Dopo la menzogna dell’11 settembre, ecco la dimostrazione di un’altra grande “menzogna all’americana”,quella sull’uccisione di Osama Bin laden.
Osama Bin Laden non è MAI STATO UCCISO dai Navy Seals(il corpo speciale statunitense utilizzati per il blitz ad Abottabad(pakistan),chi uccisero e gettarono in mare non era Bin Laden,è stato tutto orchestrato per coprire la “grande mensogna”rifilata al mondo intero!
Ricordate che fine fecero proprio i Navy Seals che lo catturarono?Tutti morti,il loro elicottero abbattuto,eccolo nell’immagine seguente
Ora vi chiederete ma perchè?Semplice,I MORTI NON PARLANO!!32 soldati americani uccisi da un’altro elicottero americano,per coprire la “grande menzogna”,coloro che fecero il blitz sapevano perfettamente che colui che uccisero non era il terrorista capo di Al Qaeda,infatti gettarono in mare,in pasto agli squali, l’uomo innocente per distruggere completamente ogni prova!!Successivamente pubblicarono questo accurato fotomontaggio che fece il giro del mondo
Puo’ mai essere possibile che la sua barba sia ringiovanita?Da notare anche la parte evidenziata,l’espressione della bocca,da vivo identica a quella da morto…è un evidente copia e incolla,un ottimo fotomontaggio….
E allora perchè Obama orchestro’ tutta questa messa in scena mandando a morte certa 32 dei suoi migliori soldati?Era periodo di elezioni,un periodo in cui la politica diventa cieca,sorda e insensibile,disposta a fare di tutto!!!
Jedasupport
Le famiglie dei militari del commando Usa uccisi nell’estate 2011 in occasione dell’abbattimento del loro elicottero nell’Afghanistan orientale ora accusano Washington per l’attentato e il successivo “insabbiamento”: secondo il “Washington Times”, i parenti delle vittime addossano alla Casa Bianca la responsabilità per l’abbattimento del Chinook che trasportava 38 persone, tra cui 17 membri del “Team Six” dei Navy Seals, unità speciale indicata come autrice del blitz in Pakistan, dove – secondo Washington – avrebbe ucciso Osama Bin Laden il 2 maggio 2011. Secondo i familiari delle vittime, decisi ora a ricorrere al Congresso Usa per avere giustizia, l’amministrazione Obama e altri funzionari della Casa Bianca «hanno trasformato in bersagli» i loro cari, poco dopo aver dichiarato che fu proprio il “Team Six” dei Seals ad uccidere il fondatore di Al-Qaeda, che nessuna prova – peraltro – può collegare direttamente ai devastanti attentati dell’11 Settembre, che diedero inizio allaguerra in Afghanistan e poi anche nell’Iraq di Saddam Hussein, inchiodato dalle (inesistenti) “armi di distruzione di massa”.
Sempre secondo i famigliari dei caduti, come riferisce “PressTv”, ai guerriglieri talebani giunsero informazioni decisive per abbattere quel velivolo: informazioni trapelate proprio da fonti militari degli Stati Uniti. Agli attentatori afghani sarebbe stato rivelato in anticipo il sito di atterraggio dell’elicottero, rendendolo in tal modo vulnerabile all’attacco. I talebani «erano posizionati su una torre, un edificio collocato nel luogo perfetto e nell’istante ideale per lanciare un attacco al Ch-47, nel momento in cui era maggiormente vulnerabile», dichiara Doug Hamburger, padre del sergente Patrick Hamburger, deceduto a bordo del Chinook. I soldati caduti – aggiunge “PressTv” – furono trasportati verso il sito di atterraggio con un vetusto elicottero dell’epoca del Vietnam, anziché con i consueti velivoli delle forze speciali, corazzati e dotati sofisticati sistemi elettronici di protezione anti-missile.
I membri delle famiglie hanno contestato anche l’improvvisa sostituzione di sette membri delle forze speciali afghane a bordo dell’elicottero, appena prima del suo decollo. L’amministrazione Obama e il comando centrale Usa, ricorda ancora il “Washington Times”, sono stati bersaglio di pesanti critiche per non essere “riusciti” a condurre un’indagine completa sull’attentato. Ora i familiari delle vittime fanno appello al governo affinché risponda finalmente su quello che definiscono “insabbiamento”. «Non era un’indagine approfondita», aggiunge Hamburger. «È una vergogna che si debba essere proprio noi, in quanto genitori, a richiedere un’inchiesta del Congresso per scoprire le risposte». L’eliminazione degli uomini delle forze speciali degli Stati Uniti nello schianto di quell’elicottero Chinook in Afghanistan, scriveva a caldo Finian Cunningham di “Global Research”, è arrivata «in un periodo in cui la versione ufficiale di Washington sul modo in cui è stata eseguita l’uccisione di Osama Bin Laden stava crollando sotto i colpi dell’incredulità».
Indimenticabile lo spettacolare apparato mediatico allestito alla Casa Bianca: inquadrato tutto il vertice politico-militare degli Stati Uniti, ma non lo schermo sul quale i presenti sostennero di seguire in diretta il blitz di Abbottabad. I media si accodarono, con questa argomentazione: il presidente degli Stati Uniti non potrebbe mai mentire così spudoratamente di fronte al mondo, per giunta coinvolgendo decine di testimoni. Secondo Paul Craig Roberts, già consigliere economico di Ronald Reagan, i pakistani del luogo hanno affermato che l’operazione dei Navy Seals sarebbe finita in un disastro, con uno dei tre elicotteri Usa che esplodeva appena decollato dal terreno vicino al complesso. «Gli altri due elicotteri non sono mai atterrati e, secondo i testimoni, sono volati via dalla scena immediatamente dopo l’esplosione». Questo, sottolinea Roberts, «vuol dire che non c’era alcun cadavere di Bin Laden da smaltire in mare, come Washington asserisce». Poi, come in una spy-story, l’“inevitabile” incidente del Chinook: «Le persone chiave che conoscerebbero la verità sull’incredibile assassinio di Bin Laden da parte di Washington sono ora indisponibili ai commenti. Caso chiuso».
Uomo morto non parla: gli Us Navy Seals davvero eliminati per coprire la controversa operazione condotta in Pakistan, che sembra avere tutti i requisiti della bufala? «Già allora – scrive oggi “Megachip” – appariva davvero singolare che dopo tre mesi dai fatti di Abbottabad fossero già morti 17 su 25 componenti del “Team Six” dei Navy Seals». Ad oggi, due anni dopo, un incidente dopo l’altro, siamo già a 23 morti su 25. «La cosa risulta estremamente sospetta agli occhi dei loro parenti. E risulta altrettanto sospetta anche a noi, che – con buone ragioni – non abbiamo mai creduto alle assurde versioni governative sulle modalità dell’operazione che ha cancellato ufficialmente Osama Bin Laden», perlomeno dall’agenda politica. Pochi mesi dopo l’abbattimento dell’elicottero, Giulietto Chiesa ragionava così: «L’unica conclusione certa che possiamo trarre è questa: giovanidisoccupati, non arruolatevi mai nei corpi speciali che vanno a fare operazioni “coperte”: se l’operazione è molto “coperta” potrete guadagnare un sacco di soldi, ma più è “coperta”, più è probabile che quei soldi li potranno spendere solo i vostri eredi».
E ORA LEGGETE LE DICHIARAZIONI DEL GENERALE PAKISTANO CAPO DELL’INTELLIGENCE:”basta trucchi, l’uomo ucciso non era Bin Laden”
L’uomo ucciso ad Abbottabad non era Osama Bin Laden, e non è escluso che i servizi segreti pachistani riescano a dimostrarlo, smentendo clamorosamente Barack Obama davanti al mondo intero. Lo sostiene il generale Hamid Gul, potente ex capo dell’Isi, l’intelligence di Islamabad, uomo-chiave per anni dei rapporti con gli Usa per le operazioni tra Pakistan e Afghanistan. Il generale Gul non crede alla versione ufficiale sul blitz di Abbottabad, che fa acqua da tutte le parti, a cominciare dalla inaccettabile sparizione del cadavere, “sepolto in mare”. Ma se un giorno Obama dovesse riuscire a dimostrare – esibendo foto e video autentici – che l’uomo ucciso era davvero Bin Laden, sarebbe peggio: come “martire”, sarebbe più pericoloso da morto che da vivo.
«Tutto questo teatrino legato alla morte di Osama bin Laden, tutto il clamore degli ultimi giorni è stato inscenato soltanto a beneficio degli Stati Uniti e di Obama, che così ha cominciato la sua campagna elettorale in bellezza». A parlare così, scrive Francesca Marino, che l’ha intervistato il 5 maggio 2011 per la rivista di geopolitica “Limes”, è il generale a riposo che fu a capo dell’Isi, l’Inter-ServiceIntelligence, durante gli anni della stretta collaborazione tra Cia ePakistan ai tempi dell’invasione russa dell’Afghanistan e considerato, all’epoca, il vero stratega dei rapporti tra i due paesi. Hamid Gul ha ricevuto in dono dall’ex cancelliere Kohl un pezzetto del muro di Berlino “per aver contribuito a dare la prima picconata”, ma negli ultimi anni – precisa Francesca Marino – è diventato «uno dei più ardenti sostenitori dei Taliban e detrattori degli Stati Uniti e della politica di collaborazione instaurata da Islamabad dopo l’11 settembre».
In ogni caso, continua la giornalista di “Limes”, il generale Gul «è ancora uno degli uomini più potenti e temuti delPakistan, giudicato “pericoloso e crudele” dai più e depositario dei più nefandi segreti dell’intelligence pakistana e della Cia». La sua posizione su questa vicenda merita perciò di essere presa in seria considerazione, «perché riflette l’opinione di una consistente parte dell’opinione pubblica pakistana, profondamente ostile agli Stati Uniti e influenzabile dalle teorie del complotto». Restando ai fatti: il generale Gul non ha digerito la versione ufficiale sul blitz di Abbottabad: «In tutta questa storia ci sono troppi buchi neri e troppi dubbi, e i dubbi sono destinati a rimanere nell’aria e a crescere; e saranno molto difficili da estirpare».
Troppi misteri, e neppure una prova credibile: «Ci sono troppe cose che non quadrano. È strano che gli Stati Uniti non abbiano ancora mostrato alcuna immagine, quando si sa che ogni singolo soldato porta una videocamera montata sull’elmetto. Ed è strano che uccidano il ricercato numero uno della loro lista nera senza mostrarlo al mondo intero e renderne pubbliche le prove», dice il genearale Gul. «Saddam Hussein è stato mostrato da vivo e da morto, in ogni fase della sua fine, che hanno reso quanto più ignominiosa possibile. Sostengono invece che il corpo di Osama sia stato portato via immediatamente e sepolto in mare secondo le regole dell’Islam, anche se la sepoltura in mare è contraria ai nostri precetti e ha profondamente offeso i sentimenti di tutti i musulmani».
Per l’ex numero uno dell’intelligence di Islamabad «è difficile farsi un’idea», data l’enorme confusione, «ma di certo c’è un dietro un enigma». In questi giorni, affollati di dettagli secondari ma senza una sola prova incontrovertibile, chi non crede alle notizie diffuse dalla Cia e dal Pentagono è accusato di “complottismo”, mentre circolano tre ipotesi: Bin Laden era già morto da anni, anzi è stato davvero ucciso ad Abbottabad, o forse è ancora vivo, al sicuro da qualche parte. «In principio ho pensato che fosse davvero morto, ma adesso penso di essermi fortunatamente sbagliato». Notizia: per l’ex capo dell’Isi, Bin Laden non era affatto “morto anni fa”, come sostenuto da più fonti. Era vivo e vegeto, forse proprio in Pakistan. Seconda notizia: il generale Gul non crede che il capo di Al Qaeda sia stato ucciso nel blitz iper-mediatico di Abbottabad.
«Credo che a essere ucciso e portato via sia stato qualcun altro: non so chi, ma nonOsama bin Laden», dice il generale Gul nell’intervista a “Limes”. «Credo che alcuni elementi dell’Isi abbiano operato una specie di gioco di prestigio. E che l’Isi stia aspettando il momento adatto per uscire allo scoperto dimostrando che il morto non era affatto Osama bin Laden». L’intelligence del Pakistan, saldamente collegata alla Cia, sarebbe dunque in grado, addirittura, di smentire clamorosamente il presidente Obama, espostosi in modo così plateale? E’ quello che sostiene Gul. Irritato per quella che secondo lui resta l’unica vera motivazione di questo “colpo” spettacolare: «L’ho già detto, Obama ha cominciato la sua campagna elettorale. E poi, si tratta dell’ennesimo chiaro tentativo di nuocere al Pakistan. Non dimentichiamo che gli americani, dopo Iran e Afghanistan, si stanno focalizzando sul Pakistan. E i pakistani ormai non credono più a una parola di ciò che sostiene Washington».
Perché allora – ribatte “Limes” – il generale Kayani e il generale Pasha, che è l’attuale capo dell’Isi, non rilasciano dichiarazioni? «Penso che agiscono molto saggiamente non rilasciando alcuna dichiarazione», replica Gul. «Se, come io credo, verrà fuori che hanno ucciso l’uomo sbagliato, Kayani e Pasha parleranno al momento giusto per rivelare tutta la vera storia di questo blitz». E se invece l’uomo ucciso era veramente Osama bin Laden? «Gli Stati Uniti si renderanno presto conto di aver fatto un clamoroso sbaglio nel gestire così la situazione», sostiene Gul. «Diventerà un eroe, una leggenda. L’uomo che ha riscattato l’onore e la dignità del popolo arabo morendo con le armi in pugno e combattendo per la sua famiglia e per ciò in cui credeva. Al contrario di Saddam Hussein, catturato dentro a una buca e processato con ignominia». Se un giorno venisse mai davvero confermata da prove certe, avverte Gul, la morte di Osama nella villa-bunker di Abbottabad «infiammerà tutti i popoli arabi e anche ilPakistan, e scatenerà una reazione enorme e duratura: Washington si renderà presto conto che il fantasma di Osama è destinato a essere ancora più pericoloso di Osama stesso»
Fonte http://www.libreidee.org/
Fonte disinformazione.it
Nessun commento:
Posta un commento