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martedì 11 dicembre 2018

Viaggio in Russia


L’attesa è intrisa di spiritualità. Una religiosità laica che balena negli occhi della gente ordinatamente schierata in file che lentamente muovono verso il Mausoleo. Sono a Mosca, nella Piazza Rossa. E sto per rendere omaggio alla salma di Lenin. Un florilegio di pensieri e di sensazioni saturano la mente. Sto per accostarmi ad un simbolo e la suggestione è forte. La Russia è meravigliosa e terribile, affascinante e nostalgica. Il Cremlino è uno scrigno di tesori, l’Arbat una scheggia di Occidente, il Bol’šoj un’impareggiabile fucina artistica. Parte del resto è diffuso grigiore. All’arido caos moscovita fanno da contraltare le bellezze di S. Pietroburgo, città sorta come per magia sull’acqua. Il reticolo di canali che l’attraversano sono un incanto. L’Ermitage toglie il fiato . Nel cimitero Tichvin del monastero Aleksandr Nevskij, di fronte ad una pietra tombale, le labbra meccanicamente biascicano un nome dal portato universale: Fedor Dostoevskij. Che emozione!Il sommo ispiratore dei miei pensieri più intimi è idealmente di fronte a me. Il turbine dei sentimenti che m’investe mi fa barcollare. Ben altre impressioni nel varcare le porte del “sancta sanctorum” della religione ortodossa .Il Vaticano russo, Zagorsk, ad una manciata di chilometri da Mosca, mi persuade dell’assoluta identità di tutti i “vaticani” del mondo: centri di potere, autocelebrativi, grondanti la loro sedicente autorità. Se non fosse per il profluvio d’opere d’arte che li popolano, come loro necessario corollario, simili luoghi sarebbero da evitare. Meglio la taiga che polverosi conventi, il respiro mentoso di boschi incontaminati che il mercimonio di anime e cose.
Rosario Tiso
















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