Tunisi, ovvero
tre città in una!
Quella moderna,
con apparenti costumi occidentali nel brulicare di gente lungo
l’Avenue Habib Bourguiba, fra bar e tavolini, negozi e
supermercati, frotte di giovani ridenti e scanzonati;
quella araba, la
Medina, misteriosa, affascinante, una meraviglia di epoca medievale
miracolosamente intatta e pregna di tutte le suggestioni di una
cultura millenaria. Nell’attraversarla, lungo la direttrice più
importante, la Rue Djama Ez Zitouna, sembra di ammirare
un’illustrazione tratta dalle “Mille e una notte”.
E poi Cartagine,
il suo mito, i suoi resti archeologici, i suoi musei, le sue terme,
le sue fastose ville e ricchi quartieri residenziali, persi fra
palmeti e colline di terra rossa.
Quindi, sul
crinale dell’incanto, lasciate le vestigia della grandezza fenicia,
SIDI BOU SAID.
I colori del
mare e del cielo sembrano colati sulle costruzioni rivestendo porte e
finestre, fregi e decorazioni, cornici e suppellettili.
Un sogno, una
sorta di concrezione fiabesca, per stupire il visitatore e
soggiogarne i sensi.
Per finire “La
Goulette”, il porto di Tunisi, ci offre l’autentica immagine del
tipico borgo marinaro musulmano. I locali sono pieni di uomini
schierati a scrutare la strada prospiciente, a sorseggiare the, a
fumare curiose pipe. La distanza fra mondi è tangibile ed è tutta
racchiusa in questo reciproco occhieggiare curioso.
Estraneità. Non
appartenenza.
Il nostro
passaggio scivola come un ombra per nulla minacciante la calura
opprimente.
Resta quel che
rifulge di più: il sorriso e la vitalità della gente.
Il sole lascia
la sua impronta nella lucentezza delle anime.
L’autista,
nell’accoglierci, ci ha inondati di musiche arabe allegre,
coinvolgenti. Poi ha puntato dritto al cuore, portandovi a più
riprese simbolicamente la mano, parlandoci come un amico fraterno,
cercando il contatto fisico in un bacio o in un abbraccio senza dare
mai la sensazione di fingere. In poco meno di tre ore sapevamo tutto
di Lui.
Lui, quasi nulla
di noi, per quanto eravamo rigidi, pieni di sussiego.
Ci ha ospitati
nel senso più vero del termine.
Anche questo,
soprattutto questo, è Tunisi: una sorta di Napoli araba vociante e
chiassosa, ricca d’umanità.
Rosario Tiso
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