l’interventismo a tutti i costi degli USA stia conducendo ad uno scenario che ricorda la guerra in Vietnam, solo che questa volta Obama sta cercando di coinvolgere quanti più Stati possibile, Italia compresa
fonte http://francescopulpito.altervista.org/sunni-awakening-nuova-strategia-pentagono-per-contrastare-lisis/
Scusa, ma non puoi inserire il mio articolo per intero, devi mettere solo alcune righe di testo e un link attivo. Anche se hai citato la fonte i motori di ricerca considerano il contenuto come un duplicato ed applicano una penalizzazione. Ti invito a provvedere immediatamente o dovrò segnalare questo blog
RispondiElimina