Daniel Wedi Korbaria
Alarm Phone nasce, come una scatola cinese, nell’ottobre 2014. Alarm Phone è un call center per i migranti organizzato da una coalizione di attivisti internazionali che da Tunisi a Chicago, da Tangeri e Melilla a Palermo, Berlino, Strasburgo, Barcellona, Bruxelles, Vienna, Zurigo, Amsterdam e Londra puntano lo sguardo direttamente sul Mar Mediterraneo. La coalizione vanta collaborazioni come WatchTheMed, Boats4People, Benvenuti in Europa, Africa Europe Interact, Borderline-Europe, No Borders Marocco, FFM e Voix des migrants. Ad ispirare Alarm Phone è stato il solito Don Mussie Zeray, per anni referente numero uno di chi era in pericolo in mare. Lui ha voluto condividere le sue esperienze e le sue competenze maturate in innumerevoli chiamate satellitari dal Mediterraneo.
Così Alarm Phone è partita con la partecipazione di 60 attivisti che nell’arco di un solo anno sono diventati 120. Molti di loro provengono dall’esperienza della campagna “Boats4people” del 2012. Sul loro sito c’è scritto: “Boats 4 People è una coalizione internazionale di organizzazioni della regione Mediterranea, dell’Africa e dell’Europa. È stata creata per impedire altre morti alle frontiere marittime e per difendere i diritti dei migranti in mare. Rivendica la libertà di movimento per tutti.”
Sempre con il contributo di Don Mussie Zeray è nata WatchTheMed, che si occupa dei rifugiati provenienti dalla Siria. WatchTheMed è una collaborazione fra Boats4People e il progetto di ricerca Forensic Oceanography del Goldsmiths College. Sul loro sito c’è scritto: “WatchTheMed è una piattaforma di mappatura online per monitorare le morti e le violazioni dei diritti dei migranti alle frontiere marittime dell’UE. Il progetto WatchTheMed è stato avviato come parte della campagna di Boats4People del 2012 al centro del Mediterraneo.” Sul sito ci sono tutte le istruzioni su come viaggiare sui barconi per arrivare sani e salvi in Europa e i corrispettivi link di dove andare e cosa fare. Ma non sono gli unici.
W2EU (Welcome to Europe) è un’organizzazione che ha distribuito gratuitamente in Turchia una guida di 76 pagine scritta in arabo che contiene i numeri telefonici delle organizzazioni che aiutano i migranti come la Croce Rossa e l’UNHCR. I numeri telefonici offrono un servizio di assistenza 24h su 24. In caso di problemi in mare risponde un volontario che a sua volta chiama la guardia costiera greca affinché vada a salvarli. Così come Don Mussie Zeray risponde al telefono stando in Svizzera, una certa Sonia parlando in arabo lavora dall’Austria. L’organizzazione è composta da un centinaio di persone con sede in Europa e nel Nord Africa.
La guida W2EU elenca le rotte dei treni, le linee di autobus e le mappe complete di reti stradali per far attraversare tutto il continente ai migranti senza fermarsi. È scritto: “La polizia italiana e i membri delle agenzie europee (come Frontex ed Europol) potrebbero farti qualche domanda a trabocchetto e qualificarti come un ‘migrante economico’ piuttosto che un ‘richiedente asilo’. (…) Se ti chiedono per esempio: Perché sei venuto in Italia? e tu rispondi: Per lavorare – ti negheranno la richiesta di asilo politico”.
L’appellativo “angelo dei profughi” Don Mussie Zeray lo condivide con la marocchina Nawal Soufi che in poco tempo ha fatto soccorrere ventimila persone in mare. Anche il suo cellulare non smette mai di squillare. Nawal è anche conosciuta tra i migranti siriani come Lady SOS: “Una volta stabilito il contatto chi è in mare mi dà le coordinate via GPS della sua posizione, in modo tale che io possa comunicarlo alla guardia costiera”.
Anche gli attivisti in Marocco di Alarm Phone, intervistati sul proprio lavoro, suggeriscono alla loro organizzazione di usare flyers da distribuire in Africa per far conoscere meglio il loro numero verde. Il passaparola funziona meglio se trovi anche una radio locale che ne favorisca la diffusione. “Lavoriamo anche con vari progetti in Marocco e in Africa occidentale e con associazioni come: Radio Mboa, AMDH, Conseil des Migrants, Centre Culturel Africain and Chabaka (…) Tramite NoBordersMorocco, con un collettivo di attivisti sub-sahariani ed europei, abbiamo stabilito una fitta rete di persone che vivono nei vari sottoboschi e rotte della migrazione.” Così è scritto sul loro resoconto annuale.
Alarm Phone collabora spesso con diverse imbarcazioni private e/o di organizzazioni umanitarie che hanno iniziato ad operare nel Mediterraneo centrale a maggio del 2015: Phoenix di MOAS (iniziato il 02/05/2015) e Bourbon Argos di MSF (iniziato il 09/05/2015), in seguito anche Dignità I di MSF (lascia Barcellona il 13/06/2015) e Sea-Watch(prima missione il 20/06/2015). “Spesso queste imbarcazioni sono le uniche presenti in prossimità della costa libica” scrive Alarm Phone.
messaggio che riceverebbero gli africani è molto chiaro: “Tentate la sorte”. Così anche quelli che non pensavano di intraprendere un viaggio in Europa sapranno che ci sono le navi delle tante ONG ad aspettarli vicino alle coste africane pronte per partire. E non è questo “pool factor”?
Sulle moderne navi negriere
Certo, una volta quando qualcuno si sentiva poco bene, per esempio in un teatro, si gridava: “C’è un dottore in sala?” E fortunatamente ce n’era sempre uno che correva a soccorrere il malcapitato. Oggi, si potrebbe fare la stessa cosa anche in mare aperto. Il Mar Mediterraneo è pieno di imbarcazioni di “medici salvatori” quali Médecins sans frontières ma chissà perché i migranti continuano ad annegare più di prima
Secondo Frontex, l’Agenzia che si occupa dei confini dell’Unione Europea, le navi di Médecins sans frontières (MSF) e di altre ONG umanitarie effettuano circa il 40% dei salvataggi in mare.
“Ci accusano di essere i taxi del mare? È falso, Frontex distribuisce fake news” così ha risposto alle accuse sulle pagine de La Stampa Hans-Peter Bushheuer, portavoce della ONG tedesca Sea-Eye.
“Solo ieri in Sicilia ne sono sbarcati 1.500 recuperati grazie al solerte impegno delle navi soccorso gestite da organizzazioni umanitarie (MOAS, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins sans frontières, Save the children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye, Life boat) che annoverano tra i propri finanziatori la Open Society e altri gruppi legati al milionario «filantropo» George Soros” scrive Micalessin il 03 marzo 2017 suil Giornale in un articolo intitolato: George Soros, l’uomo che paga l’invasione dell’Europa.
“Dietro alle operazioni di navi di grossa stazza come il Topaz Responder da 51 metri del MOAS, il Bourbon Argos di MSF, o l’MS di Sea-Eye ci sono infatti quasi sempre i finanziamenti del filantropo (…) L’aspetto più inquietante di questa vicenda è però il fatto che questa flotta di navi fantasma, battenti bandiera panamense, (Golfo azzurro, della Boat Refugee Foundation olandese e Dignity 1, di MSF) del Belize (il Phoenix, di MOAS) o delle isole Marshall (il Topaz 1, di MOAS) punti a realizzare politiche dissonanti rispetto a quelle europee e italiane.”
“Iniziative come il Sea-Watch, Médecins sans frontières e la Stazione di soccorso dei Migranti in mare aperto (MOAS), che hanno tutti le imbarcazioni di soccorso in funzione, stanno facendo un lavoro prezioso – così come l’allarme telefonico dei Boats4People sul pericolo in mare – aiutando le persone laddove i governi europei falliscono nel soddisfare i loro obblighi umanitari.” scrive sul suo sito Pro Asyl (una ONG tedesca finanziata dalla OSF che aveva già premiato il giornalista Fabrizio Gatti e Don Mussie Zeray).
Un giovane video-blogger, confrontando le date dei salvataggi avvenuti “nel Canale di Sicilia” fatte dalle imbarcazioni delle ONG e con l’ausilio di un servizio di tracciamento satellitare della Marine Traffic è riuscito a confermare ciò che scrive Alarm Phone: “Spesso queste imbarcazioni sono le uniche presenti in prossimità della costa libica”. Questo “servizio taxi” in realtà sta seminando più morti in mare in quanto i trafficanti usano non più barconi ma gommoni stracarichi di persone e con poca benzina perché sanno che tanto ci sono le imbarcazioni delle ONG. Aumentando il traffico di esseri umani aumentano di conseguenza anche gli incidenti.
Due anni fa, in uno scambio di messaggi via twitter con MSF Sea chiesi loro: “Siete sicuri di salvare le persone non per altri propositi? Chi è che vi finanzia NED, FreedomHouse, Soros, Open Society Institute?” Mi risposero: “@wedikorbaria Siamo finanziati da più di 5.7 milioni di individui privati. Per saperne di più clicca qui…” Replicai: “È il resoconto del 2014, dov’è il resto? È il modo per negare il vostro collegamento a Soros, l’uomo delle rivoluzioni colorate?” Mi mandarono il resoconto finanziario degli ultimi 10 anni e, ovviamente, non c’era traccia di Soros.
Daniel Wedi Korbaria
fonte http://www.maurizioblondet.it/don-mussie-zeray-network-dei-satellitari/
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