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lunedì 10 dicembre 2018

Matera


Matera è un relitto preistorico incastonato nell’orrido scavato dal torrente “Gravina”.
Sulla piana circostante si sviluppa la città moderna, anonima, consimile a qualsivoglia abitato del XXI° secolo.
Ma è giù dal precipizio della gravina che l’impianto architettonico della città regala quella meraviglia del mondo, patrimonio dell’Unesco, che è il “labirinto” urbanistico qualificato con un nome universalmente riconosciuto: i “Sassi”.
Mai appellativo fu così appropriato.
Sembra trattarsi di una confusa accozzaglia di pietre, abbarbicate ad un complesso di grotte, intersecate da acciottolati sconnessi e scalinate, parossistici saliscendi e crinali, con un vago sembiante di presepe di facciata.
Una sorta di “favela” mediterranea.
Questo prima di un doveroso restauro.
Adesso al caos è stata assegnata una parvenza di ordine, con selciati rifiniti e traslucidi, tetti e case ridisegnate e restaurate, luci sapientemente dislocate ad esaltare l’ambiente.
I “Sassi”, dal più selvaggio “Caveoso” al più monumentale “Barisano”, pulsano oggi di nuova vita.
E le chiese “rupestri” che li popolano, con i loro ineffabili affreschi murari, hanno ripreso a spandere quell’”aura” di sacralità scaturente da millenari arcani.
Sfidando il tempo, inutilmente imprigionato dalla modernità.

Rosario Tiso





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