di Maurizio Blondet
La testimonianza qui raccolta da Il Giornale è rivelatrice. Ascoltatela. Il signor “Michele”, accusato di maltrattamento dall’ex moglie (accusa archiviata) si vede portar via i figli piccoli dalle due assistenti lesbiche della Val d’Enza, Federica Anghinolfi e Beatrice Benati
“Lei non vedrà più i bambini . Li potrà vedere solo in forma protetta, una volta ogni 21 giorni. Perché è omofobo. Deve abituarsi ad accettare le relazioni di genere, perché la legislazione sta andando in questa direzione e lei se ne deve fare una ragione”.
Si vorrebbe credere che tutto si riduca a due malate psichiche chiuse nel loro mondo aberrante, in una lotta allucinata ma personale contro “l’omofobia”. Invece, diventa sempre più chiaro che le due persecutrici sono parte di una organizzazione che si dà come missione preparare il mondo “ad accettare le relazioni di genere” secondo “la direzione che la legislazione sta prendendo”.
Qui sotto si vede il programma stilato dal gruppo, molto ufficialmente: la creazione di un “tavolo permanente” fra le istituzioni “per il contrasto all’omotransnegatività e per l’inclusione delle persone LGBT”. Guardate la lista delle “istituzioni” e capite che questi stano creando una specie di campo di concentramento psichico in cui chiudere “gli omofobi” e i bambini di famiglie etero.
La Anghinolfi, lungi dall’essere ritenuta pazza, è stata ascoltata come “esperta” alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza il 14 luglio 2016, insieme a Maria Stella D’Andrea, medico legale e criminologa della AUSL di Reggio Emilia, il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, mentre riferiva – ad un gruppo di deputati PD – che di minorenni “ne abbiamo in carico circa 900, di questi circa 90 sono vittime di abusi sessuali, gravi maltrattamenti, violenza assistita e violenza psicologica.”
Una bambina, Katia (nome inventato) viene strappata ai genitori che sis tanno separando e affidata a due lesbiche, Daniela Bedognie Fadja Bassmaji. La prima è stata intercettata mentre urla alla bambina: “Pensi che? Katia pensa che? Dai dillo! Porca puttana vai da sola a piedi”. , Daniela “sbatte la bambina fuori dall’auto sotto la pioggia battente”. Viene così accusata di abbandono di minore.
Fadia, la convivente, alla piccola: “Vuoi fare come i tuoi genitori che hanno fatto delle scelte che hanno fatto tanto male a te? Devi essere diversa”. Poi, dopo aver insultato i genitori della bambina, chiamandoli idioti, alza il tono della voce e minaccia: “Puoi andare a vivere sotto i ponti se vuoi fare quello che ti pare”.
Troppo facile pensare a due altre squilibrate. Invece sono attiviste militanti dell’ideologia che vuole imporre il gender al mondo. Ecco qui che Fadia partecipa con la Anghinolfi a un convegno, durante il Mantova Pride, dal titolo “Uno sguardo accogliente verso l’affido LGBT”.
Ancora una volta: non stiamo parlando di pochi disturbati psicosessuali confinati nella zona di Reggio Emilia. Qui sotto è il manifesto di Baby Pride che si è tenuto a Catania – con “fiabe contro gli stereotipi” per bimb* raccontate da due drag queen, ossia due trans:
Qui sotto una lezione . Come si vede, organizzata dalla CGIL
Dunque, la CGIL è cointeressata al grande progetto di imposizione dell’omosessualità ai bambini? Perché? E’ il compito di un sindacato dei lavoratori?
Ma non solo la CGIL . Qui la dichiarazione di solidarietà al sindaco Carletti, tributatagli dall’ANPI:
Qui trovate un’intervista del 2015 a Stefano Mugnai, consigliere regionale di Forza Italia, è stato il presidente della commissione regionale d’inchiesta sul Forteto: ossia il precedente psico-lager pedofilo.
Mi dissero: chi tocca il caso Forteto muore”
Cosa la colpì?, gli chiede l’intervistatore.
Mugnai risponde “”L’enormità della questione, i tanti anni in cui si era sviluppata e i molti livelli istituzionali coinvolti. E che il Forteto era organico al sistema di potere del @pdnetwork in Toscana.”
Era successo ancora una volta nel ’98 nella Bassa Modenese.- Quando furono sottratti una ventina di bambini da 0 a 11 anni (alcuni in maternità immediatamente dopo il parto), con l’accusa ai genitori di far parte di una banda di pedofili e assassini satanisti. Alcuni di loro furono condannati in via definitiva e scontarono anni di carcere, altri morirono di dolore o si tolsero la vita di fronte alle accuse, altri ancora, come Lorena e suo marito Delfino Covezzi, dopo anni di processi furono totalmente assolti… Ma anche per loro, come per tutti, il vero ergastolo restò quello di non vedersi mai più restituire i “figli.
Lorena Morselli, una mamma di quella storia da incubo, intervistata da Avvenire: “Si vedono i bambini durante le audizioni protette a Modena, mentre devono rispondere alle domande del gip Alberto Ziroldi, che aveva nominato come periti proprio le psicologhe Cristina Roccia, allora moglie di Claudio Foti, Sabrina Farci e Alessandra Pagliuca, tutti di Hansel&Gretel. Uno dei miei figli parla come un automa, «in cimitero squartavamo i bambini e bevevamo il sangue», a domanda risponde che lui stesso ne ha uccisi cinque, per tre volte a settimana”.
Chiede la giornalista Lucia Bellaspiga: Che cosa l’ha più impressionata in questa nuova inchiesta?
“Di nuovo le stesse situazioni, ma anche gli stessi nomi, gli stessi personaggi. Quando ho letto che tra gli arrestati c’erano anche gli psicologi della stessa onlus che aveva interrogato i nostri figli, e cioè la Hansel&Gretel, ero incredula. I bambini di oggi e i nostri dunque erano stati trattati allo stesso modo, nessuno aveva fermato il cosiddetto “metodo del disvelamento progressivo” applicato da quella onlus? Eppure la Corte d’Appello, quando nel 2014 fummo scagionati, nella sentenza di assoluzione denunciò chiaro e tondo l’impreparazione colossale di quegli “esperti”, poi rimasti al loro posto.
“Di nuovo le stesse situazioni, ma anche gli stessi nomi, gli stessi personaggi. Quando ho letto che tra gli arrestati c’erano anche gli psicologi della stessa onlus che aveva interrogato i nostri figli, e cioè la Hansel&Gretel, ero incredula. I bambini di oggi e i nostri dunque erano stati trattati allo stesso modo, nessuno aveva fermato il cosiddetto “metodo del disvelamento progressivo” applicato da quella onlus? Eppure la Corte d’Appello, quando nel 2014 fummo scagionati, nella sentenza di assoluzione denunciò chiaro e tondo l’impreparazione colossale di quegli “esperti”, poi rimasti al loro posto.
Chiudo con una notizia allegra:
Qui, un articolo di Reggio Sera del primo luglio:
“Ieri si è tenuta la sfilata per la marcia dell’orgoglio lgbtq, assieme al Presidente di Arcigay Gioconda Reggio Emilia, Alberto Nicolini. In tanti gli italiani che erano New York per sfilare insieme. Saranno presenti istituzioni, presidenti, sindaci, associazioni da tutto il mondo. Era presente anche Franco Grillini (nella foto).
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Loro sono “gay” e si divertono. Ma il mondo che stanno imponendo agli eterosessuali e normali non ha niente di divertente: è un universo concentrazionaario dove si devono controllare le carezze che si fanno ai figli, i pensieri , le parole per non farsi accusare di “omofobia”e vedersi strappata la patria potestà. Ovviamente, quando la anormalità è diventata “Un diritto”, è la normalità che diventa delitto. Punibile per legge, “perché la legislazione sta andando in quella direzione e bisogna includere le persone LGBTQ”. La nuova ideologia totalitaria dispone di mezzi di repressione, censura e distruzione della personalità tipici delle vecchie. Il totalitarismo sodomitico ci farà rimpiangere la Rivoluzioone Culturale di Mao come una stagione di libertà..
(Trovo sul web):
“Sembra che anni fa una psicologa a Torino denunciò dei casi come quelli di #Bibbiano e che per questo sarebbe stata mobbizzata e isolata, al punto da farla cadere in depressione e rinchiudersi in casa. Purtroppo è scomparsa. Si chiamava Laura Metitieri.
Questa pover signora ha scritto un libro che resta su internet:
Qui le prime righe:
“…Sono stata costretta a interrompere il mio lavoro di psicologa e psicoterapeuta, che svolgevo come libero professionista per i clienti privati, per il Tribunale, per l’Universita’, a causa di una serie di atti intimidatori e vessatori, a me rivolti, che tuttora continuano.
“Ho presentato, sin dal 2012, e nel corso degli anni successivi fino ad oggi, diverse denunce penali, accompagnate da esposti, segnalazioni, istanze, comunicazioni, indirizzate alla Magistratura e alle altre Istituzioni competenti, senza ottenere adeguate risposte. Alcune denunce sono state archiviate con motivazioni false e scorrette, altre sono risultate irreperibili o non consultabili.
“Ho contattato anche diversi rappresentanti politici ed alcuni quotidiani, senza ottenere, anche in questo caso, riscontri positivi.
“E’ stata anche socialmente diffusa la voce di una mia presunta “ insanita’ “ mentale, così da mettere in dubbio l’attendibilita’ delle mie dichiarazioni.
“Spesso accade così quando si cerca di contrastare affari e scambi illeciti direttamente o indirettamente riconducibili a forme organizzate, e istituzionalmente protette, di criminalita’.
“Come le ultime inchieste giudiziarie hanno dimostrato, la criminalita’ organizzata, le lobbies collegate ad associazioni coperte e settori della delinquenza comune collaborano insieme, se così si puo’ dire, per realizzare affari illeciti, espandendosi nel nostro Paese con l’appoggio e i favori della maggior parte della nostra classe politica e delle nostre istituzioni, che ne ricavano sommersi, ma profittevoli vantaggi.
“Così e’ accaduto nel mio caso quando, ad esempio, nel mio lavoro di consulente presso il Tribunale, per molte volte ha cercato di oppormi alla realizzazione di scopi illeciti.
“Penso, in particolare, a quando ho cercato di impedire, talvolta riuscendo, talvolta no, l‘allontanamento ingiustificato di bambini dalle loro famiglie di origine, per essere avviati verso il mercato, illecito, ma legalizzato, che si espande nel sommerso del settore degli affidi e delle adozioni.
“O quando ho cercato di aiutare dei genitori i cui bambini erano vittime di abusi sessuali che non si intendeva riconoscere e perseguire.
“Oppure quando, al contrario, ho cercato di difendere dei miei clienti ingiustamente e strumentalmente accusati, a scopo intimidatorio, di aver compiuto abusi sessuali inesistenti.
“Di fronte alle prime intimidazioni, senza comprenderne le origini, nonostante alcuni suggerimenti allusivi ricevuti all’interno delle stesse istituzioni, mi sono rivolta, ingenuamente e fiduciosa, alle Autorita’, pensando di ricevere risposte pronte ed effricaci.
“Ma ho dovuto, dopo lunghe e inutili attese, rendermi conto di essere in errore.
“Le riposte non sono arrivate, oppure si sono indirizzate ad impedire la prosecuzione delle mie azioni legali e a consentire, se non a sollecitare, la prosecuzione delle attivita’ intimidatorie e vessatore.
“Sono stata quindi costretta alla sospensione della mia attivita’ professionale, da affrontare nell’isolamento, giacche’ quasi tutti, compresa la natura e le origini della mia situazione, hanno scelto di prendere le distanze.
“Durante la sospensione della attivita’ lavorativa, ho iniziato a riflettere sul funzionamento delle nostre istituzioni, sui meccanismi che operano nella nostra comunita’ civile e professionale e sulla natura probabilmente non eccezionale, ma purtroppo ampiamente diffusa in tutti i settori, di quanto stava accadendo a me.
“Approfittando del tempo libero, se così lo vogliamo chiamare, ho iniziato ad approfondire la lettura delle notizie di carattere politico e sociale sui media”.
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