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domenica 27 novembre 2016

Economist contro Renzi e Grillo, chiesto il Governo Tecnico: l’articolo in italiano

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Ieri l’Economist, il giornale dei Poteri Forti europei, ha affondato il colpo sia contro Matteo Renzi che contro Beppe Grillo, chiedendo un Governo Tecnico. Ecco la verità dietro l’editoriale più chiacchierato degli ultimi giorni.

LEconomist, il giornale che più di tutti in Europa riporta la voce dei cosiddetti Poteri Forti, ieri ha proposto un editoriale sulla nostra situazione.
Tutti i giornali italiani si sono affrettati a parlare di attacco a Renzi, quando in realtà le sfumature e i significati sono molto più complessi.
Quello che non è chiaro, soprattutto in Italia, è che nell’editoriale c’è sì unareprimenda a Renzi ma anche un durissimo attacco a Beppe Grillo e unarichiesta di Governo Tecnico, in stile Monti, qualora vincesse il no.
Ecco perché vi invitiamo a farvi un’idea più completa di quanto sta accadendo e a leggere la traduzione integrale in italiano, realizzata da Infiltrato.it , dell’editoriale firmato Economist.

PERCHÉ L’ITALIA DOVREBBE VOTARE NO AL REFERENDUM

L’Italia ha rappresentato la più grande minaccia alla sopravvivenza dell’Euro e dell’Unione Europea.
Il suo Pil pro-capite è bloccato ai livelli di fine anni ’90.
Il suo mercato del lavoro è sclerotico (per sclerotico s’intende rigido, poco flessibile, risulta difficile assumere e licenziare, ndr).
Le sue banche sono piene di crediti deteriorati.
Lo Stato è gravato dal secondo debito pubblico più alto dell’Eurozona, al 133% del Pil.
Se l’Italia virasse verso il default, sarebbe troppo grande da salvare.
Matteo Renzi, il giovane primo ministro, pensa che il problema principale dell’Italia sia la paralisi istituzionale e ha indetto un referendum per il 4 dicembre sulle modifiche costituzionali, che diminuirebbe i poteri delle regioni e renderebbe il Senato subordinato alla Camera.
Tutto questo, insieme ad una nuova legge elettorale che garantisca al partito vincente la maggioranza, gli darebbe il potere di far passare le riforme di cui l’Italia ha disperatamente bisogno, o almeno così lui sostiene.
Se il referendum fallisce, Mr. Renzi ha promesso le dimissioni.
Gli investitori, e tanti governi europei, temono che una vittoria del No trasformerà l’Italia nel terzo effetto domino che sta rovesciano l’attuale ordine internazionale, dopo la Brexit e l’elezione di Donald Trump.
Ma questo giornale crede che gli italiani debbano votare No.
La modifica costituzionale proposta da Mr. Renzi non affronta il problema principale, che è la riluttanza dell’Italia a fare le riforme.
E tutti i benefici secondari sono sbilanciati dagli svantaggi – su tutti il rischio che, cercando di fermare l’instabilità che ha dato all’Italia 65 governi dal 1945, si venga a creare la figura di un uomo solo al comando.
Questo è il paese che ha già prodotto Benito Mussolini e Silvio Berlusconi ed è preoccupatamente vulnerabile al populismo.
Certo, il peculiare sistema italiano di bicameralismo perfetto, in cui entrambi i rami del Parlamento hanno gli stessi identici poteri, è una ricetta perfetta per lo stallo istituzionale.
Le leggi possono rimbalzare avanti e indietro per decenni.
La riforma eliminerebbe il Senato, riducendolo a un ruolo consiliare su molte leggi, come avviene in Germania, Spagna e Gran Bretagna.
Di per sé, tutto questo suona ragionevole.
Tuttavia, i dettagli della riforma disegnata da Renzi vanno contro i principi democratici.
Per iniziare, il Senato non sarebbe eletto. Invece, tanti dei suoi membri verrebbero presi dai consigli regionali e dai comuni. Le regioni e le municipalità sono le più corrotte forme di governo e i senatori godrebbero anche dell’immunità parlamentare. Questo potrebbe rendere il Senato una calamita per tutti i politici più squallidi d’Italia.
Allo stesso tempo, Mr. Renzi ha approvato una legge elettorale per la Camera dei Deputati che dà un immenso potere a qualunque partito ne ottenga la maggioranza.
Utilizzando vari espedienti elettorali, questa legge garantisce che il principale partito governi con il 54% dei seggi. E dunque il prossimo primo ministro avrebbe un mandato pressoché garantito per i successivi cinque anni.
Il che potrebbe avere senso, eccetto il fatto che facilitare l’approvazione delle leggi non è il problema principale dell’Italia.
Misure importanti, come la riforma elettorale per esempio, possono essere votate oggi stesso.
Infatti, la percentuale di leggi approvate in Italia è nella media rispetto a quella di altri paesi europei.
Se il potere esecutivo fosse la risposta a tutti i problemi, la Francia starebbe prosperando: ha un potente sistema presidenziale, tuttavia, come l’Italia, è perennemente restia alle riforme.
Il rischio dello schema proposto da Mr. Renzi è che il principale beneficiario risulterà Beppe Grillo, ex comico e leader del Movimento 5 Stelle, una coalizione scombinata che chiede un referendum per uscire dall’euro.
Nei sondaggi è a soli due punti dal Pd e recentemente ha vinto a Roma e Torino.
Lo spettro di Mr. Grillo come primo ministro, eletto da una minoranza e cementato in ufficio dalle riforme di Mr. Renzi, è una cosa che molti italiani – e gran parte dell’Europa – troverebbero preoccupante.
Uno svantaggio di una vittoria del No sarebbe quello di rafforzare la convinzione che l’Italia non abbia mai la capacità di affrontare i suoi molteplici e paralizzanti problemi.
Ma è stato Mr. Renzi a determinare la crisi giocandosi il futuro del suo governo nel test sbagliato.
Gli italiani non dovrebbero essere ricattati. Mr. Renzi avrebbe fatto meglio ad occuparsi di riforme più strutturali, su qualsiasi cosa, da quelle sulla giustizia al modernizzare un sistema scolastico antiquato.
Mr. Renzi ha già perso quasi due anni in rattoppi costituzionali. Prima l’Italia si occuperà di riforme reali, meglio sarà per l’Europa.
BASI DEBOLI
Quale sarebbe, quindi, il disastroso rischio se il referendum fallisse?
Le dimissioni di Mr. Renzi non sarebbero la catastrofe che molti in Europa temono.
L’Italia potrebbe mettere insieme un governo tecnico ad interim, com’è accaduto più volte in passato.
Se, invece, una sconfitta nel referendum portasse davvero al collasso dell’euro, allora vorrebbe dire che la moneta unica era così fragile che la sua disfatta sarebbe stata solo questione di tempo.
Traduzione a cura della Redazione di Infiltrato.it – Articolo originale pubblicato sull’Economist
fonte http://www.infiltrato.it/politica/economist-renzi-grillo-referendum-italiano/

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