Il 17° arrondissement
è
uno dei più periferici della "Ville Lumière". Batignolles
era addirittura un villaggio a sé stante prima che fosse inglobato
dalle ultime propaggini della metropoli in espansione. Fra le tante
attrattive, Parigi ne possiede una molto particolare: la chiesa di
St. Marie
des Batignolles
e in essa la statuetta di S.
Teresina del Bambin Gesù
che
vi campeggia.
Tutto ha avuto inizio dalla visione del film "La leggenda del santo bevitore" di Ermanno Olmi.
La trama narra di un barbone che viene più volte beneficiato, al risveglio dal frugale sonno sotto un ponte della Senna, da un ricco signore. All'atto di donargli duecento franchi, quest'uomo misterioso gli raccomanda solo di recarsi presso la statuina di S. Teresina per un doveroso ringraziamento ed un’ eventuale, quanto improbabile, restituzione della somma omaggiata. Richiesta alquanto oscura che innesca un altrettanto oscuro processo di redenzione.
Alla fine il protagonista del film, dopo alterne vicende dai contorni chiaroscurali, bagordi, eccessi ed impeti spirituali, spirerà ai piedi della statua con gli occhi balenanti una luce nuova.
Fra le tante cose da fare nella “Ville lumiere” ero determinato a compiere anche questo pellegrinaggio. A Parigi una settimana non basta neanche a rendersi conto di dove si è.
Ho girato in lungo e in largo privilegiando percorsi meno battuti. Invece di recarmi alla più titolata Fontainbleau sono andato a visitare la "Malmaison", più intima e primigenia residenza di Napoleone. Esperienza straordinaria se si pensa che eravamo in tutto "sei" visitatori ad assaporare ogni cosa lontano dai clamori delle folle.
Il Louvre va attaccato con una strategia: bisogna sapere in anticipo "cosa" guardare e "dove" cercare .Fatta una mappa, mi sono mosso senza spaziare con lo sguardo d'intorno, puntando dritto al quadro o alla scultura prescelta. Appena tradivo la consegna, gli occhi erano rapiti dalla bellezza magnetica di tutto quanto era esposto. Che fatica schiodarsi da cotanto rapimento e riprendere la missione. Visti gli "irrinunciabili" del calibro della "Gioconda", il tempo risparmiato l'ho investito nell'Orangerie e specificatamente nella contemplazione delle "Ninfee" di Monet. Un giorno intero invece è servito per l'esplorazione del Museo d'Orsay.
L'amore viscerale verso gli impressionisti e la possibilità di non disperdersi come per il Louvre hanno favorito questa scelta.
In questa ex stazione ferroviaria è stato un crescendo di emozioni e di stupore.
E poi Notre Dame de Paris, le Pont Neuf e i bateaux mouches, la Tour d'Eiffel, l'Arco di Trionfo, la Defense, la basilica del Sacro Cuore....
A Place du Tetre, sulla collina di Montmartre, giocavo a sostituire idealmente il brusio di venditori e ritrattisti con le alte grida a raccolta dei ribelli della Comune del 1871:mi sembravano più consone all'ambiente così come l'avevo vagheggiato ed interiorizzato.
Montmartre è un sogno anche paesaggistico, con le sue scalinate, i suoi scorci intatti e incantati.
Tutto trasuda quel "modus vivendi" che si è chiamato da allora e per sempre ed universalmente "bohemienne".
Quante cose non son riuscito a fare bene e a sfiorare appena: una passeggiata al Bois de Boulogne, ricco di suggestioni proustiane, la visita alla cattedrale di Chartres, vero compendio architettonico-storico-politico-religioso in pietra di un'epoca, il pellegrinaggio al cimitero di Pere Lachaise con Proust e Jim Morrison.
Molta attenzione l’ho dedicata ai vini soprattutto bordolesi nella catena di locali “L’Ecluse”, specie in quello di Place de la Madeleine. Anche i cibi meriterebbero un capitolo a parte.
Parigi: una capitale mondiale del "bon vivre" e crocevia culturale sempre ammantato di bellezza.
Che è nel suo dna.
Che ne è la sottile seduzione.
Tutto ha avuto inizio dalla visione del film "La leggenda del santo bevitore" di Ermanno Olmi.
La trama narra di un barbone che viene più volte beneficiato, al risveglio dal frugale sonno sotto un ponte della Senna, da un ricco signore. All'atto di donargli duecento franchi, quest'uomo misterioso gli raccomanda solo di recarsi presso la statuina di S. Teresina per un doveroso ringraziamento ed un’ eventuale, quanto improbabile, restituzione della somma omaggiata. Richiesta alquanto oscura che innesca un altrettanto oscuro processo di redenzione.
Alla fine il protagonista del film, dopo alterne vicende dai contorni chiaroscurali, bagordi, eccessi ed impeti spirituali, spirerà ai piedi della statua con gli occhi balenanti una luce nuova.
Fra le tante cose da fare nella “Ville lumiere” ero determinato a compiere anche questo pellegrinaggio. A Parigi una settimana non basta neanche a rendersi conto di dove si è.
Ho girato in lungo e in largo privilegiando percorsi meno battuti. Invece di recarmi alla più titolata Fontainbleau sono andato a visitare la "Malmaison", più intima e primigenia residenza di Napoleone. Esperienza straordinaria se si pensa che eravamo in tutto "sei" visitatori ad assaporare ogni cosa lontano dai clamori delle folle.
Il Louvre va attaccato con una strategia: bisogna sapere in anticipo "cosa" guardare e "dove" cercare .Fatta una mappa, mi sono mosso senza spaziare con lo sguardo d'intorno, puntando dritto al quadro o alla scultura prescelta. Appena tradivo la consegna, gli occhi erano rapiti dalla bellezza magnetica di tutto quanto era esposto. Che fatica schiodarsi da cotanto rapimento e riprendere la missione. Visti gli "irrinunciabili" del calibro della "Gioconda", il tempo risparmiato l'ho investito nell'Orangerie e specificatamente nella contemplazione delle "Ninfee" di Monet. Un giorno intero invece è servito per l'esplorazione del Museo d'Orsay.
L'amore viscerale verso gli impressionisti e la possibilità di non disperdersi come per il Louvre hanno favorito questa scelta.
In questa ex stazione ferroviaria è stato un crescendo di emozioni e di stupore.
E poi Notre Dame de Paris, le Pont Neuf e i bateaux mouches, la Tour d'Eiffel, l'Arco di Trionfo, la Defense, la basilica del Sacro Cuore....
A Place du Tetre, sulla collina di Montmartre, giocavo a sostituire idealmente il brusio di venditori e ritrattisti con le alte grida a raccolta dei ribelli della Comune del 1871:mi sembravano più consone all'ambiente così come l'avevo vagheggiato ed interiorizzato.
Montmartre è un sogno anche paesaggistico, con le sue scalinate, i suoi scorci intatti e incantati.
Tutto trasuda quel "modus vivendi" che si è chiamato da allora e per sempre ed universalmente "bohemienne".
Quante cose non son riuscito a fare bene e a sfiorare appena: una passeggiata al Bois de Boulogne, ricco di suggestioni proustiane, la visita alla cattedrale di Chartres, vero compendio architettonico-storico-politico-religioso in pietra di un'epoca, il pellegrinaggio al cimitero di Pere Lachaise con Proust e Jim Morrison.
Molta attenzione l’ho dedicata ai vini soprattutto bordolesi nella catena di locali “L’Ecluse”, specie in quello di Place de la Madeleine. Anche i cibi meriterebbero un capitolo a parte.
Parigi: una capitale mondiale del "bon vivre" e crocevia culturale sempre ammantato di bellezza.
Che è nel suo dna.
Che ne è la sottile seduzione.
Rosario Tiso
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