Il nostro è un mondo malato, imperfetto, brutale e bestiale, creato da un dio minore e geloso degli altri Dèi, il Tetragrammaton, conosciuto anche come ilDemiurgo, o come Baphomet–Satana.
Il dio della Cabala.
Il dio della Cabala.
In questo piano dimensionale, plasmato dalla materia corruttibile (sulla linea di una interpretazione religiosa, già presente in Filone Alessandrino e nel neopitagorico Numenio di Apamea la materia assume la caratteristica di male originario) e dove è del tutto assente lo Spirito Universale, la fanno da padrone i predatori, i criminali di ogni risma, i banksters, gli speculatori finanziari e il Capitalismo-Thanatos-Morte del XXI secolo. In una parola sola, la Cabala.
Una società pervasa da un razionalismo bieco, perverso e materialistico che trova, tra gli eccessi dello show-biz, cantori e propagandisti:
Il Tanatocapitalismo attuale, conosciuto come Neoliberista, ordoliberista, neofeudale, mercatista, è semplicemente il punto di arrivo, lo zenit del Male che avvolge da millenni le coscienze, soffoncate dalla legge del profitto ad ogni costo. La legge del male, la legge della Bestia, la legge di Satana.
Quella del capitalismo odierno è la stessa feccia immonda che Gesù scacciò dal Tempio:
Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «La Scrittura dice: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri». (Matteo 21, 12-13)
A suo tempo il Capitalismo ha dato vita ai Fascismi e ai Comunismi per distrarre le menti deboli degli umani. Aveva bisogno di uno schermo illusorio dietro cui nascondersi.
Ora non ne ha più la necessità. Può farlo direttamente.
Impone il dolore, la sofferenza, facendo credere che essi siano utili, che purifichino.
Come se il debito pubblico nazionale fosse una sorta di peccato originario che solo i poveri sono destinati a scontare.
Come se il debito pubblico nazionale fosse una sorta di peccato originario che solo i poveri sono destinati a scontare.
Pier Carlo Padoan, ex uomo OCSE e attuale Ministro MEF italiano dichiarò in un’intervista al Wall Street Journal:
“Fiscal consolidation is producing results, the pain is producing results,” he said.Il consolidamento fiscale sta producendo risultati, il dolore sta producendo risultati.
Quasi le stesse parole che usava l’ex presidente del Consiglio Mario Monti davanti alle telecamere della CNN, vantandosi di aver distrutto la domanda interna italiana:
LA CABALA DIETRO LE RIFORME STRUTTURALI
Non poteva mancare tra i corifei delle riforme stutturali il responsabile della dissoluzione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori italiano, il Maestro Venerabile Mario Draghi, che impose a Matteo Renzi il testo del JobsAct nel patto dell’elicottero in cambio dell’affiliazione tanto agognata (ma mai ottenuta) dall’ex premier fiorentino in una delle Ur-Lodges Massoniche ultrareazionarie (cfr. Gioele Magaldi, Massoni società a responsabilità ilimitata., la scoperta delle Ur-Lodges, Chiarelettere Editore).
L’Espresso diffuse la notizia che c’era «la convinzione che fosse stato Draghi, nell’estate 2014, a imporre al premier Matteo Renzi la flessibilità del lavoro arrivata con il Jobs Act».
In realtà, dietro alle sedicenti riforme strutturali si nasconde l’avidità predatoria della Cabala Massonica neofeudale delle Ur-Lodges ultraoligarchiche Three Eyes e Hathor-Pentalpha.
Tengo a precisare i contorni della mia analisi, conoscendo perfettamente le differenze che intercorrono tra il modello operativo del Fuhrer originale rispetto a quello abbracciato dal suo tardo-epigono Mario Draghi, vero dominus del progetto di annichilimento della civiltà europea ora in atto. Le scellerate condotte poste in essere dai nazisti originali traevano ispirazione dall’assorbimento di una filosofia occulta che non riconosceva dignità a tutti gli esseri umani. Il popolo germanico, ieri come oggi, si sentiva colpito nella sua ontologica purezza, minacciato da un meticciato composto da popoli inferiori da schiavizzare e polverizzare.
L’uccisione e la deportazione di neri, zingari ed ebrei, in questa ottica, risultava essere niente di più e niente di meno che un necessitato effetto collaterale da sostenere al fine di salvaguardare un interesse più alto (la salvaguardia della purezza del popolo germanico per l’appunto). I tedeschi di oggi, sempre manipolati da una èlite perversa, sentono di dover difendere con la stessa ottusa foga di allora un altro mito falso: ovvero la purezza del bilancio, messa in discussione adesso non più da neri ed ebrei, ma da imprecisate “cicale mediterranee” pronte a trascinare nella spirale del vizio i virtuosi discendenti di Ario (Francesco Maria Toscano, ilMoralista.it)
Purtroppo siamo arrivati al punto di svolta. Come dimostra il caso Grecia, al Totalitarismo Capitalistico — «i filosofi dellaScuola di Francoforte (Horkheimer, Adorno, Marcuse, ..), autori della teoria critica della società, hanno definitototalitarismo lo stesso capitalismo perché, in quanto sistema economico sociale, utilizza la cultura di massa (non la cultura prodotta dalle masse, bensì quella prodotta dai mezzi di comunicazione di massa) e l’industria culturale per massificare gli individui e controllarli psicologicamente e politicamente in ogni momento della loro vita e in ogni aspetto del loro pensiero» — non basta più arrecare sofferenza, non basta derubare il ceto medio dei suoi beni, non basta che«l’anno scorso l’1% della popolazione mondiale è diventato più ricco del rimanente 99%».
I sistemi totalitari moderni potrebbero essere definiti “dittature del capitalismo dei compari”. In questi sistemi, un gruppo di persone si appropria indebitamente della maggior parte delle risorse, e le gestisce per il proprio interesse, a danno della maggior parte del popolo.
Il capitalismo viene definito come quel sistema economico e sociale in cui il capitale privato viene investito in attività economiche, stabilendo una separazione fra chi possiede i mezzi di produzione e chi offre la propria manodopera. Nel capitalismo di Stato i capitali e i mezzi di produzione appartengono allo Stato, e i cittadini lavorano per avere ciò che è necessario alla sopravvivenza.
Nel capitalismo “selvaggio” il capitalista non rispetta alcuna legge a tutela dei diritti umani. Ad esempio, paga salari così bassi da non permettere la sopravvivenza, oppure non si cura di migliorare le condizioni lavorative dannose alla salute dei lavoratori.
Il capitalismo selvaggio è stato definito “capitalismo dei compari” dall’economista americano Joseph Stigliz, in riferimento alle furbe strategie attuate da alcune persone per appropriarsi di finanziamenti e beni pubblici. Negli Usa, alcuni privati, appartenenti alla classe ricca, riescono ad avere ingenti sovvenzioni oppure sgravi fiscali milionari. Inoltre, si sono appropriati dei beni pubblici, ricavandone profitti. (Antonella Randazzo, Capitalismo Totalitario, disinformazione.it)
Noi definiamo Tanatocapitalismo il Capitalismo dei compari, il Capitalismo-Morte.
Ora il Tanatocapitalismo vuole depredarci del bene più prezioso: LE NOSTRE VITE!
Il motivo è semplice e lo spiega il Club di Roma, diretta emanazione della Ur-Lodge Three Eyes, con il suo Rapporto sui limiti dello sviluppo:
La Terra non è infinita né come serbatoio di risorse (terra coltivabile, acqua dolce, petrolio, gas naturale, carbone, minerali, metalli, ecc.), né come discarica di rifiuti. La crescita della popolazione e della produzione industriale comporta sia il consumo delle risorse, sia l’inquinamento.
LA CABALA-SOCING
Il Totalitarismo Capitalistico, per il tramite delle dominanti Ur-Lodges sovranazionali, vuole costringere il Mondo alle sue menzogne del tutto identiche all’ontologia distopica di 1984 di George Orwell:
Similmente a quanto detto Siobhan Chapman, in The controversy of truth in George Orwell’s Nineteen Eighty-Four, identifica due distinti atteggiamenti che il perfetto esponente del Partito dovrebbe contemporaneamente adottare nei confronti della verità e di ciò che si asserisce: da una parte vi è l’adesione a proposizioni chiaramente prive di significato, non relazionabili con il mondo esterno (non truth-committed attitude), e dall’altra (truth-committed attitude) la convinzione che le stesse proposizioni siano vere (cfr. p. 76).
Per convincersi ulteriormente dell’originalità, e della lucida paradossalità, della posizione del Socing riguardo alla natura della verità e della realtà si vedano, ad esempio, quelle che Popper considera le peculiarità di certe teorie della verità e della conoscenza scientifica: egli afferma che ogni posizione non oggettivistica «può concepire la conoscenza soltanto come un tipo speciale di stato mentale, come una disposizione, o un tipo particolare di credenza, caratterizzato ad esempio, dalla sua peculiare storia o dal rapporto con altre credenze» (Congetture e confutazioni, tr. it. p. 386).
Ciò si applica perfettamente alla teoria della verità in questione, ma essa – contrariamente alle teorie filosofiche ed epistemologiche alternative a quelle corrispondentiste e oggettiviste – non lega alla dipendenza del concetto di verità da attitudini, valori e credenze:
i) né l’eventuale presenza di punti di vista, prospettive e interpretazioni, cioè elementi favorevoli ad un relativismo antitetico all’unità di un pensiero unico – questo poiché come detto è la mente collettiva, duratura e infallibile, a racchiudere la realtà a scapito delle convinzioni del singolo;
ii) né la possibilità di distinguere tra enunciati suscettibili di essere veri o meno tramite verificazione, visto che i dati empirici sono per il Partito ignorabili e alterabili.
Possiamo così vedere come O’Brien e colleghi, lungi dalla rinuncia all’utilizzo del prezioso attributo di ‘vero’, abilmente ne mantengano il potere strumentale – ammettendo che è l’esigenza a rendere il vero (cfr. 1984, tr. it. p. 273) – negandolo però al singolo individuo, inutile e impotente senza il sostegno della mente unica creata dal collettivismo oligarchico, che oltre ad organizzare la vita intende colmare ogni vuoto di conoscenza.
Non vi è vera e propria deflazione del concetto di verità, ma piuttosto la produzione di un suo equivalente/sostituto, similmente a quanto avverrebbe in Nietzsche o in Deleuze per opinione di Pascal Engel, secondo il quale «tale sostituto, è il valore, la volontà di verità, che non è, precisamente, che volontà» (Verità, tr. it. p. 65).
E la volontà del Partito, nei confronti della quale la verità deve cedere il passo e piegarsi, è da O’Brien espressa di fronte a Smith per rivendicare con essa l’autonomia e l’alterità del Socing rispetto alle altre forme di potere:
«Noi sappiamo che nessuno si impadronisce del potere con l’intenzione di cederlo successivamente. Il potere è un fine, non un mezzo. Non si instaura una dittatura al fine di salvaguardare una rivoluzione: si fa la rivoluzione proprio per instaurare la dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione, il fine della tortura è la tortura, il fine del potere è il potere. Adesso cominci a capirmi?» (1984 di George Orwell: la verità secondo il Partito, filosofiablog.it)
Dal momento che le risorse naturali stanno diminuendo, i sedicenti aristoi si sentono in dovere di impossersi di tutti i beni prodotti dalla Natura, compresa l’acqua potabile.
Chi sarà in grado di pagare, vivrà.
Gli altri, miliardi, moriranno semplicemente di fame e di sete.
Un genocidio ben più immane e mostruoso dell’olocausto perpetrato dai Tedeschi Nazisti negli Anni Quaranta del secolo scorso.
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