L’ECONOMIA DI ISRAELE VA A GONFIE VELE. ALLORA PERCHÉ GLI STATI UNITI ELARGISCONO ANCORA OLTRE TRE MILIARDI DI DOLLARI ALL’ANNO? E’ LA DOMANDA CHE SI PONGONO A WASHINGTON ALCUNI FRA I PIÙ GRANDI SOSTENITORI DI ISRAELE
I contribuenti americani hanno dato all’esercito israeliano, oltre 121 miliardi di dollari, da quando lo stato è stato fondato - Come Nixon, Obama crede che più si aiuta militarmente Israele, più Israele sarà flessibile a livello diplomatico. Adesso che i suoi tank sono entrati a Gaza, vedremo se la teoria funziona...
di Eli Lake
L’economia di Israele va a gonfie vele. Allora perché gli Stati Uniti elargiscono ancora oltre tre miliardi di dollari all’anno? E’ la domanda che si pongono a Washington alcuni fra i più grandi sostenitori di Israele.
I contribuenti americani hanno dato all’esercito israeliano, che ieri ha invaso Gaza, oltre 121 miliardi di dollari, da quando lo stato è stato fondato, finanziando così il 25% del budget di difesa nazionale. Il sussidio è aumentato anche quando l’economia israeliana è cresciuta e il paese ha recentemente scoperto preziose riserve di gas.
Il Presidente Obama lo scorso anno ha promesso di prolungare il sussidio per altri dieci anni. Ha venduto a Israele potenti bombe e finanziato il sistema i difesa anti-missili “Iron Dome”. Questo farebbe pensare che i conservatori pro-Israele abbiano trovato un terreno comune con il presidente che tanto criticano, invece l’aiuto militare è proprio parte del loro problema.
Ad esempio Noah Pollak, a capo della “Emergency Committee for Israel” (ECI), è uno dei più critici verso le scelte di Obama: «Dare gli aiuti a Israele è un modo usato dai politici per ottenere il titolo di “pro-israeliano”, mentre ci vuole ben altro. Gli aiuti fanno sì che si dica che il sussidio è unilaterale, sbagliato, un peso per l’America. Perché non cancellare queste falsità dal dibattito?».
Concorda con Pollak, l’analista politico e scrittore pro-israeliano Elliott Abrams, già al fianco di George W. Bush: «Sarebbe sano diminuire il sussidio. Israele dovrebbe dipendere meno dall’assistenza americana, lasciando intatto il rapporto di stretto alleato militare».
E’ un punto di vista condiviso dal politico della destra israeliana Naftali Bennett, che nel 2013 disse: «Dobbiamo liberarci degli aiuti americani e farlo responsabilmente. La nostra situazione attuale non è come trenta anni fa». Oggi, Israele è benestante.
Michael Oren, ambasciatore di Israele a Washington fino al 2013, dichiara che è stato un errore considerare il sussidio a Israele come qualcosa di eccezionale. E’ vero che rappresenta oltre la metà del budget annuale che l’America stanzia per le forze armate estere, ma spende somme considerevoli anche per truppe in Germania, per assistere quelle della Corea del Sud: «Sempre di aiuto di tratta».
Ironicamente, alla fine gli Stati Uniti potrebbero voler dare a Israele più aiuto militare di quanto gli israeliani vogliano.
Oren ritiene che, dal 2009, se da un alto Obama ha elargito radar high tech e bombe allo stato ebraico, dall’altro gli ha chiesto pubblicamente di smettere di costruire insediamenti, invitando a negoziare con la Palestina.
GEORGE W BUSH
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/economia-israele-va-gonfie-vele-allora-perch-stati-uniti-81212.htm
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/economia-israele-va-gonfie-vele-allora-perch-stati-uniti-81212.htm
In altre parole: il sussidio permette agli Stati Uniti di avere potere sulle decisioni di un importante alleato. Come Nixon, Obama crede che più si aiuta militarmente Israele, più Israele sarà flessibile a livello diplomatico. Adesso che i suoi tank sono entrati a Gaza, vedremo se la teoria funziona.
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