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sabato 30 settembre 2017

ANALISI DIFESA, MEDIA DEL MONDO MILITARE, ATTACCA IL DECRETO LORENZIN/ROTHSCHILD



Analisi Difesa, media del mondo militare, propone questa critica al decreto Lorenzin/Rothschild sui vaccini :

Nello scorso mese di luglio è stata resa pubblica la relazione finale della IV Commissione d’Inchiesta sull’uranio impoverito, uno studio autorevole che ha fatto ulteriormente chiarezza sulle cause di un fenomeno che ha colpito migliaia di soldati italiani negli ultimi vent’anni.
All’inizio del nuovo millennio, infatti, tra i nostri militari che avevano prestato servizio nelle missioni balcaniche, in Bosnia e nel Kosovo, si era verificato un improvviso aumento di casi di linfoma di Hodgkin, tale da far prevedere un collegamento tra l’insorgere della malattia e l’attività prestata in teatro.
Gravemente sospetta era apparsa la presenta in quei territori di residui di uranio impoverito che, sotto forma di aerosol con particelle micro polverizzare trasportabili dal vento anche a grande distanza, erano suscettibili di entrare nell’organismo per inalazione o ingestione attraverso alimenti contaminati.
Dopo non poche polemiche, non sempre prettamente scientifiche, venne varata la Commissione Mandelli, incaricata dal Ministero della Difesa di far luce sul fenomeno ed individuarne le cause scatenanti.
La commissione terminò i propri lavori nel 2004 senza accertare un nesso diretto ed incontrovertibile tra l’esposizione potenziale all’uranio impoverito e l’insorgenza dei linfomi, ma raccomandando un’ulteriore fase di studio che monitorasse l’evoluzione del fenomeno.
Ne nacque, su indicazioni della Difesa, il Progetto SIGNUM, acronimo per Studio di Impatto Genotossico Nelle Unità Militari, destinato a coinvolgere su base volontaria 982 militari impiegati nella missione “Antica Babilonia” in Iraq, dove le forze statunitensi avevano fatto largo uso di munizionamento contenente uranio impoverito.
Lo studio prevedeva la raccolta di informazioni dettagliate sulla possibile esposizione dei militari oggetto dell’indagine all’uranio impoverito e ad altri metalli pesanti mediante l’esame di campioni biologici (urine, sangue e capelli) effettuato prima e dopo la missione, per un periodo significativamente lungo (quasi otto anni).
Lo scopo era chiaramente quello di porre in essere una sorveglianza clinica ed epidemiologica protratta nel tempo, per accertare l’insorgenza di fenomeni a lungo termine.
Lo studio prendeva inoltre in considerazione altri fattori potenziali di rischio quali le condizioni ambientali e climatiche presenti nelle basi italiane di “White Horse” e “Camp Mittica”, gli stili di vita, la dieta, il fumo ed altre condizioni tendenzialmente pericolose, inclusa, per la prima volta, la somministrazione dei vaccini.
Il rapporto finale del progetto, redatto dal Comitato Scientifico costituito da 14 esperti di fama provenienti dagli staff medici delle università di Pisa, Genova e Roma, giunge già nel 2010 a conclusioni sorprendenti.
Nei soldati monitorati la quantità di uranio impoverito presente nel sangue e nelle urine non risultava aumentata al termine della missione, ma diminuita.
Erano invece aumentati i livelli di cadmio e nichel, notoriamente cancerogeni, ed ara cresciuto il danno ossidativo sul dna dei linfociti, cioè delle cellule del sistema immunitario, in particolare tra i soggetti che svolgevano intesa attività all’esterno ed avevano subito 5 o più vaccinazioni. I monitoraggi ambientali escludevano invece contaminazioni significative dovute ad uranio e l’esposizione ad altri specifici inquinanti genotossici.

L’attenzione sui vaccini
L’uranio impoverito, il grande accusato dei Balcani, cessava di essere il principale responsabile delle malattie sviluppate tra tanti soldati italiani e di un numero tristemente crescente di decessi.
Il Comitato Scientifico di Signum si concentrava invece sui vaccini, osservando una chiara correlazione tra le alterazioni ossidative del DNA ed il numero di vaccinazioni effettuate a partire dal 2003.
La differenza più eclatante si registrava infatti tra i 742 soggetti che avevano ricevuto un massimo di quattro vaccinazioni e quanti, un centinaio, ne avevano praticato un numero superiore, fino ad otto e somministrate talvolta anche in rapida successione. Per questi ultimi il differenziale di alterazioni ossidative era significativamente più elevato.
In particolare risultava sotto accusa il vaccino trivalente vivo attenuato Mrp (morbillo parotite rosolia) suscettibile di compromettere le cellule del nostro sistema immunitario incaricate di aggredire ed eliminare gli agenti patogeni esterni.
Profilassi massicce, stress psico-fisico e forte irraggiamento solare venivano pertanto individuati quali probabili concause di linfomi e neoplasie.
Sulla base di queste conclusioni, per certi versi inaspettate e spiazzanti, si costituì con delibera del Senato del 16 marzo 2010 una nuova Commissione Parlamentare di Inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che avevano colpito il personale italiano impiegato all’estero. Di fronte a questa il professor Franco Nobile, oncologo direttore del Centro prevenzione della lega contro i tumori di Siena, rese noti gli esiti di uno studio condotto su 600 militari del 186° Reggimento Paracadutisti “Folgore” reduci da missioni internazionali.
Le risultante confermavano quanto emerso dal Progetto Signum, evidenziando la possibilità che pratiche vaccinali particolari, massicce e ravvicinate potessero comportare una “disorganizzazione del sistema immunitario”, suscettibile a sua volta di concorrere alla manifestazione di gravi patologie autoimmuni, quali tiroidite, sclerosi multipla, eritema nodoso, lupus, artrite reumatoide, diabete e, secondo taluni studi, leucemie e linfomi.
Sotto accusa erano soprattutto le modalità di somministrazione vaccinale, con un nesso sempre più evidente tra vaccinazioni ravvicinate e abbassamento delle difese immunitarie, ed il loro stesso contenuto, che evidenziava la presenza di metalli pesanti quali alluminio e mercurio, senz’altro cancerogeni, utilizzati in alcuni tipi di vaccini come eccipienti e conservanti per migliorarne l’effetto.
Il ruolo dei vaccini risulterebbe suffragato soprattutto dall’insorgenza di numerosi casi di malattie in situazioni che escluderebbero altri fattori, primo fra tutti l’uranio impoverito.
Secondo dati di fonte ufficiale, infatti, l’85% dei militari che hanno contratto patologie gravemente invalidanti o sono addirittura deceduti per cause tumorali non hanno preso parte a missioni militari all’estero.
Si giunge così ai giorni nostri, con la pubblicazione, nel mese di luglio, della Relazione della IV Commissione d’Inchiesta sull’uranio impoverito che, nonostante il nome, si è occupata di tutti gli aspetti relativi alla tutela della salute del personale militare.
Sono state esaminate anche tematiche particolari, relative a determinati siti utilizzati dalle forze armate e potenzialmente contaminati dalla presenza di amianto, gas radom o elementi radioattivi specifici utilizzati nel sistema di tracciamento IR del missile Milan.
Oltre a questo la Relazione si è soffermata ampiamente di nuovo sulla somministrazione dei vaccini.
Ricordando gli esiti del progetto Signum e gli studi del Prof. Nobile sui militari della Folgore che collegavano in maniera molto netta il significativo incremento della frequenza di alterazioni ossidative del DNA dei linfociti con un numero di vaccinazioni superiore a cinque, il documento raccomanda che tale numero divenga limite prescrittivo nella somministrazione di vaccini ed adottato come specifica prescrizione.

Indicazioni utili anche per civili e bambini?
 A tale proposito la Commissione suggerisce di predisporre una serie di esami pre-vaccinali specifici per individuare i soggetti particolarmente esposti a patologie gravi e per i quali è assolutamente sconsigliabile la vaccinazione, estendendo tali test in futuro anche alle reclute in fase di valutazione di idoneità all’arruolamento. In ogni caso per tutto il personale in servizio si raccomandano esami prima della somministrazione, per valutare immunità già acquisite e si sottolinea l’opportunità di non effettuare vaccinazioni in prossimità della partenza per le missioni, perché indurrebbero uno stato di immunodepressione che aumenterebbe paradossalmente il rischi di contrarre quella stessa malattia o altra patologia.
Infine la Commissione esprime il convincimento che farmaci vaccinali forniti in soluzione monovalente e monodose ridurrebbero significativamente i rischi della profilassi vaccinale, in particolare in presenza di soggetti già immunizzati nell’infanzia, con profilassi specifica o per aver contratto la malattia.
Dopo quasi vent’anni di polemiche spesso ideologiche e ben poco scientifiche, accese campagne di stampa talvolta fuorvianti, circa 4000 soggetti ammalati ed alcune centinaia di decessi, sembrano finalmente identificate con sufficiente chiarezza le cause principali di un fenomeno così grave e devastante.
Nell’auspicare che il Ministero della Difesa e la Sanità Militare diano attuazione con la massima sollecitudine e solerzia alle direttive espresse dalla Commissione, non possiamo ignorare che l’apparizione di questo autorevole documento sia coinciso con le forti polemiche registrate in tema di vaccinazione dei bambini in età scolare, vaccinazioni numerose (10 obbligatorie e 4 facoltative) ed effettuate anche con farmaci polivalenti.
A dispetto delle granitiche certezze manifestate più volte dal ministro della salute ci domandiamo se non sia opportuno suggerire anche per i bambini maggiori cautele e specifici accorgimenti pre-vaccinali per escludere rischi legati all’iperimmunizzazione, valutando caso per caso i possibili effetti delle somministrazioni sull’equilibrio immunitario.
Fonte :
http://www.analisidifesa.it/2017/09/in-principio-era-luranio-impoveritopoi-i-vaccini/
http://nomassoneriamacerata.blogspot.it/2017/09/analisi-difesa-media-del-mondo-militare_28.html

I LEGAMI FRA BOERI, DE BENEDETTI E SOROS… ECCOVELI QUI

I LEGAMI FRA BOERI, DE BENEDETTI E SOROS… ECCOVELI QUI

Grazie ad un nostro attento lettore  dalla memoria lunga (Grazie Fabrice) siamo in grado di darvi qualche chicca storica sui legami fra Deb Benedetti, Soros e Boeri
Un pezzo di Verdirami dal Corriere dell Sera di qualche anno fa
«Quando Francesco Rutelli è entrato ieri al numero 888 della Settima Avenue per conoscere George Soros, le presentazioni erano di fatto già avvenute. Perché il leader della Margherita era stato preceduto da una lettera inviata giorni fa da Carlo De Benedetti. Poche righe in cui l’Ingegnere aveva tracciato al potente finanziere il profilo dell’ex sindaco di Roma, definito «un giovane brillante politico italiano”. I rivali di Rutelli diranno che si è fatto raccomandare, che per essere ricevuto si è valso di una lettera per accreditarsi. Ma la tesi stride con la genesi dell’incontro, se è vero che l’idea risale a due settimane fa, e che l’approccio è avvenuto via email. Con la posta elettronica Lapo Pistelli provò infatti a contattare il magnate americano. Il responsabile Esteri dei Dl si trovava insieme a Rutelli a Cipro per un incontro del Partito democratico europeo: studiando l’agenda del viaggio negli Stati Uniti, si accorsero che mancava qualcosa, “ci sono gli appuntamenti politici, però ne servirebbe uno con il mondo della finanza”. è una storia tipicamente americana quella capitata al capo della Margherita, visto che quando partì il messaggio nessuno pensava di ottenere risposta, “nessuno in Italia – commenta Pistelli – si sognerebbe di entrare in contatto così con un industriale o un banchiere”: “La storia del nostro incontro con Soros dimostra che in America, dall’altro capo del telefono o del computer, c’ è sempre qualcuno pronto a darti attenzione”.»
Quindi De Benedetti è in grado di metter in contatto diretto con Soros, con ui ha famigliarità. Del resto l’anello di congiunzione è il banchiere svizzero Edgar de Picciotto che è nel CdA di Quantum Fund , fondato da Soros, ma il cui figlio è stato nel CdA della Olivetti di De Benedetti negli anni 80. Per conoscere in quali affari sia De Picciotto e le sue banche TBA e CBI, cercate sul web….
Del resto, parliamo chiaro, è stato De Bendetti a volere all’INPS Boeri, come ricorda bene anche Dagospia…
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Potete leggere l’articolo originale QUI.
Non possiamo poi dimenticare che SOROS fu invitato al Festival dell’Economia di trento nel 2012, proprio quando era presidente del comitato scientifico  TITO BOERI, che non mancò di invitare, guarda caso, anche DE BENEDETTI.
Trovate in questa pagina l’invito a Debenedetti, e in quest’altra l’intervento di Soros.
Insomma TITO BOERI lavora a braccetto con chi sostiene la “Open Society”, cioè una società “Aperta” si, allo sfruttamento economico ed alla distruzione culturale. Perchè se una nazione vuole svilupparsi in modo autonomo, usando le proprie risorse, allora è “CLOSED”…
Con questo chiudiamo il quadro complessivo che spiega l’intervento di Tito Boeri tramite i suoi collegamenti con Soros e con De Benedetti…
http://www.stopeuro.news/i-legami-fra-boeri-de-benedetti-e-soros-eccoveli-qui/

IL PD DOVREBBE ESSERE PROCESSATO SUBITO PER ALTO TRADIMENTO


Che il Partito Democratico, partito di maggioranza relativa che (s)governa il Paese, non stia facendo gli interessi dell’Italia e degli italiani lo si era capito da tanto, ma leggerlo nero su bianco sul l’account ufficiale Twitter del PD fa una certa impressione!
È frustrante apprendere da chi ha la pretesa di governarci, e pertanto di fare gli interessi del Paese, la candida pubblica ammissione  che le “nostre battaglie in UE non erano per l’interesse dell’Italia”. Ma questa gente all’atto dell’incarico di governo non ha giurato fedeltà sulla e per la Costituzione Repubblicana? Quando sono stati eletti da ignari e sprovveduti cittadini, pensavano poi di fare gli interessi degli altri?
Ma con che razza di personaggi siamo capitati? Perché a questo punto i casi possono essere sonamente due:
– o abbiamo avuto la sciagurata sfortuna di ritrovarci dei governanti fra i più idioti e imbecilli della storia del genere umano i quali ammettono di non aver fatto gli interessi del proprio Paese,
– oppure ci troviamo a che fare con dei venduti traditori che per tornaconto personale hanno preferito fare gli interessi di altri e non quelli di casa propria.
In tutti e due i casi dovrebbero comunque essere deferiti a una Corte Marziale per ALTO TRADIMENTO e mi duole moltissimo che da tempo il Codice Militare di guerra abbia abolito la pena di morte per questa odiosa specie di reato, perché in passato per molto ma molto meno si finiva fucilati con la faccia al muro e con la schiena piena di piombo.
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Ma la domanda logica che viene spontanea è: cosa abbiamo fatto di male per meritarci questi politici scalzacani? Non credo che negli altri paesi UE, tanto per rimanere in ambito europeo, i politici di qualsiasi colore e appartenenza non facciano esclusivamente gli interessi del proprio paese. Basta vedere i comportamenti di una Merkel o di un Macron se non addirittura quelli del “simpatico” ministro delle finanze tedesco Schaeuble, sempre pronti a tirare calci nei confronti di chi solo minimamente interferisce con i loro tornaconti.
Ora quindi è chiaro perché nell’Unione Europea siamo considerati dei miseri buffoni e non possiamo pretendere un minimo di dignità e di rispetto da chi ha capito da molto tempo, a nostra differenza, che siamo guidati da traditori incapaci. Perciò veniamo giornalmente inondati di migranti e quei pochi che riescono a passare le nostre frontiere prontamente ce li rispediscono indietro e sul fronte economico ci cazziano ogni istante. Solo risatine e pacche sulle spalle nelle foto di rito negli inconcludenti Summit.
L’unica e ultima speranza che abbiamo è quella di far sparire politicamente questi perfidi traditori alle prossime elezioni e di vederli ingrossare le file dei disoccupati perché questi soggetti, oltre che a rinnegare il proprio paese, non sanno fare assolutamente altro!
Il Divino Dante si rivolterá nella tomba nel vedere cosa succede oggi in Italia e avrebbe sen’altro aggiunto un’altro girone dell’inferno ancora più tremendo oltre a quello già previsto per questo tipo di gente: quello dei traditori imbecilli della Patria!
Antonio M. Rinaldi – Scenarieconomici
http://www.stopeuro.news/il-pd-dovrebbe-essere-processato-subito-per-alto-tradimento/




LA NOMINA DI TITO BOERI ALLA PRESIDENZA DELL’INPS NASCE DALLE PARTI DI “REPUBBLICA”.



1. LA NOMINA DI TITO BOERI ALLA PRESIDENZA DELL’INPS NASCE DALLE PARTI DI “REPUBBLICA”. A CACCIARSI NEI GUAI È STATO PITTIBIMBO, CHE VOLEVA DA SORGENIO DE BENEDETTI UNA MANO A COPRIRSI A SINISTRA, NEL PIENO DELLA DURA BATTAGLIA CON LA CAMUSSO SUL JOBS ACT 2. L’INGEGNERE HA CHIESTO A RENZI “QUALCOSA DI SINISTRA”. QUALCOSA PER I LAVORATORI? NO, UNA BELLA POLTRONA PER IL FIDO BOERI ALL’INPS. UNA COSA MOLTO DI SINISTRA 3. PITTIBIMBO DA NEO-DEMOCRISTIANO HA CHIESTO CHE BOERI DESSE “UN SEGNO DI AFFIDABILITÀ”, VISTO CHE IN PASSATO NON HA PERSO MAI UN’OCCASIONE PER ATTACCARLO 4. IL 20 DICEMBRE, IL SEGNO ARRIVA. IN UN EDITORIALE PER “REPUBBLICA” BOERI APPOGGIA IL JOBS ACT, NE CHIEDE LA RAPIDA IMPLEMENTAZIONE, ATTACCA I SINDACATI E CHIUDE DICENDO CHE “ORA IL NOSTRO PAESE PUÒ FARCELA A RIPARTIRE”. INTANTO È RIPARTITO LUI!


DAGOREPORT

DE BENEDETTI TITO BOERIDE BENEDETTI TITO BOERI
Il segnale che Renzie voleva è arrivato sulle colonne di “Repubblica” proprio una manciata di giorni prima dell’ultimo consiglio dei ministri dell’anno. Ed è stato un segnale utile, perché ha portato alla nomina di Tito Boeri alla presidenza dell’Inps, non certo un esponente del “Giglio magico”, anzi. Ma com’è nata questa nomina che ha sorpreso un po’ tutti gli addetti ai lavori? E’ nata nelle segrete stanze, ma si è sviluppata su un giornale. Vediamo come.

Nelle settimane precedenti il Natale, in piena battaglia per l’approvazione del Jobs Act, Renzie era molto preoccupato di scoprirsi troppo sul fianco sinistro del proprio schieramento. Di passare per nemico dei lavoratori non gli andava proprio e poi c’era da far mancare in anticipo il terreno sotto i piedi a possibili scissionisti piddini. Per questo, in una conversazione con l’ottuagenario Carletto De Benedetti, il giovane premier ha chiesto la copertura del giornale-partito “Repubblica”.
Tito BoeriTITO BOERI

Da bravo padrone del vapore, il Sor-Genio ha incassato con un sorriso benevolo la richiesta d’aiuto, ma ha subito domandato qualcosa in cambio, seppure con un minimo di eleganza. “Devi anche fare qualcosa di sinistra… – gli ha detto lesto – per esempio nominare uno come Boeri all’Inps”, riferendosi a Tito, l’economista che scrive per Repubblica e non è mai tenero con i governi, non capacitandosi di non essere il ministro dell’Economia.  

MATTEO RENZI E CARLO DE BENEDETTI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE A firenzeMATTEO RENZI E CARLO DE BENEDETTI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE A FIRENZE
Renzie è rimasto preso in contropiede e ha fatto notare a Cidibbì che Boeri lo ha attaccato varie volte. Lui non avrebbe avuto problemi di principio a nominarlo, ma si sarebbe atteso un segnale pubblico per avere la certezza che Boeri è un tipo affidabile.

TITO BOERITITO BOERI
Il segnale è arrivato a mezzo stampa il 20 dicembre scorso. Ed è stato un segnale di gran classe. Boeri non si è messo a tessere le lodi sperticate del Jobs Act o, peggio, di Renzie. Sarebbe stato goffo e volgare, con la sua nomina in arrivo “ad horas”. In un articolo intitolato “Perché i giovani si sentono beffati”, Boeri ha semplicemente dato per scontato che la riforma tanto cara a Renzi sia cosa buona e giusta, chiedendo che sia rapidamente accompagnata dai decreti delegati. Un vero pezzo di bravura.

E dopo aver duramente attaccato Cgil e Uil, ovvero i sindacati che si oppongono al premier spaccone, Boeri si lanciava in un’edita professione di ottimismo: “Il nostro Paese può farcela a ripartire (…) La riforma del lavoro potrebbe essere la prima vera riforma del Governo Renzi. Non possiamo permetterci di perdere questa occasione”.

Quattro giorni dopo Renzie non he perso l’occasione di nominare Boeri alla guida dell’ente previdenziale. Chissà quanto s’è divertito il Sor-Genio.  
TITO BOERITITO BOERI

2. PERCHÉ I GIOVANI SI SENTONO BEFFATI (BOERI IN GINOCCHIO DA RENZI)
Tito Boeri per La Repubblica – Editoriale del 20 dicembre 2014

Sono state meno 15 per cento rispetto allo stesso mese di un anno prima, in cui si era in condizioni congiunturali ben peggiori. Presumibilmente i datori di lavoro aspettano ad assumere in attesa di capire cosa accadrà. Il governo ha chiesto e ottenuto dal Parlamento un'ampia delega per riformare il nostro mercato del lavoro e adesso ha il dovere di agire per eliminare questa ulteriore fonte di incertezza.
TITO BOERITITO BOERI

Dovrà varare nella prossima settimana i decreti attuativi se vuole che siano in vigore da metà gennaio, dando un mese di tempo al Parlamento per esprimere la propria opinione. L'augurio è che il consiglio dei Ministri di mercoledì prossimo vari i decreti più importanti: quelli su ammortizzatori sociali, contratto a tutele crescenti ed eliminazione dei contratti maggiormente precarizzanti.
CAMUSSO RENZICAMUSSO RENZI

Non possiamo permetterci un rinvio per non peggiorare ulteriormente la gravissima situazione occupazionale. Ma non possiamo neanche permetterci l'ennesima finta riforma, perché è nella ripresa del nostro mercato del lavoro che si giocano le prospettive di ripresa dell'economia italiana nel 2015.

Da troppo tempo i giovani nel nostro Paese vengono presi in giro. Abbiamo avuto 5 governi negli ultimi 7 anni che hanno promesso di «farla finita con il precariato giovanile » (governo Prodi), «dare priorità all'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro» (Berlusconi), «scommettere sui giovani» (Monti), «aiutare le aziende ad assumere i giovani» (Letta).
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Da quando si sono spese queste nobili parole la disoccupazione giovanile è passata dal 20 per cento a quasi il 45 per cento. Adesso è il momento di agire. Se vogliamo una riforma vera, bisogna eliminare o fortemente scoraggiare l'utilizzo di contratti come le associazioni in partecipazione, i contratti a progetto o le collaborazioni coordinate e continuative per rapporti di lavoro alle dipendenze.

Il nuovo contratto a tutele crescenti non vuole nascere come un prolungamento di contratti precari. Contestualmente alla riforma dei contratti a tempo indeterminato per i nuovi assunti, bene perciò ridurre la durata massima dei contratti a tempo determinato (ad esempio da tre anni a due) e prevedere meno proroghe sullo stesso posto di lavoro di quanto previsto dal decreto Poletti.

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Il nuovo contratto a tempo indeterminato dovrebbe partire fin da subito con tutele crescenti, senza periodo di prova. In principio, la conta dei mesi di esperienza sulla base dei quali si calcolano le compensazioni in caso di licenziamento dovrebbe partire dalla data di prima assunzione, contratto a tempo determinato incluso. Non vogliamo che tra co.co.pro, contratti a tempo determinato e periodo di prova, il giovane passi attraverso un cursus honorum ( forse meglio parlare di forche caudine) lungo sei anni.

E bene che le tutele crescano gradualmente con l'anzianità aziendale, evitando discontinuità che potrebbero spaventare i datori di lavoro, incoraggiandoli a interrompere un rapporto anche quando questo ha grandi potenzialità.
VIGNETTA BENNY DA LIBERO RENZI E CARLO DEBENEDETTIVIGNETTA BENNY DA LIBERO RENZI E CARLO DEBENEDETTI

Oggi, come documentano anche recenti studi dell'Ocse, c'è un tappo alla crescita delle imprese attorno alla soglia dei 15 dipendenti e le imprese più grandi ricorrono maggiormente ai contratti temporanei delle imprese più piccole, alimentando così un turnover più elevato delle imprese minori.

Per togliere il tappo alla crescita dimensionale delle imprese e per ridurre l'abuso dei contratti temporanei, bene che tutti i lavoratori passino alla nuova normativa non appena l'impresa supera la soglia dei 15 addetti. Si avrà comunque un rafforzamento delle tutele dei lavoratori la cui impresa cresce e si darà un potente stimolo ai datori di lavoro ad aumentare il numero di dipendenti.

La riforma degli ammortizzatori si propone di estendere le tutele a chi oggi non è coperto. Vedremo se sarà così nei fatti, a partire dalle risorse messe a disposizione, dato che, di quelle elencate, è l'unica riforma che non sia a costo zero per le casse dello Stato.
LANDINI E CAMUSSO CONTRO RENZILANDINI E CAMUSSO CONTRO RENZI

Cgil e Uil ieri hanno minacciato di reagire alle tutele crescenti con delle "lotte crescenti". Ma cosa c'è di crescente dopo uno sciopero generale? La rivoluzione? Viene da chiedersi a vantaggio di chi vada questa radicalizzazione del sindacato. Rischia di concentrarsi sempre di più nel pubblico impiego e di abbandonare i giovani e il settore privato. I dati delle indagini campionarie questo ci dicono: negli ultimi 10 anni, il sindacato ha perso un iscritto su cinque fra chi ha meno di 35 anni, è diminuito del 15% al di fuori del pubblico impiego, rafforzandosi lievemente solo fra chi ha più di 65 anni.
CARLO DE BENEDETTI E MATTEO RENZI A DOGLIANI DA CHICARLO DE BENEDETTI E MATTEO RENZI A DOGLIANI DA CHI

Come si può pensare di reclutare fra chi non ha mai avuto diritto a un sussidio di disoccupazione e a una compensazione del proprio datore di lavoro, essendo stato di fatto licenziato fino 50 volte in meno di dieci anni? Come si fa a parlare di tutela di diritti a chi se li è visti sistematicamente calpestare in nome di quelli degli altri? Mentre lamenta la rottamazione dei diritti, il sindacato rischia di rottamarsi con le sue stesse mani. Sarà un caso, ma due segretari confederali su tre hanno cambiato mestiere negli ultimi mesi.

susanna camusso by vincinoSUSANNA CAMUSSO BY VINCINO
fonte http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/nomina-tito-boeri-presidenza-dell-inps-nasce-parti-91673.htm
Il nostro Paese può farcela a ripartire. Coi tassi di interesse a lungo termine attuali, scesi da tempo ai livelli degli Stati Uniti, sono soprattutto i problemi di natura strutturale, quelli legati al funzionamento del nostro mercato del lavoro in primis, che impediscono all'economia italiana di ripartire. La riforma del lavoro potrebbe essere la prima vera riforma del Governo Renzi. Non possiamo permetterci di perdere questa occasione, soprattutto ora che Spagna e Portogallo hanno cambiato i regimi di contrattazione, rendendoli più attrattivi per la grande impresa.

Silenzio, si massacra!



di Eric Denécé
Con il loro colpevole silenzio sui massacri commessi in Yemen dall’Arabia Saudita e dai loro alleati, i media e i governi occidentali si rendono complici di un crimine contro l’umanità.
Pur partecipando assai marginalmente alle operazioni contro Daesh, l’Arabia Saudita è stata capace di mettere insieme una coalizione internazionale di 150 000 uomini [1] per guidare, da più di due anni, una sanguinosa guerra di aggressione in Yemen (operazione Tempesta decisiva). Con l’occasione ha ritirato quella decina di aerei che partecipavano mollemente ai bombardamenti contro lo Stato Islamico, per dispiegarne un centinaio alla sua frontiera sud.
I Sauditi affermano che la loro coalizione ha scaricato 90 000 bombe in questa guerra che dura da due anni. Fanno 123 bombe al giorno, vale a dire 5 all’ora. Solo nell’aprile 2015, la coalizione ha fatto più di 1 700 raid aerei, dunque fino a 80 in certi giorni; sarebbe stato bello che tutte queste forze fossero state usate contro Daesh.
Perché i Sauditi hanno mobilitato una simile armada, mobilitato la Guardia nazionale e raccolto il sostegno dei loro alleati arabi, asiatici e occidentali per lanciare un’offensiva contro le tribù vicine di un paese vicino, mentre Riyadh non fa assolutamente nulla contro lo Stato Islamico? Occorre senz’altro ricordare che gli Huthi sono zayditi, una setta dell’islam vicina allo sciismo. Si battono, non per imporre al mondo una visione violenta, oscurantista e settaria dell’islam, ma per guadagnarsi una autonomia ed una considerazione nei confronti del governo di Aden che vennero loro ritirate nel 1962. Gli Huthi non rappresentano per niente una minaccia per la sicurezza del Medio oriente, né per la pace mondiale, anche se hanno chiesto l’appoggio di Teheran[2] contro l’aggressione di Riyadh.
Distruzioni nello Yemen
Questo conflitto non sembra però suscitare l’interesse di molti, a differenza di quello siriano. Tuttavia, come spiega il colonnello Alain Corvez, «i crimini contro l’umanità perpetrati dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita in Yemen hanno distrutto tutte le infrastrutture vitali del paese: dighe, acquedotti, ospedali, elettricità, infrastrutture stradali, aeree e portuali, e hanno ucciso migliaia di civili, tra cui molti bambini, in quanto gli attacchi sembrano, non solo voler distruggere il paese che è culla dell’arabismo e delle sue culture secolari, ma anche colpire il morale degli abitanti alla maniera nazista. Il colera è oramai allo stato epidemico e le risorse mediche e di prima necessità fanno fatica a raggiungere il paese»[3].
I Sauditi hanno bombardato tutte le istallazioni di produzione alimentare in Yemen. La marina e l’aviazione saudita hanno distrutto la quasi totalità delle infrastrutture del porto di Sanaa e prendono di mira tutte le navi che tentano di entrare o uscirne. Alcune navi di soccorso ufficiali sono autorizzate a passare, ma hanno difficoltà a scaricare per mancanza di gru. Le zone controllate dalla ribellione vengono letteralmente affamate dai sauditi e dai loro alleati. La situazione umanitaria è catastrofica : di lamentano più di 10 000 vittime – cifra verosimilmente ampiamente sottostimata – cui conviene aggiungere i 18 milioni di Yemeniti afflitti dalla carestia e dalle epidemie, a causa del blocco imposto dalla coalizione.
E’ assolutamente stupefacente che solo un numero ridottissimo di osservatori internazionale e di media parlino di questa guerra quasi genocida in cui Riyadh è impegnata. Quasi nessuno ha denunciato i massacri e le distruzioni compiute dall’aviazione saudita, nemmeno la stampa internazionale e gli Stati occidentali. La diplomazia e i media francesi si sono a torto indignati per quanto accadeva ad Aleppo, dove pure i jihadisti si erano abbandonati a gravi violenze contro la popolazione civile. Ma non dicono niente dello Yemen, dove i componenti della coalizione violano senza alcuna esitazione tutte le convenzioni di Ginevra.
Evidentemente c’è un motivo : gli Stati Uniti forniscono le informazioni, i rifornimenti in volo, armamenti e munizioni ai loro alleati sauditi. E la Francia e il Regno Unito appoggiano questa operazione. Soprattutto, Riyadh ha minacciato l’ONU di non partecipare al finanziamento dell’attività di soccorso se avesse denunciato questa guerra. D’altronde il Consiglio di Sicurezza ha votato – con la significativa eccezione della Russia – il 16 aprile 2015, la legittimazione dell’aggressione che rientrerebbe nel capitolo 7, e questo è uno scandalo che scredita l’ONU. Gli Occidentali, col loro restare deliberatamente silenziosi sulle atrocità commesse dall’Arabia saudita e i suoi alleati in Yemen, sono complici di un crimine contro l’umanità.
Bimba yemenita salvata da bombe saudite
Peraltro, nonostante l’imponenza dei mezzi impiegati, l’intervento dei sauditi e dei loro alleati resta un fiasco militare. Si rivela inoltre totalmente controproducente, avendo per effetto di rafforzare la presenza dell’Iran e del gruppo Al Qaeda nella penisola araba (AQPA) in Yemen, e di permettere il radicamento locale di un ramo dello Stato Islamico.
Note:
[1] Il Pakistan, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti, il Senegal e la Francia – oltre agli Egiziani sul piano navale – si sono associati a questa operazione, cui Washington ha dato il segnale verde.
[2] Gli Huthi sono gelosissimi della loro autonomia. Nel settembre 2015, gli Iraniani avevano loro sconsigliato di occupare Sanaa, la capitale, sapendo che ciò avrebbe scatenato l’intervento saudita; ma essi non se ne sono dati per inteso. Peraltro hanno respinto la richiesta di Teheran di potere installare una base navale permanente nella zona sotto il loro controllo.
[3] Alain Corvez, «Les pays occidentaux complice de crimes contre l’humanité au Yémen», Centre Français de Recherche sur le Renseignement (CF2R), Tribune libre n° 70, giugno 2017
Fonte: Cf2R.org
Traduzione: Ossin

https://www.controinformazione.info/silenzio-si-massacra/#

UNA BELLA FAMIGLIA DI MERDA



DI NATALINO BALASSO
facebook.com
C’è una pubblicità di Fastweb segnalatami da Marco Dal Brollo. La mamma dice: “come faccio a trovare tempo per me? con la connessione sky-fastweb mia figlia chatta tutto il giorno e mio figlio gioca col tablet, così ho tempo di vedermi la mia serie preferita!”. Bella famiglia di merda.

Natalino Balasso
Fonte: www.facebook.com
Link: https://www.facebook.com/natalinobalasz/posts/1867419469942865
27.09.2017
https://comedonchisciotte.org/una-bella-famiglia-di-merda/

SPY FINANZA/ Standard & Poor's, la notizia che i giornali non riportano

Lapresse

Immagino che ricorderete tutti i titoloni di prima pagina che lo scorso 30 marzo accompagnarono la sentenza del Tribunale di Trani nel processo contro le società di rating responsabili, a detta dell'accusa, di un declassamento immotivato del debito italiano, nella fattispecie quello operato nel 2012 da Standard&Poor's. Ci furono risate e grandi sberleffi di sarcasmo verso l'ennesimo pm che avrebbe cercato gloria mediatica, imbastendo un processo molto simile alla lotta di Don Chisciotte contro i mulini a vento, di fatto non solo ridicolizzando quell'inchiesta, ma ponendo il sigillo di sacralità su quanto decretato dalle società di valutazione. Ivi compreso, l'accaduto durante il famoso "golpe dello spread" dell'estate-autunno 2011. 
Bene, in ossequio alla tradizione tutta italiana dello sbattere il mostro in prima pagina, salvo relegare l'eventuale assoluzione in una breve a pagina 40, ecco che l'altro giorno qualcosa ha incrinato la narrativa ufficiale riguardo l'accaduto. E per questo, ovviamente, non ha trovato il benché minimo spazio sulla stampa autorevole, la stessa che trasformò l'assoluzione di marzo nella sentenza del secolo, con toni millenaristici da Watergate. Giovedì sono state rese note le motivazioni di quella sentenza e - udite udite - tutto questo profumo di bucato attorno all'operato di Standard&Poor's non si sentiva, nemmeno da parte degli stessi giudici di Trani che l'hanno assolta. 
Leggiamo: «Il processo per il declassamento di due notch del rating sovrano dell'Italia del 2012 a carico di S&P ha evidenziato i profili di incompetenza degli analisti e di quelli del debito sovrano in particolare: gli stessi profili di criticità evidenziati da Pierdicchi (all'epoca dei fatti AD di S&P Italia, ndr) al presidente mondiale di S&P, Deven Sharma, in un'intercettazione telefonica. Sharma è dunque consapevole della inadeguatezza degli analisti del debito sovrano». Lo scrive il Tribunale di Trani, assolvendo gli imputati E ancora: il processo per manipolazione del mercato nei confronti di analisti e manager di S&P sul declassamento di due gradini dell'Italia (da A a BBB+) del 2012 «ha fatto emergere gli intrecci tra azionisti, manager, analisti, dirigenti del Tesoro, banche di affari e agenzie di rating, ma non ha consentito di delinearne in maniera definitiva i confini proprio per la "reticenza" manifestata da alcuni testi». 
Ma non basta: «I testimoni avrebbero dovuto avere, invece, il dovere - si legge nelle 315 pagine della sentenza - di fornire una più ampia e sincera collaborazione, frenata o da interessi personali o da interessi di natura politica in un chiaro tentativo di frammentare le singole condotte, ostacolando l'accertamento dell'elemento soggettivo del reato e, ancor prima, ostacolando la riconduzione a un disegno unitario di tutte le condotte, anche di quelle antecedenti all'azione del rating del 13 gennaio 2012, in un'ottica di sicuro pregiudizio per l'Italia, descritto dalla dirigente del debito pubblico Maria Cannata... In un contesto di velata, ma sostanziale, reticenza - annota il Tribunale - dettata da interessi di natura personale commisti a compiacenza nei confronti di S&P's - di cui hanno tratto vantaggi per la loro carriera - si collocano le testimonianze della general manager Maria Pierdicchi (all'epoca dei fatti AD per l'Italia dell'agenzia di rating, ndr) e dell'analista bancario, Renato Panichi». 
Vi rendete conto di ciò che avete appena letto, vergato di loro pugno dai giudici di Trani? Sapete cosa significa, scrostando via il linguaggio forense? Che in appello quelle parole potrebbero pesare come pietre. E che tutti i titoli di giornale e i servizi ironici dei tg di fine marzo potrebbero rivelarsi per ciò che erano: i festeggiamenti di un sistema che fino a poche ore prima, intimamente e senza darlo a vedere all'esterno, aveva sudato freddo. Freddissimo. Come faceva notare Alberto Micalizzi sul suo blog l'altro giorno, appena pubblicate le motivazioni della sentenza, «uno dei primi elementi chiave che emergono dal documento riguarda Panichi, l'analista di S&P che tentò di fermare la pubblicazione del rating del Gennaio 2012, ritenendo errate le analisi dei colleghi, evidenza provata da diverse email che la Procura di Trani ha intercettato. In una delle email citate, quella del 12 Gennaio 2012, il Tribunale afferma che "Panichi scrive all'analista del debito sovrano dell'Italia, Eileen Zhang (e per conoscenza David Harrison, Director Financial Services Rating - Londra). Con questa email Panichi sollecita il destinatario a "condividere…eventuali riferimenti alle banche contenute nel rating sull'Italia…., onde evitare possibili errori o un disallineamento rispetto all'opinione di Financial Institutions"».
Insomma, la preoccupazione di Panichi è che i colleghi del rating Italia esprimano giudizi sul Paese che contrastino con quanto era stato detto in precedenza su analisi di settore bancario, condotte nel 2011, nelle quali S&P's aveva espresso un parere positivo sul settore bancario italiano. E ancora: «Continua il Tribunale: "Il riferimento a possibili errori nel rating evidenzia i profili di incompetenza degli analisti e di quelli del debito sovrano in particolare, gli stessi profili di criticità evidenziati dalla Pierdicchi al presidente mondiale di S&P, Deven Sharma, nel corso della conversazione di cui del 3 Agosto 2011, il quale dunque è consapevole della inadeguatezza degli analisti del debito sovrano". Pierdicchi è l'ex amministratore delegato di S&P Italia che svela retroscena imbarazzanti in una telefonata dell'Agosto 2011, intercettata dalla Procura di Trani». 
Ed ecco le conclusioni, quelle troppo scomode da pubblicare e rendere note all'opinione pubblica: «Dunque, il Tribunale di Trani accoglie in pieno le due evidenze chiave prodotte dal PM, Michele Ruggiero, in relazione alle criticità interne di S&P's: la conversazione del 3 Agosto 2011 tra Pierdicchi e Sharma, dove la prima dice testualmente al proprio capo che S&P non dispone delle competenze per emettere un rating sull'Italia, e lo scambio di email tra Panichi ed i colleghi che coprono l'Italia del 12 Gennaio 2012, dove lo stesso Panichi tenta di impedire l'emissione del rating, una volta compreso il giudizio sbagliato dato dai colleghi sulla situazione del debito italiano, sia del Tesoro che delle banche. Tutto ciò porta il Tribunale ad una prima importante concessione, e cioè che "Rimane confermata, pertanto, la violazione sia delle policy aziendali di S&P che del Regolamento europeo n. 1060 del 2009 sul conflitto di interessi"». Ma guarda un po'. Non vi pare una notizia degna di nota, questa? 
Certo, l'assoluzione copre tutto, ma le motivazioni che hanno portato a quel verdetto lasciano aperto un portone, non una finestra, relativamente a profili di non professionalità tenuti dall'agenzia di rating nel gestire quel passaggio delicatissimo relativo alla profilazione della nostra credibilità creditizia. Oltretutto, in pieno fall-out della crisi e nel momento di maggiore drammaticità per la tenuta dei nostri conti pubblici, visto che eravamo in pieno nel tentativo di salvataggio dal precipizio greco messo in atto, a suo modo di dire, da Mario Monti e dal suo esecutivo tecnico, entrato in azione nel novembre 2011 per l'ondata di crisi dello spread e la conseguenza perdita dei numeri in Parlamento da parte del governo Berlusconi. 
Io non voglio scomodare ancora la parola golpe, ma non vi pare che sia di una gravità inaudita quanto accaduto? Non vi pare da pelle d'oca che una società privata con forti interessi particolari possa decidere con criteri così assolutamente contraddittori del destino di un Paese, visto che in quei momenti un rating di un certo tipo sanciva la differenza fra sopravvivere e soccombere sui mercati? Serviva forse una drammatizzazione della situazione per garantire a Mario Draghi di superare le resistenze della Bundesbank e lanciare la famosa politica del whatever it takes, come sembrerebbe suggerire una lettura politica dell'assoluzione del personale di S&P's da parte del Tribunale di Trani? Benissimo, la causa di forza maggiore va sempre riconosciuta, però occorre anche dire che Michele Ruggiero non è un pm in cerca di fama mediatica o un Don Chisciotte visionario e irresponsabile nello spendere i soldi pubblici per inchieste fantasiose. Altrimenti, oltre al danno si unisce la beffa. 
Abbiamo già una Commissione d'inchiesta sul settore bancario a tenere alto il nome del ridicolo in questo Paese, quando si tratta di (non) svelare intrecci tra banche, potere politico e interessi privati, quantomeno sul processo di Trani diciamo la verità dei giudici agli italiani. Non chiudiamo tutto con quei titoli sbeffeggianti del 30 marzo scorso, perché molto di ciò che è stato della storia recentissima di questo Paese, è dipeso anche da quelle valutazioni quantomeno contraddittorie e mal delineate. Non mi pare affatto cosa da poco. Proprio per niente. 
fonte http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2017/9/30/SPY-FINANZA-Standard-e-Poor-s-la-notizia-che-i-giornali-non-riportano/784907/