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venerdì 16 novembre 2018

Irlanda


Irlanda: gemma smeraldina incastonata nel blu cobalto dei mari tempestosi del nord. Cieli sterminati e cangianti, mutevoli ad ogni battito di ciglia, fanno da sfondo a scenari di purezza indicibile dove la pietra è silente sentinella di un incanto colorato di verde e musicato dal vento.
Nell’aria tersa, dispersi pollini di miti vecchi e nuovi. Lo spirito gaelico è quintessenza ovunque. Pur la cosmopolita Dublino ne è pervasa in tutte le sue espressioni.
Lingua, modi, fierezza d’altri tempi. Un’integrità radicale che solo dominazioni e sofferenze blindano nei recessi più reconditi della coscienza collettiva di un popolo.
Sui sentieri meno battuti, alla ricerca di segrete emozioni, più che Joyce e gli U2, la Guinness e il Connemara, poterono le “Cliffs of Moher”, scogliere maestose che guardano l’oceano burrascoso.
Sporgersi dall’orrido sul delirio del mare è la sfida suprema di ogni cuore impavido. Gli spazi profondissimi che si offrono allo sguardo producono una vertigine assoluta. Poi, la sensazione di immergersi nel cuore e nella musica del creato. Il sole baciò quell’esperienza ,dopo giorni di grigiore e di pioggia, e fece la brughiera ridente di luce e di calore. Spettacolo supplementare per un’anima già sopraffatta dallo stupore.
Irlanda: cantori malinconici e rubizzi, nei vivacissimi pub disseminati in ogni dove, raccontano agli avventori storie fatte di inferni e paradisi. Da entrambi, giammai da un solo segno, scaturisce quel che si suole definire umanità. Il resto è sterile manierismo che fodera le nostre vite.

ROSARIO TISO




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