In questi giorni in cui le vicende europee e la crisi greca
sono al centro dell’attenzione planetaria e polarizzano l’interesse anche dei
cittadini più distratti, è bene capire chi c’è dietro a tutto questo e chi
muove i fili di scelte politiche che riguardano il futuro di tutti noi.
Fa accapponare la pelle leggere che, secondo alcuni
commentatori, l’esponente italiano più potente a Bruxelles, che deciderebbe e
agirebbe insieme a quattro autorevoli colleghi esteri, sia Gianni Pittella,
presidente del gruppo S&d al Parlamento europeo. Pittella, che è un
politico di lungo corso proveniente dalla piccola e povera Basilicata (la mia
stessa regione), almeno una volta al mese si incontrerebbe, in via riservata,
con il lussemburghese Juncker, presidente della Commissione europea, con il
tedesco Schulz presidente del Parlamento europeo, con l’olandese Timmermans,
primo vice presidente di Juncker, e con il tedesco Weber, presidente del Ppe al
Parlamento europeo. Con loro tesserebbe le strategie che poi verrebbero adottate
dalla Commissione e dal Parlamento europeo in accordo e in stretta sintonia con
l'”azionista di maggioranza”, la signora Merkel.
Ma chi è questo personaggio così potente che, dal 1999,
spadroneggia nei palazzi della Ue?
Agli occhi degli sprovveduti potrebbe sembrare un politico
come tanti che, per varie congiunture, è arrivato fin lì, quasi per caso. Non è
così. Esaminando la storia di Pittella, appare subito chiaro che non copre
quell’incarico per le sue doti di statista, per la sua carriera di politico
illuminato o per meriti acquisiti grazie a risultati tangibili, ma per ragioni
che sono tutte da chiarire. Agli atti il suo percorso è pressoché
insignificante. Ci sono, però, centinaia di migliaia di preferenze che
puntualmente incassa quando si candida e c’è la sorprendente deroga ottenuta da
Renzi l’anno scorso quando si è ricandidato per la quarta volta a Bruxelles.
Vediamo i dettagli della sua performance: Gianni Pittella
inizia la sua fulminante e, nello stesso tempo, vuota carriera nel 1979 come
consigliere comunale a Lauria, un piccolo paese a cavallo tra Basilicata e
Calabria. Lì viveva col padre, il potente e amato don Mimì, dal 1972 e fino al
1983 senatore del Psi. Nel 1980, Gianni, a soli 22 anni, diventa assessore
regionale del Psi lucano. Nel 1996 viene eletto deputato laburista nell’Ulivo,
sempre in Basilicata. Nel 1999 approda per la prima volta al Parlamento
europeo.
Nel corso degli anni e fino ad oggi, unico caso in Italia,
Pittella, come per incanto, evita qualsiasi ostacolo che si frappone tra lui e
la sua ascesa. Nel 1983 glissa senza problemi la grave vicenda del padre
senatore che era stato arrestato e poi condannato a 12 anni di carcere per
associazione sovversiva e banda armata. Poi, supera brillantemente tutti i
molteplici travagli della prima e della seconda Repubblica. Nell’ordine: evita
lo scandalo Tangentopoli che aveva distrutto il Psi, di cui faceva parte, e
Craxi; osserva la deriva graduale di tutti i suoi ex potentissimi amici
socialisti dell’epoca; assiste alla caduta di Occhetto, D’Alema, Prodi,
Veltroni, Di Pietro, Bossi, Berlusconi, Fini, Casini, Letta, Bersani, vedrà
probabilmente il flop di Renzi.
Ma lui è lì, sempre lì e ancora lì, più potente che mai. Lui
è al tavolo di chi decide le sorti dell’Europa e della Grecia, insieme alla
Merkel e a Hollande, a Draghi e a Juncker. Più importante della Mogherini e
probabilmente anche di Renzi.
Come è possibile che sia accaduto tutto questo, qual è la
vera forza di Pittella?
E’ difficile dirlo, ma, probabilmente, hanno influito la
lunga e articolata esperienza del padre. La storia è questa: Domenico Pittella
(don Mimì) negli anni sessanta e settanta è un medico molto amato e rispettato
di Lauria. Tant’è che nel 1972 si candida in Basilicata con il Psi e viene
eletto senatore per ben tre volte, fino al 1983. Contemporaneamente apre e
gestisce, sempre a Lauria, una clinica privata.
Nel 1981 don Mimì è coinvolto nell’inquietante vicenda
giudiziaria che lo porta ad una condanna per associazione sovversiva e banda
armata per aver curato, nella sua clinica, la terrorista Br latitante Natalia
Ligas. Inoltre è accusato d’aver elaborato con le Br un piano per rapire Ferdinando
Schettini, vicepresidente della giunta regionale della Basilicata.
Inspiegabilmente le vicende vengono rese note solo nel 1983
(secondo molti per evitare che lo scandalo bloccasse l’ascesa di Craxi a
Palazzo Chigi) e l’ex senatore viene quindi arrestato.
Dopo tre anni in carcere e alcuni in libertà in attesa dei
processi, nel 1993, a seguito della condanna definitiva a 12 anni di
reclusione, fugge in Francia e, dopo sei anni di latitanza, nel 1999 si
costituisce. Poi, a seguito di una grazia parziale concessa dal presidente
della Repubblica Ciampi e dopo un periodo ai servizi sociali torna in libertà.
Attualmente vive con la propria famiglia a Lauria e frequenta normalmente i
figli politici Gianni e Marcello.
Negli anni novanta, però, l’ex senatore Domenico Pittella,
tra un processo e l’altro, non stette con le mani in mano. Nel 1991 costituì a
Roma la Lega Italiana assieme ad altri sodali, tra i quali spiccano la figura
del capo della loggia massonica P2 Licio Gelli e dell’ex sindaco di Palermo
condannato per mafia Vito Ciancimino. Successivamente si coalizzò con altri
movimenti, tra cui il Fronte del Sud e la Lega Nazional Popolare di Stefano
Delle Chiaie e fece una lista elettorale chiamata Lega delle Leghe, vicina ad
ambienti di destra, con cui si presentò alle elezioni del 1992: si candidò di
nuovo al Senato in Basilicata e ottenne il 12,6% dei voti.
Insomma, nella storia della famiglia Pittella, c’è di tutto
e di più e le riflessioni da fare sono tante.
I dati certi sono che Gianni è diventato eurodeputato nella
Circoscrizione Sud, la prima volta nel 1999, poi nel 2004 con 131mila
preferenze e, a seguire, nel 2009 con 136mila preferenze e nel 2014 con
222mila, come primo eletto del Pd. In più, non è finita, il fratello minore di
Gianni, Marcello, dal 2013 è il governatore Pd della Basilicata e gestisce la
grande partita del petrolio lucano.
Quindi che dire. Possiamo solo chiudere con un’amara
battuta: Famiglia Pittella, un “affare” tutto italiano, anzi europeo.
fonte http://www.piernicolapedicini.it/chi-ce-dietro-a-gianni-pittella-figlio-di-un-ex-senatore-condannato-per-banda-armata-e-fratello-del-governatore-della-basilicata/
Dice George Orwell:
RispondiElimina"Un popolo che elegge
corrotti, impostori,
ladri e traditori,
non è vittima.
E' complice".
Per colore che hanno votato gente simile,
e per coloro che hanno consentitom la loro elezione,
delegandola agli altri, con il loro non-voto.
Che tristezza. Per i tanti bravissimi siciliani con cui ho collaborato. Molti anni fa.