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martedì 6 novembre 2018

Surkov: l’Ucraina ha perso per sempre il Donbas



da aurorasito

Joaquin Flores, FRN 5 novembre 2018
Voci forti al Cremlino affermano che il Donbas non tornerà all’Ucraina. Il consigliere, aiutante ufficiale e stratega politico da tempo di Putin, Vladislav Surkov, dichiarava “il motore è stato avviato”, il tempo del Donbas nell’Ucraina è passato. Ciò è significativo data la posizione di Surkov nell’amministrazione Putin e, pur non avendo esattamente lo stesso peso di un Lavrov, rappresenta comunque la “visione ufficiale” di diversi pilastri del potere a Mosca. Le elezioni nelle repubbliche del Donbas sono previste per l’11 novembre, una data che si avvicina rapidamente, e si terranno all’ora annunciata a prescindere dalle proteste di Kiev e dei suoi padroni occidentali. In discussione è l’accordo di Minsk, che gli oppositori delle elezioni affermano violare. Tuttavia, nel formato dei quattro di Normandia che ha dato i natali a Minsk II, sono il gruppo occidentale e Kiev che non rispettano alcun requisiti di base dell’accordo. Inoltre, non si parla del passato. Poiché si avvicina la data delle elezioni in RPD e RPL, la retorica dei paesi occidentali e dell’Ucraina diventa sempre più inconciliabile.
Come percepito a Mosca e cosa aspettarsi in futuro, Aleksej Chesnakov, direttore del Centro per gli studi politici, lo spiegava notando che Mosca non ha intenzione di ascoltare le denunce del rappresentante dell’Unione europea Kosyanchich, secondo cui le elezioni violano presumibilmente la lettera e lo spirito degli accordi di Minsk, dato che la corrispondente serie di misure del 12 febbraio 2015 non le vieta alle autorità di RPD e RPL. Allo stesso tempo, l’esperto aggiungeva che se Kiev avesse avviato il dialogo con RPD e RPL, come richiesto dagli accordi di Minsk, non ci sarebbe stato bisogno di elezioni, e ora devono esserci per non creare un vuoto nei negoziati di Minsk. “Ora nessuno ascolterà l’opinione degli oppositori alle elezioni nel Donbas. Il tempo è scaduto. La macchina cammina. Il rifiuto delle elezioni in tale situazione sarà percepito dagli attori politici responsabili come serio passo indietro, verso l’emergere di un enorme territorio incontrollato. Non vedere tale pericolo è un’assurdità evidente”, concludeva Chesnakov.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://aurorasito.altervista.org/?p=3389

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