premio

In classifica

domenica 29 giugno 2014

Latitante? No, senatore



Latitante? No, senatore
di Marco Travaglio
Da il Fatto Quotidiano del 28 Giugno 2014

Dopo due settimane di inseguimenti, il giallo dell’immunità ai senatori non più eletti è dunque risolto: nel progetto originario del governo Renzi non c’era; poi il 17 giugno – fa sapere Palazzo Chigi, dopo le nostre ripetute insistenze – il premier incontrò una delegazione di senatori Pd che la chiesero a gran voce; allora il Rottamatore divenne Restauratore e diede l’ok al ripristino dello scudo impunitario. Che infatti si tramutò immantinente in emendamento firmato da Finocchiaro&Calderoli, relatori in commissione Affari costituzionali, che intanto avevano raccolto l’unanime analoga richiesta degli altri partiti favorevoli al Senato non elettivo (Ncd, FI, Lega e centrini). Emendamento approvato per ben due volte via email il giorno 19 dal ministero delle Riforme guidato da Maria Elena Boschi. Il 21 giugno il lieto evento apparve sui giornali. E il 22 la bella addormentata nei Boschi dichiarò a Repubblica che era tutta colpa dei partiti, mentre lei e il governo tutto erano contrari. Una bugia bella a buona, visto che sia Renzi sia lei avevano avallato il ripristino dell’immunità. Finocchiaro e Calderoli, rimasti col cerino acceso in mano, si ribellarono e dissero che erano tutti d’accordo – partiti e governo –, precisando di essersi limitati a fare i notai della suprema volontà della maggioranza delle riforme, cioè della somma di quella del governo più FI e Lega (esclusi una dozzina di dissidenti del Pd). Apriti cielo, fuggi-fuggi generale: a parole, tutti i partiti favorevoli divennero contrari. Nei fatti, pur potendo cancellare l’emendamento Calderoli-Finocchiaro, si guardarono bene dal farlo. La solita fiera del tartufo. Tant’è l’immunità rimane scritta a caratteri aurei nel testo che il Senato inizierà a votare a metà luglio. L’unica differenza rispetto all’attuale articolo 68 della Costituzione è l’annuncio che a votare l’autorizzazione agli arresti, alle intercettazioni e alle perquisizioni dei parlamentari non saranno più Camera e Senato, ma la Corte costituzionale. Vedremo se questa bizzarra innovazione, che affida al giudice delle leggi la responsabilità di esprimersi su un’indagine giudiziaria in corso, resterà affidata alla tradizione orale tipica dell’èra renziana, o si tradurrà in qualcosa di scritto. La sostanza è che i senatori, anche se non verranno più eletti ma nominati dalla Casta, resteranno cittadini più uguali degli altri. Come i maiali di Orwell.
Infatti di questa porcata nessuno vuole assumersi la paternità, come se l’avesse portata la cicogna all’insaputa di tutti. Da ieri, grazie al nostro giornale, sappiamo invece che: a chiederla è stato il Pd, a volerla è stato Renzi in persona e a dire le bugie è stata anche la Boschi. Sarà bene tenerlo a mente in vista del voto al Senato, perché lì la questione tornerà d’attualità e ripartiranno le supercazzole e gli scaricabarile. La principale scusa per giustificare l’ingiustificabile è questa: l’immunità non è un privilegio per gli eletti, ma una garanzia per la carica. Lo scrive il giurista Michele Ainis sul Corriere di ieri, rammentando che sono immuni anche i giudici costituzionali, che nessuno elegge. Vero, ma il giudice costituzionale fa solo il giudice costituzionale. Il nuovo senatore invece è un cittadino eletto per fare il sindaco o il consigliere regionale, dopodiché il consiglio regionale gli mette pure il pennacchio di senatore: il fatto che sia anzitutto un amministratore locale è dimostrato dal fatto che scade da senatore non al termine della legislatura senatoriale, ma quando chiude il mandato nel suo comune o nella sua regione, o quando la sua giunta cade in anticipo. Il nuovo Senato non esercita più il potere legislativo (non vota le leggi, a parte quelle costituzionali, ma esprime solo pareri non vincolanti alla Camera): è una sorta di dopolavoro gratuito e part-time per amministratori locali, che non si vede perché mai dovrebbero essere immuni full-time. O meglio, si vede benissimo: i partiti già pensano di mandarci i loro compagnucci nei guai con la giustizia per salvarli dalla galera. In fondo il Senato è sempre meglio della latitanza.

Nessun commento:

Posta un commento