premio

In classifica

mercoledì 18 aprile 2018

Venezia


Esistono luoghi dell’anima.
Luoghi dove c’è un accordo perfetto fra la propria interiorità e lo spirito del mondo.
Dove facile sgorga l’ispirazione.
Per me, più di tutti, è Venezia. Città che ho amato dal primo istante che l’ho vista, o meglio, prima di averla toccata con lo sguardo, nella proiezione del suo mito sulla lanterna magica dell’immaginazione.
Dal latino ”veni etiam”: vieni…ancora. Una sorta di sussurro sensuale. E al suo sirèneo richiamo ho sempre ceduto, incapace di oppormi ad un fascino supremo.
Le acque sciabordanti negli angusti rii sono la sua musica.
Le segrete osterie, la sua calda alcova.
Il merletto delle sue mirabolanti e monumentali architetture, sospese miracolosamente sul mare, la sua magnificenza.
La sua storia, un compendio di quella dell’umanità intera.
Tutti i mondi vi sono convenuti e quel che ne è scaturito è l’imperfettibile estasi che promana da un impareggiabile profilo estetico e dalla unicità ambientale della sua laguna.
La madre “terra” e la madre “acqua” qui si compenetrano come in nessun altro luogo al mondo.
Essere figli di Venezia significa anche essere il frutto di due fattrici ancestrali e universali. Destino esclusivo.
Penso a Cannaregio e all’autentica venezianità che vi si respira, al Ghetto e al fascino di una cultura millenaria che sembra esservi di casa. Alla grandiosità e agli echi dell’Arsenale. Al mistero della Giudecca e all’eleganza del Lido. E poi il Tiziano e il Tintoretto, le chiese ed i “campi”, le isole che la contornano.
In principio, dalla fumèa di un sogno, sorse Torcello.
Poi Malamocco generò Venezia e una genìa di isolotti incantati nacque dalle sue costole. Ricordo il lembo di terra emersa che si aggrappa a Burano attraverso un’unica campata di ponte: Mazzorbo. Lì adesso è nato un vino. Ennesima, spettacolare rinascita lagunare, meraviglia addizionale che stenteremo a cogliere bulimici e viziati come siamo, nel pescare a piene mani da un tesoro inesauribile, lanciando una sonda nella memoria, ogni volta una piacevolezza, uno stupore, un incanto.
Da quella mirabile fucina di bellezza che è Venezia.

Rosario Tiso






Nessun commento:

Posta un commento