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domenica 11 ottobre 2015

Obama inizia la “ritirata” dalla “debacle più spettacolare dai tempi del Vietnam”


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Come definirà la storia i vari tentativi di Obama di destituire il presidente della Siria dal 2011 ad oggi? Un presidente che, ricorda bene Ron Paul in un articolo recente, è a sei mila miglia di distanza dal territorio nord-americano. Il blog americano Zero Hedge ha dato una risposta che sottoscriviamo: “la più spettacolare debacle di politica estera degli Stati Uniti dai tempi del Vietnam – e non pensiamo che sia un’esagerazione”.
E queste le motivazioni che vi riportiamo:
“Gli Stati Uniti, in collaborazione con l’Arabia Saudita e il Qatar, hanno tentato di formare e supportare degli estremisti sunniti per rovesciare Assad. Alcuni di questi estremisti sunniti sono letteralmente impazziti e hanno instaurato un califfato medioevale e il Pentagono è stato, in modo esilarante, costretto a classificare al-Qaeda come “moderato”. La situazione è andata fuori controllo con centinaia di migliaia di morti civili e quando Washington ha deciso di cercare e trovare “moderati” reali per contribuire a contenere il mostro di Frankenstein che la CIA aveva creato (ISIS), lo sforzo è finito per essere un imbarazzo completo culminato con l’ammissione che solo “quattro o cinque” erano rimasti in Siria, per poi ammettere pochi giorni dopo che “quattro o cinque” erano stati intercettati da al Qaeda. Si tratta della debacle più comica della storia per la politica estera americana.
Nel frattempo, l’Iran ha intuito l’opportunità di capitalizzare la epica e farsesca debacle di Washington. Teheran ha inviato il suo più potente generale in Russia dove è stato fatto un passo decisivo per capovolgere l’equilibrio del potere in Medio Oriente.
Il Cremlino ha fatto sua l’idea perché, dopo tutto, Mosca è colpita da sanzioni economiche occidentali e Vladimir Putin è pronto a mostrare all’Occidente che, sulla scia delle polemiche che circonda l’annessione della Crimea e il conflitto in Ucraina orientale, la Russia non è intenzionata a fare marcia indietro. Grazie al fatto che gli Stati Uniti avessero scelto gli estremisti come loro arma in Siria, la Russia ha ben inquadrato il suo coinvolgimento come una “guerra al terrore” e, grazie al coinvolgimento di Mosca, l’Iran ha trasmesso in modo sicuro il suo sostegno militare ad Assad poche settimane dopo l’accordo sul nucleare. Ora, gli attacchi aerei russi hanno debilitato l’unico gruppo di combattenti appoggiati dalla CIA che in realtà aveva dimostrato di essere in qualche modo efficace e l’Iran con gli Hezbollah stanno preparando una massiccia invasione di terra sotto la copertura aerea russa. Peggio ancora, l’intero sforzo bellico è stato coordinato dal generale iraniano che è nemico pubblico numero uno negli ambienti di intelligence occidentali e sta effettivamente operando per volere di Putin, l’uomo che é dipinto dai media occidentali come la persona più pericolosa il pianeta”.
Una sintesi perfetta del quadro della guerra per procura globale in Siria. Ad avallare questa tesi due notizie di oggi: Bloomberg riferisce che, ad una settimana di intervento militare della Russia in Siria, alcuni consiglieri della Casa Bianca e dei membri dello staff del Consiglio di sicurezza nazionale stanno cercando di convincere il presidente Barack Obama a ridimensionare l’impegno degli Stati Uniti e a rinunciare a rovesciare il regime siriano.
L’intervento di Putin ha avuto negli Stati Uniti effetti sconcertati sin dal primo giorno, sgretolando rapidamente il castello di carte costruito dalla propaganda americana. Appena l’esercito russo si è spostato in Siria, i funzionari dei servizi segreti degli Stati Uniti, come ha riferito il New York Times, furono sorpresi dalla velocità con la quale la Russia avesse costruito e poi annunciato la sua nuova coalizione con i governi di Siria, Iran e Iraq per sostenere la sua campagna militare. “Intelligence”? ironizza Zero Hedge.
Ora che l’amministrazione si rende conto che è intrappolata, deve cercare una via d’uscita. “L’attuale politica degli Stati Uniti e dei suoi partner, di aumentare la pressione su Assad in modo che ‘arrivi al tavolo’ e negozi la sua partenza, deve essere ripensata,” ha scritto l’ex presidente del Consiglio di Sicurezza Nazionale (CSN), Philip Gordon, a Politico.
A dire il vero, ci sono falchi neo-con, guidati da John Kerry e Samantha Power, i burattini dietro il colpo di Stato in Ucraina, che vogliono intensificare ad oltranza la lotta, anche rischiando cataclismi nucleari: “Il punto di vista del NSC si oppone ad alti funzionari in altre parti del governo, in particolare il segretario di Stato John Kerry e l’ambasciatore Usa all’Onu Samantha Power che stanno cercando di convincere Obama che l’unico modo per risolvere in Siria è quello di aumentare la pressione su Assad nella speranza che entrerà nei negoziati”, ha proseguito Gordon. Ma Kerry si dovrà piegare per l’ennesima volta: non c’è nessuna speranza che Putin possa portare il governo siriano al tavolo. E le regole ora, sul campo, le detta lui.
Altri in Congresso hanno infatti già capito il finale di partita: il presidente della commissione Affari Esteri del Senato Bob Corker ha detto che, non facendo di più per affrontare l’escalation di Putin, “l’amministrazione sta tacitamente ammettendo che non sarà più in grado di garantire la cacciata di Assad.”
E oggi il New York Times ha confermato che il processo di de-escalation è iniziato, quando ha riferito che “l’amministrazione Obama ha concluso il programma del Pentagono per addestrare ed equipaggiare i ribelli siriani”, citando fonti dell’amministrazione. Di fatto è il riconoscimento di un totale e comico fallimento.
Un alto funzionario del Dipartimento della Difesa, che non era autorizzato a parlare pubblicamente e che ha parlato a condizione di anonimato, ha detto che non ci sarà più reclutamento dei cosiddetti ribelli siriani moderati attraverso programmi di formazione in Giordania, Qatar, Arabia Arabia o gli Emirati Arabi Uniti. Invece, un centro di formazione molto più piccolo sarebbe stato istituito in Turchia, dove ad un gruppo di “enabler” – per lo più leader dei gruppi di opposizione – sarebbero state insegnate manovre operative specializzate.
Se la Russia dovesse finire per rafforzare la posizione dell’Iran in Siria (espandendo l’influenza e le capacità di Hezbollah), e se la forza aerea russa dovesse effettivamente prendere il controllo dell’Iraq permettendo così all’Iran di esercitare una maggiore influenza sul governo di Baghdad, il fragile equilibrio di potere che esiste nella regione scoppierà completamente. E il tutto con la Cina in paziente attesa dietro le quinte.

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