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lunedì 26 agosto 2019

PAROLA D’ORDINE: FERMARE SALVINI! di Enrico Montermini













Così parlò il Presidente

<< … La crisi va risolta all’insegna di decisioni chiare e in tempi brevi… sono possibili soltanto governi che ottengano la fiducia del Parlamento, in base a valutazioni e accordi politici dei Gruppi parlamentari, su un programma per governare il Paese…. Il ricorso agli elettori è tuttavia necessario qualora il Parlamento non sia in condizione di esprimere una maggioranza di Governo>> . Così parlò Mattarella. Che è stato di una chiarezza disarmante. Ai parlamentari che temono le elezioni, perché rischiano di perdere la poltrona, ha dettato le sue condizioni: o fate ciò che ordino o sciolgo le Camere. Con tanto di ultimatum: << Svolgerò quindi nuove consultazioni, che inizieranno nella giornata di martedì prossimo, per trarre le conclusioni e per assumere le decisioni necessarie >>. Mattarella si è rivolto ai cittadini come un sovrano dell’Ottocento che fa dono di una costituzione ai sudditi: << In mancanza di queste condizioni la strada da percorrere è quella di nuove elezioni. Si tratta di una decisione da non assumere alla leggera, dopo poco più di un anno di vita della legislatura, mentre la Costituzione prevede che gli elettori vengono chiamati al voto per eleggere il Parlamento ogni cinque anni >>. Ci si avvia quindi verso un governo del Presidente.
I retroscena delle consultazioni

L’idea di un governo del Presidente, mascherato da governo tecnico, nacque nel maggio 2018, quando Mattarella, dopo aver letto il programma di governo gialloverde e la lista dei ministri, tolse l’incarico a Conte e lo conferì a Cottarelli. Allora, però, c’era un accordo tra due partiti che avevano i numeri parlamentari per governare. Si trovò un compromesso, nel quale il Presidente impose la nomina di uomini di sua fiducia alle Finanze e agli Esteri. Questa soluzione garantiva che le risorse finanziarie per attuare le promesse del patto di governo non sarebbero state trovate e che l'opposizione ai dicktat dell'UE non avrebbe raggiunto le sedi competenti, ma sarebbe rimasto uno sterile argomento della polemica politica ad uso interno. Tanto per chiarirci, la Costituzione non assegna alcun potere al Presidente della Repubblica in tema di conti pubblici e politica estera: se il Parlamento approva una manovra di bilancio o un trattato internazionale proposto dal Governo, il Presidente è obbligato a firmarlo anche se non lo condivide. A meno che non violino i principi costituzionali.
 Nelle consultazioni di questi giorni i rapporti di potere sono però profondamente cambiati: Mattarella, questo dinosauro democristiano sopravvissuto all'estinzione, ha chiarito che non darà tempo a Di Maio e Zingaretti per fare un patto di governo: tutt'al più a una ripartizione delle poltrone. Fermo restando la pretesa di aggiungere alle proprie presunte prerogative - Finanze ed Esteri - anche la scelta del Presidente del Consiglio. In pratica il Presidente intende dettare la linea all'esecutivo, manovrando dietro le quinte, e ridurre i deputati, che rappresentano il popolo sovrano, a semplici spettatori che applaudono. Questa sarebbe un'ulteriore lesione del potere esecutivo, in capo al Governo, e del potere legislativo, in capo alle Camere. Nel silenzio dei media e della politica, Mattarella sta attuando un vero e proprio colpo di stato.
Stando alle voci che girano, il nuovo governo dovrebbe un governo di transizione, o di decantazione, come si dice oggi, per arrivare al voto a novembre. Obbiettivo minimo: impedire a Salvini di fare campagna elettorale dalla poltrona del Viminale. Tuttavia, già in settembre, i partiti potrebbero chiedere al governo di fare una manovra finanziaria per mettere a posto i conti dello Stato, come si dice in questi casi. È un tasto sensibile per Sua Maestà Mattarella: - ricordate la lunga filippica del 27 maggio 2018 sui risparmi degli italiani da proteggere dalle speculazioni dei mercati? Fu con quella motivazione che Mattarella revocò a Conte l’incarico di formare il governo per darlo a Cottarelli. Chiaramente, se il governo di decantazione si occupasse anche della manovra finanziaria, le elezioni slitterebbero a gennaio del 2020. Nel frattempo qualcuno potrebbe cercare di guadagnare altro tempo, mettendo sul tavolo quelle riforme costituzionali che non si faranno mai. È un’idea cara al M5S e che trova consensi anche nel PD. E allora il Parlamento si troverebbe impegnato a legiferare fino alla fine del 2020. Per quella data i numeri dei sondaggi potrebbero essere molto diversi da quelli di oggi. E potrebbero anche formarsi nuovi equilibri in parlamento, che potrebbero dar vita, per esempio, a un governo di Centrodestra guidato da un uomo di fiducia di Berlusconi col sostegno esterno di un nuovo partito, fondato da Renzi. Oppure a un governo guidato da una personalità della Sinistra, sostenuto da PD, LEU e una nutrita pattuglia di fuoriusciti del M5S, che potrebbe governare grazie alla desistenza di Forza Italia. Si farà di tutto per prolungare la legislatura. Ma fino a quando?

Due sole date sono certe: il 2 febbraio 2022 scadrà il mandato presidenziale di Mattarella e nel 2023 il mandato di Visco alla presidenza della Banca d’Italia. Se si andasse a votare oggi, Lega e Fratelli d’Italia otterrebbero tra il 60% e il 70% dei seggi parlamentari. Abbastanza per eleggersi da soli i presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio. Abbastanza per nominare un terzo dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura. Abbastanza persino per riformare la Costituzione senza bisogno di un referendum. Riuscite a immaginare Salvini presidente della Repubblica (e capo del CSM)? Giorgetti presidente del Consiglio? La Meloni agli Interni? E Savona alla guida della Banca d’Italia? Sarebbe un terremoto istituzionale! Se però l’attuale legislatura si prolungasse fino a gennaio 2022, i parlamentari, riconoscenti, potrebbero offrire a Mattarella, Padre della Patria, un secondo mandato, come lo offrirono a Napolitano. Mattarella, forse, ci sta facendo un pensierino?

Appare chiaro, almeno con il senno di poi, che il leader leghista si è fregato da solo. Il suo errore è stato di credere, sondaggi alla mano, di poter cambiare l’Italia senza l’aiuto di scomodi alleati e di poterla forgiare a sua immagine e somiglianza. Lo hanno spinto in questa avventura i falchi del suo partito, come Giorgetti, che non sono autentici salviniani, ma uomini di Maroni e quindi filo-berlusconiani. Salvini è stato incoraggiato dai facili successi che la Sinistra gli ha concesso a fare il passo più lungo della gamba. Provocando la crisi di governo, Salvini credeva di andare a elezioni immediate, che invece Mattarella non ha nessuna intenzione di concedere.
Il ruolo del Deep State
Per il ruolo di capo del governo si fanno i nomi del già citato Cottarelli, ex dipendente del Fondo Mondo Monetario Internazionale ed ex commissario alla Spending Review del governo Letta; di Marta Cartabia, vicepresidente della Corte Costituzionale; di Giovannini, ex economista OCSE e ministro del Lavoro nel governo Letta; e di Massimo Brai, ministro dei Beni Culturali del governo Letta, fedelissimo di D’Alema. Tre nomi su quattro sono dirigenti apicali della burocrazia statale e due di loro sono conosciuti nel mondo dell’alta finanza, un’altra è un’esponente di spicco della magistratura. Tali erano anche i curriculum dei due ministri che Mattarella impose a Salvini e Di Maio come partner di governo: Giovanni Tria alle Finanze e Moavero Milanese agli Esteri. Appare chiara la predilezione di Mattarella per gli alti burocrati dello Stato, che formano il Deep State.

Per Deep State o “Stato profondo” – ma sarebbe meglio dire “Stato nello Stato” – si intende “una situazione politica in cui un organo interno allo stato… non risponde alla leadership politica civile”, ma agisce come un gruppo di potere indipendente, al di sopra delle leggi. Sul Deep State Salvini era stato messo in guardia da Giampaolo Pansa il 19 settembre 2018: << nessuno convocherà le elezioni… qui si rischia una svolta militare nel Paese, perché chi ha le armi, che sono l’esercito, i carabinieri, la guardia di finanza, che fa? Sta a guardare che il Palazzo gli crolli in testa? No, interverrà! È una legge della vita. È una legge della giungla… Pensate che una parte degli italiani, che ha la possibilità di farlo, non cerchi di buttare via questo governo? Di sostituirlo? [Lo stato di diritto, le leggi, la democrazia] sono tutte cose fragili, se non c’è qualcuno che le controlla… Noi ci illudiamo che tutto avvenga secondo le norme della democrazia parlamentare… >>. Questo Deep State si è opposto in tutti i modi a Salvini. Ad esempio facendo circolare notizie false e tendenziose sui contenuti della manovra finanziaria per provocare attacchi speculativi sui titoli di stato. Giocando di sponda con i burocrati del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea e dell'ONU per inchiodare il governo sul debito pubblico e sui diritti umani. Disapplicando i decreti anti-immigrazione con alcune sentenze della magistratura. Raccogliendo i profughi in mare con le navi della Marina Militare. Poi il Deep State ha alzato il tiro: l’avviso di garanzia per sequestro di persona ai danni dei profughi della nave Diciotti, lo scandalo fabbricato ad arte del Russia-gate in salsa padana. Se Salvini non fosse stato stordito da un colpo di sole sulle infuocate dune del Papete Beach, c’è da giurare che Mattarella e il Deep State avrebbero trovato un altro modo per far cadere il governo e isolare Salvini all’interno del Parlamento.

Bisogna ora ricordare che, in caso di elezioni anticipate, oltre ai deputati di Forza Italia, M5S e LEU, che non saranno rieletti, e ai deputati renziani, che non saranno ricandidati da Zingaretti, c’è tutta una casta di manager pubblici, che rischia grosso. Infatti nell’estate del 2014 Renzi, d’intesa con Berlusconi, nominò i vertici delle società partecipate dallo Stato, tra i quali colossi mondiali come ENI e Finmeccanica, ma anche Enel, Terna, Ansaldo Energia e Poste Italiane. Sono in scadenza di mandato anche i vertici dell’INPS, dell’Agenzia per le Comunicazioni e il ruolo di garante per la Privacy. Se si votasse oggi, Salvini metterebbe uomini di sua fiducia in tutti questi posti di potere. Sarebbe la fine di un sistema consociativo, che il filosofo Massimo Cacciari descrive così: << è il Sistema ed essere corrotto… Il Sistema non funziona. Non funziona il sistema di nomine dell’ASL, il sistema dei concorsi universitari, nulla funziona in questo paese! È il sistema tecnico-amministrativo-burocratico che è in tilt totale. Qualche delinquente… non fa male. Fa male quando il Sistema è a pezzi. E tutti i governi che si sono succeduti finora, invece che affrontare queste questioni di riforme tecnico, amministrative, burocratiche, ecc., sono partite dal top: Senato, Camera, riforma della Costituzione, incasinando tutto ulteriormente anche a quel livello. E fintanto che non capiamo questo, continueremo a inseguire la cronaca (giudiziaria)… >>. 
Mattarella si erge a difensore della struttura tecnico-burocratica dello Stato, il Deep State, che ha in mano il vero potere nel Paese, e a salvare dal naufragio i politicanti della Seconda Repubblica, che quella struttura hanno creato, pilotando le nomine e i concorsi. In tutto questo mi dispiace profondamente vedere i pentastellati tra coloro che si agitano per salvare la poltrona. Rischiano così di trovarsi sulla stessa barricata di coloro che combattono il cambiamento in nome del consociativismo. O forse ci sono già.  E' lo spietato destino di coloro che fanno politica in Italia, dove tutto cambia per rimanere uguale a prima.

I GOVERNI-BURATTINI



Perché i governi sono “burattini”? E chi sono i “Burattinai” ossia i loro “padroni”? Come non farsi più guidare da burattini e burattinai.
(Estratto dall’eBook SOS TERRA del Maestro Isha Babaji)

I VERI PADRONI DEI GOVERNI E DELL’UNIONE EUROPEA

Per comprendere cosa e come fare per risolvere i gravi problemi dai quali tutti i cittadini sono o siamo afflitti (debiti, casa, lavoro, pensioni, malattie, inquinamento, riscaldamento globale, impazzimento dei climi, ecc.), se si è saggi e intelligenti si dovrebbe comprendere prima di tutto chi comanda i governi, se essi sono dei semplici burattini e, se lo sono, chi sono i loro burattinai. Occorrerebbe quindi conoscere chi o che cosa fa muovere questi “burattini”, chi li comanda. Indagando in profondità veniamo a scoprire che i governi sono solo dei fantocci-burattini, delle semplici marionette mosse da “fili invisibili” che vanno sotto il nome di “Accordi Segreti”, “Trattato di Maastricht”, ecc., come ora vedremo insieme. Occorre essere Consapevoli di queste “cose”, altrimenti gireremo intorno ai problemi o al “problema”, come fa il cane che gira su se stesso mordendosi la coda, senza sapere di chi è la coda, credendo che sia di “qualcun altro”.
L’Unione Europea è comandata solo da 28 persone ossia da 28 Commissari. Troppe poche persone sanno che i 28 Commissari dell’Unione Europea sono i 28 rappresentanti delle più potenti multinazionali del mondo. Questi Commissari, secondo il Trattato di Maastricht, hanno poteri assoluti: spetta sempre a loro l’ultima parola.
Come fa la Commissione Europea ad avere tutto questo potere? Questo potere è dato esclusivamente dagli “Accordi Segreti”, come il “Trattato di Maastricht” che regola tutti gli stati aderenti all’Unione Europea. Infatti l’articolo 145 di questo Trattato dice:
– “LE DELIBERAZIONI PRESE DAGLI ORGANI DI COMANDO (i Commissari dell’U.E.) SONO ESECUTIVE” (art. 145).
Più avanti l’articolo 157 dice:
– “I MEMBRI DELLA COMMISSIONE NON SOLLECITANO NE’ ACCETTANO ISTRUZIONI DA ALCUN GOVERNO NE’ DA ALCUN ORGANISMO” (Art. 157).
Ci sono quindi 28 persone (i 28 Commissari dell’U.E.), rappresentanti delle 28 più importanti multinazionali controllate dai banchieri, che decidono per tutti, decidono per centinaia di milioni di cittadini dell’Unione Europea, impongono cioè che cosa si deve comprare, che cosa si deve fare e non fare. Pertanto i governi sono stati privati della loro autorità, come è scritto chiaramente negli articoli 145 e 157 del Trattato di Maastricht che avete appena letto.
Sono quindi questi 28 Commissari dell’U.E. a comandare i GOVERNI italiani ed EUROPEI dell’U.E., i parlamentari italiani ed europei nonché i “Parlamentari U.E”.
Pertanto, i parlamentari italiani e quelli di ogni stato europeo appartenente all’U.E. sono solo “comparse, fantocci, semplici burattini”. I cittadini sono quindi stati tutti straditi da queste “comparse” o “burattini”, essendo stati spodestati dal Trattato di Maastricht, di Velsen, ecc., e comandati da “Accordi Segreti” che gli stessi governi hanno ratificato in segreto con le corporation. Esse sono formate da tutte le entità più ricche della Terra, ossia da banchieri, multinazionali chimico-bellico-farmaceutiche, petrolieri, lobby economico-finanziarie.

Tutti i Parlamenti sono solo simbolici. Essi servono solo a dare una parvenza di democrazia

Anche il Parlamento europeo è quindi solo simbolico, i suoi/nostri rappresentanti non possono fare nulla poiché gli ordini vengono dall’”alto”. I parlamentari dell’U.E, ed i parlamentari del governo italiano sono stati “messi lì” solo per dare una credibilità o parvenza di “democrazia” che, ovviamente, non esiste. E’ in questo modo che il vero “Potere”, in mano alle “corporation”, inganna i popoli.
Dando una copertura di onestà attraverso (forse) onesti parlamentari, dando una parvenza di “democrazia”, ci fanno quindi perdere tempo in inutili dibattiti politici, nell’ascolto di falsità su falsità  nei TG, nella lettura di notizie politiche sui quotidiani, in quanto politici, governi e parlamentari, per le predette ragioni (Trattato di Maastricht, Velsen, Accordi Segreti, ecc) non contano nulla,
I veri “Padroni del Mondo” (le corporation) hanno così tutto il tempo per agire “di nascosto”, per creare altri Accordi Segreti, nuovi sistemi ed armi di distruzione di massa, per creare sempre più problemi, guerre e debiti attraverso tutto ciò che può distruggere e destabilizzare l’Umanità ed il Pianeta.
Denaro e Potere possono essere “donati” solo dall’ “alto”, solo da banchieri e da potenti lobby economiche per cui le marionette politiche, i cosiddetti “politici”, sono e rimarranno sempre dei semplici burattini-servitori-camerieri dei banchieri ovvero servitori delle corporation alle quali devono le loro poltrone e tutto il loro potere. Anche i 28 Commissari dell’U.E., ossia i veri “governanti-proprietari” dell’U.E., fanno parte di queste stesse “corporation”.
In definitiva, per chi non lo avesse ancora compreso, questo “Sistema” é tutta una “Grande Sceneggiata” creata per ingannare i popoli e renderli sempre più schiavi incatenati a partiti e a diverse ideologie. Le ideologie politiche e non politiche vengono appositamente create per dividere i popoli attraverso i partiti, le persone, per dividere/spezzare la vita stessa delle persone e distruggerla in “mille brandelli” (“divide et impera” = se dividi le persone, puoi regnare su di esse).
Se siamo “divisi”, attraverso partiti, governi-burattini, ideologie appositamente create, caste, religioni, razze, leggi, ecc., se ci mettiamo o se ci hanno messo gli uni contro gli altri, abbiamo quindi bisogno di partiti e politici che vengano a risolverci i problemi, a farci da “garanti”, a recitare il ruolo di “salvatori dello stato”,  fingendo di “risolvere i problemi”.
In base a quanto detto finora, partiti e politici sono tutti falsi. Sono stati creati, nessuno escluso, da questa stessa nostra “premeditata divisione”. Questo machiavellico sistema inventato dall’“alto” ci rende però sempre più “somari” e schiavi di politici e corporation, sempre meno liberi, sempre più oppressi da problemi e malattie in una inesistente “democrazia”. Essa, infatti non esiste, a causa di Trattati e Accordi Segreti, come già abbiamo visto. Che cos’è quindi questa “democrazia” di cui tutti i politici parlano e che vogliono difendere “a tutti i costi” assumendo il ruolo di “PALADINI” di questa stessa “Democrazia? 
In verità, l’attuale democrazia é solo una “finta democrazia”. Essa è tutta una finzione, una grande recita o sceneggiata che serve solo a perseguitare chi dice la verità e innalzare chi dice un oceano di falsità, come fanno gli stessi politici e i gestori delle corporation. Questa “finta democrazia” serve quindi a speculare, distruggere, inquinare, fare guerre, far ammalare e morire la gente a causa di problemi creati dall’Associazione di “Governi e Corporation Uniti”. Tale “Associazione” ha infatti creato e “promosso” gravi problemi, quali ad esempio: povertà, OGM, pesticidi, erbicidi, concimi chimici, malattie, inquinamento, distruzione della Fascia di Ozono, riscaldamento globale, impazzimento dei climi, debiti, miserie, ingiustizie, ecc. “La Democrazia”, affermava Henry Louis Menchen (1880-1956), “è una forma di religione. E’ l’adorazione degli sciacalli da parte dei somari”.
SMETTIAMO DI ESSERE DEI SOMARI
Noi cittadini dovremmo essere uniti, veramente informati, e governati non attraverso “Accordi Segreti” e governi compiacenti, non attraverso i Commissari dell’U.E. che rappresentano le 28 più potenti multinazionali del mondo, ma attraverso “qualcosa” che abbiamo dimenticato. Dovremmo essere uniti e “governati” solo attraverso il nostro Vero Amore, attraverso la collaborazione, la condivisione disinteressata delle ricchezze e non attraverso governi intermediari che invece si sono “messi in mezzo” per dividerci, per dare spazio, forza e vita al “nemico”, a “chi ci uccide”, ossia a lobby, banche, banchieri, multinazionali, le cosiddette “corporation”.
I governi corrotti, ratificando gli “Accordi Segreti” e facendo i loro personali interessi, hanno diviso i cittadini, tutti i popoli, hanno separato gli uni dagli altri anche attraverso guerre fratricide, discriminazioni, etniche, sociali, razziali, ideologiche, attraverso competizioni, inganni, falsità e speculazioni di ogni genere e tipo. Questa purtroppo é la realtà che tutti conosciamo o dovremmo conoscere. Cosa fare quindi di fronte a questa triste realtà?
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fonte  www.laviadiuscita.net

lunedì 12 agosto 2019

Carola Rakete e gli “ordini” di Berlino tra accuse, polemiche e smentite


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(aggiornato alle otre 21,25)
Questa mattina Analisi Difesa ha ripubblicato un articolo uscito ieri sul sito de “Il Giornale” che riprendeva un articolo de “la Verità” che a sua volta citava un’intervista sulla tv tedesca “ZDF” rilasciata da Carola Rakete, capitano della nave Sea Watch 3 protagonista di aver “forzato” l’ingresso al porto di Lampedusa con il suo carico di immigrati illegali.
Nell’intervista i due quotidiani hanno ravvisato l’ammissione di Carola Rakete di aver agito su “ordine” del governo tedesco con l’obiettivo di mettere alle strette il governo italiano.
Interpretazione (e traduzione dal tedesco) smentita da altre fonti quali i quotidiani “La Repubblica” e “Il Post” o il sito “Open”, ma confermata dal sito d’informazione “TPI” (che afferma di citare l’audio dell’intervista televisiva non la sua trascrizione incompleta), i cui testi sono riportati in questa stessa pagina.
Come ha spesso fatto anche in passato e sui temi diversi Analisi Difesa ripubblica i diversi interventi, pubblicati da media che hanno comunque un netto e contrapposto orientamento sul tema immigrazione, ritenendo il tema di grande interesse.

Carola Rackete: “Il governo tedesco mi ordinò di portare i migranti in Italia”
Andrea Indini da Il Giornale dell’11 agosto
Quando, per primo, il sito di contro informazione Journalistenwatch.com aveva svelato i legami tra l’ong Sea Watch (leggi l’approfondimento) e il governo tedesco, non era stato preso sul serio perché considerato troppo vicino all’estrema destra.
Eppure aveva scoperto che a bordo della nave, che ha scaricato in Italia una cinquantina di immigrati clandestini, c’erano anche due giornalisti della tv di Stato Ard che hanno filmato un reportage quasi agiografico sulla comandante Carola Rackete per la rubrica Panorama.
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E, quando l’ex capo dei servizi segreti tedeschi, Hans-Georg Maaßen, aveva avvalorato questo drammatico retroscena, era stato scansato dai media rivangando i vecchi dissapori con Angela Merkel e, soprattutto, le sue simpatie per Alternative für Deutschland (AfD). Ora, è la stessa capitana ad ammettere che, dietro l’assalto al porto di Lampedusa della Sea Watch 3 c’era un disegno politico ben preciso.
“So che quanto sto per dire potrebbe essere strumentalizzato da qualche partito…”. A distanza di qualche settimana dal blitz nel porto di Lampedusa, la Rackete vuota il sacco e, in una intervista alla tv tedesca Zdf, ammette che fu il ministero dell’Interno tedesco a chiederle “di far registrare e portare tutti i clandestini a Lampedusa”.
È il collegamento che mancava per ricostruire l’assalto sferrato dalla Sea Watch al governo italiano che le aveva intimato il divieto di ingresso nelle nostro acque territoriali e di attracco nel porto dell’isola siciliana.
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Che tra l’organizzazione non governativa e l’esecutivo guidato dalla Merkel ci fossero dei legami lo lasciva presupporre la presenza della troupe della tv di Stato Ard.
Il sito Journalistenwatch l’aveva definita “una geniale opera di propaganda” che “probabilmente” aveva “l’intento di provocare un confronto con le autorità italiane a ogni costo”.
La presenza dei due giornalisti della Ard aveva spinto Maaßen (nella foto a lato) a ipotizzare un diretto coinvolgimento del governo tedesco nelle operazioni di “salvataggio” della Sea Watch. “Se questa notizia fosse corretta, Panorama non sarebbe una trasmissione occidentale”, ha scritto in un tweet che dopo alcune ore era stato inspiegabilmente rimosso.
Qualche giorno più tardi l’ex capo dei servizi segreti, intervistato da Roberto Vivaldelli per InsideOver, aveva ammesso che “alcuni Paesi europei sono segretamente soddisfatti della destabilizzazione” che l’emergenza immigrazione porta in Europa.
La sua vicinanza con l’AfD aveva spinto i più a non dargli retta, anche è chiaro che, per il ruolo ricoperto fino all’anno scorso, ha ancora buone fonti all’interno della struttura di intelligence tedesca. Forse, davanti all’intervista della Rackete alla Zdf, oggi ripresa dalla Verità, i più inizieranno ad aprire gli occhi.
La Rackete ha, infatti, ammesso che sul proprio tavolo non aveva solo l’opzione di portare gli immigrati al porto di Lampedusa.
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La municipalità di Rothenburg aveva proposto, infatti, di mandare un pullman in Italia per recuperare i clandestini e farli registrare in Germania. “Ma – ha rivelato la capitana – a negare la via terrestre è stato il ministro dell’Interno del nostro Paese”.
La rivelazione della Rackete non contraddicono affatto la linea adottata dal governo tedesco negli ultimi mesi. Anzi la confermano con forza. Il ministro dell’Interno Horst Seehofer (nell’immagone a sinistra)  non ha mai mancato di opporsi alla linea dura adottata da Salvini per contrastare l’immigrazione clandestina.
“Matteo, che senso che mettere sempre in atto la stessa procedura se finisce sempre che i migranti scendono a terra?”, ha polemizzato nei giorni scorsi quando la Gregoretti era ancora bloccata davanti al porto di Lampedusa.
Dopo il recente vertice di Helsinki, i due ministri si rivedranno a settembre per fare il punto sull’emergenza immigrazione. In quell’occasione la Germania ribadirà la propria contrarietà alla chiusura dei porti e presenterà una nuova procedura che metta per iscritto “la necessità del salvataggio in mare”.
La posizione dei tedeschi è subdola: sanno bene, infatti, che se i migranti sbarcano e vengono registrati in Italia, spetterà al nostro Paese l’espulsione dei clandestini nel proprio Paese di origine e la ricollocazione in quei pochi Stati europei che hanno accettato le quote imposte da Bruxelles.
le recenti rivelazioni sui “dublinanti” rispediti a Roma con voli charter dopo essere stati “storditi e sedati” dimostrano che a Berlino non c’è certo la minima intenzione a collaborare per fermare l’emergenza, ma se possono metterci in difficoltà non si tirano indietro. Anzi, affondano il colpo senza pietà.

Carola Rackete bersaglio sui social dopo la bufala degli ordini presi dalla Germania
da La Repubblica del 12 Agosto
Per i quotidiani sovranisti furono le autorità tedesche a dirle di sbarcare a Lampedusa, ma traducono in maniera falsa le sue dichiarazioni alla stampa tedesca. E sul web si scatenano gli odiatori
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Gli odiatori si scatenano ancora contro la capitana della Sea Watch3 Carola Rackete. Tutto nasce da due articoli pubblicati da Il Giornale e Libero, in cui un passaggio dell’intervista che Carola Rackete ha rilasciato alla tv tedesca Zdf viene tradotto in maniera strumentale e falsa.
Rackete, indagata per favoreggiamento e violazione dell’articolo 1099 del Codice della navigazione dalla procura di Agrigento, ha infatti dichiarato che durante la missione conclusa con lo sbarco a Lampedusa lo scorso 26 giugno, prima della decisione di attraccare sull’isola c’erano state comunicazioni tra la ong e il Ministero degli Affari Esteri e il Ministero degli Interni tedeschi.
Nell’intervista la capitana specifica che le autorità tedesche non hanno mai parlato direttamente con la nave e quindi con lei e che “di fatto non è stata proposta alcuna soluzione”.  La capitana descrive un meccanismo che è frequente in queste situazioni, molte manifestazioni di simpatia e le dichiarazioni di città (nello specifico Rottenburg), pronte ad accogliere i migranti. Ma, sottolinea Rackete “ciò non era consentito dal Ministro degli Interni federale”.
Le dichiarazioni della capitana della Sea Watch diventano su Libero “Fu la Germania a ordinarmi di sbarcare a Lampedusa” e su Il giornale “Il governo tedesco mi ordinò di portare i migranti in Italia”. I tentativi di confutare quanto affermato dai due articoli sui social non ha sortito, come spesso accade, grande effetto e nelle ultime ore contro Carola Rackete si è scatenata una nuova ondata di odio. La bufala è stata rilanciata, tra gli altri, dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e dall’opinionista Diego Fusaro.

C’è un’altra bufala su Carola Rackete
da Il Post del 12 hgosto
Alcuni giornali italiani sostengono che abbia detto di aver avuto ordine dalla Germania di portare i migranti in Italia, ma non è così
Da ieri in Italia circola una notizia falsa su Carola Rackete, la comandante tedesca della nave della ong Sea Watch che a fine giugno fu al centro di un notevole caso mediatico, quando decise di ignorare un divieto del governo italiano e di sbarcare un gruppo di migranti a Lampedusa.
Secondo alcuni giornali italiani, durante un’intervista con la tv pubblica tedesca Rackete avrebbe ammesso che fu il governo tedesco a ordinarle di sbarcare in Italia i migranti. La presunta notizia confermerebbe una delle accuse che l’estrema destra italiana rivolge da anni alla Germania e altri paesi del Nord Europa: cioè di controllare segretamente le ong che soccorrono le persone nel Mediterraneo, che per gli obblighi del diritto marittimo sono quasi sempre tenute a sbarcare in Italia.
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Nell’intervista però – qui il video, qui la trascrizione – Rackete una cosa diversa: al minuto 3.45 sostiene che il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer «insistette affinché i migranti fossero registrati in Italia». Seehofer stava semplicemente sottolineando che il primo passaggio per una redistribuzione dei migranti nei paesi europei – per cui la Germania in quei giorni si stava spendendo, insieme alla Commissione Europea – fosse la loro registrazione in Italia, obbligo previsto dal regolamento di Dublino che impone l’identificazione di chiunque metta piede in territorio europeo.
Seehofer stava probabilmente giocando una partita politica, perché in sostanza chiedeva all’Italia di fare sbarcare i migranti e occuparsi solo in un secondo momento di occuparsi della redistribuzione: ma non stava “ordinando” nulla, tanto che la Germania è stato uno dei paesi che hanno dato disponibilità ad accogliere i migranti della nave, una volta sbarcati.
L’intervista a Rackete è andata in onda il 7 agosto. Il giorno successivo il giornale online The Post Internazionale ne ha parlato in un articolo intitolato: «Sea Watch, Carola Rackete alla tv tedesca: “Berlino ci disse che dovevamo portare i migranti in Italia”», poi corretto in “registrare”.
L’11 agosto la notizia è stata ripresa e distorta dal Giornale e dalla Verità, due quotidiani di destra che sull’immigrazione diffondono spesso notizie false o imprecise, evidentemente senza verificare cosa avesse detto davvero Rackete. Entrambi infatti hanno attribuito a Rackete cose che non ha mai detto: “Il governo tedesco mi ordinò di portare i migranti in Italia”, e “Il governo tedesco mi ha fatto portare i migranti in Sicilia”.
L’articolo di The Post Internazionale è stato ripreso dall’account Twitter di Noi con Salvini, il braccio politico della Lega nel Sud Italia, mentre quello del Giornale da Giorgia Meloni, capo del partito di destra radicale Fratelli d’Italia. Altri giornali online come Voxnews e Imola Oggi hanno ripreso gli articoli del Giornale e della Verità, senza fare verifiche. Commentando la notizia falsa, Meloni l’ha definita «la prova che alcuni paesi utilizzano ONG a scopo politico».
La notizia falsa è stata smentita già domenica 11 agosto da Udo Gümpel, corrispondente per l’Italia della tv tedesca RTL, e nella mattina di lunedì da un articolo di David Puente su Open. Gli articoli del Giornale e della Verità sono ancora online e non sono stati corretti, mentre Meloni non ha ritrattato le proprie dichiarazioni.

No, Carola Rackete non ha detto che il Governo tedesco le aveva ordinato di portare i migranti in Italia
di David Puente da Open online

Non è una bufala, Carola ha detto proprio così: “Berlino ha insistito per registrare i migranti della Sea Watch in Italia”
da TPI del 12 agosto
Lo scorso 8 agosto TPI ha pubblicato un articolo dal titolo “Sea Watch, Carola Rackete alla tv tedesca: ‘Berlino ci disse che dovevamo registrare i migranti in Italia’”. L’articolo riporta il contenuto di una intervista rilasciata il 7 agosto da Carola Rackete, ex capitana della Sea Watch, all’emittente tv tedesca Zdf. Nell’intervista Carola riferisce che, lo scorso giugno, mentre la nave della Ong tedesca, carica di migranti, era bloccata in mezzo al mare in attesa di un porto sicuro dove poter sbarcare, il ministro dell’Interno tedesco impedì una soluzione. In particolare, il ministro insistette affinché i migranti che erano a bordo della nave fossero registrati in Italia.
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Alcune testate giornalistiche hanno bollato questa notizia come una “bufala”. Ma non è così: la notizia è vera. L’equivoco nasce probabilmente dal fatto che queste testate hanno tradotto l’intervista a Carola Rackete dalla versione scritta riportata sul sito della tv Zdf (qui consultabile). La trascrizione dell’intervista, però, non include un passaggio fondamentale di quel che la capitana ha detto. Passaggio che invece è presente nella registrazione video (qui consultabile).
La frase  incriminata è quella in cui riferendosi al caso Sea Watch Carola afferma che il ministro dell’Interno tedesco aveva insistito affinché i migranti fossero registrati in Italia (“der deutsche Innenminister darauf bestanden hat, dass die Flüchtlinge in Italien registriert werden”). Questa frase, che l’ex capitana della Sea Watch dice in video, è stata omessa nella versione scritta dell’intervista, in cui invece si riporta questo testo: “Durante la missione si è comunicato attraverso il ministero degli Esteri e attraverso il ministero dell’Interno, la comunicazione era con l’organizzazione, non direttamente con noi della nave, ma non si è arrivati ad alcuna soluzione. (…) Quello che è accaduto prima, durante quei diciassette giorni non era reale, erano solo dimostrazioni di simpatia. Già al terzo giorno le prime città hanno reso noto di essere pronte ad accogliere, Rottenburg ad esempio (una città tedesca), ma questo non è stato permesso ( “erlaubt”) dal ministro dell’Interno federale. Non ho trovato il supporto a questa missione particolarmente eccezionale (“gross”)”.
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Riportiamo di seguito anche il testo tedesco pubblicato da Zdf: “Während der Mission hat man zwar über das Außenministerium und auch über das Innenministerium mit uns kommuniziert, also mit der Organisation, nicht mit uns auf dem Schiff direkt, aber es wurde effektiv keine Lösung nach vorne gebracht. Erst hinterher hat es allen leidgetan. Das, was vorher passiert ist, während dieser 17 Tage, war nicht effektiv, das waren nur Sympathiebekundungen. Schon am dritten Tag hatten sich ja die ersten Städte dazu bereit erklärt, Rottenburg zum Beispiel, dass sie Leute aufnehmen würden, und das wurde vom Bundesinnenminister nicht erlaubt. Die Unterstützung habe ich auf dieser Mission wirklich nicht als besonders groß empfunden”.
Quello che invece viene riportato nella versione orale del video è il testo seguente, che traduciamo nuovamente nella maniera più letterale possibile.
La giornalista domanda: “Se guardiamo i numeri, nel 2016 sono arrivati circa 181.459 persone dal Nord-Africa in Italia via mare. Quest’anno sono 3.071. Se adesso guardiamo i numeri c’è chiaramente una diminuzione e paesi come l’Italia, in particolare, ma anche la Grecia, dicono: ‘Siamo sopraffatti, ci sentiamo lasciati soli, così non può andare avanti, per questo chiudiamo i porti’. Lei lo capisce questo?”.
Alla domanda Carola risponde: “In parte. Questa questione è utilizzata per scopi politici, in quei paesi. Il fatto è che Dublino III è ingiusto, questo è noto a tutti. Quello che ora è interessante nel nostro caso è che il giorno dopo che avevamo effettuato il salvataggio, la città di Rottenburg ha prontamente chiarito di essere pronta ad accogliere i migranti (“aufzunehemen” deriva dal verbo “nehmen”: “prendere”)”. “La città tedesca?”, chiede ancora la giornalista. “Sì esatto, ah e disse anche di voler mandare un bus finanziato con soldi raccolti da Seebruecke (Seebruecke è un movimento per la solidarietà internazionale che porta avanti azioni di questo tipo, ndr). Ma questo avrebbe dovuto essere permesso. E poi c’è anche questo: che di nuovo il ministro dell’Interno ha insistito/voluto (“darauf bestanden hat”) perché/che i migranti fossero registrati in Italia”, risponde Carola.
“Bestehen auf” è un’espressione che contiene il verbo “bestehen” ed ha un significato forte in tedesco: non è un consiglio ma un’espressione di forte volontà. Questo verbo è utilizzato, ad esempio, in espressioni traducibili come: “Voglio che tu mi dica la verità” (“Ich bestehe darauf, dass du die Wahrheit sagst”), tanto che in frasi simili si utilizza anche il verbo “pretendere” o “verlangen”: “Pretendo che tu mi dica la verità” (Ich verlange, dass du die Wahrheit sagst).
Foto:  ZDF, Sea Watch, Ansa e AFP

Meluzzi: Il compagno Bergoglio ha aperto la campagna elettorale.


Carola Rackete: "Il governo tedesco mi ordinò di portare i migranti in Italia"



La presenza dei giornalisti della tv di Stato sulla Sea Watch 3 e i sospetti dell'ex capo dei servizi tedeschi. Ora arriva la conferma della capitana: dietro l'operazione dell'ong un disegno per destabilizzare il nostro governno

di ù

Quando, per primo, il sito di contro informazione Journalistenwatch.com aveva svelato i legami tra l'ong Sea Watch (leggi l'approfondimento) e il governo tedesco, non era stato preso sul serio perché considerato troppo vicino all'estrema destra.

Eppure aveva scoperto che a bordo della nave, che ha scaricato in Italia una cinquantina di immigrati clandestini, c'erano anche due giornalisti della tv di Stato Ard che hanno filmato un reportage quasi agiografico sulla comandante Carola Rackete per la rubrica Panorama. E, quando l'ex capo dei servizi segreti tedeschi, Hans-Georg Maaßen, aveva avvalorato questo drammatico retroscena, era stato scansato dai media rivangando i vecchi dissapori con Angela Merkel e, soprattutto, le sue simpatie per Alternative für Deutschland (AfD). Ora, è la stessa capitana ad ammettere che, dietro l'assalto al porto di Lampedusa della Sea Watch 3 (guarda il video), c'era un disegno politico ben preciso.
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"So che quanto sto per dire potrebbe essere strumentalizzato da qualche partito...". A distanza di qualche settimana dal blitz nel porto di Lampedusa, la Rackete vuota il sacco e, in una intervista alla tv tedesca Zdf, ammette che fu il ministero dell'Interno tedesco a chiederle "di far registrare e portare tutti i clandestini a Lampedusa". È il collegamento che mancava per ricostruire l'assalto sferrato dalla Sea Watch al governo italiano che le aveva intimato il divieto di ingresso nelle nostro acque territoriali e di attracco nel porto dell'isola siciliana. Che tra l'organizzazione non governativa e l'esecutivo guidato dalla Merkel ci fossero dei legami lo lasciva presupporre la presenza della troupe della tv di Stato Ard. Il sito Journalistenwatch l'aveva definita "una geniale opera di propaganda" che "probabilmente" aveva "l'intento di provocare un confronto con le autorità italiane a ogni costo".
La presenza dei due giornalisti della Ard aveva spinto Maaßen a ipotizzare un diretto coinvolgimento del governo tedesco nelle operazioni di "salvataggio" della Sea Watch. "Se questa notizia fosse corretta, Panorama non sarebbe una trasmissione occidentale", ha scritto in un tweet che dopo alcune ore era stato inspiegabilmente rimosso. Qualche giorno più tardi l'ex capo dei servizi segreti, intervistato da Roberto Vivaldelli per InsideOver, aveva ammesso che "alcuni Paesi europei sono segretamente soddisfatti della destabilizzazione"che l'emergenza immigrazione porta in Europa. La sua vicinanza con l'AfD aveva spinto i più a non dargli retta, anche è chiaro che, per il ruolo ricoperto fino all'anno scorso, ha ancora buone fonti all'interno della struttura di intelligence tedesca. Forse, davanti all'intervista della Rackete alla Zdf, oggi ripresa dalla Verità, i più inizieranno ad aprire gli occhi. La Rackete ha, infatti, ammesso che sul proprio tavolo non aveva solo l'opzione di portare gli immigrati al porto di Lampedusa. La municipalità di Rothenburg aveva proposto, infatti, di mandare un pullman in Italia per recuperare i clandestini e farli registrare in Germania. "Ma - ha rivelato la capitana - a negare la via terrestre è stato il ministro dell'Interno del nostro Paese", come conferma anche Tpi.
La rivelazione della Rackete non contraddicono affatto la linea adottata dal governo tedesco negli ultimi mesi. Anzi la confermano con forza. Il ministro dell'Interno Horst Seehofer non ha mai mancato di opporsi alla linea dura adottata da Salvini per contrastare l'immigrazione clandestina. "Matteo, che senso che mettere sempre in atto la stessa procedura se finisce sempre che i migranti scendono a terra?", ha polemizzato nei giorni scorsi quando la Gregoretti era ancora bloccata davanti al porto di Lampedusa. Dopo il recente vertice di Helsinki, i due ministri si rivedranno a settembre per fare il punto sull'emergenza immigrazione. In quell'occasione la Germania ribadirà la propria contrarietà alla chiusura dei porti e presenterà una nuova procedura che metta per iscritto "la necessità del salvataggio in mare". La posizione dei tedeschi è subdola: sanno bene, infatti, che se i migranti sbarcano e vengono registrati in Italia, spetterà al nostro Paese l'espulsione dei clandestini nel proprio Paese di origine e la ricollocazione in quei pochi Stati europei che hanno accettato le quote imposte da Bruxelles. E le recenti rivelazioni sui "dublinanti" rispediti a Roma con voli charter dopo essere stati "storditi e sedati" dimostrano che a Berlino non c'è certo la minima intenzione a collaborare per fermare l'emergenza, ma se possono metterci in difficoltà non si tirano indietro. Anzi, affondano il colpo senza pietà.