di Lupo Glori
La propaganda ISIS sulla rete non conosce soste e alza il tiro, ogni giorno di più. Continuano infatti a circolare sul web i messaggi di invito, rivolti ai milioni di fedeli musulmani presenti nel Dar al–Ḥarb, ovvero sul “territorio di guerra” europeo, a colpire i miscredenti kafir con ogni mezzo.
Dopo gli appelli ad attaccare gli infedeli con assalti all’arma bianca, raffiche di kalashnikov e camion lanciati a tutta velocità sulla folla, che hanno ispirato i sanguinosi e drammatici attacchi terroristici degli ultimi tempi nel Regno Unito, Spagna, Francia ed altri paesi europei, lo Stato islamico esorta ora i suoi seguaci a specializzarsi nell’utilizzo di una originale e potentissima nuova arma, capace di compiere stragi di migliaia di vittime senza spargimenti di sangue: il veleno, con cui contaminare i prodotti alimentari presenti nelle grandi catene di distribuzione occidentali.
L’allarme, come si legge sul sito del popolare settimanale statunitense Newsweek, arriva dal SITE Intelligence Group, società di monitoraggio delle attività dei gruppi jihadisti, diretta dall’analista israeliana Rita Katz, che ha recentemente diffuso un report in cui vengono descritte le ultime novità in fatto di strategia del terrore dello Stato Islamico: «Nella terza parte di una serie (di video n.dr.) in lingua inglese che promuove la jihad per ‘lupi solitari’ nei paesi occidentali, i potenziali aggressori sono invitati a iniettare i prodotti alimentari nei mercati con veleno al cianuro».
Un invito ribadito, nei giorni scorsi, anche attraverso i principali canali web associati al gruppo terroristico che hanno rivolto un appello ai propri seguaci a compiere attacchi contro l’Europa, la Russia e gli Stati Uniti in occasione delle celebrazioni della festa del sacrificio islamica Eid al Adha. A tale riguardo, ha fatto il giro del web una macabra immagine con la scritta Knights of Lone Jihad 3, raffigurante una mano grondante sangue, corredata dalla scritta «Primo Metodo: Veleno», pubblicata dai sostenitori dell’ISIS sul loro canale Furat Wilayah, attraverso la piattaforma di messaggistica crittografata Telegram.
Secondo quanto scrive il portale di news Spiesa, l’ISIS avrebbe già testato alcuni metodi di avvelenamento all’interno delle proprie prigioni, causando decessi terribilmente dolorosi. In uno degli esperimenti condotti dai militanti del Califfo, scrive Newsweek, «un uomo è stato gradualmente avvelenato con il solfato di potassio, una tossina incolore e insapore, resa famosa dal giallo di Agatha Christie, The Pale Horse. L’ISIS lo ha descritto come un “veleno mortale ideale” e il suo soggetto di prova, nello spazio di 10 giorni, è stato vittima di nausea, febbre, gonfiore dello stomaco e del cervello e, infine, di una agonizzante morte».
Oltre al solfato di potassio, l’ISIS ha sperimentato, sempre secondo Newsweek, anche un secondo composto chimico ricavato dalla nicotina, estraibile dalle sigarette, che, iniettato in un soggetto-cavia, ne ha causato, in pochi secondi, la perdita totale di coscienza e, solo due ore più tardi, un’atroce morte.
Le prove riguardo i terribili esperimenti messi in atto dai miliziani islamici sui propri prigionieri, scrive ancora il SITE, sono emerse in seguito alla conquista di Mosul avviata nel gennaio 2017: «Dalla documentazione ritrovata a Mosul è trapelato che lo Stato Islamico ha utilizzato i propri prigionieri come ‘cavie umane’, svolgendo esperimenti di armi chimiche per pianificare gli attacchi contro l’Occidente. I documenti che descrivono i test, che hanno portato alla morte agonizzante dei prigionieri, sono stati rinvenuti all’Università di Mosul nel mese di gennaio quando l’edificio è stato riconquistato dalle forze speciali irachene». Il materiale ritrovato nella roccaforte dello Stato Islamico è stato verificato dalle forze speciali statunitensi e britanniche, come riportato dal quotidiano inglese The Times, in un rapporto pubblicato lo scorso 20 maggio 2017, dove si leggeva: «I prigionieri hanno avuto il loro cibo e acqua contaminati con sostanze chimiche presenti in pesticidi facilmente accessibili. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna ora temono che gli stessi metodi potrebbero essere utilizzati su larga scala per contaminare gli approvvigionamenti alimentari in Occidente».
In Italia, il legame tra Jihad e avvelenamenti è finito sulle prime pagine dei giornali lo scorso 28 agosto con la vicenda di un giovane marocchino espulso dal nostro paese, con un provvedimento firmato dal ministro dell’Interno Marco Minniti, per le sue simpatie jihadiste e alcune intercettazioni in cui dichiarava, tra le altre cose, la sua volontà di avvelenare gli acquedotti romani.
I motivi del suo immediato rimpatrio sono stati poi illustrati dal Viminale attraverso la diffusione di una nota ufficiale in cui si legge: «Si tratta di un 37enne marocchino, detenuto per reati comuni già inserito dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nel primo livello di analisi per aver esternato il proprio compiacimento in occasione dell’attentato al Museo del Bardo di Tunisi», che aveva ritenuto «una giusta risposta all’intervento militare della coalizione internazionale nei Paesi di religione musulmana». Oltre a ciò, continua il comunicato stampa del Ministero dell’Interno, il marocchino espulso «aveva aggiunto che non avrebbe avuto difficoltà né a entrare nello Stato Vaticano per compiere atti violenti né ad avvelenare la rete idrica di Roma. Inoltre, in carcere aveva fatto parte di un sodalizio attivo nel proselitismo estremista guidato da un altro jihadista tunisino legato all’ideologia dell’autoproclamato stato islamico. (…)».
(Lupo Glori)
Fonte: Corrispondenza Romana
https://www.controinformazione.info/lisis-esorta-i-jihadisti-ad-avvelenare-con-il-cianuro-i-prodotti-alimentari-occidentali/#
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