Squali e sardine
Esemplifichiamo. Il PD, in Umbria (e non solo), viene scoperto a galleggiare in un oceano di fango sanitario? A Roma la sindaca Raggi, per la quale particolare affetto nutre la Procura, viene collegata a un malaffare AMA che lei cercava di impedire? La società liquida innalza la Raggi su cavalloni giganti e fa sparire l’Umbria PD in una dolce risacca. In Sicilia gli intimissimi del trombone in felpa che amministra il paese vengono scoperti a banchettare con coloro che un tempo pasteggiavano con Andreotti e Berlusconi? Il GIP romano indaga Raggi. Il reato più evanescente di tutti: abuso d’ufficio. “Per come ha dato visibilità al progetto dello stadio” (sic). La Raggi, cento volte indagata (altro che Alemanno) e cento volte assolta (altro che Alemanno), annaspa nell’ennesimo maremoto comunale, l’inciampo tangentizio-mafioso del sottosegretario più importante di tutti, scompare, spiaggiato dietro a una duna. La sardina finisce in padella, gli squali se la battono, anzi se la mangiano.
FNSI e gli altri: ma quale Assange, Bordin!
E’ una costante di sistema. A Londra, Assange, un giornalista che, con Wikileaks, ha connesso i crimini del potere alla coscienza dell’umanità, da 7 anni in isolamento nell’ambasciata ecuadoriana, viene trascinato fuori da sette energumeni in divisa e arrestato in vista di estradizione a chi lo vuole bruciare vivo. Il nulla osta l’ha concesso un presidente ecuadoriano ladrone che da Wikileaks era stato scoperto imboscare denari pubblici in paradisi fiscali e che per i suoi meriti di traditore viene compensato con un prestito miliardario Usa che eviti la sua bancarotta. Vendetta farabutta di un potere che, insieme a quella contro Chelsea Manning, universalizza il suo assassinio della libertà d’espressione, informazione, stampa. Abominio di portata planetaria, ma sepolto sotto la vera a propria apoteosi di una stampa ecumenica e senza sbavature, a celebrazione di Massimo Bordin e di Radio Radicale, uomo e radio da sempre nel campo imperialista e delle sue guerre, scandalosamente foraggiati dallo Stato per diffondere il verbo dei veri padroni. Chi è sardina e chi squalo?
Oggi, per chiunque non si offra schiavo passivo o attivo al Grande Fratello (e dunque non per la FNSI , l’Ordine dei Giornalisti, o Reporters Sans Frontieres), la vicenda Assange, e quella connessa di Chelsea Manning, con la possibile conclusione di una condanna a morte o a vita, risulta l’ennesima prova che chi, politico o comunicatore, intralcia il rullo compressore del totalitarismo globale, non scampa alla punizione. Da Assange a Ellsberg dei Pentagono Papers (crimini in Vietnam), da Giancarlo Siani e Beppe Fava a Jamal Khashoggi, da Peppino Impastato alle dozzine di giornalisti scomparsi nel mattatoio Usa dell’Honduras, fino a tutti noi, a rischio di rimozione da Facebook o Google e di carcere per aver sfrucugliato qualche tabù, o legge mosaica.
Notre Dame. Sri Lanka? E vai con lo scontro di civiltà
Esemplare l’incendio di Notre Dame. Le cui circostanze esigono un’occhiata più attento, specie se viste sullo sfondo dell’altro attacco Isis alla cristianità in Sri Lanka e specie se si ricorda da quale laboratorio è uscito quel Frankenstein. Comunque, spunto perfetto per un’unità nazionale che seppellisca i Gilet Gialli che stavano scucendo l’Esagono gallico e fornendo suggerimenti a qualche centinaio di milioni di cittadini, a suo tempo privati della cittadinanza per diventare dipendenti UE-BCE. Perfetto anche per rilanciare la linea strategica del globalismo, lo scontro di civiltà, dando alla cristianità, spina dorsale dell’Occidente, il ruolo della vittima, funzionale a qualsiasi attacco. E che la si smetta col rivangare ‘sta pedofilia clericale! Un cristiano ucciso ogni 5 minuti nel mondo? Quanti musulmani, vittime di sette guerre d’aggressione? Mai calcolato. Perfetto, infine, per ridare una verginità, attraverso megadonazioni esentasse di microparticelle dei loro patrimoni predati, ai tycoon dell’industria, dell’agrobusiness e delle piattaforme.
E sia detto di nuovo per inciso, a me, politeista e convinto anticristiano, la rovina di Notre Dame duole quanto la ferita a ogni testimonianza di creatività umana, anche perchè amo moltissimo il gotico. Ma non mi fa scordare ciò che a tutti è stato fatto scordare: che dal 4° secolo in poi, da Costantino detto il Grande e pure santo, a una blandissima, ma gonfiatissima repressione dei cristiani, con l’invenzione di santi e martiri a rimpiazzo dei semidei che, nell’antico, mediavano tra uomini e dei, è succeduta una persecuzione dei pagani che, per ferocia e cinismo, non avuto simili nella storia del mondo. Tra abbattimento di statue e templi, rogo e crocifissione di pagani ed eretici, sterminio di popolazioni renitenti, distruzione di opere d’arte, documentate, ma mai riferite nella nostra Storia, sapete quanto c’è rimasto del patrimonio greco-romano? L’1%. Altro che jihadisti a Palmira.
Greta e la nuova accumulazione
Esempio supremo di come il meccanismo di cui sopra faccia scomparire ogni detrito inconveniente, è stata l’epifania, non di Greta, povera piccola, ma del fenomeno mondiale Greta Thunberg e dei suoi gretini. Che bel film: alta sui marosi, manovrando con superba agilità la sua tavola di surf, sullo sfondo di un orizzonte lacerato da apocalittici furori incendiari, la crisi climatica, la bambina un po’ autistica, quindi inerme e inoffensiva, ma molto eloquente, di cui si dice dire, fare, viaggiare, pagare, tutto da sola, con dietro un gigantesco apparato di marketing che si limita a plaudire, dalla scena ha fatto sparire tutto. Meglio che Salvini il suo retroterra di trafficoni e intrallazzatori, grazie alla Raggi. Meglio che gli atlantosionisti e la FNSI l’impiccagione della libertà di stampa sul patibolo di Assange, in virtù del radicale libero defunto Bordin.
I flutti della “società liquida” l’hanno fatta planare a riva con in mano una scopa. Per spazzare via tutto ciò che negli ultimi due secoli ci ha inquinato, intossicato, surriscaldato, disastrato, ucciso? Come no. E dietro ai bravi ragazzini ben pettinati, ben vestiti, bene slogananti, bene intenzionati, bene indignati con i loro genitori, ecco chi si occuperà della “Grande Trasformazione” a salvataggio del pianeta con la Green New Economy. Quella inventata da Thomas Friedman sul New York Times, il giornale che ama farsi bollettino di tutte le guerre, e rilanciata oggi da Alexandria Ocasio Cortez, il parallelo idolo ecologista statunitense, che però su Maduro sta al giudizio di Trump.
Siamo in crisi, si sa. Crisi di sistema, la chiamano. Crisi di sovraproduzione e di riduzione di plusvalore in seguito a diminuita accumulazione. Stritoli il lavoratore e quello non ti consuma più. Allora arrivano i robot e scompaiono gli operai. Domina il virtuale e si offusca il reale. L’indispensabile austerity non permette crescita e consumi. Tocca cambiare registro. Ecco la grande occasione: terrorizzato dal cambiamento climatico, il gregge viene condotto in vista dei prati verdi e ubertosi della rivoluzione verde. Per agevolarla e salvare la ghirba, accetterà di mantenere il modulo anche nella nuova economia: sottomissione e sfruttamento. Perché alla Green New Economy, da realizzarsi in 10 anni, toccherà impegnarsi tutti, il 99%, tagliando benessere e gradevoli usanze, cuocendo d’estate e gelando d’inverno. Sempre che non stai in qualche Smart City a 10mila dollari il metro quadro. L’1%, che è esperto e abituato, dirigerà. Alla sua collaudata maniera. Grazie alla nuova accumulazione. Costerà, è stato calcolato un 93 trilioni di dollari, 93mila miliardi di dollari. Da dove pensate che verranno? E’ il capitalismo, bellezza.
Sotto il tappeto, tutto
Ma niente paura. E’ comparsa Greta, bambina vergine, gravida del nuovo messia, più verde di Hulk, tutta all’insegna dell’economia digitale, quella che i soldi li sa accumulare. Ed è un’apoteosi: acclamano l’intellighenzia, la stupidenzia, l’ONU, la bergoglienza, la matterellenzia, l’informazia e la contro-informazia. E il belato diventa uraganica standing ovation quando dall’alto Greta scende su una scopa e dall’empireo una voce tuona: “Greta spazza!”. Mentre mani esperte dai polsini con gemelli sollevano un lembo del tappeto.
Tanta è la polvere, tanti i detriti, le macchie di sangue, tanta la sporcizia da far sparire, ma vasto è il tappeto nella cui trama si intrecciano l’ìnnocenza dei bambini e la colpevolezza degli adulti pentiti che gli hanno guastato il globo. E tanti sono gli scopini, dagli apostoli di “Friday for Future” agli anacoreti di “Extinction Rebellion” e ai milioni di corifei di Greta in tutto l’Occidente.
E dalla vista scompare tutto. Perfino Assange, perfino i picciotti eolici di Salvini, perfino la Raggi. Libia, Siria, Yemen, Venezuela, Netaniahu, la triade Pompeo-Bolton-Pence, la Corte Penale Internazionale che processa solo gente di pelle scura, la Via della Seta, Yemen, Assange, Chelsea Manning, Venezuela, Siria, Libia, la bolla del Russiagate, le sanzioni genocide, Netaniahu, i brindisi e gli evasori di Juncker, i nazisti di Kiev, le Ong del commercio umano, la pulizia etnica fatta dai curdi, le armi di distruzione di massa di Saddam, le bombe di un Gheddafi senza aerei, i mercenari terroristi e un miliardo di altre balle passate sotto il naso della FNSI e dell’Ordine dei Giornalisti senza che se ne accorgessero. Non essendo colpa di papà e mamma, non si sa bene a chi attribuire tutto ciò. Quindi via, sotto il tappeto.
Come anche, sotto il tappeto, figli non degli adulti in genere e, quindi, di NN, come la Nato, l’agroalimentare, la farmaceutica e il 5G che, pure, all’asfissia, ai morbi e all’avvelenamento dei viventi hanno contribuito in percentuale magari doppia e tripla rispetto alle fonti, di cui tanto si preoccupano i gretiani in quanto colpa di tutti noi sopra i quaranta. Quella cinquantina di milioni di morti ammazzati dopo il 1945, direttamente e nell’indotto, dalle guerre Usa e Nato, quei miliardi di tonnellate di petrolio bruciato e lasciato lì insieme ad altre scorie da milioni di camion, carri armati, cacciabombardieri; quelle sanzioni ai mondo che non sanno stare a tavola o sotto il tavolo, che hanno costretto a tagliare boscaglie, boschi e parchi per cucinare e scaldarsi; quelle sanzioni che hanno costretto ad abbandonare al glifosato e alla successiva sterilità campi e città svuotati dalla fame, o dalla mancanza di farmaci e quindi occupati e sterilizzati dalle multinazionali; quei vaccini, quelle medicine ritirate, dopo aver provocato stragi endemiche, quelle non ritirate.
Quelli che, agitando il moloch Putin, stanno spingendo come invasati verso il confronto nucleare con la Russia e, come ci documenta Daniel Ellsberg (quello dei Pentagon Papers che ci rivelò di che lacrime grondasse e di che sangue la guerra al Vietnam del buon Kennedy, del cattivo Nixon, del carneade Johnson), hanno scientificamente messo in conto 600 milioni di morti tra Europa e Giappone nei primi sei mesi del conflitto (vedi Daniel Ellsberg, “The Doomsday Machine”).
5G, Quinta Generazione loro, ultima nostra
Del 5G (Quinta Generazione), già in corso di sperimentazione da noi, che ci fa solo scegliere se essere fulminati da onde elettromagnetiche cinesi o statunitensi, la scienza, non la politica, ci informa (di soppiatto) che è come l’amianto. Si sa cosa fa, ma non lo si dice, finchè la barca va. Finchè la montagna di cadaveri non sfonda le palpebre calateci sugli occhi da governi e media tanto irresponsabili, quanto complici. Rispetto a 3G e 4G, già devastanti oltre ogni percezione, permette velocità da 10 a 100 volte superiori per ogni connessione: cellulari, video, internet. Di conseguenza promuove gli affari. E i giochi. E le chat. E i tumori.
Già inconsapevoli degli effetti micidiali sul tasso patologico - circolazione, cuore, cervello, tumori, endocrino - dei precedenti G, ci facciamo avviare inconsapevoli e sereni all’olocausto del 5G. Garantito da una torre/antenna ogni cento metri. Come dell’amianto, nessuno ci parla dei rischi delle radiazioni da frequenza elettromagnetica e da micro-onde. Li sussurra qualche centro scientifico (sono disponibili 10.000 studi di alto livello che dimostrano i danni molecolari, biologici, organici, neuronali), li dovrebbe urlare la politica, li tace l’economia che, ovviamente, vince. Finchè la barca va. Per l’amianto è andata per sessant’anni. Per l’AZT, che ammazzava gli affetti da HIV pretendendo di curarli, una ventina. Per gli OGM e il glifosato ancora ci provano. Agenzie, enti, ministeri della sanità non partecipano alle decisioni. Gli altri danno retta, come a suo tempo ai negazionisti del petrolio e della Terra tonda.
Studi russi sui precedenti 3 e 4G, con migliaia di soggetti sottoposti a trattamento, danno esiti agghiaccianti per quanto riguarda la riproduzione, gli ormoni, la vita umana, animale e vegetale. Nel giro di 10 anni il 91% non scampa a nevrastenia e disordini sensoriali, entro 5 il 66% soffre di malattie cardiovascolari e di depressione, dopo 10 anni il 59% di ipoglicemia. Senza contare i tumori al cervello, la riduzione della vista, distonie neurovegetative….
Il 5G richiede oltre 20mila satelliti che dovranno essere lanciati da altrettanti razzi con motore alimentato da nuovi idrocarburi. Ciò ridurrà del 6% lo strato dell’ozono ai poli. Nel giro di un decennio di lanci l’emissione di carbonio supererà quello delle emissioni di Co2 di dieci volte. Si creerà uno strato permanente di particelle di carbonio nella stratosfera settentrionale. Non male come impronta ecologica, vero Greta?
Tutti i paesi sviluppati registrano, a partire dall’era wireless, un rapido declino della fertilità maschile. Entro il 2011 la concentrazione dello sperma nel mondo Wi-Fi era calata del 53%. Secondo una ricerca dell’Università di Gerusalemme, la maggioranza dei maschi in Europa sarà completamente sterile entro il 2060. Calcolo fatto quando il 5G ancora non c’era. Si realizza il programma di Malthus. E anche quello degli accoglitori senza se e senza ma di migranti: la nostra estinzione sarà compensata da chi, provenendo da territori con meno antenne, si riprodurrà di più.
E anche questo è la globalizzazione. Che cammina lieve e spedita sul tappeto di Greta. Sotto ci siamo noi. Sterili, cancerosi e rincoglioniti.
A meno che (vedi vignetta).....
Fulvio Grimaldi
Nessun commento:
Posta un commento