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mercoledì 19 ottobre 2016

Che c’è dietro la “Liberazione” di Mosul?

offensiva mosul iraq ottobre 2016

DI ROBERT FISK
independent.co.uk
Quando cadrà Mosul, l’ ISIS  fuggirà e la Siria sarà più sicura …. E poi? L’intero esercito del califfato dell’Isis potrebbe cominciare a combattere direttamente contro il governo di Assad e dei suoi alleati – uno scenario che potrebbe anche dare qualche soddisfazione a Washington
L’esercito siriano,  Hezbollah e gli alleati iraniani si stanno preparando ad una  a massiccia invasione di migliaia di  Isis fighters  che saranno cacciati dall’Iraq  dopo la  Caduta di Mosul.  Il sospetto dell’esercito siriano  è che il vero scopo dietro la tanto strombettata “liberazione” della città irachena programmata dagli USA, sia quello di sommergere la Siria con orde di combattenti Isis che devono abbandonare le loro capitale irachena per raggiungere la loro “mini-capitale” Raqqa all’interno della Siria stessa.
Per settimane, i media occidentali e tutti gli esperti americani si sono divertiti a predire una battaglia in stile Stalingrado fino alla morte dell’ISIS a Mosul – oppure una rapida vittoria anche se con qualche strascico di combattimentri tra fazioni irachene per la città. L’ONU mette in guardia per l’arrivo di massicce colonne di rifugiati in fuga da una città assediata. Ma i siriani – dopo aver assistito al crollo improvviso e all’evacuazione di Palmira, proprio quando l’esercito aveva ripreso l’antica città siriana all’inizio di quest’anno – hanno il sospetto che l’ISIS voglia semplicemente abbandonare Mosul e cercare un rifugio sicuro nelle zone della Siria che controlla ancora.
Già, l’ intelligence dell’esercito siriano ha avuto sentore di inquietanti rapporti su contatti dell’ISIS presi in città e villaggi a sud di Hasaka – una città siriana controllata dalle forze del regime e dai curdi nel nord del paese – per istallare altre strutture che aumentino le forniture di energia elettrica e di acqua che dovrebbero servire per un afflusso di combattenti ISIS da Mosul. In altre parole, se Mosul cade, l’intero esercito del califfato dell’ISIS potrebbe essere spedito a combattere contro il governo di Assad e dei suoi alleati – uno scenario che potrebbe causare una certa soddisfazione a Washington. Quando la città irachena di Falluja  cedette le armi all’esercito e alle milizie irachene, all’inizio di quest’anno, molti combattenti Isis fuggirono tutti insieme in Siria.
Sayed Hassan Nasrallah, il capo degli Hezbollah che ha mandato migliaia dei suoi uomini a combattere (e a morire) nella lotta contro l’ISIS  e contro Jabhat al-Nusra in Siria, in un discorso di commemorazione per  Ashura, la scorsa settimana,  ha detto che gli  Americani “intendono ripetere lo stesso schema di Fallujah, quando lasciarono aperto un varco per lasciar scappare l’ISIS verso la Siria orientale”  ed ha avvertito che “ lo stesso piano scellerato potrà essere messo in atto anche a  Mosul.” In altre parole, una disfatta dell’ISIS a Mosul potrebbe dare un incoraggiamento alla stessa Isis per dirigersi verso occidente e provare a sconfiggere il regime di Assad regime in Siria.
Questi sospetti sono stati fugati con poca convinzione da una serie di commenti dei generali americani e delle fonti militari degli Stati Uniti nelle scorse settimane. Il comandante americano, recentemente nominato nella regione, il Lt. Gen Stephen Townsend – a capo di quello che gli Stati Uniti hanno chiamato, con una certa presunzione,  ‘Operation Inherent Resolve’ – ha detto che il suo orologio segna l’ora di occupare non solo Mosul, ma anche la città siriana di Raqqa. Ma a chi si riferisce il Luogotenente quando dice che occuperà Raqqa? L’esercito siriano intende continuare a lottare per Raqqa dalla sua base sulla strada militare Damasco-Aleppo ovest, dopo un primo tentativo, all’inizio di quest’anno, che è stato abbandonato più per motivi politici che militari. La Russia a quanto pare ha preferito concentrare la sua potenza di fuoco su altre milizie, in particolare quelle di Nusra / al-Qaeda, che sia Mosca che Damasco ora considerano molto più pericoloso dell’ ISIS.
Entrambi si sono accorti che Nusra – che ha cambiato nome in  Jabhat Fateh al-Sham,  il “Primo sostegno per il popolo del Levante”, con la speranza di far dimenticare che le sue radici sono in  al-Qaeda – viene sempre più spesso indicato sia dai politici che dai giornalisti occidentali come ” ribelli”, come chiamano anche tutta un’altra pletora di altre forze di miliziani che combattono il regime siriano. Un non identificato Generale degli Stati Uniti,  il mese scorso, ha espresso la sua preoccupazione che le forze sciite irachene potrebbero occupare la città di Tal Afar, al confine iracheno-siriano per intrappolare i combattenti ISIS in Iraq – e quindi bloccare la loro fuga in Siria. La stessa Isis sembra che abbia voluto abbandonare Tal Afar qualche giorno fa.
La rivista americana online Military Times Magazine  (che, come si suol dire, è “vicina” al Pentagono), ha sostenuto che il generale Townsend, che ha solo 5.000 uomini sul terreno tra Iraq e estremo nord della Siria, deve “perseguire l’ISIS in Siria, dove gli Stati Uniti hanno pochi alleati schierati sul campo” – cosa che sembra piuttosto riduttiva – mentre Townsend stesso parla di “una lunga e difficile lotta” per Mosul e ha fatto riferimento anche ad un “assedio” di Mosul. Queste sono le fosche previsioni in cui i siriani non credono.
Proprio l’esercito di Assad, che ormai conta più di 65.000 morti in una guerra che ormai dura da cinque anni, è già stato bombardato dagli americani a Deir Ezzor, con un costo di almeno 60 morti – Washington ha detto che si è trattato di un errore – ora si sta preparando a sfidare quell’enorme afflusso di combattenti dell’ISIS, che potrebbero attraversare il confine dopo la caduta di Mosul. Nasrallah stesso ha fatto una allusione intrigante a questo punto nel suo discorso ed ha anche accennato che se le forze dell’Isis non sono sconfitte dagli iracheni stessi a Mosul, allora gli iracheni – forse la milizia sciita irachena, che è una delle punte di diamante dell’esercito governativo – “saranno obbligati a trasferirsi in Siria orientale per combattere il gruppo dei terroristi”
Data la possibilità che le truppe siriane e i loro alleati russi possano dover affrontare questo stesso gruppo, non c’è da meravigliarsi che stanno cercando di prendere Aleppo orientale – qualunque sia il costo in vite – prima che cada Mosul.

Robert Fisk
Fonte: www.independent.co.uk
Link : http://www.independent.co.uk/voices/mosul-offensive-isis-flee-iraq-syria-raqqa-bashar-al-assad-what-then-robert-fisk-a7365776.html
16.10.2016

 fontecomedonchisciotte.org autore della traduzione  Bosque Primario

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