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sabato 20 giugno 2015

La Coalizione contro l’Isis è la vergogna dell’Occidente


Caro Quirico, ormai da mesi è stata annunciata la coalizione di 40 nazioni, poi aumentata, contro l’Isis e il califfato. Fatto sta che non mi pare che la strategia adottata da questa «squadra», senza un esercito terrestre, stia risultando vincente visto che, a rimo cadenzato, il mondo dell’informazione ci propina filmati di carneficine messe in atto dall’Isis. A questo punto sorge il dubbio sulla compattezza di questa coalizione che, evidentemente, alle parole non fa seguire i fatti. Quali possono essere i motivi di questo quasi fallimento, almeno in questa fase?  
Giovanni Attinà  

La cosiddetta Coalizione è il Baedeker delle vergogne dell’occidente e delle sue macerie eloquenti. I nostri alleati sono impresentabili: regimi pestiferi non diversi nella natura sozza e violenta dal califfato che dovrebbero combattere, finanziatori per vile tornaconto dei catecumeni del terrorismo, emiri gaglioffi e ayatollah assassini, europei in ordine sparso bigi, prudenti e pantofolai, che si preoccupano di esserci ma soprattutto di non correre rischi. Ecco la Coalizione. Che non abbia combinato nulla non dovrebbe stupire. Le guerre, come è noto, non sono né morali né immorali. L’importante è vincerle. Attività che sembra fuori portata per i coalizzati la cui strategia è un alfabeto di misteri.  
La propaganda bugiarda non appartiene, purtroppo, solo agli sgherri giulivamente comunicativi del califfo. Da mesi i telegiornali rigurgitano di filmati di scenografici bombardamenti ovviamente chirurgici. Posti comando, convogli di blindati, capi sottocapi e gregari di ogni ordine e grado islamista, depositi di armi, tutto è stato sbriciolato per le edizioni della sera. Non dovrebbe esistere più nulla, visto anche i numeri riferiti dalla solita intelligence, di quei forsennati tra il Tigri l’Eufrate e i monti del Libano. E invece la non metafisica presenza di quelle forze terribili e crudeli continua. Abu Bakr è già morto e risorto almeno quattro volte. Le annibaliche avanzate degli eroici peshmerga curdi e delle legioni sciite a comando persiano sono servite in realtà per qualche conferenza stampa di notabili mediorientali e statunitensi.  
Purtroppo sta per arrivare il primo anniversario della proclamazione del califfato di Mossul. Un anno. Un infinito tempo nella Storia: perché quella micidiale e sanguinaria costruzione politica si è conficcata nel territorio e nelle coscienze di coloro che vivono laggiù, sta pericolosamente diventando, ovvia, naturale e permanente nello spazio e nel tempo. Mentre i droni affilano i denti, il califfato con le giaculatorie sorrette dagli sgozzamenti amministra e plasma le coscienze di centinaia di migliaia di sventurati «sudditi». Srotolando tappeti davanti all’Iran e affidandogli la «riconquista» del Nord dell’Iraq abbiamo garantito al califfo l’alleanza eterna delle tribù sunnite che costituiscono la massa delle sue fanterie. Cosa potrebbero fare di diverso? L’arrivo dei «liberatori» iraniani e sciiti significherebbe per loro la necessità di fuggire o di essere ridotti, al meglio, al ruolo di iloti. 
La Coalizione lambiccata da Obama per non far nulla pone già le premesse per massacri e caos per i prossimi trent’anni. Proprio ciò che serve al Califfato! 

Domenico Quirico, inviato de «La Stampa», è stato capo-servizio degli Esteri e corrispondente da Parigi. Ha raccontato le tragedie africane, è affondato su un barcone di migranti nel 2011, è stato sequestrato dai soldati di Gheddafi e dai jihadisti siriani. Ha scritto numerosi saggi, tra cui il recente «Il grande califfato».  
 http://www.lastampa.it/2015/04/23/cultura/opinioni/secondo-me/la-coalizione-contro-lisis-la-vergogna-delloccidente-aGnMPjR4FXY4Xd7PjM5iKN/pagina.html

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