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mercoledì 11 luglio 2018

MERLETTI A BURANO


A Venezia non è solo consigliabile camminare fino a perdersi nel suo labirintico tessuto urbanistico ma anche navigarne le principali vie d’acqua, per cogliere lo spirito più autentico della città.
Il vaporetto della linea 1 che parte dal Lido consente di fatto una crociera di 40 minuti sulla strada più bella del mondo.
Il Canal Grande è il riepilogo architettonico della plurisecolare vicenda della Serenissima. Occorre liberare lo sguardo, nel lento procedere della barca, e fare incetta di immagini. E, ad ogni fermata, riannodare i fili della memoria.
Da San Simeone a Palazzo Gritti, da Palazzo Vendramin Calergi a San Stae, dalla Cà d’Oro a Rialto, non c’è edificio che non racconti una storia di uomini che hanno fatto Venezia e il mondo. I ponti, i Musei, le Istituzioni, i Mercati, tutto scorre davanti agli occhi stupefatti dell’osservatore di turno che vorrebbe miracolosamente avere molteplici vite per poter entrare in ogni residenza, compenetrare ogni ruolo, esserci ovunque.
Poi, d’improvviso, il serpente d’acqua si scioglie nell’alveo lagunare. Un altro vaporetto, e si punta dritti alle isole, schegge supplementari di venezianità punteggianti come un firmamento quella porzione di mare-cielo che il destino ha decretato facesse da sfondo a civiltà millenarie.
Da Malamocco a Murano, da Burano a Torcello, è un susseguirsi di meraviglie sospese nell’acqua, da snocciolare religiosamente. C’è da rimanere storditi da tanta magnificenza, da tanta induzione all’incanto.
Non si fa in tempo a considerare il fascino discreto di Mazzorbo che si vede spuntare, oltrepassata un’ansa, quell’autentico capolavoro di policromia che porta il nome di Burano.
Il luogo è di commovente bellezza. Lungo i suoi canali un’ininterrotta sequela di case pittoresche dai colori sgargianti e un senso diffuso di pace.
Ed è in piazza Galuppi, cuore pulsante della vita sociale dell’isola, che ho rintracciato il vertice artistico dell’eleganza, della raffinatezza, della ricercatezza, della creatività lagunare.
Al civico 24 c’è un negozio colmo di gioielli dell’artigianato locale: Gaia Creazioni.
All’interno l’affascinante proprietaria riluce degli splendori della gioventù e l’entusiasmo descrittivo e la bellezza matura della donna che l’affianca dietro al banco avvince, ma è la presenza di una distinta vecchina ad attirare ancor di più l’attenzione: è l’ultima maestra merlettaia di Burano.
Tutta intenta al suo ricamo, non tradisce la ragguardevole età di 94 anni. Alle nostre domande risponde bonaria e con occhi vivacissimi rievoca l’epopea del “pizzo” locale, un tempo il più ricercato del mondo, così delicato da meritarsi l’appellativo di “punto in aria”.
Apprendo con sconforto che la Scuola del Merletto è ormai chiusa e che l’arte del ricamo sopravvive nelle mani e nelle menti di poche superstiti di età molto avanzata. La nostra “maestra” si diletta ancora ad arpionare qualche punto e a fare qualche lavoretto, a titolo gratuito, con mezzi e forze ormai residue. Non esiste più il filo che si utilizzava una volta, non c’è più l’energia per sostenere un lavoro così lungo ed estenuante. Ammiro nel negozio ricami stupefacenti, dalla consistenza scultorea, ed il loro prezzo sembra persino insufficiente a ripagare lo sforzo profuso nelle realizzazioni. In fondo la più abile merlettaia di Burano, se dovesse ricevere un compenso, lavorerebbe ad un euro all’ora!
Un velo di mestizia ci copre quando, giunta l’ora di tornare a casa, a capo chino l’incantevole vecchina se ne va.
Non mi resta che sostare in questa bottega delle meraviglie e rivangare con le gentili proprietarie un passato glorioso che non c’è più, con gli occhi dell’anima velati di lacrime.

Rosario Tiso



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