A
Venezia non è solo consigliabile camminare fino a perdersi nel suo
labirintico tessuto urbanistico ma anche navigarne le principali vie
d’acqua, per cogliere lo spirito più autentico della città.
Il
vaporetto della linea 1 che parte dal Lido consente di fatto una
crociera di 40 minuti sulla strada più bella del mondo.
Il
Canal Grande è il riepilogo architettonico della plurisecolare
vicenda della Serenissima. Occorre liberare lo sguardo, nel lento
procedere della barca, e fare incetta di immagini. E, ad ogni
fermata, riannodare i fili della memoria.
Da
San Simeone a Palazzo Gritti, da Palazzo Vendramin Calergi a San
Stae, dalla Cà d’Oro a Rialto, non c’è edificio che non
racconti una storia di uomini che hanno fatto Venezia e il mondo. I
ponti, i Musei, le Istituzioni, i Mercati, tutto scorre davanti agli
occhi stupefatti dell’osservatore di turno che vorrebbe
miracolosamente avere molteplici vite per poter entrare in ogni
residenza, compenetrare ogni ruolo, esserci ovunque.
Poi,
d’improvviso, il serpente d’acqua si scioglie nell’alveo
lagunare. Un altro vaporetto, e si punta dritti alle isole, schegge
supplementari di venezianità punteggianti come un firmamento quella
porzione di mare-cielo che il destino ha decretato facesse da sfondo
a civiltà millenarie.
Da
Malamocco a Murano, da Burano a Torcello, è un susseguirsi di
meraviglie sospese nell’acqua, da snocciolare religiosamente. C’è
da rimanere storditi da tanta magnificenza, da tanta induzione
all’incanto.
Non
si fa in tempo a considerare il fascino discreto di Mazzorbo che si
vede spuntare, oltrepassata un’ansa, quell’autentico capolavoro
di policromia che porta il nome di Burano.
Il
luogo è di commovente bellezza. Lungo i suoi canali un’ininterrotta
sequela di case pittoresche dai colori sgargianti e un senso diffuso
di pace.
Ed
è in piazza Galuppi, cuore pulsante della vita sociale dell’isola,
che ho rintracciato il vertice artistico dell’eleganza, della
raffinatezza, della ricercatezza, della creatività lagunare.
Al
civico 24 c’è un negozio colmo di gioielli dell’artigianato
locale: Gaia Creazioni.
All’interno
l’affascinante proprietaria riluce degli splendori della gioventù
e l’entusiasmo descrittivo e la bellezza matura della donna che
l’affianca dietro al banco avvince, ma è la presenza di una
distinta vecchina ad attirare ancor di più l’attenzione: è
l’ultima maestra merlettaia di Burano.
Tutta
intenta al suo ricamo, non tradisce la ragguardevole età di 94 anni.
Alle nostre domande risponde bonaria e con occhi vivacissimi rievoca
l’epopea del “pizzo” locale, un tempo il più ricercato del
mondo, così delicato da meritarsi l’appellativo di “punto in
aria”.
Apprendo
con sconforto che la Scuola del Merletto è ormai chiusa e che l’arte
del ricamo sopravvive nelle mani e nelle menti di poche superstiti di
età molto avanzata. La nostra “maestra” si diletta ancora ad
arpionare qualche punto e a fare qualche lavoretto, a titolo
gratuito, con mezzi e forze ormai residue. Non esiste più il filo
che si utilizzava una volta, non c’è più l’energia per
sostenere un lavoro così lungo ed estenuante. Ammiro nel negozio
ricami stupefacenti, dalla consistenza scultorea, ed il loro prezzo
sembra persino insufficiente a ripagare lo sforzo profuso nelle
realizzazioni. In fondo la più abile merlettaia di Burano, se
dovesse ricevere un compenso, lavorerebbe ad un euro all’ora!
Un
velo di mestizia ci copre quando, giunta l’ora di tornare a casa, a
capo chino l’incantevole vecchina se ne va.
Non
mi resta che sostare in questa bottega delle meraviglie e rivangare
con le gentili proprietarie un passato glorioso che non c’è più,
con gli occhi dell’anima velati di lacrime.
Rosario Tiso
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