Il governo indiano ammette il pasticcio
di Robert Vignola
Eppur si muove. Con la calma indiana
che abbiamo imparato a conoscere
e con l'indolenza propria ai governi
che si sono succeduti durante la detenzione
dei marò, la loro incredibile vicenda ieri
ha fatto segnare una qualche novità. A
prendere l'iniziativa il nuovo governo di
New Delhi, che ha chiesto e ottenuto una
relazione sullo stato dell'inchiesta per affidarla
direttamente all'ufficio del premier.
Relazione che confermerebbe un giudizio
negativo sulla gestione della faccenda da
parte degli attuali guidatori del vapore nel
subcontinente. Prologo a un'accelerazione
dell'esecutivo targato Modi, sulla strada
di quella "soluzione consensuale" che sarebbe
la pietra angolare dell'uscita dal
vicolo cieco? Difficile dirlo. Senz'altro però
il governo indiano ha lasciato trapelare
che finora il caso è stato gestito male:
inoltre alla riunione ha partecipato anche
il procuratore generale Mukul Rohatgi
(che ha fatto da legale dei due fucilieri nel
ricorso pendente alla Corte Suprema sulla
competenza dell'antiterrorismo) e la stessa
stampa locale comincia a parlare della
possibilità di un processo in Italia. Sembrerebbe
insomma che la situazione cominci
a percorrere i giusti binari, ma quasi
due anni di calvario hanno insegnato ad
andarci con i piedi di piombo. Per le
autorità italiane, questo significa mantenere
quel basso profilo da più parti invocato
nelle ultime settimane. Anche perché nel
frattempo ci sono quei giorni che scorrono,
inesorabilmente, verso la scadenza dei
quattro mesi concessi a Latorre per la
grave patologia che lo ha colpito. "Certamente
la scadenza di gennaio porterà a
un'accelerazione del lavoro fra le diplomazie"
ha detto l'ammiraglio Binelli Mantelli,
capo di Stato maggiore della Difesa, rispondendo
ieri ai giornalisti a margine
della riunione informale del Comitato militare
dell'Ue. "Credo ha aggiunto che
sia opportuno mantenere un certo riserbo,
perché si stanno sviluppando azioni che
lo richiedono". Lo stesso Consiglio supremo
di difesa, in occasione della riunione
al Quirinale di mercoledì, aveva chiesto
un'accelerazione, proprio nelle ore in cui
però il tribunale di Nuova Delhi (a conferma
della confusione che regna anche in India)
aveva stabilito per il 20 febbraio una
nuova udienza del processo. ¦
che abbiamo imparato a conoscere
e con l'indolenza propria ai governi
che si sono succeduti durante la detenzione
dei marò, la loro incredibile vicenda ieri
ha fatto segnare una qualche novità. A
prendere l'iniziativa il nuovo governo di
New Delhi, che ha chiesto e ottenuto una
relazione sullo stato dell'inchiesta per affidarla
direttamente all'ufficio del premier.
Relazione che confermerebbe un giudizio
negativo sulla gestione della faccenda da
parte degli attuali guidatori del vapore nel
subcontinente. Prologo a un'accelerazione
dell'esecutivo targato Modi, sulla strada
di quella "soluzione consensuale" che sarebbe
la pietra angolare dell'uscita dal
vicolo cieco? Difficile dirlo. Senz'altro però
il governo indiano ha lasciato trapelare
che finora il caso è stato gestito male:
inoltre alla riunione ha partecipato anche
il procuratore generale Mukul Rohatgi
(che ha fatto da legale dei due fucilieri nel
ricorso pendente alla Corte Suprema sulla
competenza dell'antiterrorismo) e la stessa
stampa locale comincia a parlare della
possibilità di un processo in Italia. Sembrerebbe
insomma che la situazione cominci
a percorrere i giusti binari, ma quasi
due anni di calvario hanno insegnato ad
andarci con i piedi di piombo. Per le
autorità italiane, questo significa mantenere
quel basso profilo da più parti invocato
nelle ultime settimane. Anche perché nel
frattempo ci sono quei giorni che scorrono,
inesorabilmente, verso la scadenza dei
quattro mesi concessi a Latorre per la
grave patologia che lo ha colpito. "Certamente
la scadenza di gennaio porterà a
un'accelerazione del lavoro fra le diplomazie"
ha detto l'ammiraglio Binelli Mantelli,
capo di Stato maggiore della Difesa, rispondendo
ieri ai giornalisti a margine
della riunione informale del Comitato militare
dell'Ue. "Credo ha aggiunto che
sia opportuno mantenere un certo riserbo,
perché si stanno sviluppando azioni che
lo richiedono". Lo stesso Consiglio supremo
di difesa, in occasione della riunione
al Quirinale di mercoledì, aveva chiesto
un'accelerazione, proprio nelle ore in cui
però il tribunale di Nuova Delhi (a conferma
della confusione che regna anche in India)
aveva stabilito per il 20 febbraio una
nuova udienza del processo. ¦
fonte IL GIORNALE D’ITALIA
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