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lunedì 2 aprile 2018

Il Grande gioco nel Baltico

Chroniques du Grand Jeu, 1 aprile 2018Nella grande lotta tra sistema imperiale e Russia, tutti ora rispondono rapidamente, senza vacillare, senza ritirarsi. L’ultimo episodio, con pochissimi commenti al momento, si svolge nel Baltico, uno dei punti caldi del Grande Gioco, dove si scontrano la volontà dell’Heartland eurasiatico di aprire le porte al mondo oceanico e, al contrario, il tentativo statunitense di accerchiare e contenere l’Eurasia. Diverse provocazioni, intimidazioni, intercettazioni aeree, spettacolari sorvoli, manovre navali congiunte sino-russe… il Baltico ha già avuto la sua parte di eventi negli ultimi anni. Ma una notizia è appena esplosa, le esercitazioni russe con tiro missilistico dal 6 all’8 aprile nelle acque internazionali vicino la Svezia. Questa è nuova. L’orso non è mai andato così lontano, o così vicino ai confini svedesi. Lo stato maggiore scandinavo s’è riunito e il traffico aereo civile dovrà cambiare in quei due giorni…
Reagendo al pseudo-affare Skrypal, nuova pietra miliare nella Guerra Fredda 2.0, Putin contrattacca scacciando lo stesso numero di diplomatici occidentali delle controparti russe espulse. Ora raddoppia organizzando queste manovre navali il più vicino possibile alla Natolandia. Ciò contribuisce indubbiamente al rigetto categorico di Mosca di cedere di una virgola con l’impero. Questo ovviamente iniziò con la presentazione del mese scorso, da parte di Vladimirovich, delle “armi invincibili” che distruggono lo scudo antimissile statunitense e il discorso storico che l’accompagnava; il Pentagono è agitato (“Siamo senza difesa dalle armi ipersoniche russe e cinesi“). Che il nome più votato dall’opinione pubblica russa per battezzare questi missili, Bye bye America, non venisse adottato, non cambia il caso…
Allo stesso modo, il notevole veto del Cremlino posto alla risoluzione inglese che condannava l’Iran per un presunto coinvolgimento nello Yemen. Per la prima volta, la Russia silurava un tentativo dell’impero in un conflitto in cui non è coinvolta. Ricordiamo che Mosca, nonostante l’opposizione, non pose il veto nel 2008 (ammissione del Kosovo alle Nazioni Unite), né nel 2011 (massiccio intervento in Libia). Il significato è duplice e comporta cambiamenti significativi nelle future relazioni internazionali:
D’ora in poi la Russia si opporrà, in linea di principio, ai tentativi egemonici statunitensi, ovunque.
Mosca è pronta ad ancorarsi diplomaticamente e ufficialmente per proteggere i suoi alleati.
L’altra grande lezione della fiammata nel Baltico è evidentemente legata al gas, supportando lo psicodramma di Salisbury ma probabilmente senza avere gli effetti desiderati: “Le euronullità hanno, mano sulla patta, parlato come un sol uomo “condannando” Mosca, ma erano attente a non discutere del gas e ad evocare la minima sanzione. E per una buona ragione: le scorte europee di oro blu sono vuote! Frau Milka potrebbe lanciare l’idea di “ridurre la dipendenza dal gas russo” progettando un terminale GNL, ma senza ripensare ad accettare Nord Stream II, con dispiacere dei media di regime. Il commercio russo-tedesco è in buona forma nonostante le sanzioni e sarebbe suicida per Berlino rinunciare a diventare il fulcro gasifero dell’Europa”. A nessuno sfuggirà che l’annuncio russo delle imminenti esercitazioni navali arriva subito dopo il via libero tedesco al Nord Stream II e che sono pianificate precisamente sulla rotta del futuro gasdotto. Perché allora Putin vuole questi fuochi d’artificio missilistici proprio nel punto in cui passerà il tubo? Sarebbe un avvertimento alla… Danimarca. Il placido Paese scandinavo affronta uno greve dilemma, la “decisione più importante in politica estera dalla Seconda guerra mondiale“: consentire il passaggio del Nord Stream II sulle proprie acque territoriali. Il progetto necessita anche nei prossimi mesi delle autorizzazioni di Russia (fatta in anticipo), Finlandia e Svezia. Ma riguardo questi ultimi due, si tratta solo della loro zona economica esclusiva governata dal diritto internazionale del mare su cui i governi svedese (molto russofobo) e finlandese (meno russofobo) hanno comunque poco da fare. Solo la Danimarca è preoccupata della propria sovranità, e gli sarebbe andata bene. Gli emissari statunitensi e di Bruxelles sollecitano il governo ad impedire il passaggio del Nord Stream IInei 139 km di acque territoriali, mentre Mosca e Berlino l’incoraggiano ad accettare. Copenhagen può andare contro il suo principale partner (Germania) e la principale potenza militare europea (Russia), che ha appena provato alcuni missili nelle vicinanze? Il sistema imperiale riuscirà a silurare il gasdotto, come nel caso del South Stream? Le Forze Armate russe esercitano la tattica della pressione e, in caso affermativo, funzionerà o sarà un’arma a doppio taglio che si rivolterà contro il promotore? Lo sapremo nel prossimo episodio…Traduzione di Alessandro Lattanzio
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