…Dico a te, che ora il “caso” ha condotto a leggere queste righe.
Se lavori nella stampa o nella televisione, ebbene devi essere messo al corrente di un fatto che ti riguarda, che nessuno di quelli che frequenti e a cui accordi autorevolezza ti ha mai riferito faccia a faccia.
Ossia che non importa quanto guadagni, quanto grande sia il tuo cinismo, quanto confortante il tuo ego, quanto anestetiche le tue pretesuosità: nel 99% dei casi tu sei solo un povero cane da guardia, alla catena fuori dal palazzo dove i tuoi padroni banchettano.
Fuori, dal palazzo, e tu per primo lo sai.
Meritevole solo di un osso lanciato con scherno mentre scodinzoli, che a te mentecatto appare il pasto di un re.
E di una polpetta per terminarti in silenzio quando hai smesso di servire.
Qualcuno, tra quelli che fanno il tuo lavoro, cerca di dire un brandello di verità ogni tanto, per quell’ombra di dignità che talora uno specchio richiama dagli abissi dell’anima di chi si è venduto e ha dovuto dimenticare quel negozio per continuare a vivere.
A quelli, quei pochi che ancora provano a non essere cane, ancora va il mio rispetto e quello degli uomini.
A tutti gli altri il mio più gelido e inappellabile disprezzo.
Senza di te e quelli alla catena come te, il mondo vero e non la sua crudele farsa che oggi vediamo, sarebbe già manifesto.
Senza la tua monumentale scusa, che ti ripeti ogni sera davanti allo specchio per sopportare il fetore di quel che fai “se non lo faccio io, ce ne sarebbero mille altri a farlo comunque”, l’umanità sarebbe semplicemente quel che deve essere: umana.
Con te, per tuo tramite, colpa e dolo, la rovina, la distruzione e il sangue popolano il mondo.
Cantati dalla menzogna che a comando indirizzi verso il popolo che chiami bue per poterti sentire toro.
Nessun sapone potrà mai lavare, nessun profumo rinfrescare le tue mani dal sangue che grondano e che ti ostini a non guardare.
E tu questo lo sai, la tua anima lo sa, si vede dal sorriso idiota e tremulo che stai facendo nel leggere queste parole che ti descrivono impietosamente, per una volta.
Lo sai di essere spregevole, ma non te lo dici, ne a te né agli altri. Ormai il tuo osso è la tua vita, come potervi rinunciare?
Ma cosa farai quando, tra breve, i tuoi padroni, per il ciclo inesorabile degli eventi, cadranno nell’inaspettata e per loro inconcepibile rovina?
Quale mano andrai a leccare per elemosinare il tuo osso?
Lo sai bene, che gli stessi che ora ti sono tenuti ad ascoltarti, ti sputeranno in faccia il loro millenario biasimo così forte da annientare per l’eternità lo squallore che rappresenti e la scia di velenose parole con cui hai infettato la terra.
Vattene prima.
Smetti di essere cane, ora che sei ancora in tempo.
Non ce ne saranno tanti come credi a prendere il tuo miserrimo posto.
Il tempo dei tuoi padroni, e il tuo, volge alla fine.
Torna umano ora.
O perisci per l’eternità assieme chi ti ha comandato, come meriti.
(Anonimo)
fonte http://www.iconicon.it/blog/2015/07/ehi-giornalista/
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