Dopo
aver vissuto tanti anni facendo del viaggio la mia religione, mi sono
reso conto che ci sono luoghi esauribili in una serata, in una
settimana, in un anno; e ce ne sono altri che sono invece
inesauribili perché dentro di loro c’è un’anima in perenne
divenire.
Quel
che a me interessa in un luogo è soprattutto il fluire sotterraneo
del vivere umano ( quel che i Romani chiamavano “genius loci” )
e non sono ossessionato dalla ricerca di particolari ed esterni
“dinamismi” , visto che il più delle volte si tratta di energie
solo apparentemente in movimento e del tutto superficiali.
Venezia
è la “meta”.
Provo
un amore sconfinato per un luogo che è riduttivo chiamare città.
“Sarà
meglio non indagare. Potrei scoprire che sei fatta della stessa
materia di cui sono fatti i sogni…” fa dire Hugo Pratt a Corto
Maltese in una delle sue celeberrime tavole.
Dimensione
onirica e realtà vi si confondono come in nessun altro posto.
La
sua struttura labirintica, così profondamente misterica, la fa
rassomigliare ad un gioco.
Nella
luce tersissima, madreperlacea di un tramonto, priva dei rumori di
una città comune, Venezia è un’enorme cassa acustica per quei
suoni caldi, domestici, intimi, di vita quotidiana. Anche il semplice
sciabordìo di una gondola assurge a melodia. La suggestione è
grande.
Ogni
volta che vi ho soggiornato è stato come vederla per la prima volta.
Non esistono i rigurgiti soavi e limitanti del passato, né le
tristezze e i rimpianti, le gioie e le piacevolezze indotte dai
ricordi. Sono felice ogni volta di una pienezza nuova.
Ancora
una volta ci sono tornato e non ha fatto eccezione.
Abituato
a muovermi con fare ondivago e dominato dall’ispirazione, ho
abbandonato la programmazione e la disciplina per non disperdere
preziose energie mentali e fisiche. Il piacere è stato la mia sola
stella polare e nell’intricato tessuto delle calli, nella
stratificazione di una storia millenaria, nell’universalità di
cultura, di saperi e di innumerevoli opere d’arte e architettoniche
disseminate ovunque, ho cercato tutto quanto potesse concorrere alla
realizzazione dei miei sogni.
Neppure
la calura opprimente dell’ estate o le uggiose spire delle grigie
stagioni hanno saputo vincere nel tempo la forza del mio sempre più
attuale e vivo desiderio di possederla.
Rosario
Tiso
Nessun commento:
Posta un commento