Nessuna giustificazione potrà essere accettata degli Stati Uniti che hanno attaccato, all’insaputa della comunità internazionale e delle Nazioni Unite, uno Stato sovrano e indipendente, cioè la Siria ovvero la base aerea da cui è partita la strage chimica di qualche giorno fa.
L'atto illecito, sul piano del diritto internazionale, compiuto dall'attuale amministrazione statunitense, guidata dal neo Presidente Donald Trump, rappresenta la fotocopia di quanto avvenne nel 2003, quando l'allora Presidente George W. Bush decise di attaccare l'Iraq in violazione delle norme internazionali che vietano l'uso della forza militare contro un altro Stato.
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Gli Stati Uniti possono essere, oggi, reputati responsabili di aver violato il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite. Infatti, in quest'ultima è scritto a chiare lettere che gli Stati membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall'uso della forza, sia contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato — in questo caso la Siria ha subito una violazione alla propria sovranità da parte degli Stati Uniti —, sia in qualunque altra maniera non compatibile con i fini delle Nazioni Unite. Questa disposizione della Carta delle Nazioni Unite sta a indicare che l'uso unilaterale della forza armata può essere considerato lecito e, quindi, legittimo solo nel caso in cui uno Stato debba difendersi da un'aggressione da parte di un altro Stato, in quanto tale forza è solo uno strumento di monopolio del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha la responsabilità del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Da ciò si evince che nessuno Stato può ricorrere unilateralmente, come, purtroppo, hanno fatto gli Stati Uniti, all'azione coercitiva armata a meno che non dimostri la sussistenza di una giustificazione prevista dal diritto internazionale contemporaneo.
È vero che vi è un forte scetticismo circa l'effettiva vigenza generale del divieto dell'impiego della forza, ma esistono una serie di ragioni come quello in cui tutti gli Stati asseriscono in modo categorico che l'uso dell'atto coercitivo armato unilaterale è illecito, eccetto la legittima difesa o autotutela, o quando uno Stato faccia ricorso allo strumento bellico illegittimamente, quando la comunità internazionale protesta duramente, denunciando l'illecito e via discorrendo.
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Il presidente D. Trump ha giustificato il suo atto — a mio parere del tutto illegittimo — come ragione vitale per l'interesse della sua nazione. Certamente, questa motivazione non regge in quanto gli stessi Stati Uniti non hanno subito un attacco aggressivo da parte della Siria, nel senso che non può essere motivato, ad esempio, il diritto naturale di legittima difesa individuale o collettiva nel caso in cui gli stessi Stati Uniti abbiano subito un attacco armato che non vi è stato. Altra motivazione dell'incompetente Trump, circondato dai suoi guerrafondai, è giustificato dal fatto che il Presidente siriano Assad abbia ignorato le Nazioni Unite e che chiede alla comunità internazionale di unirsi agli Stati Uniti per combattere contro il dittatore siriano. Sono ragioni infondate e non accettabili da parte di un Presidente che potrebbe mettere a repentaglio la fragilissima situazione nell'area di crisi siriana e irachena. Voglio ricordare che le Nazioni Unite stanno svolgendo un lavoro difficile per riportare ordine, pace e sicurezza nell'area mediorientale, come in Siria e Iraq, grazie anche al duro lavoro che il diplomatico italiano, inviato speciale delle Nazioni Unite per la crisi siriana,Staffan de Mistura sta conducendo.
Inoltre, considero giustissima la posizione del governo Putin che ha subito condannato l'azione statunitense come vera e propria grave aggressione nei riguardi di uno Stato sovrano, in violazione delle norme di diritto internazionale, su pretesti inventati — come ha ribadito lo stesso Vladimir Putin — e che rischierebbe di compromettere le relazioni fra i due Paesi.
Chi, in questo momento, sta gongolando è lo Stato islamico che, data la sua quasi sconfitta in Siria e in Iraq, cioè a dire la perdita del controllo di alcuni lembi territoriali, spera di rientrare in gioco e riprendersi parte di quello che ha perso a causa dell'intervento delle due coalizioni sia a guida russa, sia a guida statunitense.
Infine, una considerazione va fatta sull'Organizzazione delle Nazioni Unite. Ormai, le Nazioni Unite possono essere considerate Nazioni Disunite, che non hanno più quella capacità di saper gestire situazioni di profonda crisi e che vadano riformate al più presto o davvero si rischierà che ogni Stato potrebbe agire da ora in poi per conto proprio, seguendo il cattivo esempio degli Stati Uniti.
Giuseppe Paccione
fonte https://it.sputniknews.com/opinioni/201704084321224-usa-aggrediscono-siria-opinione/
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